Inaugurato oggi pomeriggio un nuovo mammografo digitale all’ospedale di San Severino. 

Presenti al taglio del nastro, oltre al sindaco di San Severino Rosa Piermattei, accompagnata da alcuni assessori e da alcuni consiglieri di minoranza, il direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni, il presidente della Regione Luca Ceriscioli e il consigliere regionale Sandro Bisonni. 

“Guardate quant'è bello questo ospedale. Solo che è vuoto, va riempito”, così il primo cittadino li ha scherzosamente accolti. 

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Il direttore Maccioni ha spiegato come al momento si stia lavorando per mettere in pratica la riforma sanitaria regionale “che alcuni - ha sottolineato - sostenevano che non stavamo applicando. Con fatica stiamo cercando di valorizzare anche questo ospedale di base, investendo e non togliendo altri servizi, e con alcune specialità come la week surgery e l’oculistica. Poi stanno per essere attivati anche i 20 posti letto per la lungodegenza”. Il mammografo era una macchinario tanto desiderato ed è costato 178mila euro. l’Area Vasta ne ha acquistati 5 per un ammontare, dunque, di quasi 900mila euro. “Abbiamo in programma anche l’acquisto di cinque Tac. nell’Area Vasta 3 abbiamo già investito 30 milioni di euro dall’insediamento della giunta regionale Ceriscioli e per il prossimo anno ne sono previsti altri 18 milioni. Non abbiamo mai avuto problemi di denaro - ha concluso - semmai di burocrazia o mancanza di medici”.

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Assolutamente soddisfatto il responsabile della radiologia di San Severino, Camerino e Matelica, il dottor Pietro Cruciani, che ha voluto dedicare il nuovo mammografo a “tutte le donne di questo territorio”. Frutto di una lunga battaglia, ha detto, iniziata due anni fa con l’insediamento del sindaco Rosa Piermattei: “Questo è un mammografo digitale diretto e i vantaggi sono diversi: riduce il rischio di malattie radio-indotte nei pazienti, le immagini sono migliori, e permette di vedere meglio e più nel dettaglio le mammelle. Tutti e cinque i nuovi mammografia sono in rete uno con l’altro dunque in qualsiasi postazione si può visionare i referti. Ora però - ha anche detto - mancano un po’ di medici radiologi”.

Un problema, quello della carenza dei medici, molto diffuso e che è stato anche la causa del ritardo nell’attivazione dell’ambulanza medicalizzata h12, pienamente a regime dal 1 maggio ma inaugurata a dicembre. Per i primi mesi rispondeva alle chiamate con solo l’infermiere a bordo. “Da febbraio ad oggi - ha affermato il responsabile del Pronto Soccorso Domenico Sicolo - ha effettuato 268 interventi, una media di 65 al mese. Adesso i pazienti vengono portati direttamente nella struttura più idonea a seconda del caso, mentre prima venivano portati a San Severino per i controlli, ma era una perdita di tempo in casi di infarto o ictus”.

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Relativamente alla manca di medici, sia Bisonni che Ceriscioli hanno osservato come il problema evidentemente sia a monte, nel fatto che le facoltà di medicina siano a numero chiuso. Il primo ha proposto l’eliminazione del limite, mentre per il governatore basterebbe allargare il numero di iscrizioni: “Serve una riforma nelle università, magari non togliere il numero chiuso ma allargare la fascia. Sulla specialistica addirittura sembra un terno al lotto, è difficilissimo trovare medici specializzati”.

Secondo Ceriscioli gli investimenti in sanità permettono di risparmiare e di reinvestire il denaro, creando insomma un circolo positivo: “Con macchinari nuovi aumentiamo la qualità dei servizi e la sicurezza di medici e pazienti. Inoltre un sistema in rete permette di visualizzare un referto ovunque e in tempo reale. Se non si investe - ha sottolineato - si genera un’erosione”. Sono però gli uffici amministrativi, ha poi osservato, che trasformano il denaro stanziato in cose e “l’Area Vasta 3 sta dimostrando grandi capacità”.

