Novità per l'organizzazione sanitaria regionale: è stato firmato ieri, infatti, un accordo temporaneo che sarà ratificato nella riunione dell’esecutivo regionale di lunedì prossimo in cui sono previsti 455 posti letto per pazienti No Covid-19 nella sanità privata.
La Regione Marche ha richiesto nei giorni scorsi all'Associazione italiana ospedalità privata tutte le disponibilità di posti letto da mettere in campo nella sanità privata per l'emergenza Coronavirus, sia per i pazienti Covid Positivi sia per i negativi. A seguito dell'interlocuzione, sono stati messi a disposizione 455 posti letto, esclusivamente per i pazienti No Covid-19 stabilizzati, ma non ancora pronti per il reingresso a domicilio, attualmente ricoverati negli ospedali del servizio sanitario regionale e in condizioni cliniche idonee ad essere trasferiti nelle strutture private (stabilizzazione post-operatoria, pazienti internistici post-critici, lungodegenza). 

Le strutture che hanno offerto la disponibilità sono le case di cura private Villa dei Pini di Civitanova Marche, Villa Verde di Fermo, Villa Anna e Stella Maris di San Benedetto del Tronto, Villa San Marco di Ascoli Piceno, Villa Igea di Ancona e Villa Serena di Jesi.

GS
Una conferenza stampa urgente è stata convocata ieri, 10 marzo, a Piediripa dal direttore dell'Area Vasta 3 Alessandro Maccioni per chiarire quanto deciso in mertito alla riconversione dell'ospedale di Camerino a Covid-Hospital, vale a dire a centro esclusivo di cura per pazienti positivi al Coronavirus. Presente il Governatore delle Marche Luca Ceriscioli, l'incontro è stato anche occasione per far conoscere anche la riorganizzazione dell'intera rete dei servizi sanitari del territorio.
Il direttore Maccioni chiarisce quanto fatto in meno di una giornata nell'ospedale di Camerino con il trasferimento dei pazienti a San Severino e in altre strutture sanitarie della zona, riattivando nello stesso tempo la rianimazione dove ora sono ricoverati alcuni pazienti affetti da Covid-19.
La solidarietà di chi è nato in una terra ferita e, nonostante la vita l'abbia portata lontano, non dimentica l'entroterra maceratese.
Chiara Antonelli, una matelicese trasferita in Emilia Romagna da qualche anno, ha lanciato una comapgna di raccolta fondi online per l'ospedale di Camerino.
Non appena ha saputo della conversione del nosocomio camerte a Covid-Hospital, la giovane ha pensato di poter mettere insieme le forze per la sua terra di origine.
"Ho pensato di organizzare una raccolta fondi per poter aiutare la struttura sanitaria di Camerino a fronteggiare l'emergenza del Covid-19 - ha scritto nell'appello della raccolta fondi - . Entrambi i miei genitori lavorano negli ospedali e so purtroppo la situazione qual è. Sono in contatto con ospedale e provveditorato al momento per cercare di avere coordinate più specifiche per quanto riguarda la donazione e soprattutto a cosa serviranno i fondi. Insieme cercheremo di capire dove sia meglio destinarli. Vi chiedo di non avere timore e di fidarvi insieme possiamo farlo! Vi prego - l'appello accorato della matelicese -. Bastano anche pochi euro ma facciamolo tutti Questo è il mio contributo per abbracciarvi e sostenervi da lontano! Siamo tutti una grande famiglia!".
Anche nella conferenza stampa di questo pomeriggio, il direttore dell'Area Vasta 3, Alessandro Maccioni ha confermato i movimenti di solidarietà in favore della sanità locale: "C'è una corsa di donazioni e posso essere testimone di tante associazioni ed imprese che si complimentano con il presidente Ceriscioli per lo sforzo che sta facendo per le direttive date. C'è chi sta facendo la raccolta in denaro, ma anche la Cassa Edile di Macerata che ci donerà un umidificatore attivo con generatore di flusso integrato dal valore di 13mila euro. Hanno messo in contatto le ditte e domani arrivano. Sono strumenti che aiutano il paziente che non ha necessità dell'intubazione a respirare. Donati sempre dalla Cassa Edile anche otto respiratori con maschere facciali. Questi sono esempi tangibili di come sta rispondendo il territorio".

