Notizie di cronaca nelle Marche
Il settore del wedding vive un profondo stato di difficoltà e le incertezze sulla ripresa delle celebrazioni complicano questa fase di emergenza. Il rischio di una crisi senza soluzione è sempre più forte, tanto che Confartigianato Imprese Macerata – Ascoli Piceno – Fermo raccoglie le istanze della categoria, e vuole rendere pubblico il malessere delle aziende. Lanciando un appello a Regione e Stato affinché siano protagonisti di un vero cambiamento, capace di riattivare il comparto.

Ketty Montemarà, della Sartoria Italiana di Civitanova Marche, osserva infatti come “da un anno viviamo nell’incertezza. Non sappiamo quali sono le direttive prese, la strada che chi ci governa vuole intraprendere. Così non possiamo neanche pensare ad investimenti: i piani cambiano quasi giornalmente, impossibile fare previsioni.  Siamo tra i settori più colpiti – ammette la Montemarà – perché oltre ai matrimoni ci sono tutte le cerimonie che non si sono celebrate. Occasioni che influiscono per il 70% sul totale del nostro lavoro. Ma essendo chiusi anche locali e ristoranti, ci sono state meno possibilità di proporre pure abiti da sera. Chiediamo allora di poter ripartire, seguendo le precauzioni del caso. Il mio auspicio è che tutti i settori possano riprendere a lavorare, in sicurezza: le riaperture portano benefici a tutto l’indotto”.

“La nostra clientela per l’80% viene da fuori Comune, e non solo – il punto di Paolo Lambertucci delle Sartorie Riunite di Treia -: da tutte le Marche, da Bologna, Ferrara, Roma. La nostra è una sartoria storica, con clienti affezionati che ci vengono a trovare da trent’anni. Le zone arancioni o rosse ci hanno penalizzato, frenando notevolmente gli arrivi. Negli anni passati coprivamo anche 70 o 80 matrimoni, nel 2020 solo cinque, con un numero di partecipanti ridotto. All’inizio della pandemia le cerimonie erano state spostate tutte al 2021 – continua Lambertucci – ma resta molta incertezza. Abbiamo pochissime prenotazioni: alcuni sposi sono venuti per fare le prove dell’abito, ma sono in attesa. All’inizio dell’anno avevamo di solito i primi contatti, al momento sono verso lo zero. Tutto è in stand-by. I ristori? Non abbiamo ricevuto praticamente nulla, perché siamo rimasti aperti in zona arancione: ma lavorare in un piccolo Comune significa per la nostra tipologia di prodotto restare chiusi. A dicembre e gennaio non ci sono stati incassi, a fronte delle utenze da pagare”.

Il punto di Francesca Bracalenti, titolare di Dolcevita Designer e presidente del Comparto Sartoria per Confartigianato Imprese Macerata – Ascoli Piceno – Fermo: “La ripresa non sarà certo immediata. Dovremo far fronte agli investimenti per gestire il prodotto e le collezioni, e far fronte soprattutto ai debiti accumulati. Le attività sono al collasso. Alla Regione – precisa la Bracalenti - chiediamo un accesso rapido e veloce ai bandi, snellendo paletti burocratici e vincoli che complicano le procedure. Per rimettere al centro il lavoro sarebbe utile farsi anche promotori della creazione di una filiera regionale, dando ad essa strumenti e incentivi per riattivare il territorio. Quanto allo Stato, si dovrebbe attivare per una divisione più equa dei ristori, andando così in soccorso di settori che non ne hanno avuto accesso. E che rischiano intanto l’estinzione. Le nostre attività, ad esempio, si trovano in un limbo: rimangono aperte per tentare di lavorare, ma non possono farlo perché non ci sono le condizioni. Tutti questi tentennamenti ci stanno annientando”.

I primi dati provvisori recentemente presentati dall’Istat sul 2020 parlano di un crollo per la pandemia di matrimoni e unioni civili in Italia. Se nel primo trimestre dell’anno scorso (che ha scontato gli effetti della pandemia solo nel mese di marzo) il calo era di circa il 20%, il secondo trimestre ha visto un crollo, per via delle pesanti restrizioni. Rispetto al secondo trimestre 2019, c’è stato un circa meno 80% di matrimoni e circa meno 60% di unioni civili.
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Di seguito la lettera del corrispondente di Visso, Valerio Franconi, con gli apprezzamenti sull'organizzazione per la somministrazione dei vaccini:

"Noi cittadini siamo sempre pronti a divulgare notizie circa le inefficienze e il cattivo funzionamento delle strutture pubbliche, cosicché a circolare sono solitamente le voci negative a scapito di quelle positive. Ciò premesso e costatato, provo un senso di viva soddisfazione nel rompere questa tendenza, dando una descrizione della realtà migliore di come viene solitamente rappresentata.

