Nuovo accordo tra banche e Cassa Depositi e Prestiti per accelerare i tempi di erogazione delle somme concesse a titolo di contributo per la riparazione degli edifici danneggiati dal sisma del 2016.

"In base al nuovo accordo - si legge in una nota della struttura commissariale - Cassa Depositi e Prestiti provvederà ad effettuare due erogazioni mensili alle banche convenzionate anche ad agosto e dicembre, invece che una come è stato fatto finora. Gli istituti di credito, da parte loro, si impegnano ad erogare i contributi di ricostruzione riconosciuti sulla base degli stati di avanzamento dei lavori, utilizzando le anticipazioni della Cassa DP, entro tre giorni lavorativi anzichè cinque".

Il commissario Giovanni Legnini ha sottolineato la necessità che gli istituti convenzionati si attengano ai nuovi tempi di erogazione dei pagamenti: “Ringrazio la Cassa Depositi e l’Associazione Bancaria - ha detto - . E’ un passo avanti, una risposta alle istanze dei cittadini e delle imprese sui tempi di pagamento, di cui ci siamo fatti portavoce, e alle esigenze di questa nuova fase della ricostruzione, molto più veloce del passato, che non può prescindere dall’efficienza del sistema finanziario”.

GS
Sono otto le ordinanze, di cui sette in deroga e una sulla ricostruzione degli edifici considerati di interesse storico, artistico e culturale, che il commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini ha firmato oggi e presentato in conferenza stampa.

Si tratta, in particolare, delle Ordinanze Speciali in deroga per la ricostruzione dei centri storici di Amatrice, Camerino e Valfornace, delle scuole di Ascoli Piceno e Teramo, degli immobili pubblici del comune e degli edifici Ater della provincia di Teramo, e delle Ordinanze per le scuole di San Ginesio e la Basilica di San Benedetto di Norcia, che saranno firmate nei prossimi giorni, nonchè dell’Ordinanza che aumenta i contributi di ricostruzione per la riparazione e la ricostruzione degli edifici considerati di interesse storico, artistico e culturale. 

Ulteriori semplificazioni che arrivano ad un anno dal suo insediamento: “Una giornata importante – dice Legnini - perché possiamo constatare i frutti della forte semplificazione che abbiamo introdotto all’inizio del 2020 e iniziare una fase ulteriore: quella delle ordinanze speciali in deroga”.

Quindi il bilancio di quanto fatto in questo primo anno: “Le semplificazioni sperimentali ci hanno portato per i primi 4 mesi del 2021 ad autorizzare l’apertura di 2600 cantieri privati. Durante tutto il 2020 le autorizzazione dei cantieri erano state 2700: questo significa che in 4 mesi abbiamo fatto ciò per cui prima era stato necessario un anno.

I Comuni hanno così triplicato la capacità di risposta ai soggetti privati e sono dati destinati a migliorare ulteriormente nei prossimi mesi”.

La qualità è ciò su cui la struttura commissariale punta per ricostruire i borghi storici delle quattro regioni colpite dal sisma: “Vorremmo far sì che questi borghi rinascano più belli, attrattivi  e sostenibili di prima. Sono misure mirate a garantire la qualità della ricostruzione”.

I contenuti delle ordinanze saranno presentate nei prossimi giorni nei luoghi interessati dalle misure in questione, mentre Legnini ha già annunciato che “sono allo studio numerose altre ordinanze in deroga, tutte finalizzate a dare maggiore operatività per i borghi distrutti”.

E se si parla di borghi, in tutta la nazione, si parla di tesori storici i cui vincoli vanno a cozzare con la necessità di ottenere la sicurezza antisismica, ma il commissario rassicura: “Nell’ordinanza dedicata ai beni storici ed artistici – prosegue - si troverà una disposizione relativa al rapporto con la sicurezza sismica. Quando prevale l’esigenza di tutela di un bene vincolato – spiega - la sicurezza sismica recede a un livello inferiore rispetto al necessario.

Su questo noi vorremmo fare un passo avanti: garantire il miglioramento sismico per evitare che al prossimo evento sismico questi beni siano di nuovo in crisi o in rovina”.

Miglioramenti che arriveranno anche grazie all’applicazione del superbonus per il quale è stata emanata una guida specifica: “Uno strumento che renderà la ricostruzione sicura e sostenibile in edifici e borghi che prima non avevano queste caratteristiche”.

Tempi migliori anche per la ricostruzione pubblica: “Secondo i cronoprogrammi dovrebbero aprirsi 624 cantieri pubblici a cui bisogna aggiungere quelli contemplatati nelle ordinanze in deroga”.