Il sindaco di Piermattei da parte sua si è limitata a ringraziare tutti quanti si sono operati per il mammografo e la medicalizzata, definendo questo traguardo “un obiettivo raggiunto per i cittadini e la loro salute. Noi vorremmo sempre di più ma sappiamo anche che una goccia fa il mare quindi siamo certi che la situazione migliorerà”.

Gaia Gennaretti

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“È una vergogna quanto sta avvenendo in merito all’ospedale unico d’area vasta. Esprimiamo la nostra totale contrarietà”. E hanno intenzione di convocare anche tutti i sindaci dell’entroterra maceratese per un confronto sul tema. A definire una vergogna le recenti novità in merito all’ospedale unico e all’area designata per l’edificazione (dove sono state trovate tracce di diossina) in zona Pieve a Macerata, è il segretario del comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino, Mario Chirielli. 

Secondo il direttivo è grave che tutti i primi cittadini, in special modo quelli da Macerata verso la montagna, si dicano favorevoli alla mega struttura che dovrebbe costare 120milioni di euro e che siano “caduti nel tranello della querelle. Stanno firmando la loro condanna a morte e soprattutto quella dei loro ospedali”.

Già nei giorni scorsi il vicepresidente del comitato Marco Massei era intervenuto con un commento sull’argomento e ieri sera, nel corso di una riunione, è tornato a ribadire la propria posizione: “Siamo tutti d’accordo nel sostenere quella che sarebbe un’ovvietà ma che, non avendolo fatto nessuno fin ora, è in realtà una cosa originale. La cosa più logica da fare - sottolinea - sarebbe stata quella di bocciare l’ospedale unico e di chiedere che i 120milioni di euro previsti per la sua costruzione venissero ripartiti fra le strutture esistenti per poi metterle in rete, ognuna con le proprie specializzazioni”. Così, sostengono, non solo si risparmierebbe, ma si salverebbero le strutture locali. Infatti secondo Massei e il comitato, il battibecco tra Macerata e Montecosaro sarebbe solo un modo per sviare l’attenzione dalle reali problematiche: “Questi sindaci non hanno capito che la querelle è funzionale alla giunta regionale per aprire le porte alla sanità privata. Infatti - incalza - nel frattempo che disquisiscono sull’ospedale unico, depauperano le strutture locali ma arriveranno ad un certo punto in cui si renderanno conto che i soldi per costruire la mega struttura non ci sono e che quelle già esistenti saranno praticamente diroccate. Ed è così che arriveranno i privati, come i salvatori della patria. Nel pesarese - aggiunge poi - già 13 sindaci si sono uniti per dire no all’ospedale unico e stanno creando grossi problemi”.

Così l’appello ai sindaci a prendere esempio dai colleghi della provincia di Pesaro, ad essere “illuminati” anziché litigare per quello che in realtà il comitato reputa solo uno specchietto per le allodole: “Ce ne fosse uno di sindaco illuminato che punti i piedi e dica di no. Si stanno beccando uno con l'altro come i polli ma specialmente i primi cittadini dell’entroterra, da Macerata verso la montagna, dovrebbero capire che così facendo firmano la loro condanna a morte. Non si salverà né San Severino, né Camerino, né Matelica né Tolentino”.

Prossimo passo del comitato è invitare i sindaci dell’alto maceratese per un confronto sull’argomento e continuare anche a mantenere alta l’attenzione sull’ospedale di San Severino. Infatti, secondo uno dei membri, Carlo Bassano, “sono sei anni che ci diamo da fare, ci siamo battuti in tutte le sedi possibili, eppure sembra che alla stragrande maggioranza dei settempedani l’argomento non interessi più di tanto”. 

g.g.