GS
"Bisogna difendere il valore del sistema sanitario nazionale".
Così in una nota i rappresentanti di Fp Cgil Medici Marche.
"Crediamo - dicono - che in questa fase occorre garantire la massima protezione a chi deve curare:  le misure per lo smart working infatti sono inapplicabili per il personale medico per il quale invece è  fondamentale il "contatto", chiediamo quindi la certezza dei presidi, delle protezioni individuali e di tutti gli accorgimenti di natura organizzativa atti a ridurre al minimo il rischio.

Fondamentale - aggiungono - che si mantenga il confronto coi soggetti sindacali nei tavoli della dirigenza e del comparto in modo da orientare coerentemente le politiche sull'utilizzo delle risorse e sul fabbisogno del personale garantendo in primis investimenti in nuove assunzioni sopratutto nell'ambito della prevenzione e della gestione dell'emergenza.

Ad emergenza finita - concludono - , auspichiamo che si sarà compresa la valenza del servizio sanitario nazionale. Serviva un virus per capire l’importanza di avere un sistema sanitario pubblico e universale?".

GS

I casi di Coronavirus in crescita, regisrati in Lombardia, hanno aumentato la psicosi lungo l'intera penisola. In apprensione anche tanti maceratesi che negli ultimi giorni stanno intasando le linee del 118 per paura di aver contratto il virus, anche senza alcun sintomo riscontrato.
Nelle scorse settimane, infatti, Milano ha ospitato il Micam, il salone internazionale leader del settore calzaturiero e, vista la vocazione pellettiera della regione, sono stati molti i maceratesi che si sono recati in fiera.
Ora, dopo le notizie dei casi di Coronavirus in Lombardia, il timore di chi è tornato da Milano è quello di essere stato contagiato.
Tante, per questo motivo, le chiamate al pronto soccorso per chiedere consigli o chiarimenti sul contagio, anche se in realtà sono cittadini che non hanno nemmeno i sintomi del virus.
Intanto il presidente della Regione, Luca Ceriscioli anche tramite un post su Facebook, ha fatto sapere che al monento non ci sono casi nelle Marche: "Il centro diagnostico regionale di riferimento - ha scritto - ha comunicato che il risultato delle indagini sui tre casi monitorati è risultato negativo. Confermiamo che a oggi nelle Marche non abbiamo nessun caso positivo. Ciò non toglie che dobbiamo rafforzare tutte le attività di prevenzione".
Poi ricorda la prassi da seguire qualora ci fossero dei sintomi: "Quando si hanno dei sintomi non bisogna andare al pronto soccorso - scrive - ma chiamare al telefono il medico di medicina generale, cioè il medico di famiglia, o il medico di continuità assistenziale, affinché intervengano loro per gestire la situazione. Noi stiamo lavorando nella sala operativa da molte ore e lo faremo anche nei prossimi giorni, senza abbassare la guardia, senza creare inutili allarmismi. Tutto quello che è importante sarà via via comunicato ai cittadini. Sono già pronti, se serviranno, 57 posti per ospitare casi che dovessero rivelarsi, perché la macchina non aspetta l’ultimo momento ma si muove per tempo. Lavoriamo anche per proteggere chi lavora in sanità. Si fanno scelte che devono consentire a tutto il sistema di essere pronto. Non dobbiamo generare paura - conclude - , ma ognuno di noi deve fare la propria parte".