In tema di accelerazione, si parla di tempi dimezzati rispetto alle procedure ordinarie utilizzate fino ad oggi: “I tempi di attivazione e conclusione dei cantieri vanno mediamente da un minimo di 6 a un massimo di 36 mesi. È chiaro che, un conto è intervenire sulla rimozione delle macerie e un contro recuperare edifici come il rettorato dell’università di Camerino”.

Ma se questa diminuzione sarà possibile è grazie all’applicazione “in grande” di quello che è stato il “Modello Genova” per la ricostruzione del ponte Morandi: “L’avvio di questa mia esperienza, un anno fa, era accompagnato da una condizione di sfiducia per lo stallo sulla ricostruzione e dall’invocazione del Modello Genova.

Chiaro che quel modello non era riproponibile per 7000 opere pubbliche da realizzare nel Centro Italia, con altrettante chiese ed edifici privati; tuttavia abbiamo condiviso con il Governo un modello di deroghe temperate che rendono possibile il trasferimento dei poteri dal commissario ai soggetti attuatori, attraverso alcune deroghe riguardanti procedimenti amministrativi”.

Complessivamente le ordinanze prevedono interventi per 280milioni di euro, dei quali circa 100 milioni sono aggiuntivi rispetto alle somme che erano state stanziate.

Ognuna verrà presentata nei luoghi interessati dalla specifica ordinanza ed il commissario ha puntualizzato su quella che riguarda la scuola di San Ginesio: “È una vicenda complicatissima – ammette – e per la complessità procedurale abbiamo ritenuto necessario sottoporlo a un facoltativo parere dell’Anac, prima della sua emanazione, così che appena si riparta lo si faccia in tempi brevi”.

Presente alla presentazione anche il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli: “Da quando ero in parlamento – ha detto – ho sollecitato per una accelerazione che avrebbe permesso di far partire la ricostruzione in maniera forte, anche con l’obiettivo di sostenere le realtà rimaste indietro. Questo potere andrà incontro a chi ha difficoltà nel ripartire. Il mio invito è di essere solerti e attivi perché in un territorio bisogna cercare di rispondere alle esigenze di tutte le realtà, soprattutto di chi manifesta la volontà di accedere a questo strumento”.

GS

All'argomento sarà dedicato un primo piano nel prossimo numero dell'Appennino Camerte in uscita la prossima settimana
Il Commissario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini, ha consegnato ieri in Parlamento il pacchetto di proposte per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund e dei fondi della programmazione europea per rafforzare la ricostruzione, non solo materiale, del Centro Italia colpito dai terremoti del 2009 e del 2016.

In tutto il pacchetto vale 4,7 miliardi di euro. Di questi, 1,78 miliardi sono previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, alla base dei progetti del Recovery Fund, e sono finalizzati specificamente alla “Rigenerazione delle aree del sisma”. Altri 2,95 miliardi di euro sono previsti, per le stesse aree del Centro Italia, dalle risorse della programmazione dei fondi strutturali europei per il 2021-2026.

“Al di là di queste risorse, le aree colpite dal sisma – ha detto ieri in audizione alla Camera il Commissario Legnini – hanno naturalmente accesso a tutte le misure orizzontali previste dal Recovery e alle altre misure di carattere generale messe in campo, rispetto alle quali chiediamo che vi sia, per le aree del sisma, un’esplicita quota di riserva, o un’indicazione di priorità”.

Il Documento messo a punto dal Commissario con il Dipartimento Casa Italia, sottolinea che le nuove risorse, tra Recovery e Fondi Ue, devono essere necessariamente considerate “aggiuntive e complementari” rispetto a quelle già disponibili per il Centro Italia per la ricostruzione pubblica (2,2 miliardi di euro già impegnati, più 1,7 miliardi di euro appena stanziati dalla Legge di Bilancio 2021) e per quella privata, che ammontano, al momento, a 6 miliardi di euro.

Il programma specifico per la ricostruzione del Centro Italia prevede due linee di intervento. La prima, con una dotazione finanziaria stimata in 1 miliardo di euro, finalizzata alla ricostruzione di “Borghi e città sicuri, sostenibili e connessi”. Si prevedono, in questo ambito, interventi per la mobilità sostenibile ed efficienze, il recupero e la riqualificazione energetica degli edifici pubblici, la promozione di servizi digitali, lo sviluppo del fotovoltaico e di sistemi centralizzati di produzione di energia, delle “Comunità energetiche rinnovabili”, un’illuminazione urbana ecocompatibile.

Il secondo intervento, per il quale si stima un’esigenza finanziaria di 780 milioni di euro, riguarda lo sviluppo produttivo, anche del settore agricolo ed agroalimentare, con il sostegno agli investimenti, interventi per la valorizzazione delle risorse ambientali, forestali e boschive, dei beni culturali e storici, la creazione di centri di ricerca universitaria.

