Non è la prima volta che prliamo dei ‘luoghi del cuore’, di quelli che Capossela, cantando, definisce “i luoghi dove si amò la vita”.
Leggendo un post di Stefano Russo sulla pagina Facebook Mondo Camerte si intuisce subito che Camerino, per quello che negli anni ‘90 era uno studente fuori sede e oggi è avvocato nella sua Taranto, è un luogo del cuore. Russo è l’esempio della ricchezza che Camerino offre a chi la visita e la vive, anche se per poco tempo; la conferma che la forza della gente di montagna sa lasciare un segno indelebile nei cuori di chi la conosce e le parole che Stefano Russo usa per descrivere i ricordi che sono ancora vivi nella sua anima dovrebbero essere un segnale di speranza e una spinta a non mollare, continuando a credere in un domani migliore.

“Mi sono laureato a Camerino a febbraio del 1990 - racconta Stefano Russo - . Provenivo da un’altra sede in cui ho avuto dei problemi e mio cugino mi suggerì di andare a Camerino smentendo che la facoltà fosse più semplice. Semplicemente era meno affollata, con un rapporto diretto con i docenti, molto bello, gratificante ma soprattutto umano. Studiai come un pazzo e mi trovai benissimo”.

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Russo nel giorno della sua laurea


Cosa ricorda della città?

Ricordo tutto. io abitavo in via Medici, in una splendida mansarda affacciata sulle colline. Era di proprietà di una famiglia meravigliosa di cui ho uno stupendo ricordo. Ho memoria di ogni angolo della città e dopo trent’anni è come se stessi ancora lì. Non ho alcun ricordo negativo né per quanto riguarda la gente e né per i luoghi che adoravo.

Ci sono delle persone o degli aneddoti che porta nel cuore?

Un mio amico greco che studiava all’università mi presentò padre Onorio che occupava l’eremo di Valpovera, ma si trovava a Renacavata per motivi di salute. Ricordo che la prima cosa che fece, intuendo la mia disponibilità, fu darmi le chiavi di una grande voliera che si trovava a Valpovera e mi chiese di occuparmi degli uccelli che custodiva. Io accettai e andavo a dar da mangiare agli uccelli un paio di volte alla settimana; Presi anche l’abitudine di andarci a studiare: gironzolavo con il libro in mano in quei sentieri.
Tutto rende indimenticabile quel tempo.

E’ mai tornato a Camerino?

Sì, più volte. L’ultima nel 1997, dopo il terremoto di quell’anno, perchè nel 1996 mi sposai e volli portare mia moglie a vedere quei luoghi che per me erano stati importanti e continuano ad esserlo. Ogni tanto mi ritrovo su Google Maps a gironzolare per le strade di Camerino. Ammetto che sia una cosa curiosa da sentire, perchè magari chi ci vive lo trova normale, mentre chi è lontano ne conserva un bel ricordo. Ogni tanto mi piace davvero ‘passeggiare virtualmente’ per le stesse strade in cui gironzolavo più di trent’anni fa. Camerino mi è rimasta nel cuore.

Il sisma l’ha mutata, ha visto i cambiamenti?

Ho dificioltà a riconoscere qualche zona. I miei voli pindarici telematici mi portano più spesso in centro rispetto alla periferia. Sulla pagina Facebook Mondo Camerte leggo, ogni tanto, di qualcosa che viene restituito alla comunità e ne gioisco. Mi colpisce vedere l’entusiasmo di tanti cittadini che credono in questa rinascita e devono continuare a farlo. Non solo hanno le capacità e la forza, ma anche quella determinazione di rimanere lì nonostante i problemi. Sanno di vivere in un posto meraviglioso e devono riuscire a recuperarlo. Ci sono tanti paesi fantasma in giro per l’Italia che sono tali perchè la gente ha rinunciato a rivivere in quei posti. Non c’è niente di più bello, invece, che salvare una memoria così bella.

Se ha vissuto a camerino saprà che la tenacia fa parte dell’indole della gente di montagna.

