Oltre 18mila chili di pasta 100% Made in Italy per le famiglie in difficoltà nella giornata della Spesa Sospesa del Contadino.
È il carico che la Fondazione Campagna Amica ha fatto consegnare alle Marche nell’ambito di un’iniziativa di solidarietà nazionale per contrastare la crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria in corso. Obiettivo: combattere le nuove povertà e offrire un Natale sereno ai più bisognosi. I bancali, arrivati dal Pastificio Ghigi. La pasta è prodotta con grano duro italiano. Scaricata a Torrette di Ancona, è stata presa in consegna dai volontari dell’Associazione nazionale vigili del fuoco in congedo Ancona ODV che opera per conto della Protezione Civile regionale. Toccherà ora ai vari referenti provinciali comunicare a Torrette le esigenze sui rispettivi territori e provvedere alla distribuzione. Nelle Marche vivono più di 60mila indigenti, il 3% a livello nazionale secondo gli ultimi dati Fead. Per Coldiretti si tratta dell’ennesima iniziativa di responsabilità sociale. Fin dalle prime battute della pandemia gli agricoltori non hanno mai fatto mancare il loro supporto a chi ne ha avuto bisogno. Con donazioni dirette ma anche attraverso l’iniziativa della Spesa Sospesa che ha permesso ai consumatori di lasciare qualche euro in più da trasformare in spesa alimentare. Cibo di altissima qualità che è stato girato ad associazioni benefiche o, come in questo caso, alla Protezione Civile. Ora, in vista del Natale, la raccolta è ripresa. Tutti i cittadini che fanno la spesa nei mercati e nelle fattorie di Campagna Amica hanno la possibilità di donare cibo e bevande per le famiglie. Già oggi gli agricoltori di Coldiretti Giovani Impresa sono presenti nei farm market di Ascoli, Macerata, Pesaro e Ancona per dare la loro mano a questa iniziativa.
c.c.
Occupano quasi un terzo della superficie regionale e sono la culla di ambiente e biodiversità. Proprio in queste zone nasce la maggior parte delle eccellenze dell’agroalimentare capace generare un’economia sostenibile e duratura. Stiamo parlando dell’area montana marchigiana che, non a caso, ospita un agriturismo su cinque tra valli, cime, panorami mozzafiato e borghi incantevoli.
Lo rende noto Coldiretti Marche in occasione della Giornata internazionale della Montagna, istituita dalle Nazioni Unite e celebrata l’11 dicembre, per evidenziare l’importanza di questi territori per la salute del pianeta e il benessere delle persone. Aree delicate, quasi 3mila chilometri quadrati nella nostra regione, spesso a rischio abbandono ma presidiate da oltre 200 aziende agricole che hanno puntato sull’agriturismo. Un settore che nell’intera regione offre quasi 13mila posti letto, circa 600 piazzole di sosta e oltre 18mila posti tavola e una gamma di attività all’aperto (come equitazione, escursioni, trekking, mountain bike, eccetera). Attività fortemente penalizzate dall’emergenza sanitaria e per le quali Coldiretti si è battuta per far ottenere misure compensative e altri strumenti per fronteggiare la situazione.