Oltre a questi fondi ci sono 2,95 miliardi di euro della programmazione comunitaria, che devono ancora essere finalizzati, ma che sono essenziali per integrare la ricostruzione ed i progetti di sviluppo. Su questi fondi, innanzitutto, si fa affidamento per finanziare il Superbonus cratere, con l’estensione delle detrazioni al 2026 ed il loro ampliamento anche alla ricostruzione e riparazione degli edifici produttivi (oggi esclusi), e soprattutto con la reintroduzione dell’obbligo di miglioramento sismico degli edifici (non previsto dall’attuale Superbonus sisma). Altre linee di intervento riguardano lo sviluppo della rete di comunicazioni a banda larga, l’efficientamento energetico degli edifici scolastici, la realizzazione di nuove scuole, la sicurezza sismica dei luoghi di culto, il rafforzamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie, la telemedicina e l’assistenza di prossimità, misure per l’impresa verde, l’economia circolare, il turismo e la cultura.
Il Commissario Straordinario alla Ricostruzione post sisma 2016 Giovanni Legnini  ha comunicato  che, in seguito all’approvazione della Legge 120/2020, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 settembre scorso, la scadenza prevista dall’articolo 8 del Decreto Legge 189, relativa alla richiesta dei contributi per gli interventi di immediata esecuzione sugli edifici con danni lievi, è stabilita nel termine perentorio del 30 novembre 2020.
c.c.
Numeri del terremoto del 2016. A tre anni dalla scossa più forte del 2016,  li ha ricordati a Camerino  il Commissario per la Ricostruzione Piero Farabollini: Lo ha fatto intervenendo alla giornata finale del corso di perfezionamento in Emergenze territoriali, ambientali e sanitarie EmTask  organizzato all'Università di Camerino in collaborazione con Università degli studi Modena e Reggio Emilia, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Unicam ed Esercito Italiano raggruppamento Umbria-Marche. Davanti ai numerosi partecipanti, il geologo Commisario Farabollini è tornato sul dato delle 4 regioni colpite, 315 comuni danneggiati di cui 138 facenti parte del primo cratere con danni maggiori del 50 per cento e altri  213 comuni  con danni minori ma che comunque debbono ragionare in termini di ricostruzione.  Circa 41.000 le persone sfollate che si sono dovute aiutare, due o tremila delle quali sono ancora ospitate nelle strutture ricettive della costa. Sul fronte delle macerie del numero complessivo di 2 milioni e mezzo di tonnellate700.000  sono quelle che attualmente debbono ancora essere portate via. Il Commissario ha ricordato poi la legge 189 che regola la ricostruzione le cui pratiche  tra pubblico e privato, sono in tutto 79 miladopo tre anni, si è arrivati ad una quota di circa 9200 pratiche di ricostruzione presentate agli USR.
"Questo significa che oggettivamente ci sono difficoltà sia nel presentare le domande, sia nel percorso d'istruttoria che gli uffici speciali della ricostruzione sono chiamati a fare per arrivare alla valutazione del progetto e alla decretazione dell’importo relativo al danno subito dall’edificio e quindi, avviare poi la ricostruzione. In effetti – ha detto il Commissario- la maggior parte dei ritardi sono proprio legati a questo doppio percorso: presentare il progetto e fare l’istruttoria del progetto. Ci sono comunque delle norme che vanno tenute in considerazione perché la legge 189 della ricostruzione è una legge speciale ma ordinaria e dunque deve sottostare a tutte le norme nazionali (codice appalti, norme tecniche sulle costruzioni, anticorruzione) e ciò comporta che le procedure siano molto lunghe.
In sostanza, non è vero che la ricostruzione è ferma- ha detto Farabollini - E’ lenta e di questo ne siamo coscienti, però quello che balza agli occhi e che la comunità evidenzia, è che non si vedono le gru. E’ vero, ce ne sono poche ma la gru viene messa nel momento in cui l’impresa inizia a lavorare e non si può fare a meno di considerare che c’è comunque  tutta la fase precedente che è quella della progettazione e dell’approvazione del progetto che comunque sta andando avanti e sta andando avanti anche in maniera veloce ed efficace. 
