Per il prossimo quinquennio sarà ancora Francesco Fucili il presidente di Coldiretti Macerata. Terzo mandato consecutivo per l'allevatore di San Severino Marche alla guida degli agricoltori di una provincia maceratese alle prese in questi anni con tutta una serie di emergenze, una sequenza terribile partita con il sisma e proseguita con la pandemia e le successive tensioni internazionali che hanno causato rincari energetici e delle materie prime.
“Non ultimo – ha detto Fucili – il tema del maltempo per il quale c’è grande preoccupazione. C’era bisogno di acqua, certo, ma stavolta è arrivata tutta insieme compresa la grandine. Ora però speriamo nel bel tempo per avere buoni raccolti di frutta, verdura, cereali e foraggi”.
Cinque anni intensi, gli ultimi, nel corso dei quali Coldiretti ha raggiunto tanti risultati. Tra questi Fucili ha ricordato l’impegno per i ristori Covid, le nuove leggi regionali su agriturismi, enoturismo e oleoturismo per dare più opportunità di reddito alle imprese agricole, il sostegno costante a tutte le aziende del settore primario.
All’assemblea hanno partecipato anche Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, e Alberto Frau, il direttore regionale. Erano presenti anche Fabrizio Venanzo Fabrizi, presidente di Federpensionati Macerata, Martina Buccolini, responsabile di Donne Impresa Macerata, Elisa Orpello, Giovani Impresa Macerata e Giuliana Giacinti, presidente di Terranostra Macerata.
Insieme a Fucili è stato eletto anche il nuovo direttivo. Ne faranno parte Alba Alessandri (Pieve Torina), Ulderico Angelelli (Macerata), Amalia Arpini (Belforte del Chienti), Sara Crispiciani (Sefro), Antonio Fainelli (Serravalle del Chienti), Francesco Guzzini (Recanati), Paolo Mari (Urbisaglia), Renzo Martinelli (Montecosaro), Andrea Mei (Civitanova), Luigi Paccuse (Apiro) e Togni Giorgio (Apiro). Nel collegio dei revisori dei conti ci saranno Giorgio Piergiacomi (presidente), Walter Pacioni e Leonardo Saputi, mentre a capo dei probi viri è stato eletto Vittorio Menatta.

il direttivo di coldiretti macerata

A conclusione dei lavori don Alberto Forconi, consigliere ecclesiastico della Federazione, ha fatto alzare in piedi tutti per un minuto di raccoglimento sulle vittime e infatti della Romagna. 
La gestione del territorio e la pulizia degli ambienti fluviali torna nelle mani degli agricoltori che potranno raccogliere e utilizzare il legname depositato negli alvei o sulle sponde dei fiumi, la cui presenza è stata spesso responsabile di vere e proprie dighe che hanno impedito alle acque di defluire a valle.

“Una manutenzione del territorio che nel tempo era stata tolta dal quotidiano del mondo agricolo per essere affidata a costosi appalti esterni o, addirittura, abbandonata in ossequio a dannose posizioni ideologiche” commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche.

Ed era stata proprio Coldiretti Marche, dopo l’alluvione del 25 settembre, a tornare a battere per avere una legge che ripristinasse la possibilità delle aziende agricole di intervenire in questo senso. Istanza ascolta con l’arrivo del cosiddetto “Decreto Legna” presentato a Roma dal ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida e dal presidente della Commissione Agricoltura della Camera, il marchigiano Mirco Carloni.

