Anna Alfei: "Ho vinto il Covid grazie a cure, sorrisi e forza di volontà"

Sabato, 27 Marzo 2021 17:00 | Letto 1730 volte   Clicca per ascolare il testo Anna Alfei: "Ho vinto il Covid grazie a cure, sorrisi e forza di volontà" Anna Alfei, 79 anni il prossimo 15 giugno, nata e cresciuta nel centro di Tolentino, ha lavorato per 40 anni alla Gabrielli ed ha sostenuto tante battaglie e lotte sindacali per difendere i lavoratori e tutelare i loro diritti. In questi giorni si è trovata anche a dover rispolverare la sua battagliera tenacia per sconfiggere il nemico comune: il Covid. Ci racconti come è andata… “ I primissimi giorni di marzo pensavo di avere l’influenza, ma quando ho visto che non passava con le cure abituali, mi è sorto il grande dubbio: stai a vedere che il Covid è venuto a farmi visita. Poi la trafila consueta: medico di famiglia, ambulanza, ospedale di Macerata. Anzi, per essere più precisi, i primi 4/5 giorni, per mancanza di posti, dentro uno dei container adibiti per il Covid, poi trasferimento al reparto; in totale un paio di settimane di terapia, la guarigione ed il ritorno a casa”. “Nonostante il mio carattere tendente a confidare nella buona riuscita dell’evento, debbo confessare che, specie nei primi giorni, non ero sicura per niente che ce l’avrei fatta. Il fatto di essere stata messa nel container mi dava una sensazione negativa; poi, anche se non riuscivo a vedere cosa succedeva intorno, sentivo delle voci e non erano piacevoli: si parlava di quelli che … erano morti! Come corollario la solitudine ed il distacco obbligato dai familiari, le ore che non passavano mai ed il cervello che continuava a lavorare e, non sempre, chiudeva con risultati positivi e paralleli al mio abituale ottimismo”.Solo forza di volontà? “No. Anzi. Debbo essere sincera: mi hanno aiutato tutti, a partire dai volontari della C.R.I. che sono venuti a prendermi e riportata a casa dopo la guarigione, ai sanitari ed al personale infermieristico e parasanitario. Tutti bravi, anzi bravissimi ed attenti. A loro debbo non solo il superamento della patologia, ma anche il sostegno e la vicinanza umana. Con più di un anno di esperienza sulle spalle nella lotta contro il Covid, hanno compreso che anche un sorriso diventa terapeutico e ti ridà lo slancio e la voglia di tornare all’ottimismo. Sono stati tutti cari e mi piacerebbe citarli uno per uno, ma rischierei di saltare qualche nominativo e sarebbe ingiusto. Un abbraccio a tutti, allora! Un episodio, però, voglio sottolinearlo: quando sono stata riaccompagnata a casa, i ragazzi della C.R.I. hanno voluto assicurarsi che non avrei avuto problemi di nessun tipo, a partire dalla terapia per finire con i consigli a me ed ai familiari per agevolare un recupero totale, certo ed il più efficace possibile”. Quali suggerimenti daresti? “So che sarà difficile, perché come ti ho raccontato, i primi giorni ti viene un magone grande grande, però credo che sia fondamentale la volontà di riprendersi, di fidarsi delle terapie ed il sorriso e l’umanità di chi ti assiste e cura. Poi ognuno di noi ha un carattere diverso, frutto per lo più delle esperienze avute … E’ importante la voglia di lottare”.
Anna Alfei, 79 anni il prossimo 15 giugno, nata e cresciuta nel centro di Tolentino, ha lavorato per 40 anni alla Gabrielli ed ha sostenuto tante battaglie e lotte sindacali per difendere i lavoratori e tutelare i loro diritti. In questi giorni si è trovata anche a dover rispolverare la sua battagliera tenacia per sconfiggere il nemico comune: il Covid.

Ci racconti come è andata…

“ I primissimi giorni di marzo pensavo di avere l’influenza, ma quando ho visto che non passava con le cure abituali, mi è sorto il grande dubbio: stai a vedere che il Covid è venuto a farmi visita. Poi la trafila consueta: medico di famiglia, ambulanza, ospedale di Macerata. Anzi, per essere più precisi, i primi 4/5 giorni, per mancanza di posti, dentro uno dei container adibiti per il Covid, poi trasferimento al reparto; in totale un paio di settimane di terapia, la guarigione ed il ritorno a casa”.



“Nonostante il mio carattere tendente a confidare nella buona riuscita dell’evento, debbo confessare che, specie nei primi giorni, non ero sicura per niente che ce l’avrei fatta. Il fatto di essere stata messa nel container mi dava una sensazione negativa; poi, anche se non riuscivo a vedere cosa succedeva intorno, sentivo delle voci e non erano piacevoli: si parlava di quelli che … erano morti! Come corollario la solitudine ed il distacco obbligato dai familiari, le ore che non passavano mai ed il cervello che continuava a lavorare e, non sempre, chiudeva con risultati positivi e paralleli al mio abituale ottimismo”.

Solo forza di volontà?

“No. Anzi. Debbo essere sincera: mi hanno aiutato tutti, a partire dai volontari della C.R.I. che sono venuti a prendermi e riportata a casa dopo la guarigione, ai sanitari ed al personale infermieristico e parasanitario. Tutti bravi, anzi bravissimi ed attenti. A loro debbo non solo il superamento della patologia, ma anche il sostegno e la vicinanza umana. Con più di un anno di esperienza sulle spalle nella lotta contro il Covid, hanno compreso che anche un sorriso diventa terapeutico e ti ridà lo slancio e la voglia di tornare all’ottimismo. Sono stati tutti cari e mi piacerebbe citarli uno per uno, ma rischierei di saltare qualche nominativo e sarebbe ingiusto. Un abbraccio a tutti, allora! Un episodio, però, voglio sottolinearlo: quando sono stata riaccompagnata a casa, i ragazzi della C.R.I. hanno voluto assicurarsi che non avrei avuto problemi di nessun tipo, a partire dalla terapia per finire con i consigli a me ed ai familiari per agevolare un recupero totale, certo ed il più efficace possibile”.

Quali suggerimenti daresti?

“So che sarà difficile, perché come ti ho raccontato, i primi giorni ti viene un magone grande grande, però credo che sia fondamentale la volontà di riprendersi, di fidarsi delle terapie ed il sorriso e l’umanità di chi ti assiste e cura. Poi ognuno di noi ha un carattere diverso, frutto per lo più delle esperienze avute … E’ importante la voglia di lottare”.

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