“Perché nessun sindaco del maceratese non spariglia le carte della chimera dell’ospedale unico?”. L’avvocato Marco Massei, vicepresidente del comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino, torna a riflettere su un argomento importante come quello dell’ormai mitologico ospedale unico. 

Nella zona designata dall’algoritmo (un terreno in zona Pieve, Macerata) utilizzato dalla Regione per individuare l’area più baricentrica per la provincia, sono state recentemente trovate tracce di diossina e questo ritrovamento ha spinto Massei ad esternare un’idea che “da tempo mi frulla in testa. Perché nessun sindaco scombina le carte? Nonostante appare ovvio che la Regione Marche non reperirà mai gli oltre 100milioni di euro necessari per costruire l’ospedale unico - spiega - nessuno dei sindaci ha fatto notare che il problema vero per i cittadini (tutelare il diritto alla salute) non è stabilire dove si dovrà erigere il nuovo ospedale ma, invece, contestare proprio il concetto di ospedale unico, cioè bocciare il ragionamento impostato a monte. Infatti, per lo scaltro governatore marchigiano - aggiunge -  la lotta in corso tra i vari sindaci per accaparrarsi la struttura è funzionale ad almeno due obiettivi evidenti”. Quali sarebbero questi obiettivi? “Innanzitutto far beccare tra loro i primi cittadini come i polli di Renzo di manzoniana memoria”. Così facendo, sostiene Massei, regnerebbe il dividi et impera. Secondo obiettivo, quello di spostare l’attenzione dal problema a “monte” (cioè migliorare la tutela del diritto alla salute tenendo in considerazione la particolarità di una Regione diversa da territorio a territorio,  con distinte realtà di viabilità, di economia) a quello a “valle” (cioè dove ubicare quello che poi rimarrà solo una chimera, l’ospedale unico).
“Credo che allora la vera mossa del cavallo sarebbe quello di unire i territori - torna a dire - quantomeno i più disagiati, e con una voce unitaria pretendere di destinare le risorse ingenti che si dovrebbero spendere per la costruzione dell’ospedale unico, sulla ristrutturazione delle buone strutture esistenti, mettendole in rete, al fine di valorizzare le specializzazioni già presenti.
Anziché un polo unico - propone - creare dei poli territoriali (ognuno con delle specializzazioni) da mettere in rete: sarebbe una soluzione più economica, più vicina ai cittadini, e in sostanza più equa”.

Infine, aggiunge Massei, a completamento di una politica di tutela della salute decentrata, attenta ai territori, (“anziché accentatrice”), munire le aree vaste di personalità giuridica autonoma, in maniera da originare un’autonomia gestionale più aderente alle esigenze del territorio.

“Che la diossina sia l’occasione per aprire gli occhi e per mettere la salute al primo posto dell’azione politico-amministrativa - conclude - senza abboccare all’amo di turno lanciato nei singoli piccoli stagni”.
g.g.

Proposta di legge regionale 145. Al via il dibattito. Si è svolto ieri sera al Palazzo Servanzi Confidati l’incontro organizzato dal comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino per parlare della proposta di legge 145 della giunta regionale. L’obiettivo della manovra sarebbe avviare una sperimentazione di gestione congiunta tra pubblico e privato in ambito sanitario. Più nello specifico, consentirebbe al privato di gestire alcune strutture ospedalieri o servizi specifici del pubblico.

All’assemblea hanno preso parte i tre neoletti alla Camera e al Senato del territorio: Giuliano Pazzaglini, Tullio Patassini e Francesco Acquaroli. Presenti anche i consiglieri regionali Elena Leonardi e Luigi Zura-Puntaroni nonché i consiglieri comunali di minoranza Pietro Cruciani, Massimo Panicari, Gabriela Lampa e Mauro Bompadre.

