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Hospice San Severino, 8 Oss perderanno il lavoro

Giovedì, 19 Dicembre 2019 17:39 | Letto 4838 volte   Clicca per ascolare il testo Hospice San Severino, 8 Oss perderanno il lavoro Otto Oss dell’hospice di San Severino a febbraio perderanno il lavoro. Stamattina il sit in davanti al reparto settempedano. Maccioni: “Non si può fare diversamente. Sono impiegate in una cooperativa sociale con la quale il contratto poteva durare al massimo 10 anni”. Non sapevano nulla, nessuno le ha avvertite e la voce che col nuovo anno avrebbero perso il lavoro è iniziato a circolare a novembre. Amarezza per otto donne che per dieci anni hanno lavorato come operatrici socio sanitarie nel reparto hospice, una delle eccellenze dell’ospedale di San Severino. Hanno effettuato corsi di formazione, si sono preparate per lavorare nel migliore dei modi in un luogo che non è certo come gli altri: “Otto persone che lavorano qui da 11 anni - afferma Laura Raccosta, della Cisl - perderanno il lavoro a febbraio perché l’Asur, molto tardivamente vuole porre rimedio ad una situazione che forse non è completamente legittima. Secondo la Cisl Funzione Pubblica potevano essere adottate soluzioni estremamente diverse, in tempi diversi, e la cosa che lascia costernate le lavoratrici e noi che le rappresentiamo, è la totale e assoluta mancanza di rispetto nei loro confronti sia per la modalità con cui questa decisione non è mai stata loro comunicata ufficialmente e per il totale disinteresse che l’Asur sta mostrando nei loro confronti. A fronte di una richiesta della cisl del 29 novembre l’Asur non si è neanche degnata di dare una risposta”. L’occasione del sit in non è stata scelta casualmente, di fatti stamane il direttore dell’Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, ha visitato l’ospedale per portare gli auguri di Natale a medici e infermieri della struttura. In poche parole, l’Asur aveva appaltato il servizio oss dell’hospice ad una cooperativa sociale la quale aveva un contratto di 5 anni rinnovabile per soli ulteriori 5 anni. Rinnovato nel 2014, quest’anno il contratto è in scadenza. Maccioni non si è tirato indietro da un confronto con le donne e con Raccosta, durante il quale ha spiegato di aver “cercato di far andare le cose in un modo diverso, ho incontrato alcune oss che sono venute a trovarmi e ho detto loro che avrei cercato di trovare soluzioni legali, previste dalla normativa. Questo purtroppo non è stato possibile. Tutti sapevano che il 31 dicembre questo contratto sarebbe scaduto e forse queste signore sono state mal consigliate, avrebbero potuto partecipare a qualche concorso. Questo gli avrebbe consentito di poter continuare a lavorare. Noi - ha aggiunto - non possiamo fare avvisi per assunzioni a tempo determinato, abbiamo graduatorie di concorsi regionali e purtroppo la verità vera è che per otto persone che perderanno il lavoro, per altrettante persone si apre la possibilità di lavorare. Insieme al sindacato, comunque, e le cooperative che hanno alle dipendenze queste donne per poter trovare altre opportunità di lavoro nel territorio maceratese. Lo faccio molto volentieri. Internalizzare il servizio oss - conclude - credo vada nella direzione che tutti ci chiedono, ovvero una maggior presenza del pubblico all’interno della sanità”.g.g.
Otto Oss dell’hospice di San Severino a febbraio perderanno il lavoro. Stamattina il sit in davanti al reparto settempedano. Maccioni: “Non si può fare diversamente. Sono impiegate in una cooperativa sociale con la quale il contratto poteva durare al massimo 10 anni”.

Non sapevano nulla, nessuno le ha avvertite e la voce che col nuovo anno avrebbero perso il lavoro è iniziato a circolare a novembre. Amarezza per otto donne che per dieci anni hanno lavorato come operatrici socio sanitarie nel reparto hospice, una delle eccellenze dell’ospedale di San Severino. Hanno effettuato corsi di formazione, si sono preparate per lavorare nel migliore dei modi in un luogo che non è certo come gli altri: “Otto persone che lavorano qui da 11 anni - afferma Laura Raccosta, della Cisl - perderanno il lavoro a febbraio perché l’Asur, molto tardivamente vuole porre rimedio ad una situazione che forse non è completamente legittima. Secondo la Cisl Funzione Pubblica potevano essere adottate soluzioni estremamente diverse, in tempi diversi, e la cosa che lascia costernate le lavoratrici e noi che le rappresentiamo, è la totale e assoluta mancanza di rispetto nei loro confronti sia per la modalità con cui questa decisione non è mai stata loro comunicata ufficialmente e per il totale disinteresse che l’Asur sta mostrando nei loro confronti. A fronte di una richiesta della cisl del 29 novembre l’Asur non si è neanche degnata di dare una risposta”.

L’occasione del sit in non è stata scelta casualmente, di fatti stamane il direttore dell’Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, ha visitato l’ospedale per portare gli auguri di Natale a medici e infermieri della struttura.

In poche parole, l’Asur aveva appaltato il servizio oss dell’hospice ad una cooperativa sociale la quale aveva un contratto di 5 anni rinnovabile per soli ulteriori 5 anni. Rinnovato nel 2014, quest’anno il contratto è in scadenza.

Maccioni non si è tirato indietro da un confronto con le donne e con Raccosta, durante il quale ha spiegato di aver “cercato di far andare le cose in un modo diverso, ho incontrato alcune oss che sono venute a trovarmi e ho detto loro che avrei cercato di trovare soluzioni legali, previste dalla normativa. Questo purtroppo non è stato possibile. Tutti sapevano che il 31 dicembre questo contratto sarebbe scaduto e forse queste signore sono state mal consigliate, avrebbero potuto partecipare a qualche concorso. Questo gli avrebbe consentito di poter continuare a lavorare. Noi - ha aggiunto - non possiamo fare avvisi per assunzioni a tempo determinato, abbiamo graduatorie di concorsi regionali e purtroppo la verità vera è che per otto persone che perderanno il lavoro, per altrettante persone si apre la possibilità di lavorare. Insieme al sindacato, comunque, e le cooperative che hanno alle dipendenze queste donne per poter trovare altre opportunità di lavoro nel territorio maceratese. Lo faccio molto volentieri. Internalizzare il servizio oss - conclude - credo vada nella direzione che tutti ci chiedono, ovvero una maggior presenza del pubblico all’interno della sanità”.
g.g.

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