“Non ultimo il pressing per consentire gli spostamenti tra i Comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno – sottolinea la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – visto che la chiusura dei Comuni in questi giorni rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti. Limitare gli spostamenti impedirebbe agli ospiti di raggiungere le strutture, situate per la maggior parte in piccoli comuni. Un vero paradosso se si considera che gli agriturismi, con un numero contenuto di posti letto e tavola e con ampi spazi all’aperto, sono i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.
foto spalla agriturismo
Dall’inizio della pandemia Coldiretti, a livello nazionale e regionale, ha sempre sollecitato le istituzioni su questo fronte. Dalle iniziali precisazioni sulla possibilità di alloggiare e far mangiare gli ospiti, alla successiva apertura su asporto e consegne a domicilio, dall’esonero contributivo fino ai ristori economici.
Agli agriturismi, attraverso l’azione di Coldiretti, sono inoltre arrivate misure a sostegno della ristorazione da parte del Governo (come ad esempio i 600 milioni a fondo perduto per l'acquisto di prodotti di filiere agricole e alimentari previsti nel Dl Ristori 4) e da parte della Regione Marche che ha previsto bonus fino a massimo di 4mila euro per la perdita di fatturato (dalla Piattaforma 210) e un ulteriore fondo da 5 milioni
recuperato all'interno del Psr.
c.c.
Inserire gli agriturismi nel Fondo ristorazione da 600 milioni di euro per contributi a fondo perduto fino a un massimo di 10mila euro da destinare all'acquisto di prodotti agroalimentari made in Italy. Questa la richiesta di Coldiretti a livello nazionale. A livello locale quello che preoccupa i vertici è invece l’inserimento delle Marche nella “zona arancione”, decisione che ha inferto un altro duro colpo al settore agroalimentare e della ristorazione: la chiusura delle attività è un danno a effetto domino, che si ripercuote su tutte le aziende agricole fornitrici di ristoranti e bar, non solo quelle del settore vitivinicolo, ma anche i produttori di carni, formaggi, olio e verdure. Dopo l'esperienza primaverile, quando le aziende si sono reinventate per garantire la produzione e la vendita di cibo, questa decisione rischia di essere il colpo di grazia per diversi settori. Il commento della presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni: “È soprattutto la tempistica nell’annunciare la zona arancione che ci lascia perplessi, arrivata dopo che le attività agrituristiche avevano già preso prenotazioni e improntato il lavoro della domenica. In questi mesi i ristoratori, in particolare gli agriturismi, avevano adottato ferree misure anti contagio, anche con un impegno economico aziendale non indifferente e la rinnovata chiusura va ad aggravare una situazione già molto compromessa. Servono subito ingenti misure di sostegno, liquidità per le imprese colpite, meno chiusure e più controlli per far rispettare le norme. In questi giorni con la Regione stiamo concertando l'apertura di altri due fondi per agriturismi e allevamenti bovini: continueremo a lavorare su questo fronte almeno fino alla fine della fase emergenziale. Inoltre, ci rivolgiamo ai consumatori delle Marche e alla grande distribuzione affinché prediligano acquisti di prodotto marchigiano, per sostenere la filiera e per scongiurare lo spreco di cibo”.

Red.
Che il termine 'custode' venga associato ai nonni non solo come 'angeli' ma anche come vera e propria fonte di sapere, per L'Appennino Camerte è assodato da tempo. Da quando abbiamo preso spunto dal detto "Se il vecchio potesse se il giovane sapesse" diventato il titolo della rubrica pubblicata sul settimanale.
Oggi, 2 ottobre, giornata in cui vengono festeggiati proprio perchè nella stessa data la Chiesa cattolica celebra gli angeli custodi, non si può non anticipare una riflessione su questo tema, rilanciando poi l'approfondimento al settimanale in uscita il prossimo 8 ottobre.
Una riflessione che, come per le altre uscite della rubrica, prende spunto da un fatto realmente accaduto che ha spinto il pensiero a: "Se ci fosse ancora, lo chiederei a mia nonna".
Un pensiero nato per caso, proprio il giorno prima della festa dei nonni, e che esprime la conferma di quante cose custodiscano i nonni, gli anziani, e molto spesso vengono date per scontate.
Quante cose vorremmo chiedere a quei capelli grigi, ma nella frenesia della vita quotidiana ci sfuggono e vengono rimandate fino a quando, purtroppo, non abbiamo più la possibilità di farlo.
La giornata dei nonni allora dovrebbe ricordarci questo: non tanto i festeggiamenti di chi dovrebbe essere considerato ogni giorno, ma la consapevolezza che tutto ciò che custodiscono è un patrimonio ricchissimo che non può andare perso. Il Covid ha già distrutto gran parte di questo patrimonio, ma tutto ciò che è rimasto dimostra una tempra invidiabile. Vedere, infatti, chiunque indossare la mascherina per la pandemia ormai non ci sorprende più; ma vederla sui visi stanchi, rugosi, con i capelli argento, ci fa chiedere quante cose hanno passato e ricordato i nostri anziani e quante ancora ne stanno vivendo in questo mondo davvero lontano da quello in cui sono nati.
Ma il lieve soffio di malinconia per questa constatazione viene spazzato via da chi ricorda la forza che solo gli anziani marchigiani hanno come caratteristica: nelle Marche, infatti, terra di lavoratori e agricoltori, quasi il 14% degli agricoltori ha compiuto 80 anni e continua a tenersi occupato, mantenendo così forma fisica e salute. Lo rivela Coldiretti Marche. E proprio come custodi, gli anziani in agricoltura resistono al fianco dei giovani ai quali hanno passato testimone e conoscenze nel segno della tradizione. 

