Notizie di cronaca nelle Marche
Cinquantamila euro, a cui potrebbero aggiungersi ulteriori risorse, a sostegno delle attività commerciali che hanno vissuto le difficoltà legate al Covid.
È la cifra stanziata dal Comune di Matelica attraverso un bando a cui potranno fare richiesta le attività del territorio comunale.
Si tratta di una erogazione “una tantum” di contributi a fondo perduto per alcune categorie economiche che hanno subito limitazioni dell’esercizio, registrando oggettive ed evidenti difficoltà economiche con cali di fatturato e perdita di opportunità lavorative.

"Abbiamo istituito questo bando - dice l'assessore al Commercio, Maria Boccaccini - per cercare di andare incontro alle attività produttive che insistono sul territorio di Matelica e hanno avuto difficoltà durante il periodo Covid.
In particolare ci siamo interessati soprattutto di quelle che sono state costrette a restare chiuse nella seconda parte del 2020 e nella prima parte del 2021. 
Abbiamo stanziato 50mila euro che - precisa - potrebbero aumentare dopo l'approvazione del rendiconto che faremo venerdì sera in consiglio comunale".

Un sostegno diverso da quello che il Comune aveva messo in campo lo scorso anno: "Nel 2020 - precisa l'assessore - avevamo lavorato sulla TARI, abbonando la parte fissa alle categorie particolarmente svantaggiate. Nel conteggio la cifra stanziata per questo tipo di aiuto era comunque di 50mila euro. Quest'anno, invece, abbiamo deciso di intervenire in altra maniera.

Saranno ammesse le istanze degli operatori economici con un "fatturato lordo anno 2019 non superiore a 200mila euro - si legge nel bando - ; quelle che risultavano aperte nel 2019 e che non abbiano cessato prima del 30 giugno 2020; che hanno reistrato una  diminuzione del fatturato lordo nel 2020rispetto a quello del 2019, di almeno il 30% determinato su base media mensile".

GS
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Cambi climatici e sbalzi di temperatura sempre più frequenti,mettono a repentaglio il raccolto delle piante che avevano già vegetato e le infiorescenze di questo periodo. A darci il quadro di una primavera un po' anomala e di una situazione che impensierisce gli imprenditori agricoli del territorio,  è il presidente di Coldiretti Macerata Francesco Fucili 
"Ormai purtroppo ci stiamo sempre più abituando a un cambiamento degli scenari - spiega Francesco Fucili- non ci sono più le classiche stagioni caratterizzate da clima mite ma si assiste a volte ad un passaggio repentino troppo repentino dall'inverno all'estate o piuttosto ai ritorni di freddo nei mesi primaverili che possono mettere a repentaglio alcuni raccolti e  soprattutto determinate coltivazioni frutticole e orticole. Quest'anno in particolare- prosegue Fucili- abbiamo assistito nei mesi di gennaio e febbraio a delle temperature elevate che avevano fatto sì che alcune specie cominciassero una  ripresa vegetativa e mi riferisco nella fattispecie ai frutteti e innanzitutto agli albicocchi che sono i primi a fiorire e anche ai ciliegi e alle  visciole che sono molto presenti sul  nostro territorio.  I ritorni di freddo che ci sono stati nel mese di marzo prima, e successivamente anche nel mese di aprile fino ad una settimana fa, hanno in parte bruciato le gemme che già si erano schiuse e fatto perdere una buona parte di quei frutti che queste piante avrebbero poi dato.  In parallelo - continua Fucili-  ci sono stati dei danni anche per gli ortaggi, in quanto le piantine  messe a terra e pronte da raccogliere, hanno subito i danni del gelo presentando delle  bruciature, dunque si è perso parte del raccolto.  Quello che un po' ci risolleva è che in questi giorni stiamo assistendo a delle piogge, seppure non eccessivamente copiose e che le temperature si sono riscaldate. Queste piogge stanno consendendo di tirare un sospiro di sollievo  e in modo particolare a molti nostri produttori di colture estensive;  penso a tutte le colture primaverili che sono state seminate,  dal girasole al mais, dalla barbabietola da zucchero che è tornata sui nostri territori fino a tutti i cereali autunno/vernini che hanno bisogno d'acqua. Ricordiamo infatti che in questo periodo  l'orzo e il grano duro di cui siamo grandissimi produttori hanno un fabbisogno idrico importante- conclude il presidente di Coldiretti Macerata-. Ne deriva che le piogge in questo periodo sono una cosiddetta manna dal cielo.  Se non altro questo ci rincuora e ci fa guardare avanti con fiducia".

