Gli agricoltori seminano, loro mangiano. Orzo, grano tenero, grano duro, favino, pisello: tutte le semine autunnali rischiano di essere vanificate della incursioni quotidiane dei cinghiali. Già in sovrannumero, gli ungulati hanno approfittato dell’insensato e colpevole stop dei selecacciatori nel corso del lockdown e delle zona rosse per proliferare indisturbati. Ora, nonostante sabato scorso sia ripartita la stagione venatoria, i branchi sono talmente tanto numerosi che è possibile osservare l’invasione a tutte le ore del giorno e della notte. Una situazione solo parzialmente alleviata dalla possibilità per gli agricoltori, con licenza di caccia e opportunamente formati, di agire da selettori alla presenza di cinghiali sul proprio fondo. Proprio lo scorso luglio gli agricoltori avevano allestito un flash mob sotto la Regione Marche per chiedere un piano straordinario di abbattimenti.

“La corretta gestione del territorio – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – passa per l’interazione tra mondo agricolo, venatorio e associazionismo. Alla Regione ribadiamo la necessità di interventi straordinari per riequilibrare gli habitat visto che l’attuale situazione rischia di compromettere la sopravvivenza economica delle aziende e la biodiversità del territorio”.

Coldiretti Marche ribadisce dunque le sue richieste che passano dall’adozione dello Statuto unico regionale per gli Ambiti Territoriali di Caccia per unificare procedure e modulistica, soprattutto per quel che concerne i risarcimenti danni, un monitoraggio puntuale e super partes della popolazione animale, la rotazione sui vari territori delle squadre di selezionatori per impedire il fenomeno delle “riserve di caccia”, il ricambio degli organi di gestione degli Atc e il controllo regionale sui bilanci degli stessi.

“A fianco di tutto ciò – concludono da Coldiretti – sarebbe opportuno operare politiche di valorizzazione della selvaggina perché se da una parte è vero che la fauna selvatica in sovrannumero causa danni all’agricoltura e pericoli per l’incolumità dei cittadini, è altrettanto vero che le carni sono molto amate dai consumatori alla ricerca di sapori forti, genuini e delle ricette della tradizione ma sempre più desiderosi di avere un prodotto di qualità, tracciato e trasparente”. 
Lavoriamo per rendere autorevole, forte e sostenibile la nostra agricoltura, garantendo dignità e reddito ai nostri produttori”. Lo ha affermato il presidente della Regione Francesco Acquaroli, partecipando insieme al vicepresidente e assessore all’agricoltura, Mirco Carloni, all’evento “L’Agricoltura che verrà: verso un pianeta più green e sostenibile” promosso dalla Coldiretti delle Marche, al Teatro della Fortuna di Fano, con la partecipazione del presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, e del segretario generale Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, della presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni, e il direttore generale di Coldiretti Marche, Alberto Frau.

“Quello primario non può più essere un comparto produttivo dove l’assistenzialismo si rivela il fattore vincente. Crediamo, all’opposto, che l’agricoltura abbia una sua grandissima dignità e autorevolezza, tale da rappresentare un settore trainate per l’economia regionale”. Acquaroli ha sostenuto anche che, per conseguire questo traguardo, “occorre spendere bene le risorse della prossima programmazione europea e quelle del Pnrr. È necessario fare squadra fra tutte le filiere istituzionali, consentendo ai nostri prodotti, anche quelli di nicchia, di divenire un brand della nostra regione. L’agricoltura e l’enogastronomia rappresentano un biglietto da visita incredibile per la nostra terra”.

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Concetti ripresi dal vicepresidente Carloni: “In questo momento le Marche hanno bisogno non solo di una visione politica ma anche di dignità. Il nostro compito è quello di ricostruire le filiere produttive, assicurando stabilità e rimuneratività a chi vuole investire in agricoltura: un settore da cui non scappare ma da riscoprire. Le Marche hanno bisogno di un’agricoltura evoluta, dove l’imprenditore agricolo crei occupazione e valore aggiunto. È necessario assicurare visibilità ai nostri prodotti sui mercati, con uno sforzo congiunto e unitario, superando le divisioni che ci hanno spesso penalizzato”.
Gli scarti della vendemmia non dovranno più essere interrati, ma potranno essere semplicemente sparsi nei campi. Arriva, così, un aiuto importante per i viticoltori, soprattutto alla luce dei rincari del gasolio che stanno segnando l’ultimo periodo.

