Cittadini e amministrazione uniti nella gestione e nella cura dei beni pubblici.
È il regolamento adottato dal Comune di Ussita con il Commissario straordinario Giuseppe Fraticelli, per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani che permetterà di attivare i Patti di collaborazione.

Lo strumento, attivo già in 200 comuni italiani, - gli altri tre comuni marchigiani che lo hanno adottato sono: Montelabbate, Fano e Macerata - permette di avviare percorsi di co-progettazione per la gestione condivisa di beni comuni, pubblici o privati, per attività di interesse generale, basati sul principio di sussidiarietà e Enti locali, associazioni del territorio e cittadini.

Una iniziativa in linea con quanto iniziato dall'associazione C.A.S.A. - Cosa Accade Se Abitiamo - di Frontignano che aveva iniziato un percorso di ascolto e confronto con i cittadini con l’obiettivo di far adottare dall’amministrazione comunale di Ussita questo regolamento e poter procedere così con la fase di co-progettazione di singoli patti. Fase che è stata interrotta dall’emergenza covid19 e che le tre associazioni intendono riprendere in mano prima possibile.

“Siamo molto felici per questa notizia e ringraziamo in primis il commissario Fraticelli per aver compreso fin da subito lo spirito di questo percorso - ha dichiarato Chiara Caporicci, presidente di C.A.S.A. - . L’incontro e il supporto di ActionAid e la collaborazione di Labsus è stato fondamentale per avviare il tema sul territorio, per conoscere una possibilità già proficua e utilizzata in altre zone d’Italia e poter condividere le giuste informazioni con la popolazione, acquisendole anche noi come associazione. L’esigenza di capire come poter fare qualcosa per tutti era emersa nei primi incontri della guida nonturismo di Ussita, in cui in tanti ci avevano manifestato il desiderio di prendersi cura del territorio, come pulire un sentiero o sistemare un’area comune, o come mettere il proprio tempo libero a disposizione per i bisogni della comunità. Sono disponibilità spesso invisibili, distanti dai social e spesso anche dalle discussioni pubbliche. Ma mancava uno strumento, una metodologia e soprattutto la conoscenza di buone pratiche già esistenti per trasformare questa frustrazione in qualcosa di più concreto e possibile da realizzare ad Ussita, sostituendo la lamentela con la responsabilità e la difficoltà con le istituzioni in una collaborazione utile".

GS

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