Non erano presenti tuttavia né il sindaco Rosa Piermattei né qualcuno che facesse le sue veci e rappresentasse l’amministrazione. Quest’assenza ha peraltro destato parecchio dissenso ed è stata definita uno “sgarbo istituzionale”, proprio nei confronti dei tre onorevoli e dell’importanza che rappresenta la loro presenza a Roma per il territorio. 

 

comitato ospedale

 

Il consigliere Leonardi, vice presidente della commissione sanità, ha spiegato in cosa consiste la proposta di legge riflettendo sulla poca chiarezza in merito agli obiettivi che si vorrebbero perseguire: “Le sperimentazioni gestionali sono già normate con un decreto ministeriale del 1992. Lo scorso anno la giunta regionale ha presentato la proposta di legge 145 che recentemente è arrivata in Commissione Sanità. Personalmente ho votato contro, perché non è chiara la sua finalità”.

C’è già stata una sperimentazione di questo tipo nelle Marche, racconta Leonardi, all’ospedale di Sassocorvaro, ma la definisce un fallimento: “Da tempo in commissione ne chiedevamo i dati ma ce li hanno forniti su un foglio volante all’ultima riunione in cui avremmo dovuto esprimere il nostro voto. Se è andata male, perché vogliono riproporla?”. Ad aggravare il quadro, secondo il consigliere, il fatto che la Regione non abbia elaborato un piano sociosanitario, che dovrebbe essere la base di qualsiasi programmazione: “Quello delle Marche è scaduto nel 2014 e Ceriscioli disse che era uno strumento vecchio e non più idoneo, ritenendo che fosse meglio adeguarsi direttamente alle imposizioni del Governo. Questo è sbagliatissimo perché i dati e i numeri su cui si basano le normative nazionali sono parametri che non tengono conto delle esigenze che variano da territorio a territorio”.

Secondo Pazzaglini, gestione pubblica non è sinonimo di efficienza ma prima di affrontare qualsiasi proposta di legge, andrebbe fatta una riflessione sul funzionamento della sanità e su come gestirla al meglio: “Cosa funziona? Cosa non funziona? Prima avrei individuato delle priorità, e poi i modus operandi per gestirle. Interromperei l’iter di questa proposta di legge e mi confronterei con le amministrazioni comunali per cercare di capire in cosa concentrarsi. Spero in un atto di responsabilità della giunta”.

Il consigliere regionale Zura-Puntaroni ha fatto sapere, da parte sua, di aver già chiesto alla Regione Lombardia (dove c’è già questa gestione congiunta tra pubblico e privato) di mettere a disposizione un esperto che “possa venire da noi a illuminarci sulla declinazione della sanità nella loro Regione”.

Anche per Acquaroli è necessario uno stop dell’iter e una riflessione sugli obiettivi che si vogliono raggiungere in futuro: “Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad una politica regionale sanitaria volta allo smantellamento del sistema sanitario vigente e nessuno ad oggi riesce a comprendere dove si voglia realmente arrivare. Bisogna avere le idee chiare - ha aggiunto - perché il rischio è che si facciano dei danni per poi dover tornare indietro con un grande sperpero di denaro. A mio avviso il dibattito sulla 145 in questo momento è politicamente inopportuno e oltretutto bisognerebbe prima farsi una domanda: dove vogliamo arrivare da qui a 15 anni? Quale modello infrastrutturale possiamo garantire accanto a quello sanitario? Come vogliamo raggiungerlo? Credo che la Regione debba interrompere la discussione sulla 145 e su tutta la riforma sanitaria”.