E’ questo il risultato delle istanze degli agricoltori e del pressing di Coldiretti Marche, che ha portato la Regione a modificare una norma di legge con conseguentemente adeguamento alla legislazione nazionale.

Così, mentre una parte dei sottoprodotti della vinificazione, come fecce e vinacce, viene impiegata per usi alternativi (il più comune è la distillazione per ottenere grappa ma non mancano utilizzi in campo farmaceutico e cosmetico) il resto può rappresentare un‘ottima riserva di sostanze nutrienti per il terreno purché correttamente distribuita. Questa eccedenza finora veniva sparsa nei campi e, successivamente, interrata. Un’operazione in più per i viticoltori con un aggravio di spese e non poche difficoltà per le aziende vitivinicole biologiche che utilizzano la tecnica dell’inerbimento tra i filari.

"Le istanze degli agricoltori che abbiamo raccolto si sono tramutate in proposta e la Regione è stata veloce nel capire e concretizzare – spiega il direttore di Coldiretti Marche Alberto Frau - Tempi stretti ancor più apprezzabili se pensiamo che siamo in piena vendemmia e quindi di fronte a una problematica di estrema attualità”. 

f.u.
Un flashmob davanti alla sede della Regione Marche ad Ancona. Così gli agricoltori hanno protestato per il massiccio aumento della popolazione di cinghiali nel corso della pandemia. Nei mesi di chiusura pressoché totale quando, a causa delle restrizioni, non sono state effettuate le campagne di contenimento, la crescita del numero di esemplari è stata esponenziale.

La richiesta degli agricoltori, sintetizzata dall’hashtag #stopcinghiali, è quella di vedere in atto un piano straordinario di abbattimenti per riportare equilibrio tra natura e colture.

Stando ai dati, Coldiretti ha calcolato un aumento della popolazione di cinghiali di circa il 15% a livello nazionale. I branchi, molto più numerosi, si spingono sempre più vicino alle zone abitate, mettendo così a rischio sia le colture e con loro gli affari, sia l’incolumità di persone e animali domestici, rappresentando una fonte di danni ingenti per le aziende agricole.

Coldiretti, al fianco degli agricoltori nella manifestazione, chiede "maggiore tempestività nell’applicare la norma che prevede che siano gli stessi agricoltori, purché muniti di licenza, a poter procedere con l’abbattimento nel loro fondo durante le fasi del ciclo produttivo previste dalla legislazione. Maria Letizia Gardoni, Presidente di Coldiretti Marche, ha affermato come sia necessario “rendere operativi questi strumenti, applicando la norma in maniera corretta. Per questo chiediamo alla Regione Marche maggiore tempestività, coordinamento e controllo sugli Atc. Caccia, agricoltura e tutela dell'ambiente – prosegue Gardoni – possono e devono interagire tra loro positivamente per la gestione del territorio".

Poi la richiesta: "A nome di Coldiretti – chiude la Presidente – , chiediamo l'adozione dello Statuto unico regionale per gli Ambiti Territoriali di Caccia, fondamentale, dopo il passaggio delle competenze dalle Province alla Regione, per uniformare procedure ad oggi difformi sul territorio, soprattutto per quel che riguarda procedure e modulistica dei risarcimenti dei danni".

l.c.
Il Coronavirus non risparmia neanche il settore agroalimentare: lo fa sapere Coldiretti Marche. I dati sull’export del settore agroalimentare regionale sono infatti in controtendenza rispetto al dato positivo nazionale. Se il Made in Italy fa segnare un +1,9%, le Marche subiscono una battuta d’arresto. Un volume di affari considerevole, 410 milioni di euro, ma in calo, secondo lo studio di Coldiretti Marche su base Istat, di 12,6 milioni di euro, il 3%, rispetto al 2019. Una battuta d’arresto dopo tre anni di crescita: l’ultimo segno meno risaliva infatti al 2017, l'anno del post terremoto.

Pesano le difficoltà negli scambi commerciali e il lockdown, che ha colpito in particolar modo il settore ristorazione, principale mercato di sbocco del vino marchigiano. Il settore enologico ha perso infatti quasi 9 milioni (-14,5%), male anche l’olio EVO (-26%) e l’ortofrutta lavorato e conservato (-3,7%).

La Presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni, ha commentato: “La nostra regione è culla di eccellenze agroalimentari e oltre alla pandemia è spesso penalizzata rispetto agli altri territori dalla poca visibilità, senza contare i ritardi infrastrutturali che si traducono in perdita di redditività per le aziende. Per far tornare la crescita del Made in Marche occorre anche agire su questi ritardi e sbloccare le opere per collegare meglio la nostra regione con il resto del mondo. Questo è uno dei punti più importanti che abbiamo chiesto al nuovo governo regionale per colmare il divario con le altre regioni e dare sostegno alle aziende già provate dalla crisi, poi dal terremoto e ora dal Covid”.

l.c.
Un bambino su quattro non consuma quotidianamente frutta o verdura, oltre l’8% non fa colazione al mattino. Il risultato è che quasi un bambino su tre tra gli 8 e i 9 anni, nelle Marche, ha problemi di peso.

Nota positiva: diminuiscono, rispetto a 5 anni fa, i ragazzini sovrappeso (21%) e gli obesi (quasi 9%). Dati dell'Istituto Superiore di Sanità elaborati da Coldiretti Marche e resi noti in occasione del World Obesity Day fissato il 4 marzo per sensibilizzare su una corretta alimentazione.

In generale, nella nostra regione, si contano circa 148mila gli obesi e 440mila le persone sovrappeso: negli ultimi 10 anni si contano 10mila obesi. Dati che impongono sempre più l'importanza di messaggi culturali, come quelli portati avanti anche da Coldiretti, su educazione alimentare, consumo consapevole e responsabile, cibo salutare e locale.

Anche perché l’anno del Covid non ha giovato alla linea, tanto che la dieta, secondo un’analisi Coldiretti/Ixé, è l’obiettivo 2021 di più di un italiano su tre (36%).

"La pandemia ha imposto un cambiamento radicale delle abitudini di vita e di consumo – sottolinea Coldiretti – che ha avuto effetto anche sulla bilancia, dove la tendenza a mangiare di più, spinta dal maggior tempo trascorso fra le mura di casa, non è stata compensata da una adeguata attività fisica per la chiusura delle palestre e all’attività sportiva”.

B.O.
Dopo anni di abbandono della terra, negli ultimi 10 anni i giovani che hanno scelto la campagna come propria traiettoria di futuro sono aumentati di quasi il 20%. Dipendenti agricoli oppure autonomi, la grande rivoluzione è un ritorno che ha portato innovazione, un approccio più green e sostenibile.

Un piccolo esercito di circa 7800 under 35, secondo una rielaborazione Coldiretti Marche su dati Istat. Non è un caso se nella nostra regione, sempre negli ultimi 10 anni, è aumentato l’impiego di concimi biologici (+16%), diminuito l’utilizzo di quelli convenzionali (-18%) e dei fitosanitari (-20%). 

I protagonisti della transizione ecologica si riuniranno, martedì 2 marzo, per confrontarsi sulle idee e sulle proposte scaturite dai coetanei sul territorio in previsione della prossima apertura dei nuovi bandi tra cui Primo Insediamento, Investimenti, Biologico e misure agro-ambientali. Tra le novità che saranno presentate dal Coldiretti Giovani Impresa Marche anche il servizio di tutoraggio che vede i giovani che hanno già avviato una loro impresa, dare una mano ai neofiti alle prime armi. 

“Tantissimi giovani si approcciano per la prima volta in agricoltura e tanti ragazzi durante la pandemia ci hanno contattati per avere informazioni – spiega Alba Alessandri, delegata regionale di Coldiretti Giovani Impresa – Evidentemente in questo momento di difficoltà l’agricoltura rappresenta l’unico settore che può dare un futuro economico soprattutto a noi ragazzi. Di questo siamo felici e non ci fermiamo qui.

Quasi un marchigiano su due mangia legumi almeno una volta alla settimana. Alimenti ricchi e sostenibili che hanno incrementato di molto la loro presenza sulle tavole della nostra regione con la percentuale di corregionali che dicono di consumarne passato in 10 anni dal 38% a quasi il 50%.
È quanto emerge da uno studio Coldiretti Marche su dati Istat alla vigilia della Giornata Mondiale dei Legumi, istituita dalla Fao e celebrata il 10 febbraio per aumentare consapevolezza e consumo di un cibo altamente nutriente, ritenuto fondamentale “nell'affrontare le sfide della povertà, della sicurezza alimentare, della salute umana e della nutrizione, della salute del suolo e dell'ambiente, contribuendo così agli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Le Marche, secondo i dati Istat sulle produzioni agricole, sono in testa alla classifica nazionale per la coltivazione dei ceci (oltre 12mila quintali) e secondi per quella della lenticchia (oltre 51mila quintali, dietro l’Umbria).
Negli ultimi 10 anni gli ettari dedicati a queste colture sono triplicati e non mancano veri e propri “salvataggi” dall’estinzione. Legumi antichi recuperati dall’abbandono come, ad esempio, la Cicerchia dei Monti Sibillini, la Cicerchia di Serra de’ Conti e la Roveja, legumi riconosciuti dalla Fondazione Campagna Amica come Sigilli di Biodiversità.

