“Ai cuori concedi la pace” cantano le monache di clausura di Caldarola, dell’ordine delle Canonichesse Regolari Lateranensi. “Cantiamo, sempre cantiamo. Chi canta prega due volte” dice sorridendo la Badessa suor Maria Teresa mentre mi accoglie, insieme alle altre 10 suore, nella cappellina adibita a parlatorio nella struttura monastica che le ospita dopo il sisma. Sono delle SAE attaccate l’una all’altra, senza porte che le dividono ma con un corridoio dove ai lati ci sono le loro stanze e quelle di uso comune come il refettorio, la cappellina e una stanza per i lavori dove vedono anche la tv ma poche volte, solo quando c’è Papa Francesco. Arrivano tutte dalle Filippine tranne la più anziana, Suor Maria Paola, l’unica italiana che ha tramandato alcune abitudini del monastero caldarolese e una ricetta speciale come quella delle “spighette”, un dolce tipico che in passato usavano fare. Vivono di offerte e della Provvidenza ma anche di ciò che riescono a produrre dal loro orto. Ognuna rispetta i suoi uffici, le regole della vita comune sono scandite dalla preghiera, sempre presente durante la giornata che inizia all’alba.
Si informano grazie alla gente che le viene a trovare e leggendo l’”Avvenire” che viene recapitato quotidianamente. Sono cordiali e solari, impeccabili nei modi e nel loro abito di cui ogni giorno si prendono cura. Stare nelle SAE, molto più piccole rispetto al grande Monastero inagibile vicino al Castello Pallotta, per loro da una parte è un bene perché altrimenti le spese da sostenere per mandare avanti quella struttura sarebbero troppo pesanti. Nelle casette invece tutto è più a portata di mano. Inoltre grazie alla generosità di chi le viene a trovare, a loro non manca nulla o meglio, si fanno bastare ciò che hanno.

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Fuori dalle case, un grande orto ruba lo sguardo alla campagna circostante. Nel giardino hanno parcheggiata una roulotte donata, usata da alcune di loro dopo il sisma, mentre altre sono state ospitate dai caldarolesi prima di andare nel loro monastero romano. Sono tornate a Caldarola nell’aprile del 2018 e qui vivono la loro vita insieme. A quello che serve, oltre alla Provvidenza, ci pensa qualche abitante vicino che le aiuta ad esempio ad alimentare il forno, frutto di donazione, con la legna che viene loro regalata e tagliata sul posto.

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Le medicine vengono consegnate a domicilio. Due di loro hanno preso da poco la patente per rendersi più indipendenti e per le necessità che possono sopraggiungere alla comunità. La loro vita scorre in preghiera nel ringraziamento al Signore, confidando sempre nella Sua misericordia. Se le andate a trovare ne saranno liete. Se porterete con voi qualcosa sarà loro gradito, come la vostra presenza. Anche voi ne prenderete un po’ di quella calma e di quella armonia che regnano in questo luogo di pace.    

Barbara Olmai


L’intervista andrà in onda nella Rubrica radiofonica “Ricostruire la speranza. Un viaggio nel cuore del sisma”, mercoledì alle ore 10:10 e alle ore 22:10 sulle frequenze di Radio C1 in Blu. Le repliche andranno in onda domenica alle ore 9:10 e lunedì alle 21:00. 
Sarà poi disponibile il podcast scaricabile sul nostro sito.

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