GS
Nuova riunione indetta dal comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino. L’appuntamento è per stasera alle 21 nella sede della Croce Rossa in viale Varsavia. Scopo sarà discutere dell’ormai nota determina 742 emanata dall’Asur Marche alle 23:40 del 31 dicembre e delle penalizzazioni che ha creato o creerà al Bartolomeo Eustachio: “Sono stati colpiti tre reparti - dice il vicepresidente del comitato, Marco Massei - radiologia, hospice e oncologia. A breve cercheremo anche di richiamare il sostegno dei nostri concittadini per una assemblea dove vorremmo illustrare quelle che secondo noi sono le motivazioni che hanno portato all’emanazione dell’atto dell’Asur e sarà anche dedicata ai medici che lavorano nella nostra struttura ospedaliera dando tutti se stessi e che, nonostante ciò, vengono penalizzati”. Ci sono anche importanti novità in merito al reparto di oculistica, un'eccellenza sanitaria grazie all’impegno del dottor Ramovecchi, che conta una lista d’attesa di oltre 2mila pazienti: “Stasera - conclude Massei - parleremo anche delle possibilità di implementazione di questo reparto”.

(in foto, da sinistra, il vicepresidente del comitato Marco Massei, il presidente Marco Marchetti, e il segretario Mario Chirielli)

g.g.
"Sono stata presa in giro, i miei cittadini sono stati presi in giro. Ho confidato nella politica, e l’amarezza più grande è stato scoprire questo tradimento di nascosto, alle 23:40 del 31 dicembre 2019. Siamo arrivati ad aiutarci tra sindaci perché oggi è capitato a San Severino, ma domani potrà succedere anche agli altri. Non ci fermeremo fino al ritiro della determina 742 e finché non sarà ridata dignità ad un territorio già provato dal sisma e dalle tante difficoltà che lo caratterizzano". Con queste parole del sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, si potrebbe sintetizzare quanto emerso ieri sera al consiglio comunale urgente che si è svolto al Cinema Teatro Italia. Presenti tantissimi primi cittadini della provincia ma non solo, della montagna ma anche della costa. E fra questi, qualcuno lo ha detto: "Finalmente". Finalmente i sindaci hanno capito che è l'unione a fare la forza, che da soli non si va da nessuna parte perché in politica sono i numeri che contano specie in questo delicato momento in cui si avvicinano le elezioni regionali. La sanità è materia regionale, anche se l'assessore regionale Angelo Sciapichetti, a cui sono stati riservati fischi e parole di malumore, ha affermato che "ci sono norme nazionali che dobbiamo rispettare altrimenti ci tagliano le risorse e ci commissariano. Non si può dare colpa alla Regione". Però esistono degli emendamenti alle norme nazionali e delle peculiarità per le zone montane in cui i parametri nazionali e le leggi fanno delle eccezioni. Sta di fatto che tutti i primi cittadini presenti (ma moltissimi altri non hanno potuto partecipare alla serata pur aderendo alla 'protesta' democratica messa in atto dalla Piermattei) hanno fortemente e fermamente criticato non solo la determina 742 che colpisce l'ospedale di San Severino, ma anche il piano sanitario regionale che passerà in consiglio regionale il 4 febbraio, definito "vuoto, inconsistente" e soprattutto, come ha ricordato il vicesindaco di Cingoli, Filippo Saltamartini, "privo dell'approvazione della Conferenza dei Sindaci che sarebbe prevista per legge"
Anche il direttore dell'Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, è stato fortemente criticato, in special modo dall'ex sindaco Manlio Rossi (tanto che il presidente del consiglio Sandro Granata ha dovuto richiedere l'intervento degli agenti della polizia locale per placare gli animi). Ha elencato tutti gli investimenti fatti fin ora a San Severino e non solo, i servizi attivati e affermato che "nulla cambia se una unità è definita semplice dipartimentale o solo semplice. Il modello organizzativo non ha nulla a che fare con i servizi e le prestazioni. La qualità la fa il medico, non il “grado” e su San Severino abbiamo investito circa 3milioni e 517mila euro". Però si è detta del tutto insoddisfatta il sindaco Piermattei che, in conclusione, ha ribattutto: "Non siamo mica stupidi, conosciamo la differenza fra unità semplice dipartimentale e unità semplice. Ci dovete dire qual è il futuro del nostro ospedale senza prenderci in giro, siamo stati colpiti dal sisma quindi vogliamo i servizi per un territorio già martoriato e soprattutto non mi fermerò finché la 742 non sarà annullata". 
I Comuni che hanno aderito all'iniziativa del sindaco Piermattei sono: Apiro, Belforte, Bolognola, Caldarola, Camerino, Camporotondo, Castelraimondo, Castelsantangelo Sul Nera, Cessapalombo, Cingoli, Civitanova, Esanatoglia, Fiuminata, Fiastra, Gagliole, Matelica, Montecavallo, Muccia, Pieve Torina, Pioraco, Poggio San Vicino, Pollenza, Sefro, Sarnano, Serrapetrona, Serravalle del Chienti, Tolentino, Treia, Ussita, Valfornace, Visso, Fabriano, Arcevia, Genga, Frontone, Mergo, Sassoferrato, Serra San Quirico, Cupramontana, Pergola, Cagli.

