L’emergenza procurata dal diffondersi del Sars-CoV-2, non ci deve far dimenticare la situazione che interessa circa 30 mila marchigiani, che si trovano a vivere in altro luogo rispetto alla loro casa. Sono i terremotati della nostra regione. Molti di loro sono in quarantena nelle Sae, le soluzioni abitative di emergenza) in 40, 60 o 80 metri di spazio, in base ai componenti del nucleo familiare.
Altri, agricoltori e allevatori, sono nei Mapre, moduli abitativi prefabbricati rurali di emergenza, in pratica una specie di container abitabili ma con diversi problemi come l’umidità e gli spazi ancora più ridotti rispetto ad ogni unità residente nelle Sae. Il compito dell’informazione, soprattutto quella locale, è continuare a interessarsi di questa situazione a oltre tre anni e mezzo dal sisma, in diversi modi.
Nel progetto “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, stiamo raccontando alcune storie di questi nostri cittadini, andandoli a trovare nelle loro nuove case. Impossibilitata ad uscire e a realizzare le interviste all’interno delle Sae, ripercorro con voi la prima parte di questo coinvolgente viaggio iniziato a Visso, in casa di Elio Aureli e di sua moglie Rita.

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Elio ha trasferito l’amore per il suo paese, in condivisione social. Le foto scattate in tanti anni, le scansiona, le modifica per poi postarle nella sua pagina facebook: “Tutti quei minuti che sono davanti al computer, io sto a Visso”. Elio, 80 anni da compiere i primi di aprile, non ha perso il suo spirito creativo che emerge ogni giorno, grazie a delle originali creazioni realizzate con materiali di recupero, che servono per rendere più confortevole e funzionale la casetta, perché mi dice che è lei che si deve uniformare alle esigenze di chi ci vive. La sua grande passione per gli animali condivisa con sua moglie, lo porta ad essere sempre impegnato.  Oltre ad avere in casa ben 4 mici e un cane, ogni mattina ha mantenuto vivo il ricordo di fare ciò che faceva prima del terremoto: sfamare i gatti randagi del borgo. E allora parte in bici o in auto con l’inseparabile cagnolina Cindy, per fare il giro di Visso in cerca dei felini a cui regalare, con la scusa del cibo, anche tante tenerezze. 

Roberta Blanchi

Da Visso mi sono spostata a Fiastra dove ho incontrato la giovane mamma Roberta Blanchi, che ha deciso di trasferirsi qui nel 2014. Lavora con suo marito in un container nella gestione del “Bar Fiastra”. Nata a Macerata, Roberta ha scelto di trasferirsi in montagna perché “Qui ho tutto quello che mi serve per vivere” mi dice nella sua Sae, mentre tiene in braccio la piccola Anita, fiastrana doc da pochi mesi. Roberta si augura che in questo tempo di crescita Anita possa vedere intorno a lei una Fiastra in rinascita, la dinamicità di gente che aggiusta e ricostruisce e non le finestre chiuse e le luci spente. Si augura che sua figlia possa avere un’infanzia felice a Fiastra, come lo è stata la sua che conserva nei ricordi, gli stessi che l’hanno spinta a tornare per amore di quel paese. 

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Mirko Carota lo incontro nella sua SAE ad Ussita, dove vive con la moglie Violetta, tre figlie e un cane. Lavora fuori, a valle. Dopo mesi trascorsi in un camping sulla costa, dove sono stati trasferiti i terremotati della montagna, dopo le forti scosse dell’ottobre 2016, sapeva che il ritorno in paese non sarebbe stato facile e che i problemi non sarebbero finiti una volta entrati nelle case provvisorie. Così è stato. Non è tanto aspettare la ricostruzione della casa, quanto tutto quello che c’è intorno, o meglio che non c’è. Ad Ussita manca il lavoro, soprattutto legato al turismo, mancano i servizi e Mirko e sua moglie si interrogano se restare, mentre le figlie crescono ed hanno bisogno di quelle cose naturali per degli adolescenti. Nonostante tutto si sono dati del tempo per sperare e ci vogliono credere che le cose cambieranno, che le cose si aggiusteranno.
Se tutto andrà come da programma, tra circa un anno Alessandro Loreti, sua moglie e i due figli, torneranno nella loro nuova casa ristrutturata. Alessandro vive e lavora a Muccia, nel laboratorio di pasta fresca a conduzione familiare. Dopo il terremoto ha riconvertito la sua attività, mettendo in atto quei cambiamenti necessari alla sussistenza. Da artigiano si augura che le scelte intraprese e da prendere per queste zone, possano consentire la vita futura di tante piccole realtà. La mancanza dei turisti e l’economia generata grazie al loro apporto, si fa sentire, come anche quella vicinanza non scontata per queste terre, a cui sono molto legati. Alessandro ama il suo paese. Quando ne è stato lontano, ha scelto di trasferirsi lì vicino a Colfiorito, le città non fanno per lui. Resterà a Muccia, dove vuole continuare a far crescere i suoi figli.

Barbara Olmai

La puntata andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10:10 e alle ore 22:10 sulle frequenze di Radio C1...inBlu e un approfondimento nel settimanale l'Appennino Camerte.

*La rubrica è possibile grazie al contributo di Structura Housing, appartamenti  nuovi in Classe A, a Porto San Giorgio a 200 metri dal mare. Info 0734.674638

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