Col nuovo decreto sisma - ha annunciato - stiamo lavorando ad emendamenti che permettano di alleggerire le procedure che vanno nella direzione di permettere ai privati di rientrare nelle loro case. Nelle situazioni  in cui i privati percepiscono il Cas, il rientro comporterà la perdita del contributo di autonoma sistemazione e questo significherà un recupero di quelle  spese da parte dello Stato. L’alleggerimento delle procedure- ha aggiunto- favorisce anche la ricostruzione pubblica perché parliamo di qualcosa come 2500 edifici pubblici da rimettere a posto. I numeri dunque sono impressionanti, ma c’è anche da tener conto che la sequenza sismica che ha interessato il Centro Italia a partire dalla scossa del 24 agosto 2016, è durata oltre sei mesi con circa 50 mila scosse sopra la magnitudo 3 e cinque scosse molto importanti, producendo nella storia sismica il cratere più ampio che si conosca. La cosa buffa che ho notato come terzo commissario - ha sottolineato- è che la ricostruzione non permette la pianificazione. Non tiene conto di quella che è la realtà territoriale e di come andare ad investire sul territorio per evitare che una sequenza sismica di questo tipo possa produrre danni come quelli che ci sono stati.
In effetti attualmente la norma 189 dà solo un input: il dov’era com’era che ci dice che bisogna ricostruire esattamente le case come erano nello stesso sito. Nel caso in cui in quel sito non si possa ricostruire si deve delocalizzare ferme restando le volumetrie. Quando sono arrivato nell’Ufficio Ricostruzione di Roma come terzo Commissario,  non c’era neanche un geologo, cosa non da poco se consideriamo  che questo terremoto ha evidenziato che gli aspetti geologici sono fondamentali per quello che è stato il danneggiamento  e ovviamente per quello che sarà la ricostruzione; ci siamo messi di gran lena per cercare di vedere come ottimizzare le risorse presenti e assumere del personale adeguato, perché comunque tutto l'aspetto della Ricostruzione è passata attraverso la microzonazione sismica di terzo livello, cioè attraverso questo strumento messo in atto, l'ordinanza 3274 del 2003 ha obbligato le regioni a dotarsi della microzonazione di primo livello in  tutti i comuni d’Italia e, attualmente, è quasi completata al 100%;  poi c’ è il secondo livello di microzonazione che va a verificare delle situazioni particolari e infine la microzonazione di terzo livello che dà anche la modellazione per aree particolarmente sensibili e suscettibili a un terremoto. Per cui- ha rimarcato-  il terzo livello è fondamentale quando si va a pianificare o programmare, allora, se noi dobbiamo utilizzare questo strumento per realizzare gli edifici sapendo che attraverso la microzonazione o si può costruire, o non si può farlo, è ovvio che un’azione di pianificazione doveva essere comunque prevista all’interno della norma e, in questo, la norma ha lasciato dei buchi”.
Il commissario ha anche evidenziato la difficoltà di applicazione della legge 189 che, rifacendosi sostanzialmente alla legge utilizzata per il sisma dell’Emilia Romagna e mantenendone identica articolazione, fa riferimento comunque ad un contesto geologico, fisiografico, socio-economico e urbanistico completamente differente. "La difficoltà della sua applicazione, soprattutto in questi territori, è legata propria a queste differenze e anche al fatto che dopo il terremoto del 24 agosto che inizialmente aveva coinvolto 4 comuni e nell’intorno un’altra cinquantina, con le scosse del 26 e 30 ottobre il cratere si è allargato a dismisura abbracciando un contesto completamente differente, tanto è vero che mentre prima nella regione Marche c’erano pochi comuni coinvolti, poi le Marche sono diventata la regione più colpita con 85 comuni inseriti nell’area del cratere, cioè oltre il 60 per cento”.
Farabollini ha poi ricordato il numero delle ordinanze arrivato a 86, 18 delle quali sono state fatte da lui, andando ad implementare  tutte quellle già esistenti e cercando di ridurne i gap procedimentali e contemporaneamente di allinearle  alle numerose norme e d emendamenti subentrati.“ Attualmente – ha spiegato il Commissario- l’attività prevalente è  legata alla ricostruzione privata e pubblica.  “ Considerate che sono state finanziate due ordinanze sulle opere pubbliche (primo piano -secondo piano) per un ammontare di circa  900 milioni di euro e, attualmente impegnato (presentato il progetto) è soltanto l’1 per cento”.
Rispetto alle crisi sismiche del passato ( 79-97-2009) in cui le norme dicevano prima si reperiscono i fondi, poi si fa l’ordinanza per poter partire, le ordinanze oggi hanno tutte copertura, nel senso che il piano degli interventi che vengono pubblicati in Gazzetta sono tutti finanziati, per cui- ha concluso- la capacità di poter avviare la ricostruzione c'è”. Per chiudere il quadro dei numeri, il Commissario ha dichiarato che nelle ordinanze attualmente ci sono circa 2 miliardi e 300 milioni di euro di finanziamenti che potrebbero essere tranquillamente avviati e che, secondo le stime della Protezione Civile, la ricostruzione verrà a costare qualcosa come 23 miliardi di euro.
cc

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