“La norma – spiega Carloni - permette agli agricoltori di raccogliere il legname depositato naturalmente – in seguito a eventi atmosferici o meteorologici - nell’alveo dei fiumi, dei torrenti, sulle sponde di laghi e fiumi e sulla battigia del mare. Si potrà così prevenire il dissesto idrogeologico nelle aree interne oltre a contenere i consumi energetici grazie alla produzione di energia. Diminuirà, quindi, l’abbattimento di alberi da combustione. È importante semplificare queste procedure. Dietro alle catastrofi naturali non c’è solo il cambiamento climatico, ma anche l’eccessiva burocrazia. Impedire agli agricoltori di raccogliere il legname e di prendersi, quindi, cura del loro territorio, può causare accumuli torrenziali. Noi vogliamo che chi si impegna a mantenere pulito dal legname il fiume almeno non venga multato”. Sono previsti 500mila euro per i progetti che dovranno riguardare, per il momento, le aree colpite da eventi calamitosi e il materiale raccolto sarà destinato alla produzione di energia termica, per la vendita o l’autoconsumo. “Quella degli agricoltori è una storia di persone che producono il cibo ma che gestiscono anche il territorio – conclude la presidente Gardoni – Fa parte della nostra cultura: da sempre il mondo agricolo si è preso cura del territorio e degli ambienti fluviali. Questo decreto segna un ritorno alla normalità e la vittoria del confronto tra la politica e il settore nell’interesse di tutti i cittadini”.
Meno burocrazia, più sostegno alla multifunzionalità in agricoltura, azioni di contenimento della fauna selvatica e due grandi no al consumo di suolo e al cibo sintetico. Sono i cinque punti programmatici che Coldiretti Marche ha sottoposto all’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini, alla suo primo incontro pubblico con i vertici regionale della Federazione dei Coltivatori Diretti. L’occasione è stata data dal convegno, organizzato in collaborazione con Campagna Amica, Filiera Italia e Camera di Commercio delle Marche, dal titolo “Quale futuro per il comparto agroalimentare tra politiche europee, cambiamenti climatici e cibo sintetico” ospitato all’auditorium Tamburi della Mole Vanvitelliana di Ancona.

“L’agricoltura oggi nelle Marche fattura 2 miliardi di euro – ha detto la presidente Gardoni – e anche alla luce dei cambiamenti epocali legati al mondo agricolo nazionale e internazionale abbiamo voluto presentare alcune linee programmatiche urgenti, la cui attuazione è ritenuta prioritaria per il settore agricolo e forestale marchigiano”. Sullo sfondo c’è  la grande battaglia nazionale contro il cibo sintetico.

Nei giorni scorsi è partita anche nelle Marche la petizione per chiedere una legge che vieti la “costruzione”, la commercializzazione e il consumo di cibo sintetico e oggi, nelle mani del vicepresidente nazionale di Coldiretti, David Granieri, e del segretario generale Vincenzo Gesmundo, sono state consegnate oltre 6mila sottoscrizioni raccolte tra i marchigiani.

“Non esiste agricoltura senza legame con il territorio e costruita solo nei laboratori - ha detto Acquaroli - Le Marche, l’Italia intera, vantano una storia e una tradizione che cozzano contro i cibi costruiti in laboratorio".

“L’agricoltura – gli ha fatto eco l’assessore Antonini nel sottoscrivere il documento programmatico – è un settore determinante che rappresenta il vero patrimonio della nostra regione, gli agricoltori non si sentano abbandonati perché la Regione con tutti gli strumenti che ha a disposizione, politici e amministrativi, è a sostegno e presente per tutto ciò che può servire. “Il cibo sintetico? Il NO non è solo battaglia sul cibo ma una battaglia di civiltà. Per quanto mi riguarda adotterò tutti gli strumenti normativi e persuasivi per oppormi”. Presente anche Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (Associazione nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari). 

lauditorium convegno coldiretti
L’afa e la siccità oltre a tagliare la produzione agricola hanno avuto forti ripercussioni anche sulla vita delle api con le relative conseguenze sul raccolto di miele. Quello marchigiano in pratica, pur migliore rispetto alla disastrosa scorsa stagione, anche quest’anno si è confermato ben lontano dal potenziale produttivo con un -60%, secondo la mappa italiana del miele stilata da Coldiretti che ha registrato crolli generalizzati su tutta la Penisola. “In pratica la produzione di miele Made in Italy 2022 è fra le più basse del decennio” dicono da Coldiretti. Molto basse le medie produttive marchigiane di qualità rinomate come l’acacia (6,5 chilogrammi ad alveare, -68%), millefiori estivo (6/7 kg/alveare, -70%), millefiori primaverile (4/5 kg/alveare, -65%) e girasole (7/12 kg/alveare, -40%). Molto variabile la situazione a seconda delle zone. Per il millefiori estivo, ad esempio, si registrano aree in cui la produzione è arrivata ad appena 2 kg/a o il coriandolo che vede aree di produzione da 15 kg/a alternarsi a zone dove le api hanno lavorato oltre il 50% in meno mentre il castagno, fino a 16 kg/a sui Sibillini, scende a 5 kg/a in tutto il resto della regione. Nella nostra regione lavorano oltre 3.300 apicoltori con oltre 80mila alveari. Oltre il 10% degli apiari sono dedicati alla produzione biologica. “Le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate – spiegano da Coldiretti Marche - hanno costretto gli apicoltori a interrompere la raccolta già a metà luglio. Il tutto senza contare l’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio". In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. "Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero, cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022, che l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina. In pratica quasi 2 vasetti su 3 sono pieni di prodotto straniero" spiega l’analisi di Coldiretti su dati Istat. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.