(Sul prossimo numero di Appennino Camerte, in edicola giovedì, è previsto un servizio di approfondimento)

g.g. 


 




Annuncia la partecipazione al consiglio comunale urgente convocato dal sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, ma anche un sit-in di protesta ad Ancona. È Giovanna Capodarca Agostinelli, presidente provinciale del comitato pro ospedali unici e vicepresidente regionale. 

“La volontà di protestare c’è sempre stata - racconta - e dalla costituzione del comitato regionale pian piano siamo cresciuti arrivando a contare 25 comitati che vanno da Ascoli a Pesaro. Ci sono anche quelli montani ovviamente. È come se si volesse dividere il mare dalla montagna ed è una cosa atroce, e oltretutto, chi è sulla costa è ritenuto privilegiato ma nella realtà vuole combattere insieme alla montagna per mantenere gli ospedali e per far sì che tutto resti come è. Solo così si può offrire un servizio veramente capillare accessibile a tutti, specie agli abitanti di quelle zone che sono già disastrate”. Peraltro, secondo la presidente, chiusure e tagli alle strutture dell’entroterra provocheranno un sovraffollamento in quelle della costa provocando una evidente difficoltà nella gestione delle richieste. 

E proprio a proposito di questo, il comitato provinciale sarà presente  dopodomani a San Severino per assistere all consiglio comunale indetto urgentemente dal primo cittadino a seguito della determina 742 dell’ultimo dell’anno: “E’ un atto scellerato, per non dire di peggio. Purtroppo ora è toccato all’ospedale di San Severino ma succederà anche agli altri. Nelle determine dell’Asur sono stati cambiati due vocaboli e questo la dice lunga. Prima si parlava di ‘area interna’ significando che i presidi erano riconosciuti come ospedale. Ora - spiega - si parla di ‘area vasta montana’ che sarà accorpata all’ospedale unico. E noi ci battiamo affinché non venga costruito. Questa dicitura permette anche di chiudere dei reparti ed è una cosa molto grave che sarà riproposta a tutta la Regione. Per questo - incalza - il primo atto che oggi colpisce San Severino ha fatto saltare sulla sedia noi comitati. Non è altro che l’anticipo di ciò che faranno dappertutto in un prossimo futuro”.

A San Severino parteciperà il comitato provinciale ma pare abbia aderito anche il sindaco di Civitanova, proprio a testimoniare che la battaglia sta assumendo un unico e comune obiettivo. 

“Finalmente i primi cittadini hanno capito che loro sono i responsabili della salute dei cittadini e che non possono appoggiare scelte così scellerate. Sappiamo che è stato invitato anche il governatore Ceriscioli - conclude - ma fin ora è sempre stato latitante. Eppure noi vogliamo parlare con serenità, chiediamo chiarimenti laddove non ci sono e dove c’è un atteggiamento fumoso”.

Il consiglio comunale a San Severino è in programma giovedì dalle 21 al Cinema Teatro Italia mentre il sit-in ad Ancona è previsto per il 4 febbraio dalle 10 nei pressi di Palazzo Leopardi, in via Tiziano 44.
L'obiettivo è quello di manifestare contro il nuovo piano sanitario regionale, la determina 742 che ha interessato l'ospedale settempedano, altre determine del 31 dicembre che "colpiscono servizi alle persone disabili", la sanità privata, e a favore pertanto di uba "sanità pubblica policentrica, equam universale e accessibile a tutti".
g.g.





