Durante un’operazione mirata alla tutela dell’ecosistema fluviale e alla vigilanza idraulica lungo il Fiume Chienti, i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Macerata hanno riscontrato l’abusiva messa in secca di un tratto del corso d’acqua.
La causa del prosciugamento di circa 400 metri di alveo è stata individuata dai Carabinieri Forestali in una captazione a scopo idroelettrico.
In particolare, i militari hanno constatato che era stato realizzato un terrapieno in ghiaia tale da formare uno sbarramento per l’intera larghezza dell’alveo in modo che tutta l’acqua fosse convogliata nel canale idroelettrico: questo al fine di aumentarne la portata e di conseguenza la produzione di energia anche nei periodi più siccitosi come quelli della scorsa estate.
È stato inoltre riscontrato che, anche a valle del sistema di prelevamento del canale idroelettrico, veniva rilasciata nell’alveo del fiume Chienti una minima parte dell’acqua necessaria a garantire il minimo deflusso vitale, comportando ciò una seria minaccia all’integrità della vita dell’ecosistema fluviale.
Dallo sviluppo delle successive indagini è emerso peraltro che per i lavori di movimentazione della ghiaia, al fine di realizzare lo sbarramento alle acque a sevizio dell’opera di presa, non esistevano autorizzazioni né idrauliche né paesaggistiche e neppure edilizie.
I due responsabili delle aziende proprietarie della derivazione idroelettrica, sono stati di conseguenza denunciati a piede libero all’Autorità Giudiziaria per diversi reati, che riguardano violazioni della normativa a tutela delle foreste, delle biodiversità, del paesaggio e dell’ecosistema.
In caso di condanna definitiva, i due indagati rischiano pene fino ad un massimo di sette anni, tra reclusione ed arresto e fino a 200 mila euro di ammenda.
c.c.