Da una parte grandine e vento forte, dall’altra la siccità che continua a bruciare pascoli e raccolti. Da zona a zona l’emergenza rimane nelle campagne dove ai problemi di siccità si è accavallata nel primo pomeriggio la perturbazione temporalesca che, a macchia di leopardo, ha portato danni senza peraltro contribuire a ristorare  i terreni. E così alla minor produzione legata all’afa e alla scarsità d’acqua – calcolata tra il 30 e il 40% in meno – si aggiungono bombe d’acqua, violente grandinate e vento forte su vigneti, oliveti e orti.

“La grandine è l’evento climatico più temuto dagli agricoltori – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – perché capace in pochi minuti di distruggere le coltivazioni. Proprio come l’ondata di maltempo di oggi”.

I danni maggiori si sono avuti tra le province di Macerata, Fermo e Ascoli. A Pollenza il forte vento ha danneggiato la copertura di un vivaio mentre in centro a Macerata gli agricoltori hanno dovuto lavorare per ripristinare il Mercato di Campagna Amica di via Morbiducci allagato. Salva la Valdaso, la grandine ha colpito forte tra Amandola, Comunanza, Montefortino e Ascoli.

“Le polizze assicurative sono diventate indispensabili per fare agricoltura con questa situazione – aggiunge la presidente Gardoni –  tuttavia sono ancora troppo poche le aziende coperte nelle Marche dove appena il 13,5% della superficie agricola è coperto. Le aziende devono convincersi che ormai il clima è cambiato e questi eventi non sono più eccezionali non esiste altro modo per essere risarciti”. La maggior parte delle assicurazioni riguarda la produzione vitivinicola: ben 620 aziende. Al secondo posto ci sono le polizze su grano duro (385), girasole (148) e piselli (109). Numeri raddoppiati rispetto allo scorso anno ma è ancora troppo poco. “Dove non è piovuto – conclude la presidente – restano le difficoltà che coinvolgono anche gli allevatori perché anche i pascoli sono secchi. Ciò significa che molti sono costretti ad acquistare mangimi che, nel frattempo, sono aumentati anche del 50/60% per via della minor disponibilità sul mercato”.
Alla fine il calo produttivo di grano duro nelle Marche si dovrebbe assestare sul -10%. Una resa in ribasso ma migliore rispetto alle previsioni iniziali, che è la conseguenza della drammatica siccità che si sta vivendo nella nostra regione.

Lo rende noto Coldiretti Marche su dati di Consorzi Agrari d’Italia con la trebbiatura già in atto e le aziende agricole alle prese anche con i rincari, soprattutto per quel che riguarda il gasolio. È il caro carburante il secondo aspetto che piega gli agricoltori in questo periodo con il prezzo che negli ultimi due anni è più che triplicato superando anche la soglia dell’1,50 euro al litro. Una minor produzione che fa i conti anche con l’aumento del resto delle materie prime come concimi (+170%) e sementi (+90%). Morale, secondo uno studio del Crea le aziende cerealicole hanno oltre 18mila euro di spese correnti in più in un anno. Da una parte gli effetti del conflitto in Ucraina, dall’altro i cambiamenti climatici.

Il tutto, spiegano da Coldiretti “si fa sentire anche sui consumatori con i prezzi che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito venduto da 2,7 euro al chilo a 5,4 euro al chilo”.

La nostra regione è il terzo granaio d’Italia dopo Sicilia e Puglia. Oltre 100mila ettari sono coltivati a grano duro (4,2 milioni di quintali di produzione 2021, secondo Istat) mentre il grano tenero ne conta quasi 14mila con una produzione di 684mila quintali. “A preoccupare le imprese – spiega Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche  - è la riduzione delle rese ma in gravissima difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali. Per non parlare di pascoli, alimentazione animali, ortaggi e frutta. In questo scenario di profonda emergenza  idrica è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione”.
Arriva da Roma l'allarme dei focolai di peste suina africana sui cinghiali, come in Piemonte e in Liguria e ora anche il Centro Italia inizia a tremare. A richiedere la dovuta attenzione è Coldiretti Marche che ribadisce con forza quanto sia urgente e necessaria l’adozione di misure immediate per il contenimento massivo dei cinghiali. Il rischio è quello di uno tsunami economico per gli allevamenti suinicoli e conseguentemente per i prodotti trasformati.