GS
Le Marche, regione apripista per la produzione di olio di girasole 100% italiano, tracciato dal campo alla tavola.
Dal record nazionale di produzione ad un accordo che è stato siglato tra Filiera agricola Italiana ( Fdai) e Olitalia. L'intesa prevede una fornitura di semi di girasole ad alto contenuto oleico da parte degli agricoltori marchigiani. Saranno poi stoccati nelle strutture dei Consorzi agrari per essere successivamente trasformati in olio.
" Come sappiamo - spiega il presidente di Coldiretti Macerata Francesco Fucili-  la coltura primaverile dei girasoli, al di là dei probemi che nelle zone intern sono causati dalle incursioni dei selvatici che la mettono a repentaglio, oltre che adattarsi molto bene al nostro territorio e a garantire delle buone performance produttive, è anche una coltura che fa bello il paesaggio. Non dimentichiamo infatti che in primavera ed estate dei bei girasoli fioriti offrono anche un meraviglioso colpo d'occhio. Ma quello che a noi sta a cuore quando si parla di fliere- continua Fucili- è il reddito delle imprese e la valorizzazione dei prodotti che nascono dai nostri campi; per questo, insieme a Filiera agricola italiana e Olitalia, primaria industria di trasformazione degli oli di girasole, è stato siglato questo accordo che mette al centro anzitutto i costi di produzione delle imprese agricole. Talvolta - sotolinea Fucili-  anche il mercato del girasole ha infatti visto non pagare correttamente ai produttori quello che è il reale valore del prodotto, tant'è che non si riuscivano a coprire dei costi di produzione. La garanzia dei contratti scritti con l'industria di trasformazione, tra l'altro con un valore importante e remunerativo per le imprese - prosegue il presidente di Coldiretti Macerata- significa dare delle certezze e delle possibilità di alternative colturali di reddito a chi tutti i giorni è sui nostri territori". L'accordo rappresenta un segnale positivo nella rivitalizzazione del settore agricolo, anch'esso sofferente a causa della pandemia, e nella valorizzazione del Made in Italy. " alla collaborazione tra delle fliere agroindustriali e le imprese del territorio- conclude Fucili- nascono dei prodotti di sicura origine; si sa da dove provengono le materie prime e come vengono coltivati i girasoli, col rispetto di alcune tecniche colturali, prova ne sia che esiste una tracciabilità dei prodotti che si utilizzano per coltivarli. Si danno quindi delle certezze ai consumatori e delle garanzie di reddito ai produttori e, in una fase come quella che stiamo vivendo, non è cosa da poco". 
C.C.
L’emergenza Coronavirus, sta mettendo in ginocchio le aziende agricole e in particolare quelle impegnate nel settore del florovivaismo in un periodo particolarmente favorevole per la vendita di piantine per la coltivazione degli orti ma anche il settore delle piante e fiori che il blocco della mobilità e il divieto delle cerimonie come matrimoni, battesimi, lauree o riti funebri sta letteralmente distruggendo.
Nasini Giordano
“Le nostre imprese florovivaistiche- spiega il direttore di Coldiretti Macerata Giordano Nasini- non rientrano purtroppo all’interno del Decreto ministeriale che autorizza la possibilità di continuare a commercializzare leproduzioni da un punto di vista agroalimentare. Ovvio che, in un momento come quello che stiamo vivendo, il materiale prodotto dai nostri florovivaisti potrebbe non considerarsi di prima necessità, ma il dato reale  è che si sta mettendo a dura prova un settore fondamentale e strategico anche per la nostra provincia e che ruota intorno a molte imprese e molti lavoratori. Il nostro appello è nei confronti delle pubbliche ammnistrazioni e, personalmente– aggiunge Nasini- ho inviato anche una comunicazione al Prefetto di Macerata affinchè, nel rispetto totale e assoluto delle norme di prevenzione e sicurezza ( lavaggio mani, mascherine, distanza superiore ad un metro)si possa dare la possibilità di tenere aperte queste tipologie di attività che in questo periodo dell'anno erano pronte con piantine da utilizzare per gli orti o con le coltivazioni floreali che rischiano di appassire “.

Nell’appello alle ammnistrazioni dei comuni, la richiesta ai sindaci di affidare alle aziende del florovivaismo, tramite assegnazione diretta e senza gara, lavori per la piantumazione di aree pubbliche, la sistemazione di giardini e parchi comunali, l’implementazione delle aree verdi e la manutenzione del verde urbano.
Colpiti dall’emergenza causata dal Covid-19, sono anche altri settori fondamentali per l'economia delle aziende agricole. 