Martedì 23 febbraio io e mia moglie abbiamo ricevuto la prima dose di vaccino anti covid (siero Pfizer) nella postazione della Asl 3 di Camerino, allestita in un’ampia tecnostruttura in località Vallicelle. Entrambi siamo rimasti favorevolmente impressionati dalla perfetta organizzazione del servizio: immediata accettazione, nessuna fila e personale efficientissimo, straordinariamente gentile, collaborativo e rispettoso, la cui sollecitudine, non priva di un’evidente vena affettiva verso le persone anziane, toccava il cuore. Durata dell’operazione circa mezz’ora, compreso termo scanner, alcune domande sulle condizioni di salute e quindici minuti di osservazione a vaccinazione avvenuta.

Per quanto sopra espresso intendo tranquillizzare quei concittadini che mostrano dubbi e difficoltà a vaccinarsi, ma soprattutto voglio pubblicamente ringraziare tutto il personale sanitario coinvolto nell’operazione, nonché  i volontari della Croce Rossa e della Protezione Civile, per questa dimostrazione di efficienza organizzativa e di cortesia, che andando ben oltre i doveri professionali, fa  onore alla sanità e a  tutti i sevizi pubblici, che meglio di così non possono funzionare. Medici e infermieri, in particolare, dimostrano ancora una volta di saper affrontare al meglio anche le situazioni eccezionali. Sono tornato a casa rinfrancato, ma soprattutto rinforzato nel convincimento che nutro da sempre: il cuore di un sanitario, come pure di un volontario, non batte mai a ritmi contrari".

Valerio Franconi
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Incantevole e incontaminato dalla pandemia. Il piccolo borgo di Bolognola può vantare il record di non aver mai registrato un contagio al covid-19. Raggiunto da frotte di turisti amanti dello sci e della montagna, questo piccolo gioiello di paese che conta poco più di 150 abitanti, è riuscito a non essere mai sfiorato dal coronavirus. 
" Mi viene da dire che è un record che può attribuirsi principalmente alla fortuna- ammette il sindaco Cristina Gentili- ma è vero anche che siamo tanto fiscali sul rispetto delle regole. Le nostre strutture non ammettono ingressi senza mascherina e sono davvero rigidissime sull'osservanza delle prescrizioni, al punto tale che hanno perfino perso dei clienti restii ad indossarle sebbene dovessero entrare nei locali. Credo comunque che, nell'esigere il rispetto di queste misure non siamo gli unici, ma che in tutta Italia vengano adottate le stesse modalità- continua il sindaco di Bolognola-. Per quel che riguarda il nostro comune, dunque, magari qualcuno che ci protegge dall'alto e tanta tanta fortuna". Escursioni sulla neve hanno animato queste settimane assolate che hanno registrato un numero considerevole di presenze. "Il turismo assolutamente non manca- dice Cristina Gentili-. Soprattutto la domenica non possiamo dire che non ci sia gente. Ma in tanti arrivano anche negli altri giorni della settimana; poco fa ho fatto un giro a Pintura e ho notato una trentina di auto, quindi per essere un giovedì non è poco. La domenica raggiungiamo le 3000-4000 macchine e quando i posti sono finiti non si può più parcheggiare. Un transito consistente che riguarda anche le persone che passeggiano e che si spostano nelle strutture dei bar e della ristorazione;  questo - conclude il sindaco- fa capire che la possibilità di contagio anche da noi non manca. Speriamo sempre di avere visitatori e turisti rispettosissimi delle regole e, finchè la fortuna ci assiste, non possiamo che essere contenti". 
c.c.
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L'obiettivo di RisorgiMarche è sempre stato quello di tenere accesi i riflettori sui territori colpiti dal sisma, sulle bellezze ferite che mantengono comunque la forza e la voglia di ospitare.
Un obiettivo con cui il festival è partito quattro anni fa, grazie a Neri Marcorè e a Giambattista Tofoni, che è rimasto vivo anche durante la pandemia e che riesplode ora, con un nuovo format.

Si chiama “Conterranee” la nuova idea lanciata dal team di RisorgiMarche: subito dopo la fine della quarta edizione, è subito partito il lavoro per nuovi format che potessero dare seguito al racconto dei tanti luoghi che hanno accolto la manifestazione.