“Oltre agli ormai inestimabili danni alle colture, all'ambiente, alla biodiversità e al rischio per le comunità provocati dall'abnorme numero di cinghiali che invadono le nostre campagne e le nostre città, dobbiamo registrare oggi questa emergenza sanitaria molto vicina ai nostri confini - ha precisato Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche - Abbiamo più volte sollecitato l’impellente necessità della loro drastica riduzione numerica, attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo in base all’articolo 19 della legge 157/92 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. La peste suina si diffonde attraverso i cinghiali e anche se non è trasmissibile agli esseri umani, colpisce i maiali ed è altamente contagiosa e letale. Rischiamo oggi che l'emergenza si allarghi e metta a serio rischio l’intero comparto suinicolo marchigiano, le eccellenze che da esso derivano e la norcineria”. Una vera e propria emergenza che coinvolge anche altri settori. Di fronte a un caso conclamato di peste suina, come già avvenuto in Piemonte e in Liguria, le misure di contenimento arrivano a prevedere il divieto di raccogliere funghi e tartufi, le attività di pesca e perfino il trekking e le passeggiate in mountain bike e tutte le altre attività che potrebbero portare a un’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti. Un danno, quindi, non solo al settore zootecnico ma anche a tutta l’economia del bosco, delle delle aree interne e del turismo. Per questo Coldiretti Marche torna a chiedere l'attivazione immediata di tutte le forme di controllo per arginare innanzitutto la proliferazione incontrollata di questi ungulati. 

"In quest’ambito - commenta Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche - occorre mettere in campo ogni iniziativa utile a fermare il proliferare dei cinghiali e garantire la sicurezza degli allevamenti suinicoli, monitorando attentamente la situazione per evitare strumentalizzazioni e speculazioni a danno dell’intero comparto”.
Mesi di lavoro e di confronto per promuovere al meglio gli agriturismi e ora ecco la nuova legge regionale. Approvato dall’Assemblea legislativa della Regione Marche, il nuovo quadro normativo prevede importanti innovazioni che adeguano alla situazione attuale le attività di ristorazione e alloggio collaterali a quella primaria e segnano anche un punto di riferimento nazionale all’avanguardia nel settore.

“Negli ultimi anni – spiegano da Coldiretti Marche – il quadro è mutato a seguito dell’emergenza sanitaria dovuto al Covid-19 e ci si è resi conto che era tempo di una semplificazione amministrativa e burocratica che consentisse nuove opportunità alle imprese agricole, soprattutto quelle che risiedono nei territori più marginali delle Marche, per diversificare l’offerta e, nell’ambito della loro multifunzionalità, costruire una nuova rete di economia e servizi nel territorio”.

Un lungo lavoro di confronto tra Coldiretti e la Commissione II che ha portato ad avere più opportunità per gli oltre mille agriturismi marchigiani che, con quasi 13mila posti letto, circa 600 piazzole di sosta e oltre 18mila posti tavola, rappresentano circa il 7% del movimento turistico regionale.

“Siamo molto felici che la proposta di Coldiretti Marche per aggiornare la normativa agrituristica sia finalmente diventata legge. Un ringraziamento alla Giunta regionale, alla II Commissione e a quei consiglieri che hanno sostenuto un importante passo in avanti a favore della multifunzionalità agricola  – ha spiegato Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – Questa legge rappresenta una evoluzione non solo per le aziende agricole che si occupano di accoglienza, ristorazione ed esperienzialità rurale ma per tutta la Regione Marche che potrà così migliorare la propria offerta turistica e promozionale valorizzando l'identità e la distintività del nostro territorio grazie al sapiente e colto lavoro degli imprenditori agricoli”. Le aziende agrituristiche potranno, dunque, introdurre spazi per picnic o nuove forme di alloggio esperienziale come il glamping (il campeggio glamour in strutture a 5 stelle), le case sugli alberi o l’alloggio in botti. Si supera il limite fisso dei 70 posti tavola fermo restando che la percentuale di approvvigionamento di prodotti aziendali e locali da altre aziende agricole resta fissata al 60%. Si potranno acquistare prodotti anche in regioni limitrofe per salvaguardare le continuità territoriali e tradizionali delle aree di confine. Viene previsto inoltre il servizio di asporto e di consegna a domicilio.
Il caro energia si fa sentire anche in campagna e Coldiretti Marche lancia l’allarme: “Un impatto devastante che si sta abbattendo su un settore strategico”.