c.c.
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Ripartenza e rilancio economico del territorio dell’entroterra. L’Unione montana Marca di Camerino è risultata vincitrice di un bando di rilevanza europea che permetterà di accedere direttamente a fondi di finanziamento per le attività di sviluppo incentivate dalla Regione Marche
“Nella mia doppia qualità di sindaco di Pievetorina e di presidente dell'Unione Montana- spiega Alessandro Gentilucci- sono a gioire per il traguardo positivo raggiunto in questo bando di rilevanza Europea che apre alla possibilità per i cittadini del territorio della nostra Unione Montana, di accedere direttamente a Fondi di finanziamento europeo. A questo bando hanno partecipato numerosissimi tra comuni e unioni di comuni montani - continua Gentilucci-; la regione Marche e il nostro comprensorio montano  sono fortunatamente riusciti ad aggiudicarsi questo tipo di percorso che, dal mio punto di vista, riveste una importanza fondamentale; riuscire a dare ai cittadini l'opportunità di un accesso diretto a questi fondi significa innanzitutto stare al passo con i tempi e significa soprattutto dare un senso al coraggio delle nostre zone riempiendo di contenuti l'involucro delle abitazioni che stiamo ricostruendo. Riferite al percorso che ci stiamo accingendo a fare- aggiunge- le opportunità che stiamo ponendo in essere sono davvero significative. Nello specifico, presso i comuni del comprensorio dell'Unione Montana e con riferimento all'ambito sociale numero 18, sarà a servizio dei cittadini uno sportello settimanale che metterà nelle condizioni di poter informarsi e di poter cogliere l’opportunità di prendere quei finanziamenti. In sostanza- spiega il presidente dell’unione- il cittadino che ha in mente un’idea si reca a quello sportello e, sulla scorta di questa idea da sviluppare trova dei fondi che arrivano direttamente dall'Unione Europea. Un servizio che l’ente ha deciso di rendere disponibile nell’ottica di un innovativo progetto che va ad allinearsi con il percorso del Recovery plan ; un percorso totalmente italiano perfettamente allineato con quello europeo di derivazione regionale . L’Unione montana Marca di Camerino arriva dunque direttamente in Europa- conclude Gentilucci-. Questa è la novità, l'opportunità che ci siamo dati e che siamo riusciti a portare a termine  e, che rappresenta un essenziale punto di svolta per tutta la nostra comunità e per tutto il nostro territorio”.
c.c.
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Anche l'ex ospedale di Sarnano è stato inserito all'interno del piano triennale delle opere pubbliche regionali.
Un intervento che permetterà al Comune dell'entroterra di avere una nuova struttura sanitaria a servizio del territorio, supportando l'obiettivo regionale di distribuire i servizi in tutta la regione.

"Ieri - commenta il sindaco Luca Piergentili - l'annuncio da parte dell'assessore Francesco Baldelli che la struttura dell'ex ospedale di Sarnano rientrerà nel piano delle opere pubbliche regionali.
Il vecchio edificio è stato interessato dal sisma del 2016 e messo in sicurezza nell'immediatezza per renderlo utilizzabile nel piano terra.
Qualche servizio, come la Radiologia, è stato perso, ma con il nuovo ospedale lavoreremo per acquisirlo di nuovo, unitamente ad altri servizi come una nuova sala del commiato adeguata a tutte le normative, servizi medici specialistici, fisioterapia, cup e centro prelievi".

Il progetto già esistente ha permesso all'opera di rientrare in quelle cantierabili che la Regione ha deciso di realizzare: "E' un lavoro immediatamente cantierabile - prosegue Piergentili - per questo è stata inserita nel piano triennale delle opere pubbliche. Crediamo che sorgerà a breve anche per via della revisione del piano sanitario regionale.
Siamo convinti - dice il sindaco - che ci sia un forte impulso da parte della Regione a potenziare i servizi periferici.

Un intervento radicale che prenderà sicuramente diverso tempo, ma ci permetterà di avere un ospedale nuovo, adeguato, antisismico".