E’ la cosa che mi piacque subito: gente schietta, sincera, a volte tagliente come un rasoio ma a me è così che piacciono le persone. Comunque sempre sorridenti. Di Camerino ricordo il sorriso della gente; un sorriso che ho davanti agli occhi, come se li vedessi adesso. Ricordo il titolare di un pub che c’era in piazza “Le piccole ore” dove trascorrevo buona parte delle mie serate e tanta gente che ricordo spesso come se li avessi ora davanti alla mia scrivania. Quelli a Camerino sono stati i tre anni più belli della mia vita. Ho avuto altre emozioni, gioie immense, ma se penso alla felicità penso ai miei tre anni a Camerino.

I social le permettono di essere più vicino a questa città.

Io rimasi in attesa per mesi prima di essere incluso nella pagina Mondo Camerte. Ero certo di non essere accolto perchè non sono del posto, ma sono stato felicissimo quando sono entrato. Intervengo nei commenti in punta di piedi perchè comprendo che alcune ferite, in questa ter, sono ancora aperte.
Ho paura che il mio intervento possa essere fuoriluogo perchè ho la sensazione che ci siano ferite aperte.

Tornerà a Camerino?

A me piacerebbe venire a vivere a Camerino e lo farò. Purtroppo a 56 anni non ci si può inventare un mestiere partendo da zero, però prima o poi arriverà la pensione anche per me. Se io mi dovessi immaginare a passeggio per qualche strada, a chiacchierare con qualche amico da qualche parte nel mondo, io mi vedo vecchiarello col bastone in mano a Camerino, non a casa mia.

Giulia Sancricca
Grande successo per la serata dedicata alla storia del cantapiccolo.
Oltre duemila persone si sono emozionate con le immagini che hanno raccontato alcuni dei momenti più belli delle passate edizioni di questa manifestazione che dal 1970 fino ai primi anni del 1990 ha fatto cantare intere generazioni di bambine e bambini.
In apertura di serata la prima sorpresa. Tante ex mini cantanti e coriste, oggi mamme e professioniste affermate, hanno riproposto la “storica” sigla del Cantapiccolo “Come Vorrei”. A rendere ancora più emozionante la loro esibizione il lancio di tanti coriandoli colorati.
Sul palco, nella prima parte della serata, i video sono stati alternati con le canzoni interpretate dal nuovo coro composto da oltre 100 bambine e bambini provenienti da tutto il maceratese, diretti magistralmente dal Maestro Tiziana Muzi che, in tempi record, ha insegnato loro ben dieci canzoni del repertorio dello Zecchino d’Oro tra cui anche “L’anisello Nunù” interpretato dalla piccola Nicole Marzaroli. Entrambi i cori sono stati accompagnati dal vivo.
Ospite d’onore la delegazione arrivata da Isola d’Istria e che per tanti anni ha partecipato alla manifestazione sia con i solisti che con un coro, gemellata dagli anni ’80 con Tolentino, guidata dal sindaco Danilo Markocic, dal vicesindaco Agnese Babic e formata tra gli altri dalle giornaliste Rita Burzio, Claudia Raspolic e da Lorena Babic.
Sul palcoscenico, a presentare la serata, Patrizia Ginobili e Luca Romagnoli, mentre in platea per le interviste, Gabriella Accoramboni e Carla Passacantando.

Nella seconda parte tanti applausi coinvolgimento pieno del pubblico con l’esibizione di Cristina D’avena che ha fatto cantare intere generazioni, interpretando diverse sigle dei cartoni animati televisivi. 
Al termine della serata Edoardo Mattioli ha ricordato che da diversi anni si stava pensando, soprattutto su sollecitazione di tantissime persone, di organizzare una serata dedicata al Cantapiccolo, “una sorta di edizione zero – ha detto - che facesse ripartire la complessa macchina organizzativa, cominciando a pensare a un coro e successivamente al concorso di canzoni inedite per bambini. Intanto – ha dichiarato soddisfatto – abbiamo proposto questa serata per celebrare più di ventiquattro anni di storia con la partecipazione di Cristina D’avena. Una serata particolarmente gradita dal pubblico delle grandi occasioni che si è molto divertito e che ha accomunato intere famiglie nel nome del Cantapiccolo”. 

GS

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