"Grande segno di civiltà è conoscere il passato per programmare un fruttuoso futuro". Così Mons. Cherubino Ferretti, direttore dell'Ufficio Beni culturali Ecclesiastici ed edilizia di culto della diocesi ha introdotto la serie di ospiti intervenuti all'incontro dedicato al restauro della 'nuvola' macchina processionaria di Santa Maria in Via, tenutosi nella chiesa del Seminario a Camerino. Quarto del ciclo "Storie di opere ferite dal sisma" organizzati dal museo diocesano nell'ambito della mostra "Dalla polvere alla luce", l'evento ha visto la partecipazione di don Valerio Pennasso, direttore dell'Ufficio Nazionale dei Beni Culturali Ecclesiastici ed Edilizia di culto, di Marcello Bedeschi, direttore e segretario generale dell'Anci Marche nonchè corresponsabile del procedimento operazione restauri. Parole di saluto e di ringraziamento sono state indirizzate a tuttigli intervenuti dall'arcivescovo Francesco Massara.
Nel sottolineare la forte sinergia tra vari enti che ha preso a cuore la realizzazione del restauro della 'nuvola' Mons. Ferretti, ha ceduto la parola alla direttrice del museo diocesano Barbara Mastrocola che ha quindi introdotto il video-racconto del Progetto Arte Salvata che ha portato al recupero della macchina processionale. Un progetto promosso dal museo diocesano Mons. Aurelio Sorrentino di Reggio Calabria e reso concreto dall'iniziativa dei due restauratori di lunga esperienza e acclarata fama Sante Guido e Giuseppe Mantella, i quali hanno offerto gratuitamente la propria professionalità per il restauro del manufatto di oreficeria sacra risalente al sei-settecento. E' stato poi lo stesso restauratore Sante Guido ad illustrare nel dettaglio i particolari di tutta la complessa operazione. Orgoglioso della sua terra d'origine si è detto l'arcivescovo Massara, evidenziando la generosità della Calabria che con il suo gesto di unione e solidarietà ha contribuito a portare una luce di speranza in un territorio martoriato dal sisma. " Il restauro di quest'opera- ha detto Massara- è per me un doppio onore, da vescovo e da calabrese. Un dono per questa terra che soffre, un segno importante che ci permette di non perdere le nostre radici".
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