Notizie di spettacolo nelle Marche
Spostamenti tra comuni in zona rossa: i massicci controlli delle Forze dell’Ordine nello scorso fine settimana, su disposizione della Prefettura, hanno portato al riscontro di 14 violazioni al divieto di trasferimento tra comuni senza giustificato motivo. È quanto fa sapere la Compagnia dei Carabinieri di Civitanova Marche: il preoccupante numero di contagi in provincia ha suggerito maggiore sorveglianza nei luoghi noti di aggregazione e sulla strade ad alta frequentazione, alla luce dell’inasprimento delle misure di tutela collettiva per il contenimento dell’epidemia in atto che vede la Regione Marche inclusa in zona rossa.

Controllate circa 70 attività commerciali e identificate oltre 150 persone.  14 le violazioni, diverse delle quali proprio a Civitanova Marche in orario notturno.

Intervento anche in nottata: un automobilista, dopo aver demolito parte della recinzione metallica del canale Castellara in Via Civitanova della città rivierasca,  è risultato positivo all’alcol test, con tasso superiore ad 1,50 g/L. È stato deferito all’Autorità Giudiziaria maceratese: ritiro immediato della patente e sequestro del veicolo, oltre al ripristino dello stato dei luoghi.

Nei prossimi giorni, in linea con le politiche di prevenzione, saranno rafforzati i controlli nelle aree urbane potenzialmente interessate da fenomeni di assembramento e moltiplicati i posti di controllo per la verifica degli spostamenti tra comuni, con particolare attenzione in corrispondenza delle giornate immediatamente prossime alle festività pasquali.

l.c.
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Dati positivi e una decisa accelerazione per quanto riguarda i progetti di ricostruzione post sisma: è quanto emerso dall’incontro online dello scorso fine settimana tra i vertici della Regione Marche – il Presidente Acquaroli e l’assessore alla ricostruzione Castelli – il commissario Legnini, il subcommissario Goffredo e il direttore dell’Ufficio speciale ricostruzione Babini.

Il Presidente Acquaroli ha dato lettura dei dati: “Dal confronto è emerso un dato molto positivo che denota un’accelerazione estremamente rilevante rispetto all’andamento e all’approvazione dei progetti di ricostruzione degli edifici danneggiati. Da fine dicembre 2020, cioè dal momento dell’insediamento del direttore Babini, ad oggi, i decreti emessi dall’Usr Marche sono passati da 4427 a 5689, con un aumento di 1262 decreti in circa tre mesi, e un aumento significativo anche nei Sal finali, che corrispondono alla chiusura degli interventi di ricostruzione, passati da 2219 a 3039, con un incremento di 820 nello stesso arco di tempo, anche per effetto dell’ordinanza 100”.

Nel corso dell’incontro sono state anche esaminate le istanze pervenute dai Comuni destinatari di ordinanza speciale in deroga. Il prossimo 31 marzo potrebbero già essere licenziate le prime ordinanze specifiche per le esigenze puntuali di semplificazione rilevate.

L’assessore alla ricostruzione Guido Castelli ha commentato: “Ci concentreremo ora sul Recovery Plan terremoto attraverso una campagna d’ascolto dei sindaci, che convocheremo entro la prima decade di aprile”.

Ampio spazio sarà dedicato alla definizione della proposta di utilizzo della cifra pari a 1,78 miliardi che Draghi ha confermato essere destinata alla rigenerazione socioeconomica delle aree del sisma.

“Proposte che saranno poi convogliate nel pacchetto che le Marche intendono presentare al Governo – ha concluso Castelli – e proprio per questo il Presidente Acquaroli ha invitato ad Ancona il Ministro agli affari regionali Maria Stella Gelmini per un confronto sulle istante marchigiane inerenti al PNRR”.