 

Pazzaglini Acquaroliok

Pazzaglini Acquaroliok

 

Patassini, dal canto suo, si è soffermato sui danni che alcune politiche regionali hanno provocato in materia sanitaria e sul discorso dell’ospedale unico: “L’accentramento - ha detto - non sempre è sinonimo di qualità e risparmio. Teniamo le strutture che abbiamo e investiamo piuttosto sulle infrastrutture, anche tecnologiche. Per i servizi essenziali non c’è bisogno di allontanarsi dai territori e di accentrare. Qui c’erano delle eccellenze che sono state distrutte, come il punto nascite e credo che, quando i dati disegnano una Regione che sta invecchiando, che fa difficoltà a far crescere il tasso di natalità, decidere di chiudere i punti nascita sia una follia. Le scelte vanno fatte con la logica del territorio e l’amore per i cittadini. E senza l’attenzione dei consiglieri regionali questa proposta di legge sarebbe passata in sordina. Facciamo attenzione alle persone - ha concluso - gli algoritmi lasciamoli ad altri”.

A concludere è stato Marco Massei, vice presidente del comitato settempedano che ha esternato il timore per un disegno volto proprio a favorire l’intervento dei privati: “La mia paura è che l’ospedale unico sia un diversivo. Nel frattempo la Regione taglia i servizi e spoglia le piccole strutture. Un giorno si accorgeranno che non ci saranno i soldi per realizzare il presidio unico e il progetto naufragherà. In tutto questo la 145 non sarebbe casuale ma l’ultimo tassello di un disegno pensato a monte, per far intervenire il privato senza alcun limite. La proposta è ancor più grave dato che non c’è dietro una progettualità. Se fosse così - ha concluso - bisogna stoppare l’iter di questa proposta, mettersi a tavolino e capire qual’è il progetto, quali sono gli obiettivi”.

“Cosa dobbiamo fare quando i nostri figli si ammalano nel fine settimana o durante le festività? La guardia medica pediatrica è un segno di civiltà". L'aveva annunciata qualche settimana fa Cristina Marcucci, presidente dell'associazione Help Sos Salute e Famiglia, ed ora è partita la petizione con la quale si chiede l'attivazione della guardia medica pediatrica o, quanto meno, che le guardie mediche siano formate ad intervenire anche in caso di neonati o bambini. Perché ciò, dice Marcucci ma anche altre mamme che hanno segnalato la problematica attraverso diversi canali, non accade e la cosa si aggrava nei fine settimana, nelle ore notturne o nei giorni festivi.

"Il primo tentavo - si legge nella petizione - in casi di necessità è quello di chiamare il pediatra di libera scelta che purtroppo, spesso, non è reperibile. Poi la guardia medica, che non è un pediatra, e spesso alza le mani quando si trova a dover prescrivere farmaci a un neonato o bambino. Allora si prova a portarli al pronto soccorso più vicino sperando di non dover attendere interminabili ore". Già, perché a Macerata, nelle ore notturne, nei fine settimana e durante i festivi il medico pediatra è soltanto uno e deve far fronte alle esigenze del reparto, a quelle della sala parto e a quelle del pronto soccorso.

"Chi se lo può permettere - continua il testo della petizione - chiama un pediatra privato a pagamento. Non chiediamo di avere pediatri disponibili, perché sappiamo benissimo che c'è una grande carenza di queste figure, ma di dottori formati anche in ambito pediatrico che il fine settimana o nei festivi rispondano alle esigenze sanitarie dei nostri bambini".

In altre regioni, il servizio richiesto dall'associazione Help è stato attivato proprio grazie ad una efficace raccolta firme: "Garantire la guardia medica pediatrica tutti giorni, 24 ore su 24, è un segno di civiltà e rispetto. Chiediamo il contributo di tutti con una firma, affinché la regione e l'Area Vasta 3, dopo la chiusura di reparti pediatrici importanti di riferimento, cominci a pensare a come fornire questo servizio fondamentale ai propri cittadini. Confidiamo - conclude - in un esito positivo dato che la nostra regione si professa all'avanguardia sul piano sanitario”.

 

(Ecco il link per la petizione https://www.change.org/p/luca-ceriscioli-guardia-medica-pediatrica-gratuita-provincia-di-macerata?recruiter=756983038&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=share_petition&utm_term=share_for_starters_page)

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