Carburanti, materie prime, fertilizzanti, elettricità: non c’è voce che non abbia subito un incremento tra quelle legate all’agricoltura. Costi che le aziende devono affrontare per i combustibili dei trattori, per il riscaldamento delle serre, per l’acquisto di fitosani­tari e fertilizzanti, per l’impiego di materiali come la plastica, la carta o il vetro.

“In questa situazione drammatica il Governo è chiamato a intervenire per alleggerire la bolletta energetica. Con la situazione attuale si penalizza un settore strategico per quel che riguarda l’approvvigionamento alimentare – spiegano da Coldiretti Marche – nel medio lungo termine dobbiamo dotarci di riserve energetiche sostenibili. Per questo, come Coldiretti, sosteniamo la filiera del biometano agricolo da fonti rinnovabili con l’obiettivo di arrivare a rappresentare il 10% del fabbisogno della rete del gas nazionale”.

Secondo Coldiretti su dati Enea la produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali. Rincari che poi si riversano sugli scaffali e, di conseguenza, nelle tasche delle famiglie. Produrre grano duro per la pasta costa il 30% in più, circa 400 euro in più all’ettaro, olio extravergine di oliva il 12%.
Fondi sbloccati, ossigeno per le casse di oltre 50 aziende agricole dell’area cratere che attendevano risposte dal 2018.
Esulta Coldiretti Marche al termine di un lungo pressing sugli uffici regionali per lo scorrimento della graduatoria del bando del Psr a sostegno degli investimenti delle imprese agricole ricadenti in zona sisma.
“Parliamo – spiegano da Coldiretti Marche – di domande che erano state giudicate ammissibili
, addirittura oggetto di istruttoria positiva, ma non finanziabili perché non c’era disponibilità finanziaria. Un paradosso se pensiamo che finora è stato utilizzato appena il 44% delle risorse assegnate dall’Unione Europea e che anche quest’anno si rischiava di non raggiungere gli obiettivi di performance, poi raggiunti, mentre c’è ancora gran parte della regione in difficoltà dall’agosto 2016”. Quattro anni di attesa. E dubbi anche su come muoversi alla luce del nuovo Bando Investimenti 2022 rispetto ai progetti già presentati. Il Bando Sisma 2018 prevedeva il sostegno a progetti legati all’introduzione di nuove tecnologie, innovazioni di processo e di prodotto, sicurezza sul lavoro, benessere animale, sostenibilità ambientale, avviamento di laboratori per la trasformazione e di punti per la vendita diretta dei prodotti aziendali. Le aziende che beneficiano dello scorrimento della graduatoria sono prevalentemente delle province di Macerata, Fermo e Ascoli ma non ne mancano dalla zona di Fabriano. Nel 2018, all’apertura del bando, erano state presentate oltre 500 domande. Solo 283 erano state dichiarate ammissibili e di queste solo 203 finanziabili.
“Lo scorrimento della graduatoria è molto rilevante ed ha un’importanza storica – concludono da Coldiretti Marche la 
presidente Maria Letizia Gardoni e il direttore Alberto Frau – perché chiude dopo 4 anni un capitolo fondamentale che era rimasto in sospeso, lasciando le aziende nell’oblio, e garantisce che tutte le economie possibili derivate dai fondi sisma vengano riutilizzate sulle medesime aree. Risultato rilevante anche a fronte della sfida per l’N+3 anno 2022, che vedrà la Regione Marche vincolata a pagare almeno oltre 100 milioni entro fine anno, pena il recupero fondi da parte della Commissione Europea. Una sfida che può essere vinta se proseguiranno le sinergie messe in campo finora. Per Coldiretti, che non ha mai mollato di un centimetro la partita, è un grandissimo risultato che consentirà alle imprese di programmare investimenti e attività, facendo fronte a questo periodo buio che ha aggiunto crisi pandemica e rincari energetici alle ancora aperte ferite del terremoto.Finalmente, grazie a Coldiretti, le aree sisma rivedono un po’ di luce”.
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