"Sempre più tagli alla sanità con una popolazione che si impoverisce".
E' questo il grido di allarme del capogruppo in Consiglio Regionale per i Popolari Marche – UdC, Luca Marconi, al quale affianca una proposta per cercare soluzioni.
"Non possiamo non vedere - dice -  le difficoltà di un Servizio sanitario boccheggiante tra tagli, inadeguatezza gestionale e impossibilità, a volte, di garantire servizi, anche quelli essenziali. Infatti, sembra ormai inevitabile un inesorabile declino del nostro Servizio sanitario nazionale che, nonostante importanti aree di eccellenza sia professionale sia tecnologica, comincia ad abbandonare al proprio destino milioni di cittadini che non riescono più ad accedere a servizi, sia preventivi sia diagnostici, assistenziali e riabilitativi. Questo - continua Marconi - per la mancanza di risorse adeguate a fronte dell’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche. Ad esempio, secondo i dati statistici, nel 2024 ci saranno almeno 13 milioni di persone che soffriranno di almeno tre malattie croniche, e oltre 14 milioni nel 2034, pari rispettivamente al 20,2% e 22,6% della popolazione. Particolarmente rilevante il fenomeno tra gli anziani: nel 2024, infatti, a livello nazionale tale condizione interesserà circa 9 milioni di individui ultrasessantacinquenni, numero che salirà nel 2034 a circa 11 milioni. Lo scenario, quindi, ci mostra per il futuro una situazione di crescenti bisogni da parte di una popolazione sempre più anziana e disabile".

Poi un focus sulla povertà: "In Italia la crisi ha aumentato anche la povertà assoluta - dice - : tra il 2011 e il 2012 si è registrato un vero e proprio balzo nel numero delle famiglie e degli individui in condizione di povertà, salito rispettivamente del 33% e del 41%, con un ulteriore peggioramento nel 2013 e nel 2018. Molti studi hanno dimostrato che il livello di salute di una popolazione è fortemente correlato con la sua condizione economica".
Per questi motivi il consigliere Marconi propone che "vengano rimodulate le prestazioni erogate gratuitamente a tutti i cittadini, i cosiddetti Lea, Livelli essenziali di assistenza, in base a rigorosi criteri scientifici, destinando alla spesa privata quelli a basso valore; siano ridefiniti i criteri della compartecipazione alla spesa sanitaria e le detrazioni per spese sanitarie, tenendo conto anche del valore delle prestazioni e attuando al più presto un riordino legislativo della sanità integrativa e sia realizzato concretamente un piano nazionale della prevenzione".

GS

Azzerare le liste di attesa e permettere ai cittadini di ricevere nei tempi previsti le prestazioni sanitarie richieste. E’ questo l’obiettivo del sistema bonus-malus introdotto dal sistema sanitario regionale che, almeno nelle intenzioni, garantirà in pieno l’erogazione delle prestazioni nei tempi previsti dalla legge. Grazie al “bonus”, se la sanità pubblica non dovesse essere in grado di dare la prestazione, il cittadino verrà inserito in una lista di garanzia e richiamato in tempo utile per accedere al servizio, con il sistema sanitario regionale che si farà garante di trovare gli spazi opportuni. Di contro con l’applicazione di questo meccanismo scatterà invece il “malus” nel caso in cui un cittadino abbia prenotato una visita e poi non si presenti o non la disdica nei tempi, perché pagherà comunque il dovuto. “Servono ancora due mesi di lavoro per mettere a punto le misure organizzative di questo meccanismo che sancisce un nuovo patto di responsabilità tra cittadini e istituzioni sanitarie – spiega il governatore Luca Ceriscioli - Quando l’iter sarà ben definito per i cittadini sarà possibile avere la prestazione prenotata nei tempi dovuti: che sia una breve (10 gg), una differita (30/60gg), una programmata (180gg),sarà comunque erogata nel periodo previsto per legge.Quello che metteremo in campo è quindi un meccanismo di equità e giustizia perché, chi prenota e non utilizza gli spazi, li toglie a chi ne ha invece diritto o necessità Sono convinto che questo sia un sistema molto efficace che responsabilizza da una parte il sistema pubblico, che deve offrire, in ogni caso, la prestazione e responsabilizza anche ognuno di noi”.