GS
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Forni crematori. Un problema sollevato negli ultimi tempi, a Tolentino, dove le minoranze avevano fatto appello alla Regione Marche affinchè si impegnasse a colmare il vuoto normativo per la loro costruzione.
Dopo l'interessamento dell'amministrazione Pezzanesi per realizzarne uno nel cimitero cittadino, più forze politiche e associazioni cittadine erano intervenute in merito, fino al coinvolgimento dell'assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini e degli altri consiglieri di minoranza e maggioranza.
Una richiesta che non è caduta nel vuoto, tanto che ieri è stata presentata una mozione dalla capogruppo regionale Forza Italia, Jessica Marcozzi, e il consigliere regionale FI, Gianluca Pasqui.

“Consentire a tutti di lavorare con regole certe. Questo uno dei compiti della politica. Questo lo spirito alla base della mozione che, concordata con l’amministrazione regionale, abbiamo presentato per un piano di coordinamento per la realizzazione di impianti crematori nelle Marche”. Così, in una nota, i due, in merito alla mozione sottoscritta anche dai consiglieri Dino Latini, Giacomo Rossi e Luca Santarelli.
“Le norme tecniche per la realizzazione dei crematori, relativamente ai limiti di emissione, agli impianti  e  agli  ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione non sono mai state emanate - scrivono - e pertanto in assenza di tali norme l'eventuale proliferazione di tali impianti costituisce motivo di forte preoccupazione per gli aspetti sanitari e ambientali, nonché per gli aspetti legati alla svalutazione immobiliare degli edifici circostanti. In assenza del Piano di coordinamento e col vuoto normativo, si sta assistendo in tutta la regione ad un proliferarsi di proposte da parte di privati. Diventa così fondamentale, imprescindibile, normare quanto prima quest’ambito. E la Regione è pronta a dare risposte, certezze normative, ai territori e a chi è intenzionato ad investire”.

GS
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Sta per diventare realtà la ciclovia che coinvolge i Comuni di tre Unione Montane della provincia di Macerata e non solo.
La scorsa settimana si è tenuto un incontro tra i soggetti coinvolti, la Contram, i progettisti ed i sindaci: "dopo lo studio di fattibilità - spiega Matteo Cicconi, presidente dell'Unione Montana Potenza, Esino, Musone, capofila del progetto - abbiamo fatto la gara per la progettazione, aggiudicata da un gruppo del nord Italia. La progettazione esecutiva si dovrà concludere entro il mese di maggio, poi si partirà con la gara d'appalto per l'affidamento dei lavori e ci auguriamo che agli inizi del 2022 l'opera possa essere in cantiere".

È questo, dunque, lo stato delle cose in merito ad un "progetto nato nel 2018 - prosegue Cicconi - quando la Regione stanziò cinque milioni di euro per la realizzazione di interventi volti alla mobilità sostenibile, con la realizzazione di ciclostazioni e tutto il sstema di rete necessario all'operazione. È il primo vero progetto che riguarda un territorio molto vasto promosso dalle Unioni Montane che hanno traghettato l'idea nel lungo percorso. Lo studio di fattibilità è stato redatto da Contram: l'aspetto importate del progetto è sicuramente di natura turistica ma soprattutto ha l'obiettivo di integrare la mobilità sostenbile al trasporto pubblico locale, cercando di coniugare i due aspetti".
 
Ad essere coinvolti sono, infatti, i Comuni interessati dal trasporto pubblico locale, come spiega Giampiero Feliciotti, dell'Unione Montana dei Monti Azzurri: "Ci siamo incontrati con tutti i sindaci dei paesi interessati da questo primo step di progettazione e abbiamo raccolto un primo piano di ascolto per conoscere le problematiche e le necessità, ma anche i punti di forza e di debolezza del porgetto. Ogni sindaco ha fatto le sue osservazioni che riguardano l'attenzione all'utilizzo dei fondi pubblici: piuttosto, infatti, che pensare a nuove stazioni di ricarica troppo moderne e costose rispetto al tessuto urbaistico storico dei paesi, è stata richiesta la valorizzazione dell'esistente, anche per i percorsi che in alcuni casi hanno semplicemente bisogno di riqualificazione e nuova segnaletica.

Si è alzato un grido unanime verso la Regione - prosegue Feliciotti - affinchè metta a punto un programma con un nuovo finanziamento per i Comuni rimasti fuori dalla prima tranche che riserva il progetto esclusivamente ai paesi che hanno il trasporto pubblico locale. È stata una assemblea molto interessante - confida -, non direi accesa, ma ogni sindaco ha posto l'accento sulla necessità di fare scelte economiche fruibili e funzionali, perchè il nostro territorio si contraddistingue per questo.
Non chiedono progetti costosi, bensì oculatezza e concretezza".