La Giunta regionale ha inoltre chiesto alla Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Regionale di calendarizzare una seduta straordinaria aperta dell’assemblea legislativa: l’obiettivo è di fare il punto della situazione in merito alla ricostruzione post-sisma, a circa sei mesi dall’insediamento della nuova amministrazione regionale.

l.c.
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Dopo giornate molto critiche sul fronte pandemico e una prima settimana di marzo che ha registrato un picco dei contagi, migliora la situazione ad Esanatoglia. "L'ultima settimana mostra un trend in leggero calo- riferisce il sindaco Luigi Nazzareno Bartocci-, la situazione si è dunque stabilizzata ed è iniziata  la fase di discesa. La prossima settimana dovrebbero arrivare a guarigione altri 20-30 cittadini quindi dovremmo scendere sotto i 100 casi di positività al covid. Chiaro che sitratta sempre di numeri da tenere sotto controllo- sottolinea il primo cittadino-. Nulla vieta che infatti possa riprendere qualche focolaio motivo per cui mai si deve abbassare la guardia e fondamentale è il rispetto di tutte le misure e attenzioni. Speriamo che il regime di zona rossa ci aiuti a contenere il movimento delle persone".  ondizioni in via di miglioramento anche per la Casa di Riposo  dopo il focolaio di covid-19, causa di diversi decessi e di un numero consistente di contagi tra gli ospiti della struttura. "Diciamo che formalmente gli anziani ospiti sarebbero ormai tutti guariti ma il riscontro della positività, vista la situazione delicata della struttura, continua in molti casi anche oltre i canonici 21 giorni . Abbiamo poi cinque-sei soggetti che debbono completare l'ultima fase di screening ma per il resto possimao dire che stanno tutti bene e che l'emergenza è ormai pressochè completamente rientrata".  
In corso, secondo il piano vaccinale nazionale le somministrazioni del vaccino anti-covid "Anche all'interno della Casa di Riposo   - aggiunge il sindaco di Esanatoglia- sono stati vaccinati tutti i i soggetti che ne avevano i requisiti. Speriamo che le vaccinazioni aumentino inj generale sempre di più - conclude-. Le nostre aziende hanno tutte aderito alla proposta riguardante la vaccinazione del settore. Visto lo stop su AstraZeneca che ha poi ripreso ad essere sommnistrato, stiamo ora attendendo disposizioni ma come comune, qualora vi sia la possibilità, siamo sin d'ora disponibili a mettere a disposizione ogni struttura adatta allo scopo così da aumentare il numero delle vaccinazioni".

c.c.  
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Nel periodo della seconda guerra mondiale L’Appennino Camerte ha fermato le sue uscite dall’11 settembre 1943 (data dell’ultimo numero) al 9 dicembre 1944 (quando è tornato nelle case degli abbonati e nelle edicole). Uno stop comprensibile che non è comunque riuscito a nascondere quanto era avvenuto nel territorio circostante in quei mesi senza stampa. 
Ne è l'esempio l’eccidio di Montalto, avvenuto il 22 marzo 1944 (oggi ne ricorre l'anniversario) nell’omonima località di Cessapalombo.
Un fatto che i nostri paesi conoscono bene e che ogni anno ricordano grazie all’impegno dei Comuni coinvolti e dell’Anpi.

Nel periodo della tragedia, che segnò la tragica fine di 32 giovani, non fu possibile per L’Appennino Camerte raccontare la vicenda, ritrovata però tra le pagine dell’edizione del settimanale pubblicata in quattro “puntate” a partire dal 10 marzo 1945, esattamente nel periodico di 76 anni fa.

Non appena il settimanale riprese la stampa, infatti, nel secondo numero partì un appuntamento dal titolo “Documentari de la tedesca rabbia” in cui, in ogni uscita, venivano raccontati i fatti accaduti nel territorio, durante il periodo silente.

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“Sotto questo titolo - si legge nella prima uscita della rubrica - presenteremo ai lettori, nella certezza di far cosa gradita, la relazione dei fatti più notevoli svoltisi negli ultimi mesi prima della liberazione. Gli avvenimenti saranno ricostruiti su fonti autorevoli e con spassionato criterio di oggettività”.

