Ritorno a casa del Pomarancio, scatta la fase due

Venerdì, 12 Febbraio 2021 12:01 | Letto 463 volte   Clicca per ascolare il testo Ritorno a casa del Pomarancio, scatta la fase due Nel cuore della Città di San Severino Marche, scatta la fase due per il ritorno a casa di uno dei capolavori di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio. Nella chiesa di San Rocco, esperti in restauri sono entrati in azione per preparare l’altare che presto tornerà accogliere l’opera, “La Beata Vergine Maria col Bambino e i Santi Rocco e Severino”. La cornice originaria, che fino al lontano 1811 ha accolto il capolavoro dell’artista toscano, nelle scorse ore è stata smontata da Emanuele Ticà, titolare della bottega Mastro T di San Severino Marche che si prenderà cura del restauro affidato alla Imper Tecno Srl di Roma, società specializzata nel recupero di opere d’arte di cui Cecilia Bartoli è direttore tecnico. Tutto si è svolto sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Alla delicata operazione hanno assistito anche l’assessore comunale alla Cultura del Comune di San Severino Marche, Vanna Bianconi, il cardinale Edoardo Menichelli e il parroco e vicario vescovile, don Aldo Romagnoli. Il dipinto, come si ricorderà, era stato requisito dal governo napoleonico nell’Ottocento per essere portato a Milano e, infine, nella chiesa di Santo Stefano di Osnago. Nel dicembre dello scorso anno la tela da qui era stata trasferita verso un laboratorio specializzato con sede nel capoluogo lombardo per un restauro conservativo affidato allo studio di Luigi Parma. Il Comune di San Severino Marche ha lanciato nei mesi scorsi una campagna di fundraising tra enti, associazioni e privati per riportare a casa il Pomarancio stipulando una convenzione con la Pinacoteca di Brera e la Arcidiocesi, destinata a regolare le condizioni per il trasferimento, il deposito, la custodia e la valorizzazione della prezioso gioiello d’arte. Si deve all’Arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche l’idea di chiedere e ottenere dalla Pinacoteca di Brera e dalle Sovrintendenze per i beni architettonici e artistici competenti, il trasferimento proprio presso la chiesa di San Rocco del prezioso capolavoro d’arte.c.c.
Nel cuore della Città di San Severino Marche, scatta la fase due per il ritorno a casa di uno dei capolavori di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio.
Nella chiesa di San Rocco, esperti in restauri sono entrati in azione per preparare l’altare che presto tornerà accogliere l’opera, “La Beata Vergine Maria col Bambino e i Santi Rocco e Severino”.

La cornice originaria, che fino al lontano 1811 ha accolto il capolavoro dell’artista toscano, nelle scorse ore è stata smontata da Emanuele Ticà, titolare della bottega Mastro T di San Severino Marche che si prenderà cura del restauro affidato alla Imper Tecno Srl di Roma, società specializzata nel recupero di opere d’arte di cui Cecilia Bartoli è direttore tecnico. Tutto si è svolto sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Alla delicata operazione hanno assistito anche l’assessore comunale alla Cultura del Comune di San Severino Marche, Vanna Bianconi, il cardinale Edoardo Menichelli e il parroco e vicario vescovile, don Aldo Romagnoli.

Il dipinto, come si ricorderà, era stato requisito dal governo napoleonico nell’Ottocento per essere portato a Milano e, infine, nella chiesa di Santo Stefano di Osnago. Nel dicembre dello scorso anno la tela da qui era stata trasferita verso un laboratorio specializzato con sede nel capoluogo lombardo per un restauro conservativo affidato allo studio di Luigi Parma.

Il Comune di San Severino Marche ha lanciato nei mesi scorsi una campagna di fundraising tra enti, associazioni e privati per riportare a casa il Pomarancio stipulando una convenzione con la Pinacoteca di Brera e la Arcidiocesi, destinata a regolare le condizioni per il trasferimento, il deposito, la custodia e la valorizzazione della prezioso gioiello d’arte.

Si deve all’Arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche l’idea di chiedere e ottenere dalla Pinacoteca di Brera e dalle Sovrintendenze per i beni architettonici e artistici competenti, il trasferimento proprio presso la chiesa di San Rocco del prezioso capolavoro d’arte.
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