Assente all'ultima riunione, ma parte attiva del progetto anche il presidente dell'Unione Montana Marca di Camerino, Alessandro Gentilucci. Come sindaco di Pieve Torina, proprio la scorsa estate aveva inaugurato il percorso ciclopedonale intitolato a Luigi Gentilucci.

GS


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“L’anima di questo Programma triennale dei Lavori pubblici è mettere a terra in tempi celeri ogni risorsa disponibile per dare risposta alle esigenze del territorio, ma anche e soprattutto perché gli investimenti rappresentano un potente moltiplicatore di sviluppo economico, il miglior strumento di sostegno per l’economia marchigiana duramente colpita dalla crisi finanziaria, dal crac di uno storico istituto bancario marchigiano, dal terremoto e, per ultimo, dalla pandemia. Per questo abbiamo compiuto una ricognizione complessiva di tutte le opere che avessero i requisiti minimi prescritti dalla normativa, e quindi almeno lo studio di fattibilità tecnico economica, affinché fosse possibile ricomprendere nel Programma triennale il maggior numero di interventi ‘cantierabili’ in tempi brevi (non buttando a mare nessuno sforzo compiuto anche nel recente passato)”.

Con queste parole, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Francesco Baldelli ha presentato, in consiglio regionale, il Programma triennale dei lavori pubblici 2021-2023, approvato a maggioranza. Un Programma del valore di 121.729.708 milioni di euro, in netto aumento rispetto a quello dei precedenti Programmi. “Tuttavia – ha sottolineato l’assessore - non è comprensivo di tutte le risorse destinate dall’amministrazione nel triennio ad interventi strutturali strategici per il territorio. Vanno infatti aggiunti oltre 567 milioni euro, così suddivisi: 357,8 milioni distribuiti ad enti locali, come Comuni e Province, per lavori di loro competenza; 162,2 milioni stanziati per le aziende del Servizio sanitario regionale; 32,5 milioni assegnati ad Anas per la manutenzione delle strade di nostra proprietà; 2,7 milioni assegnati a Rfi per la sicurezza e per la soppressione dei passaggi a livello; 11,5 milioni concessi ad altri enti ancora. Infine, si osserva che, per legge, il Programma triennale dei Lavori pubblici non include le opere al di sotto dei 100mila euro di cui la Regione è soggetto attuatore, ossia di cui cura direttamente progettazione e realizzazione. Al novero dei lavori pubblici sopra indicati dovranno dunque aggiungersi anche dette opere”.

Quattro le famiglie di interventi: edilizia sanitaria ospedaliera, per oltre 38 milioni di euro; opere idrauliche su corsi d’acqua, per oltre 36 milioni; piste ciclabili per oltre 29 milioni; manutenzione del patrimonio regionale per oltre di 16 milioni. “Al Programma triennale dei Lavori pubblici – ha spiegato l’assessore Baldelli - abbiamo affiancato un fondo rotativo per le progettazioni finanziato con risorse proprie. Tale fondo, assente da oltre un decennio nei bilanci regionali, è pari a 5,65 milioni di euro e servirà per la progettazione di infrastrutture viarie strategiche, affinché prenda forma quella regione intermodale e interconnessa che unisca (partendo da tre infrastrutture strategiche quali porto, aeroporto e interporto) tutte le Marche, da nord a sud e da est a ovest, restituendo a ogni territorio pari opportunità, si tratti di grandi o piccoli centri, di aree costiere o territori interni. Per questo nei giorni scorsi è stato approvato dalla giunta il ‘Masterplan delle infrastrutture stradali della Regione Marche’. Questa novità ci consentirà, nei prossimi anni, di inserire nel Programma triennale dei Lavori pubblici anche la quinta “famiglia” di opere, quelle stradali. Elaborare i progetti è infatti il primo passo per riuscire a intercettare i finanziamenti necessari per la realizzazione di nuove opere stradali”. L’assessore ha aggiunto che, per dare corso velocemente alla progettazione e alla realizzazione di tutte le opere, “abbiamo deciso di riorganizzare il servizio tutela e gestione del territorio potenziandone l’organico che oggi risulta sottodimensionato rispetto alle sfide programmate”.