Di seguito il comunicato della Regione Marche:

“Vogliamo azzerare le liste d’attesa. L’applicazione del “bonus malus” in sanità garantirà l’erogazione del 100% delle prestazioni nei tempi previsti dalla leggeOgni anno mediamente 2500 cittadini dell' av3 non ricevono la prestazione sanitaria nei tempi previsti, con questo provvedimento tutti avranno la risposta.

Servono ancora due mesi di lavoro per mettere a punto le misure organizzative di questo meccanismo che sancisce un nuovo patto di responsabilità tra cittadini e istituzioni sanitarie – spiega il presidente Luca Ceriscioli- Quando l’iter sarà ben definito per i cittadini sarà possibile avere la prestazione prenotata nei tempi dovuti: che sia una breve (10 gg), una differita (30/60gg), una programmata (180gg),sarà comunque erogata nel periodo previsto per legge.

Grazie al “bonus”, se la sanità pubblica non dovesse essere in grado di dare la prestazione, il cittadino verrà inserito in una lista di garanzia e richiamato in tempo utile per accedere al servizio. L’intero sistema sanitario regionale si farà garante di trovare gli spazi opportuni.

Scatterà invece il “malus” nel caso in cui un cittadino abbia prenotato una vista e poi non si presenti e non la disdica nei tempi (2gg lavorativi), perché pagherà comunque il dovuto. Il mancato annullamento della vista è una situazione che capita spesso nonostante il recall 7 giorni prima dell’appuntamento. Tutti i termini e i casi di esclusione della sanzione (ad esempio un lutto, sciopero dei mezzi pubblici o un incidente stradale) saranno indicati nella ricetta. Quello che metteremo in campo è quindi un meccanismo di equità e giustizia perché, chi prenota e non utilizza gli spazi, li toglie a chi ne ha invece diritto o necessità

Sono convinto che questo sia un sistema molto efficace che responsabilizza da una parte il sistema pubblico, che deve offrire, in ogni caso, la prestazione e responsabilizza anche ognuno di noi: quando abbiamo una vista programmata dobbiamo rispettare l’appuntamento.

Nel percorso di discussione delle misure di attuazione verranno coinvolti anche i Comitati di partecipazione dei cittadini che abbiamo già incontrato.

Sarà tutto trasparente, tutto chiaro perché sarà scritto nella ricetta entro quando si potrà disdire la visita e per facilitare tutte le operazioni di prenotazioni e di disdetta si sta creando una rete capillare che ad oggi comprende 40 laboratori di analisi (su 49) e 8 farmacie, una rete di sportelli aggiuntivi, oltre al Cup, che si sta creando. L’apertura di questi punti di prenotazione, senza nessun aumento di costi per la sanità regionale, crea una serie di condizioni favorevoli per i cittadini: è molto più facile il dialogo con l’operatore, soprattutto per la popolazione più anziana che ha bisogno di assistenza, la distribuzione sul territorio riduce gli spostamenti e i tempi per ottenere la prestazione ed infine alleggerisce il lavoro dei canali tradizionali riducendo le code. In questo nuovo percorso la ricetta elettronica (dematerializzata) è uno strumento molto importante per la gestione corretta della prescrizione e della prenotazione. Avere un codice identificativo numerico consente di disporre immediatamente di tutti gli elementi della prenotazione. La Regione ha attivato la ricetta elettronica da qualche mese e a febbraio siamo circa al 50% dei medici prescrittori che la fanno per i loro pazienti. Viene rilasciata dal medico del servizio sanitario nazionale e dai medici convenzionati (medico di famiglia, pediatra, specialista).

E’pronta e a breve sarà presentata anche un’app per le prenotazioni on line facilmente utilizzabile da tutti”.  

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