Una progettualità portata avanti con la piena consapevolezza che oggi i borghi dell’entroterra marchigiano, duramente colpiti dal sisma, si ritrovano a fronteggiare anche le pesanti conseguenze della pandemia.

“Nello sviluppare nuove modalità di storytelling per dare forza e visibilità a questi luoghi meravigliosi - commenta Tofoni - abbiamo pensato: tocca al popolo di RisorgiMarche, a quel pubblico che è stato e continua ad essere l'essenza di questo festival. Serve la voce dei tanti che hanno scelto di esserci in questi anni, che hanno dimostrato e continuano a dimostrare un vero attaccamento ai nostri territori”.

Da qui l'idea di un racconto a più voci attraverso Instagram, un racconto denominato “Conterranee” a simboleggiare la volontà di un profondo legame con le comunità. “L’invito alle nostre amiche e ai nostri amici è di pubblicare testi, foto e video capaci di abbracciare metaforicamente paesaggi, cammini, eccellenze enogastronomiche ed artigianali, volti ed esperienze. Sarà importante taggare sempre @RisorgiMarche, utilizzare l'hashtag #RisorgiMarche e geolocalizzare i luoghi. Inoltre, attraverso il Direct di Instagram sarà possibile segnalare eventuali pubblicazioni on line effettuate sui propri blog”.

In questo modo verranno scelti e condivisi sulle varie piattaforme social di RisorgiMarche i racconti più suggestivi e significativi.


L’invito è stato esteso anche alle amministrazioni comunali. “Ai sindaci - conclude Tofoni - abbiamo chiesto di portare un ulteriore contributo, dedicando ai Comuni uno specifico spazio all'interno del quale andremo a raccogliere e pubblicare progettualità ed esperienze che hanno segnato e continuano a segnare la volontà di un ritorno quella normalità perduta 5 anni fa. Come sempre, i nostri borghi saranno il cuore pulsante di RisorgiMarche, la vera anima che continueremo a sostenere”.

GS





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Scuole chiuse nel territorio di Cingoli e didattica a distanza per gli studenti fino a sabato 6 marzo. La decisione è stata presa dal sindaco Michele Vittori, che ha provveduto a firmare la relativa ordinanza in vigore da domani 25 febbraio. A preoccupare i dati relativi all'aumento dei contagi che ad oggi, secondo i dati forniti dalla regione, registrano 55 soggetti positivi e 114 persone in quarantena.

"Sono perfettamente consapevole dei disagi che tale decisione comporta per i ragazzi e per le rispettive famiglie, ma a distanza di un anno ormai dovremmo aver tutti chiaro il concetto della prevenzione- così il sindaco rivolgendosi ai suoi concittadini - Faccio quindi appello alla vostra sensibilità e vi chiedo di comprendere la necessità di queste misure, al fine di evitare problematiche più gravi per noi tutti".
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Gianfranco Tombini e sua moglie Franca hanno gestito per oltre 50 anni l’albergo ristorante Felicita a Frontignano di Ussita, quello che si trova alla fine della seggiovia ormai dismessa. L’albergo dopo il sisma ha riportato seri danni e dovrà essere presto abbattuto. Gianfranco, nella nuova attività ristorativa delocalizzata poco più avanti, racconta la volontà di non fermarsi, aspettando la futura nuova realizzazione dell’albergo che sarà gestito dalla figlia Felicita e della sua famiglia.

“Abbiamo pensato di fare questa costruzione per far rinascere Frontignano perché era completamente morto, neanche un caffè si poteva prendere. E’ stato un interesse per la famiglia ma l'abbiamo pensato per il turista. Purtoppo il terremoto ha fatto sì che il Felicita sia stato chiuso e debba essere abbattuto. Ci hanno approvato il progetto anche per il nuovo albergo, stiamo aspettando il via per la demolizione e la ricostruzione.” In albergo voi ci avete lasciato un pezzo di cuore, però l'idea che anche vostra figlia Felicita possa insieme alla sua famiglia, quindi i vostri nipoti, continuare questa tradizione di famiglia lascia ben sperare.

“La speranza di un genitore, il pensiero più grande è quello di aiutare i figli, sarebbe bello continuare l'attività che ho intrapreso in una zona che non bisogna lasciare perché è troppo bella.” Gianfranco è fiducioso per il futuro. “Molto fiducioso, anche con questa nuova amministrazione che ci dà sicurezza per quello che è stato perso e per quello che è stato trascurato.”