La conclusione dell’assessore Baldelli: “Questo Programma triennale anticipa una sfida fondamentale: quella di riuscire ad utilizzare anche le risorse del Recovery plan nei tempi indicateci dalla UE e con una strategia che permetta di riattivare l'economia delle Marche. Dobbiamo immaginare una Regione diversa, una Regione che riesca a realizzare opere strategiche, che dia supporto ai Comuni e che abbia un "progetto" complessivo delle infrastrutture e delle opere ambientali. La sfida che ci attende richiederà la capacità di innovare le istituzioni e le strutture organizzative, realizzare bene e nei tempi sarà il nostro obiettivo”.


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Mercoledì 28 aprile sarà il giorno del grande ritorno a casa di uno dei capolavori di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, nella chiesa di San Rocco, nel cuore del centro storico di San Severino Marche.

Un evento cui il comune, insieme all’Arcidiocesi, la Soprintendenza delle Marche e la Pinacoteca di Brera, sta lavorando da tempo, ma che chiude solo un lungo percorso iniziato all’indomani di un forte terremoto che, al pari di quello del 2016, sconvolse le Marche e il territorio settempedano.

Correva l’anno 1997 e, nel corso dei restauri della chiesa di San Rocco, il progettista e direttore dei lavori, l’architetto Giampiero Calcaterra di Tolentino, venne a conoscenza dell’esistenza della preziosa tela del Roncalli che, fino al 1811, aveva ornato uno degli altari della chiesa. Con l’esecuzione di alcuni saggi si scoprì che la cornice originale della tela era rimasta in città e che il capolavoro d’arte, invece, era finito ad Osnago, nel Milanese. Il tecnico coinvolse il dottor Giuseppe Moretti, settempedano e grande appassionato d’arte, e convinse monsignor Lino Valeri, parroco della concattedrale di Sant’Agostino e responsabile anche per la chiesa di san Rocco, ad inoltrare alla Soprintendenza di Brera, richiesta di rientro della tela.

tela

Si avviò una corrispondenza che coinvolse anche la Soprintendenza e altri enti che approvarono l’operazione che finì tuttavia per arenarsi.

La chiesa di San Rocco venne riaperta al culto nell’estate del 2003, completamente restaurata anche negli apparati decorativi ma, purtroppo, senza la preziosa opera del Roncalli. Ma il sogno di ricollocarla nella sua cornice non si spense. In molti si sono dati da fare, da quella data, per il ritorno a casa del Pomarancio. Lo hanno fatto appoggiando, nella giusta causa, anzitutto l’Amministrazione comunale di San Severino Marche che è stata supportata da alcune donazioni da parte dei privati. Ripartendo dal precedente carteggio si è giunti, alla fine, a realizzare un sogno sperato dalla intera comunità cittadina.

Domani la tela della “La Beata Vergine Maria col Bambino e i Santi Rocco e Severino”, che nel frattempo è stata anche restaurata presso la bottega di Luigi Parma specializzato in restauri di beni culturali con sede a Milano, sarà di nuovo in città.

Ha fatto già ritorno nel luogo di culto, dopo essere stata smontata, anche la cornice che per anni ha incorniciato l’opera. Al lavoro di ripulitura e sistemazione per il grande evento hanno lavorato Emanuele Ticà, titolare della bottega Mastro T di San Severino Marche che ha eseguito i lavori di conservazione affidati alla Imper Tecno Srl di Roma, società specializzata nel recupero di opere d’arte diretta da Cecilia Bartoli.

cornice
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Ritorno in zona gialla: Sarnano e Fiastra, con le loro “cascatelle” e il lago, sono tra le mete più gettonate per il fine settimana del primo maggio. Da una parte il rilancio dei propri gioielli, con Sarnano che sta ristrutturando la via delle Cascate Perdute, come dopo ogni inverno, dall’altra una linea ben più cauta, con Fiastra che ha prorogato l’ordinanza per la chiusura delle Lame Rosse. I due sindaci, Luca Piergentili e Sauro Scaficchia, sono invece uniti sulle aspettative: entrambi si attendono grande afflusso e sottolineano quanto sia importante essere attenti a evitare restrizioni future e un nuovo aumento dei contagi.

