I resti delle quattordici tombe, risalenti alla prima età imperiale romana e rinvenuti nei pressi del cantiere del nuovo Eurospin di San Severino Marche, rappresentano una «preziosa testimonianza dei riti funebri nei primi secoli dopo Cristo». Lo spiega Tommaso Casci Ceccacci della Soprintendenza delle Marche, direttore delle attività di scavo preventivo che hanno interessato l'area lungo la strada provinciale 361. Il ritrovamento di scheletri in ottimo stato di conservazione, oltre che di manufatti come aghi per capelli, fusi, coltelli e rasoi, permette di raccogliere nuove prove sul culto dei defunti in uso nella Roma del primo impero.

Grazie alle tombe rinvenute è possibile distinguere la tipica disposizione delle necropoli in uso in quel periodo. Casci Ceccacci specifica come il culto dei defunti fosse strettamente regolato dalla legge: «La parte della città all'interno delle mura era ritenuta un luogo sacro – spiega –, e le sepolture dovevano necessariamente avvenire al di fuori della cinta muraria. La struttura tipica delle necropoli era lineare e queste si sviluppavano partendo dai lati della sede stradale, disponendosi in file parallele. Le tombe che abbiamo scoperto sono presumibilmente quelle ospitate tra le ultime file, le più distanti dal tracciato dell'antica via Flaminia. Oltre alle tombe abbiamo rinvenuto diversi oggetti: alcuni, quelli danneggiati e deformati dal fuoco, sono presumibilmente quelli indossati dai defunti al momento della cremazione, mentre quelli più integri sono quelli che venivano sepolti insieme alle salme. Nel sito abbiamo anche rinvenuto un basamento in calcestruzzo, presumibimente quel che rimane delle fondazioni di una struttura. Questo fa pensare che si trattasse di una necropoli monumentale, ben segnalata lungo quella che era la via Flaminia».

Altro fattore è la prova di diversi tipi di rito funebre: inumazioni e cremazioni. Queste ultime potevano avvenire nel luogo della sepoltura o in un'area delle necropoli appositamente allestita proprio per questo tipo di procedura. La differenza emerge osservando il tipo di tomba riportata alla luce: nel caso delle cremazioni non avvenute nella fossa scavata per la sepoltura – definite cremazioni indirette –, la tomba risulta essere più piccola e coperta con tegole e coppi. Il fatto più importante sottolineato da Casci Ceccacci è però quello sul luogo stesso dove sorge la necropoli settempedana. Ubicata lungo l'antico tracciato del ramo meridionale della Flaminia, è una delle poche testimonianze di «necropoli periurbane, ovvero necropoli che sono state rinvenute in luoghi molto vicini alla cinta muraria della città. Esempi simili sono molto rari nelle Marche. Per quanto riguarda l'importanza dello scavo, questo è probabilmente l'aspetto più rilevante».

Casci Ceccacci ha concluso spiegando il percorso che porterà alla fruizione della scoperta: «Le procedure di scavo sono andate avanti senza particolari problemi. Per questo siamo grati alla società che gestisce il nuovo Eurospin. Molto probabilemente, nel luogo dove sono stati effettuati gli scavi, sarà allestita una targa dove verrà spiegata la rilevanza della scoperta, nel frattempo lavoreremo per l'edizione della scoperta in una rivista scientifica e all'eventuale allestimento espositivo dei reperti che sono stati riportati alla luce».

l.c.





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