“Con l’arrivo della Pasqua- conclude Nasini- siamo molto preoccupati anche per il settore dell'allevamento di agnelli e- sottolinea Nasini- qui l’appello lo facciamo alla grande distribuzione, ai negozi di vicinato e supermercati, affinchè si acquisti carne e prodotti locali, perché il rischio è che se arriva prodotto estero, la qualità straordinaria delle carni e delle produzioni delle nostre montagne, resterà invenduta”.
Messo a dura prova anche il settore vitivinicolo, a causa del blocco delle esportazioni e di tutto il canale della ristorazione e delle mense. Preoccupa molto anche il comparto del fresco, come latte e relativi prodotti di trasformazione che, in un periodo di estrema di difficoltà per tutti, rischia di andare perso.
C.C.
È di oltre 13,6 milioni il salato conto che rischia di abbattersi sulle campagne marchigiane. Lo afferma la Coldiretti regionale in riferimento alla riduzione del budget per la Politica agricola comune (Pac) dal 2020 al 2021, prevista dalla proposta di regolamento transitorio adottato dalla Commissione europea. Il ricalcolo regionale vede per le Marche oltre 8,5 milioni in meno per i pagamenti diretti e circa 5 milioni di riduzione per quanto riguarda il Psr. “È necessario – dicono da Coldiretti - garantire all’agricoltura le risorse necessarie per continuare a rappresentare un motore di sviluppo sostenibile per l’Italia e l’Europa. Indebolire l’agricoltura che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione significa minare le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro”.
Un taglio che, secondo Coldiretti, va contro l’agricoltura marchigiana divenuta la più green d’Europa con un ettaro su cinque votato al biologico, ben al di sopra del 7% della media europa e un patrimonio di qualità e sicurezza alimentare che si sta affermando in Italia e nel mondo. Con l'adozione dei regolamenti transitori la Commissione europea riconosce che, per il prolungarsi dello stallo sui negoziati paralleli sulla riforma e sul bilancio Ue 2021-2027, non ci sono i tempi per avviare la nuova Pac nel 2021 come previsto. Propone quindi una serie di aggiustamenti necessari a estendere l'attuale quadro legislativo e posticipare l'applicazione delle nuove regole di un anno, affinché la nuova Pac possa entrare in vigore il 1 gennaio 2022.


Alberi abbattuti, capannoni distrutti, serre scoperchiate, danni ingenti alla colture di mais e girasole, all'ortofrutta. L’uragano che ieri pomeriggio si è abbattuto all’improvviso sulle Marche ha attraversato la regione da nord a sud lasciando dietro di sé una scia di devastazione nelle campagne. Soprattutto sulla costa, ma danni ingenti sono stati registrati anche nelle aree collinari. Più contenuti i disagi nell’area montana.

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A lanciare l'allarme è la Coldiretti: "Dall’inizio dell’anno - scrive in una nota - , in Italia, sono stati registrati oltre 2 eventi meteorologici straordinari e distruttivi al giorno tra grandinate, trombe d’aria, nubifragi e tempeste di neve. Fenomeni in aumento del 12% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno secondo una rielaborazione di Coldiretti Marche su dati Eswd. L’evento di ieri arriva al termine di un giugno dal caldo record che ha registrato temperature di due gradi superiore rispetto alla media degli ultimi 20 anni, a sua volta anticipato dal maggio freddo e piovoso. Una situazione disastrosa soprattutto nelle province di Ancona e Macerata".

“Siamo in piena fase emergenziale – denuncia Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche - poiché nelle campagne della nostra regione lo scenario è apocalittico. I danni riscontrati sono ingenti e hanno colpito in maniera trasversale tutte le province e ogni tipologia di realtà produttiva, dai frutteti agli oliveti, dalle aziende zootecniche a quelle a seminativi, senza risparmiare le strutture di vivai ed agriturismi. La nostra agricoltura sta vivendo delle ore di indicibile difficoltà con la compromissione non solo del raccolto di stagione ma di tutte le attività future. È necessario che venga richiesto lo stato di calamità e che ogni organo di competenza si adoperi affinché nessuno degli imprenditori e dei cittadini colpiti rimanga solo”.

L’area più colpita è quella del Conero dove tra Osimo, Numana, Castelfidardo e Camerano si sono registrati danni ingenti alle colture da orto come meloni e pomodori (già in ritardo per via del freddo di maggio) ma anche alberi abbattuti. In zona Coppo, a Sirolo, sono rimasti a terra olivi secolari e querce. A Filottrano la furia del vento ha scoperchiato diverse serre. In Vallesina danni negli orti, ad albicocchi e peschi. A Monte San Vito la caduta di alberi ha danneggiate le coperture di serre. Nel Maceratese, tra Recanati e Porto Recanati, interi campi di mais e girasole sono rimasti allettati dopo il passaggio della burrasca che ha anche distrutto un capannone agricolo.