Abbiamo un grande riscontro sui nostri social e ci aspettiamo massicce presenze – ha raccontato Piergentili –. Sicuramente saremo particolarmente attenti nei controlli: non vorremmo che questo primo maggio possa essere motivo di rimpianto in ottica Covid, anche se siamo in zona gialla, dovremo sempre cercare di evitare una ripresa dei contagi. Abbiamo chiesto alla Prefettura e alla Questura un supporto per il fine settimana in arrivo. A questo proposito nei prossimi giorni faremo un incontro con le autorità e le amministrazioni che si attendono i maggiori arrivi per l’occasione. Metteremo a disposizione i nostri Carabinieri e la nostra Polizia Locale. Sotto il profilo prettamente turistico – conclude il primo cittadino di Sarnano – stiamo risistemando la via delle Cascate Perdute, che come ogni inverno necessita di manutenzione, così come tutte le aree verdi che attraggono i turisti”.

A Fiastra il sindaco Scaficchia ha prorogato l’ordinanza che limitava le visite ai percorsi delle Lame Rosse: fino al 6 giugno saranno off limits nei giorni festivi.

“Ci attendiamo un flusso enorme di persone: già dalle scorse settimane, nonostante la zona arancione, abbiamo avuto molte visite. Io faccio appello a tutti i visitatori – dice Scaficchia –: li accoglieremo con piacere, ma mi auguro un grande rispetto delle norme anti contagio. Ho prolungato l’ordinanza che riguarda la chiusura delle Lame Rosse e dei percorsi naturalistici che contraddistinguono Fiastra nei giorni festivi: in quei giorni le visite erano fuori controllo e, in accordo con i Carabinieri Forestali, abbiamo deciso che fosse la soluzione migliore per la tutela della popolazione e dei visitatori. La speranza è che a giugno si possa allentare un po’ questa situazione, che oggi è necessaria, in modo da avere un’estate più serena”.

l.c.

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Prende forma il recupero della zona delle Ex Casermette  come centro per il controllo dei Beni Culturali.“Una notizia bellissima per la nostra città e per tutta l'area interna. Così il sindaco Sandro Sborgia appreso dell'inserimento di Camerino nel Recovery plan.
"Da anni si parlava di rimettere in funzione l'utilizzo del complesso delle ex Casermette ma, in tal senso, non erano mai seguiti atti concreti. È una bella soddisfazione sapere che quel piano al quale già subito dopo il nostro insediamento abbiamo iniziato a lavorare portandolo avanti verso il Ministero dei Beni Culturali, trova oggi collocazione all'interno di quelli che verranno finanziati con il Recovery plan". 
Con Roma, Alessandria, Caserta e Piacenza, la città ducale è stata inserita nella sezione Cultura del capitolo Sicurezza sismica: Recovery Art Conservation Project che, grazie alla disponibilità di uno stanziamento governativo per un totale di 800 milioni di euro, prevede la creazione di 5 depositi temporanei per la protezione dei beni culturali mobili, in caso di calamità naturali.
"Il nostro- spiega Sborgia-  è pertanto uno dei 5 progetti di riutilizzo di ex strutture che in precedenza avevano altre utilità; parliamo infatti di ex centrali nucleari e di caserme dismesse. Non volevamo che quell’area, trascurata da lungo tempo, fosse abbandonata; è davvero un grosso risultato la prospettiva concreta che quegli spazi vedranno la creazione di uno dei cinque depositi per le opere d'arte da preservare e conservare in caso di calamità naturali o eventi avversi - continua il sindaco di Camerino-. Avremo a livello regionale una struttura che sarà deputata alla collocazione e conservazione dei beni culturali e credo che di questo dobbiamo essere tutti contenti: il bello dell'operazione non è nella sola rifunzionalizzazione di un complesso oggi abbandonato, ma nei vantaggi che anche dal punto di vista economico, sociale e del lavoro ne deriveranno per la nostra area interna. E intorno a quella struttura potranno anche essere creati ulteriori progetti. Per ora sappiamo che il progetto pensato e realizzato per l’area delle ex Casermette insieme alla Curia e dall’Università di Camerino, è inserito nel Recovery plan: attendiamo quindi che il Ministero formalizzi e disponga ufficialmente l’avvio di tutte le procedure e poi avremo la possibilità di capire quali tempi occorreranno affinché il progetto vada avanti. Personalmente - conclude Sborgia- confido che si possa avviare il tutto in tempi molto brevi". 

c.c.
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