Con suo padre Felicita ha intrapreso questa nuova attività. “Ci teniamo tanto, è il nostro sogno più grande, ce la stiamo mettendo tutta con difficoltà” dice dopo aver servito un pranzo da tutto esaurito rispettando le norme ministeriali. L’attività delocalizzata è dentro ad un container ma Felicita sa che sono passi obbligati prima di rivedere la struttura ricostruita. “Va benissimo, l'importante è proseguire per poi arrivare al traguardo finale che è la realizzazione del nostro albergo con tante difficoltà, è difficile ma ce la faremo”.

Felicita con sua figlia e suo padre gestisce la nuova attività, mentre suo marito è rimasto nel piazzale davanti l’albergo a vendere panini nel furgoncino. “Lui è rimasto lì perché comunque ci siamo fatti conoscere, ci hanno apprezzato, abbiamo la nostra clientela, ci cercavano, volevano il nostro panino e quindi anche lì vogliamo proseguire questa scia per accontentare i nostri clienti.” Chiedo a Felicita se il futuro della sua famiglia è qui a Ussita. “Adesso ci crediamo più che mai, siamo qua, combattiamo e sicuramente riusciremo a ritornare quello che era. Io, mio marito, i miei due figli, un ragazzo di 26 e la ragazza di 19 anni, anche loro amano questi posti. Sono disposti a proseguire e continuare a lavorare qua.”



Barbara Olmai



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Nuove opportunità di business per le imprese attraverso un accordo siglato da Confartigianato Macerata-Ascoli Piceno-Fermo, insieme a Confartigianato Imprese Piemonte Orientale, con la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.

La Svizzera, oltre a essere importante consumatore di Made in Italy, è anche un grande partner tecnologico e industriale grazie ai suoi poli tecnologici, chimici e farmaceutici e la cooperazione con la Camera di Commercio favorirà l’accesso delle aziende italiane alle opportunità che questo mercato continua a offrire.

Presso la sede territoriale di Macerata è operativo un desk informativo che permetterà di attivare una serie di consulenze e servizi volti a sostenere ogni operazione di espansione internazionale quali operazioni di export, di ricerca clienti e partner, indagini di mercato e rafforzamento delle quote, approfondimento sulle normative doganali, fiscali e retributive, azioni di b2b digitali e fiere. E non solo:apertura di partite iva in Svizzera, assistenza su tutti gli aspetti normativi e studio di fattibilità per progetti mirati.

Renzo Leonori, Presidente Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo ha spiegato: “Il nostro territorio ha subìto pesantemente i danni del terremoto e questa pandemia ha aggravato una situazione difficile. Quindi partecipiamo molto volentieri a questa opportunità, che ci permette di usufruire di un importante mercato, trovando soluzioni per le nostre imprese”.

Un mercato importante quello svizzero per le imprese marchigiane, come sottolinea Paolo Capponi dell'Ufficio Export di Confartigianato. “L’Italia esporta in Svizzera prodotti per un valore di circa 23,171 miliardi di euro ed importa dalla stessa prodotti per un valore di 8,755 miliardi di euro con saldo commerciale di 14,416 miliardi di euro. La Svizzera per l’Italia è il quarto Paese di destinazione del proprio export nel mondo. Le Marche, in particolare, esportano in Svizzera merci per un totale di 403 milioni di euro, di cui circa il 45% provengono dalle province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo. Per fare alcuni esempi dal distretto farmaceutico di Ascoli Piceno proviene il 16% dell’export pari a 64,48 milioni di euro, mentre dal distretto Moda fermano-maceratese il 21% con 84,63 milioni di euro. L’agroalimentare incide sulle esportazioni marchigiane in Svizzera per il 3.2% pari a 12,86 milioni di euro.Per questi motivi Confartigianato ha colto questa importante opportunità, anche in virtù del forte interesse palesatodai nostri imprenditori nei confronti del Paese scelto per l’accordo”.




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Angelo Sciapichetti, conosce bene il mondo del volontariato, specie quello marchigiano dove ha rivestito negli anni numerosi incarichi tra cui quello di Presidente dell’AVIS regionale. Un mondo in continua evoluzione soprattutto oggi alla luce della riforma del terzo settore.

“Il volontariato, il mondo del terzo settore, è stato fondamentale in passato, in un'Italia organizzata in un certo modo come la conosciamo, ha fatto fronte a una serie di emergenze in maniera eccezionale, prendo per esempio la Protezione Civile, il volontariato socio-sanitario. Ha svolto un ruolo fondamentale ma per svolgere un ruolo ancora più importante, si ha bisogno di passare dalla pratica del volontario alla teoria, cioè vanno formati i volontari, perché è cambiato il mondo, perché è cambiata la legislazione del terzo settore, perché sono cambiate anche le responsabilità dei dirigenti.