GS

Dopo oltre 10 anni di assenza le Marche tornano a raccogliere barbabietole da zucchero. Un settore dismesso in passato ma che ora, grazie a un nuovo orientamento dei consumatori, con una più spiccata sensibilità per gli aspetti sociali della produzione, sta tornando. Da nord a sud della regione sono già 30 le aziende agricole che si dedicato a questa coltura che rappresenta un pezzo di storia delle Marche. Si stima un primo raccolto di 120mila quintali nei circa 300 ettari, tutti biologici, dedicati. Cifre destinate ad aumentare. Di questo e delle prospettive future del comparto si è parlato ieri pomeriggio, giovedì 16 maggio, all’Aula Verde dell’Abbadia di Fiastra all’interno di un incontro promosso da Coldiretti Marche in collaborazione con Coprob, l’unico produttore cooperativo di zucchero con una filiera 100% italiana. Già presente in sette regioni, Coprob ha raggiunto le Marche con un progetto che ruota attorno a tre principi fondamentali: la qualità, la sostenibilità delle produzioni con particolare attenzione alla biodiversità e alla tutela del suolo e la redditività delle imprese agricole. “Principi che sono gli stessi di Coldiretti – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – Con la barbabietola da zucchero, per quanto possa sembrare suggestivo, non si tratta di un ritorno al passato ma un’opportunità che arriva dal mercato. Oggi pochissime aziende hanno il 75% del comparto delle zucchero. Arriva dall’estero, spesso da paesi che sfruttano la manodopera, che inquinano. Coprob ha avuto il coraggio di costruire la prima filiera delle zucchero bio e può dare una mano importante, a partire dall’analisi dei terreni, per avviare o riprendere questo tipo di coltivazione utile anche in rotazione con il grano, altra coltivazione importantissima nella nostra regione”. All’incontro, davanti a oltre un centinaio di agricoltori arrivati da tutta la regione, c’erano anche Claudio Gallerani, presidente di Coprob, Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, e Filippo Tramonti, presidente Consorzio Agrario dell’Adriatico. Tra i relatori il direttore agricolo Massimiliano Cenacchi e i tecnici Massimo Zavanella e Alessandro Vacchi che si sono soffermati sulle analisi dei terreni e sulla difesa, attraverso sistemi naturali, di parassiti e insetti dannosi alle colture. “Siamo pronti a crescere ancora in partnership con l'agroalimentare italiano” ha detto il presidente Gallerani. Tutto il gruppo si è poi spostato per una visita sul campo di barbabietole di Mario Ramadori, una delle nuove coltivazioni “di ritorno”, proprio nei pressi dell’anfiteatro romano di Urbisaglia.

maria letizia gardoni

Maria Letizia Gardoni

Mauro Gallerani

Mauro Gallerani

visita barbabietole

la visita alle barbabietole..

ACCELERARE SU STALLE MOBILI

Con la neve che è caduta sulle zone terremotate occorre accelerare per garantire l’arrivo dei moduli abitativi e delle stalle a tutte le aziende e gli allevamenti danneggiati. A sottolinearlo è la Coldiretti Marche dopo il peggioramento delle condizioni meteo e le nevicate che hanno interessato le aree dell’interno. Con le temperature a picco e l’aumentare dei disagi per le aziende è importante l’arrivo e il completamento delle strutture previste dal decreto varato dal Governo, risolvendo anche i problemi dell’allaccio di energia e acqua, così da permettere la continuità dell’attività di allevamento e, con essa, la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo. La neve va, infatti, ad aggravare la situazione degli animali, che hanno bisogno di ricoveri con le stalle distrutte o inagibili. Ma secondo Coldiretti serve anche garantire in tempi brevi una sistemazione a quegli agricoltori e allevatori che hanno avuto le case crollate o lesionate. Intanto continuano le iniziative per dare opportunità di mercato alle aziende terremotate. Fino a domenica 8 gennaio i produttori marchigiani saranno ospitati nel mercato di Campagna Amica in Piazza Navona, a Roma. Un’iniziativa promossa dalla Coldiretti in collaborazione con il Codacons per consentire a cittadini e visitatori di fare la spesa aiutando concretamente e direttamente la ripresa economica e occupazionale dei territori colpiti dal sisma. In vendita anche il Cacio amico, il formaggio fatto con il latte delle stalle terremotate.

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