Interessante la premessa e come “il cronista” che firmerà ogni articolo sotto questo appellativo, senza mai rendere noto il suo nome, abbia voluto precisare il criterio di oggettività. Quasi una conferma di quanto fosse difficile all’epoca fare giornalismo e raccontare fatti. Ecco, quindi, la scelta di “nascondersi” dietro ad una qualifica, quella del cronista, che non ci permetterà mai di scoprire a chi appartenesse la penna che ha raccontato quelle tragedie. I racconti cominciano con l’eccidio di Morro, per passare al versante camerinese dei Sibillini, Macereto, Capriglia, fino al “tramonto di sangue del 24 giugno a Letegge, Pozzuolo e Capolapiaggia”. Solo nei numeri successivi si parla di Montalto e questo dimostra che nella linea stabilita per l’uscita dei fatti non è stato scelto il criterio temporale, bensì geografico.

“Dei fatti che prendiamo ora a raccontare - scrive il cronista - hanno dato resoconti, più o meno discordi ed esatti, periodici marchigiani ed un settimanale romano. Ci limiteremo - precisa - a un conguaglio sommario di quanto è già stato pubblicato, dando particolare rilievo a quanto informazioni dirette ci hanno precisato”.

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I nomi dei massacrati a Montalto

Una premessa che ci permette di percepire come il tempo sia trascorso tra le pagine di questo settimanale ed anche nella nostra memoria. Perchè se oggi, per noi, l’eccidio di Montalto è storia ed i fatti che lo caratterizzano sono arrivati fin qui tramite il passaggio di eredità tra più generazioni, il cronista di quell’Appennino Camerte potè trattare quella tragedia come noi oggi raccontiamo i fatti quotidiani di cronaca; erano contemporanei come per noi i racconti del sisma e della pandemia. Due guerre diverse rispetto a quella del 1944, ma che ci ricordano come potrebbero restare nella storia. E’ possibile che tra cento anni, qualche giornalista, riprenda le pagine di questo longevo settimanale per scoprire come i suoi predecessori hanno raccontato questi difficili momenti.

Tornando all’eccidio di Montalto, gli dedicarono più puntate 76 anni fa, noi continueremo a fare altrettanto nelle edizioni in uscita in questo periodo.

GS
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Il Consiglio Comunale di Valfornace ha adottato a larghissima maggioranza la proposta di Programma Straordinario per la Ricostruzione, così come previsto dall’Ordinanza del Commissario Straordinario Legnini.

È questo uno strumento strategico per il comune più giovane della provincia di Macerata, in quanto pone le basi per gli interventi volti a potenziarne le eccellenze.

Gli obiettivi strategici individuati puntano infatti sulla valorizzazione delle potenzialità ambientali e culturali del territorio, rendendo ancora migliore la qualità della vita, sull’aiuto al ripopolamento del territorio, puntando sulla qualità dei borghi e delle frazioni, sull’investimento nelle infrastrutture soprattutto quelle digitali, per rendere il territorio più “smart”, nonché sulla messa a sistema delle eccellenze storiche, architettoniche, artistiche, culturali e imprenditoriali.

Gli interventi prioritari e preliminari puntano anzitutto sul recupero delle eccellenze presenti, come il Castello di Beldiletto e il Convento di S. Francesco a Pontelatrave, Palazzo Marchetti e la Torre Colombaia della località Campi, Palazzo Fani con il miglioramento della viabilità di accesso a Pievebovigliana,  sul miglioramento viario della località Nemi, ma anche sulla delocalizzazione degli uffici strategici comunali, dei musei e delle residenze economiche e popolari di Via Roma nonché sul recupero del Cineteatro comunale.

L’atto prevede inoltre il superamento della “perimetrazione” di Nemi, mentre punta a mantenere quella di Villanova previo aumento delle risorse per le indagini geologiche necessarie per un intervento strutturale di lungo periodo.

Parte integrante del Programma Straordinario per la Ricostruzione sono inoltre le Linee guida per la Ricostruzione, il documento che stabilisce i criteri volti a salvaguardare i caratteri architettonici del territorio, che rappresentano un tratto caratteristico dei borghi costituenti Valfornace.

L’Amministrazione comunale potrà inoltre usufruire di un contributo del Commissario per aggiornare ed integrare il programma, successivamente alla sua approvazione, al fine di dettagliarne gli interventi, consentendo la realizzazione degli obiettivi strategici individuati. Inoltre con l’aggiornamento il Comune di Valfornace potrà tener conto delle ulteriori esigenze connesse alla ricostruzione non solo dei centri storici, ma anche di tutte le atre frazioni.
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Un'iniziativa di successo la sperimentazione nell'ambito della ricostruzione post sisma del cosiddetto badge di cantiere, che consente la connessione tra le banche dati delle casse edili che gestiscono i dati sulle presenze nei cantieri con quella dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione e degli Uffici dell’Anticorruzione del Ministero dell’Interno e che permetterà di rendere sempre più trasparente l’attività dei cantieri stessi.