Oggi un presidente di una associazione di volontariato rischia in proprio e quindi è necessario che sia preparato, formato adeguatamente alla sfida che abbiamo di fronte. Però io ho sempre pensato che è un mondo che negli anni è sempre cresciuto, si è evoluto e anche questa sfida, che è quella della competenza, della formazione, della formazione dei quadri, non basta più l'entusiasmo che c'era una volta, sarà una sfida che il mondo del volontariato riuscirà a centrare".


Barbara Olmai
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«A marzo il progetto esecutivo ed in autunno l’avvio dei lavori, per terminare il nuovo ospedale, da 16 milioni di euro, entro il 2023».

Il sindaco Giuseppe Pezzanesi ha sintetizzato così i prossimi step che riguardano il nosocomio cittadino che sarà ricostruito dopo i danni del sisma.

Una conferenza stampa a cui erano presenti anche l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, ed il responsabile tecnico dell’Area Vasta 3, Fulvia Dini, per illustrare l’iter che porterà alla nuova struttura sanitaria.

«Un progetto cominciato con la precedente amministrazione regionale - dice il primo cittadino - ma che ha avuto seguito con il nuovo esecutivo. 

L’ospedale - ha precisato - non sarà smembrato, ma avrà il ruolo che aveva prima, con qualche arricchimento sotto l’aspetto compensativo della sanità territoriale. 

Abbiamo voluto mantenere tutto il verde esistente - ha detto mostrando il rendering del progetto - e prevedere uno spazio vicino alla struttura in cui si potrà realizzare l’ampliamento della casa di riposo. Per questo spetta a noi trovare fondi ulteriori che permetteranno di avere una realtà di supporto all’Asp di Tolentino per gli ospiti con patologie trattabili nel nosocomio tolentinate».

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Infine il monito nei confronti di Area Vasta e della Regione: «Gradirei - ha concluso Pezzanesi - che i tempi fossero previsti per la realizzazione del nuovo ospedale fossero centrati e rispettati».

Fugato, dall’assessore Saltamartini, ogni dubbio su un possibile depotenziamento dell’ospedale di Tolentino: «Sul tema della sanità - ha detto -  noi ci siamo assunti la responsabilità, in campagna elettorale, di sostenere la necessità di ospedali di prossimità che devono affiancare i presidi per le eccellenze. 

Ancora non abbiamo toccato il piano sociosanitario, ma abbiamo semplicemente detto che vogliamo rafforzare la sanità territoriale, compresa Tolentino. Siamo consapevoli che un ospedale unico in provincia non sia efficiente e l’epidemia ce lo ha insegnato. 

L’ospedale di Tolentino costerà 16 milioni di euro, e si deve considerare che è la stessa cifra a disposizione della Regione per tutte le strutture regionali. Dunque in questo caso, con i fondi del sisma, è stata fatta una operazione eccellente che non sarebbe stata possibile senza la determinazione del sindaco di Tolentino. Ora dobbiamo accelerare il percorso perché, anche un solo mese, è determinante per dare un nuovo ristoro ai territori che aspettano che la sanità sia efficiente.

L’ospedale - ha concluso - diventerà il terzo nosocomio regionale in regola con l’adeguamento sismico ed antincendio che, al momento, vantano solo quelli di Ancona ed Ascoli Piceno».

Il progetto, infatti, terrà conto delle ultime emergenze, non solo del terremoto, ma anche della pandemia, come ha specificato Fulvia Dini: «Sarà in grado di far fronte ad altre eventuali emergenze sanitarie - ha detto - realizzato anche sulla base dell’esperienza Covid: con stanze dedicate e percorsi divisi. Ci siamo ripromessi di progettare un ospedale di nuova concezione - ha chiarito, specificando poi la questione della delocalizzazione temporanea della Dialisi - . Insieme al primario Sopranzi è stato deciso che la soluzione migliore per limitare i disagi ai pazienti, risparmiare denaro e snellire i tempi di realizzazione dell’ospedale, il reparto sarà temporaneamente dislocato sugli ospedali di Camerino e Macerata, in base alle esigenze di chi vive nelle due zone. Il punto di primo intervento, invece, resterà a Tolentino anche durante i lavori».

Giulia Sancricca

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