 “Tipicità che sono state preservate dagli agricoltori, veri e propri custodi del territorio – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche –. Dobbiamo sostenerli. Un gesto semplice come l’acquisto di un prodotto alimentare riveste in realtà un grande valore sociale: acquistare cibo locale, italiano, aiuta l’economia dei territori ed è grande alleato della tutela dell’ambiente. Il consiglio è quello di privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta o quelli in vendita direttamente dagli agricoltori, anche nei mercati di Campagna Amica, dove è garantita la provenienza”.
c.c.
Oltre 11 milioni per l’agricoltura marchigiana per investimenti in aree sisma, zootecnia e castagneti. Sono notizie positive, secondo Coldiretti Marche, quelle che emergono dal tavolo strategico convocato dall’assessore regionale Mirco Carloni con le associazioni degli agricoltori.

“Frutto – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – delle numerose osservazioni e suggerimenti che abbiamo portato come elemento di discussione ai tavoli di confronto. Siamo soddisfatti per l’accoglimento di queste richieste”.

In particolare saranno fatte scorrere le graduatorie di bandi già chiusi per investimenti su aree terremotate (9,5 milioni), investimenti sulla zootecnia (1,5 milioni) e sui castagneti per ulteriori 300mila euro.

Risorse aggiuntive – aggiunge la presidente Gardoni – ma abbiamo ricordato che per far ripartire al meglio queste zone in difficoltà ne servirebbero di ulteriori per arrivare a comprendere tutte le aziende che ne hanno fatto richiesta”.

Novità in arrivo anche per quanto riguarda la coltivazione della barbabietola da zucchero per la quale l’assessore Carloni ha annunciato contributi per il 2021 e il 2022.
“Siamo in attesa del passaggio in giunta di questo provvedimento ma siamo fiduciosi sul fatto che il governo regionale possa comprendere questa enorme possibilità per le Marche – conclude la presidente Gardoni – La barbabietola è una delle coltivazioni di punta delle nostra regione e siamo stati i primi a credere nel suo ritorno collaborando con le aziende e con la Coprob, l’unico produttore cooperativo di zucchero con una filiera tutta italiana. Non dimentichiamoci la barbabietola oltre a rappresentare un'ottima coltura di rotazione, è anche uno strumento economico  importante per l'indotto tra trasporti e manifattura”.
Buono, sano e marchigiano: le Marche in etichetta fanno aumentare le vendite di alimentari.
Lo evidenzia Coldiretti Marche alla luce dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 che ha registrato una crescita dell’8,4% delle vendite allo scaffale dei prodotti che mettono in mostra la loro origine marchigianità. Sono soprattutto i vini e le carni bianche (pollo e coniglio) a far conseguire alla nostra regione questo risultatonei primi sei mesi del 2020 messi a confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente. Un 2020 vissuto tra lockdown e restrizioni più o meno accentuate e dove i consumi casalinghi, in aumento, non sono riusciti a compensare le perdite dovute alla chiusura di bar, ristoranti e alberghi. Anno in cui, per far fronte al calo dei consumi, dare sostegno alle aziende agricole, per promuovere il Made in Italy a tavola, difendere il territorio, l’economia e il lavoro, Coldiretti ha lanciato in tutta Italia la campagna #Mangiaitaliano.
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“In un periodo di così profonda incertezza – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche - la scelta alimentare orientata verso principi inconfutabili quali la territorialità e la sostenibilità ha rappresentato un punto fermo per i cittadini della nostra regione. Il cibo dei nostri agricoltori ha garantito non solo una qualità enogastronomia, ma anche un elemento di fiducia e sicurezza che ha aiutato e supportato tante famiglie marchigiane”.

Il report evidenzia anche come i consumatori siano sempre più sensibili ai temi della sostenibilità ambientale: basso impatto, agricoltura biologica, responsabilità sociale, benessere animale. Il carrello della spesa “green” ha generato, secondo l’Osservatorio, oltre 9,1 miliardi di euro di vendite e, in 12 mesi, ha messo a segno una crescita di +5,5% del valore.

c.c.

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