Dopo le adesioni del presidente della provincia Pettinari, dell'arcivescovo di Camerino - San Severino Marche Francesco Massara, del dirigente della Cedam Cassa Edile delle Marche, del rappresentante legale di MIC S.r.l., dell'Università degli Studi di Camerino e del sindaco di Castelsantangelo sul Nera Falcucci sono giunte anche quelle dell’Associazione nazionale costruttori edili (A.N.C.E.) di Macerata che ha indicato cinque cantieri e del vescovo di Macerata Nazzareno Marconi che ha indicato un cantiere a dimostrazione della capacità del sistema di raggiungere gli obiettivi pianificati in sede di protocollo.

L’iniziativa fa dunque registrare un interessamento sempre più diffuso, grazie al quale il modello Macerata registra ulteriori passi in avanti per la legalità, la sicurezza e la salute nei cantieri che saranno interessati dalla ricostruzione.

Un progetto, quello del badge elettronico, che si pone quale obiettivo ambizioso quello della prevenzione nei cantieri di possibili infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, ma anche di assicurare il rispetto delle regole contrattuali, retributive e contributive e che sia garantita, in questo particolare momento storico interessato dalla pandemia, l'osservanza della normativa anti-Covid con particolare riferimento al rispetto del divieto di assembramento all'interno dei cantieri mediante il controllo elettronico migliorando quindi i livelli di salute e di sicurezza sul lavoro con riduzione del rischio epidemiologico.

f.u.
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L'attore e regista  Simone Riccioni ha girato questa mattina a Pioraco alcune delle scene che andranno a comporre la nuova storia del film "E tutto iniziò a tremare" . Lo scorso febbraio, tratto da un romanzo dello scrittore maceratese David Miliozzi che ne è sceneggiatore, era stato presentato il primo cortometraggio ma, come già preannunciato allora, la troupe sarà impegnata nella realizzazione di altri tre cortometraggi le cui scene interessano oltre Pioraco anche Macerata e San Ginesio.
Il comune di Pioraco ha patrocinato l'iniziativa e, nel fare gli onori di casa, il sindaco Matteo Cicconi ha accolto l'attore e regista di Corridonia facendosi portavoce del saluto dell'intera comunità. "Un'iniziativa tra l'altro sponsorizzata dall'azienda locale  Fimic S.r.l. che fa capo al dott. Claudio Cioli- afferma Cicconi-. La troupe è arrivata ieri e proprio alle prime luci dell'alba Simone Riccioni ha girato delle scene del film. Le riprese hanno in particolare riguardato l'ormai famosa area dei 'vurgacci' e la caratteristica e suggestiva cascata nonché la "passerella del bacio", con la realizzazione di scene lungo il fiume. 
Siamo davvero onorati che Simone abbia scelto Pioraco e riteniamo importante questa bella opportunità per la promozione del nostro territorio. Con la primavera che fa il suo ingresso proprio oggi, l'auspicio è che le prospettive di rinascita e di ripresa riguardino tutti, ivi compreso un settore di fondamentale importanza come quello dell'arte, della cinematografia e della cultura in generale, anch'esso messo a dura prova dala pandemia". 

c.c.

Nella foto da sx, l'imprenditore Cioli, l'attore e regista Riccioni, il sindaco Cicconi
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Una convenzione tra Regione e diversi ordini professionali marchigiani che possa, da un lato, accelerare la campagna vaccinale e, dall’altro, alleggerire sia a livello temporale, sia a livello di abbattimento dei costi la Regione da un onere che si sta dimostrando eccessivamente gravoso per le sue sovraccariche e sottodimensionate strutture sanitarie. È lo scenario che si sta delineando in questi giorni all’assessorato alla sanità delle Marche, ed è una decisione che necessariamente deve attivare delle riflessioni sotto diversi profili.

Il modus operandi ipotizzato dall’amministrazione Acquaroli prevedrebbe, qualora l’afflusso delle dosi dovesse rivelarsi congruo o superiore alle aspettative, che gli ordini professionali si occupino, appoggiandosi a strutture private a loro discrezione, della somministrazione dei vaccini ai propri iscritti. Sostanzialmente si tratterebbe di delegare una fetta della campagna vaccinale al privato, con gli ordini professionali a fare da intermediario. 

Il primo interrogativo che questa soluzione porta con sé è quello dell’eterna diatriba sull’effettiva efficacia del servizio sanitario pubblico. Come avrebbe potuto un apparato – costantemente e storicamente – intasato e sovraccarico, ottemperare alla mole di lavoro richiesta da una situazione emergenziale come quella causata dal Coronavirus? Come spesso accade la delega al privato è la strada più breve e più semplice. In linea teorica non ci sarebbero problemi: la privatizzazione risponde a logiche di ottimizzazione ed è capace di ridurre sprechi di tempo e denaro, ma la Regione è tenuta a esercitare una costante vigilanza per evitare il profilarsi di dinamiche che tendano a favoritismi di classe. Senza un adeguato controllo è semplice immaginare uno scenario in cui due persone non inserite tra le categorie a rischio, con l’unica discriminante dell’appartenenza o meno a un ordine professionale, possano ricevere in tempi diversi la somministrazione del vaccino, con logiche di classe non tollerabili in una società democratica.

In seconda battuta, l’eventuale campagna vaccinale delegata innesca domande legate ai criteri di definizione delle categorie prioritarie: le linee del Ministero della Salute sul completamento della Fase I della vaccinazione – quella che prevedeva la somministrazione agli operatori sanitari e socio-sanitari pubblici e privati, al personale e agli ospiti delle strutture per anziani e gli stessi anziani ultra ottantenni –, e gli indirizzi per la Fase II – pazienti con comorbilità, disabilità, gruppi sociodemografici proni a patologie, Forze dell’Ordine e operatori penitenziari, ultrasessantenni, lavoratori nel settore dei servizi essenziali – non prevedono deroghe. Conseguentemente la delega al privato tramite gli ordini professionali dovrebbe sottintendere l’appartenenza di questi a una delle categorie a rischio. L’esercizio logico che segue è intuitivo: tutti gli aventi diritto alla vaccinazione, ovvero appartenenti alle categorie previste dal Ministero, sarebbero già vaccinati, resterebbero gli iscritti agli ordini non appartenenti alle fasce indicate. Per quale motivo un professionista iscritto a un ordine dovrebbe avere la precedenza su un pari età che non gode della stessa posizione lavorativa? Si dovrebbe giustificare la priorità. È quanto ha tentato di fare Massimo Miani, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili, seguito dal dottor Carlo Cantalamessa, Presidente dell’ ODCEC di Ascoli Piceno: entrambi hanno sostenuto come la professione che rappresentano sia di primaria importanza per il paese, e questo articolo non intendere mettere in discussione né la nobiltà né l’utilità di una professione su un’altra, ma soltanto sottolineare uno scenario che, volenti o nolenti, andrebbe a vantaggio di una categoria solo in ragione dell’esistenza di un forte organo che la rappresenti.

In terza e ultima istanza va sottolineato il rischio dovuto a possibili scorciatoie non consentite. Ancora una volta è necessario che la Regione – è sua responsabilità – garantisca che nessun operatore della potenziale catena di deleghe trovi il modo di approfittare di una situazione emergenziale che tocca tutti e che rischia di rappresentare l’ennesimo capitolo farcito di favoritismi, classismo e discriminazione della nostra storia.

Il dottor Tommaso Pietropaolo, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ascoli Piceno, ha parlato di “scelta politica” dell’amministrazione: ancora, è legittima e giusta la ricerca di ottimizzazione dei costi, ed è quello che si chiede a un buon amministratore anche in situazioni non drammatiche come questa. Ma l’ottimizzazione deve e dovrà sempre essere subordinata al rispetto del principio di uguaglianza su cui si fonda il nostro Stato. Eventuali discriminazioni positive in ragione dell’appartenenza a una determinata categoria professionale potrebbe sembrare prerogativa dei regimi settecenteschi, non del ventunesimo secolo.

Lorenzo Cervigni


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È stato approvato e, dunque, finanziato dall’Ufficio Speciale per la ricostruzione l’importo di 640mila euro per la demolizione del tribunale di Camerino, oggi in piazza Giuseppe Mazzini, nel cuore della zona rossa, in centro storico.

Si tratta dell’opera di abbattimento più grande dopo il sisma 2016. Una struttura, costruita nel 1966 ed inaugurata nel 1970, gravemente danneggiata dalle scosse che hanno provocato crolli e pareti esterne praticamente sventrate. La struttura si trova nel punto più alto della città ducale, dove partirà a giorni la ricostruzione del primo edificio privato che ospitava diverse famiglie e dove a breve si riuscirà a riaprire il tratto di via XX Settembre che si ricollega a corso Vittorio Emanuele II (tornato percorribile a fine gennaio), uscendo così, anch’esso fuori dalla zona rossa.

“Compatibilmente con gli altri cantieri, cercheremo di partire quanto prima con l’abbattimento – ha detto l’assessore ai lavori pubblici Marco Fanelli – L’importo destinato alla demolizione sarà di 640mila euro. La destinazione del palazzo e l’assetto urbanistico della piazza sarà, poi, deciso dai piani attuativi delle aree perimetrate che prevedono anche una fase di confronto diretto con i cittadini”.

Intanto proseguono le demolizioni in altre zone della città ducale, a ridosso delle mura cittadinee nelle frazioni. Nel cronoprogramma è, infatti, previsto l’abbattimento di altri palazzi. Parallelamente vanno avanti a passo spedito i lavori per la nuova sede provvisoria comunale, finanziata con i foni del sisma 2016 dalla Protezione Civile, nel quartiere Vallicelle, in cui saranno trasferiti tutti gli uffici dell’ente.
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Si apre alla partecipazione delle idee dei cittadini la valorizzazione di due quartieri storici della città di Tolentino.

In questi giorni i cittadini residenti nei quartieri "Fondaccio" e "Montecavallo" di Tolentino, riceveranno una lettera con la quale vengono informati dal Sindaco Giuseppe Pezzanesi e dall’Assessore all’Urbanistica Fausto Pezzanesi, che il Comune sta revisionando il proprio Piano Particolareggiato delle Aree Storiche - PPAS, teso a valorizzare il patrimonio storico esistente, tenendo conto delle necessità di ricostruzione post sisma 2016.

Questa valorizzazione e sostenibilità del Centro Storico – ricordano il Sindaco e l’Assessore - passa inevitabilmente attraverso la sua fruizione ed uso quale luogo di vita da incentivare rivitalizzandolo e rifunzionalizzandolo strategicamente per mezzo ad esempio di un rinnovato comfort abitativo che attiri giovani famiglie, di nuovi e qualificati spazi per una maggiore godibilità e sicurezza urbana, di nuove e integrate funzioni favorite dalla possibilità di adattamento dei contenitori privati e pubblici.

L'Amministrazione Comunale allo scopo ha attivato una ricognizione di proposte provenienti dai singoli cittadini e dai relativi tecnici, proprietari di immobili ubicati nelle zone "Fondaccio" e "Montecavallo" ed invita gli aventi diritto su immobili e aree ricadenti nelle zone, a far pervenire all'Ufficio Tecnico la propria proposta a richiedere un appuntamento di approfondimento delle tematiche. Le proposte possono essere presentate da soggetti privati singoli o riuniti in consorzio o associati tra loro, nonché società, enti o altri soggetti che godano della piena disponibilità degli immobili delle aree. Trattandosi di sola ricognizione, l'a.c. ricorda che le proposte pervenute costituiranno esclusivamente manifestazione di interesse senza in nessun modo rappresentare impegno concreto sia da parte del proponente che da parte dell'Amministrazione, la quale procederà alla loro valutazione sulla base degli obiettivi specifici, nonché proposti dalla Revisione ed Aggiornamento del PPAS, per poi promuovere eventuali specifiche azioni attuative.

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Radioc1inblu

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