È stato firmato questa mattina il documento per l’affidamento dei lavori di ricostruzione della ex struttura di Geologia a Camerino.
Un edificio che sarà demolito e da cui nasceranno gli spazi per l’archivio dell’Istituto diocesano, della diocesi e della Fondazione Giustiniani Bandini; gli uffici della curia e dell’Istituto diocesano e alcune unità abitative.
“Purtroppo questa struttura è stata fortemente danneggiata dal sisma – spiega Ippolito Antonini, presidente dell’Istituto diocesano - e non è stata inserita nei finanziamenti pubblici per la ricostruzione perché era una struttura privata ad uso pubblico e, al momento del sisma, era stata da poco lasciata dall’Istituo professionale. Questo ha impedito la concessione dei fondi per la ricostruzione. Come Istituto diocesano siamo stati costretti a finanziare interamente, con le nostre risorse, i lavori.
Si tratta di un intervento che ammonta a circa due milioni di euro e che ci auguriamo venga terminato in tempi abbastanza veloci. La ditta stima di finire in un anno e mezzo circa”.

GS
L'’Università di Camerino amplia l'offerta formativa del corso di laurea in “Geological, Natural and Environmental Science” che, dal prossimo anno accademico, lascerà il posto a due differenti percorsi, il corso di laurea in Scienze geologiche e tecnologie per l'ambiente ed il corso di laurea in Ambiente e Gestione Sostenibile delle Risorse Naturali.

 Unicam investe ancora una volta nella sostenibilità ambientale. In particolare, il corso di laurea in “Scienze Geologiche e Tecnologie per l’Ambiente” torna ad essere erogato in lingua italiana con diverse novità e rinnovate competenze, con l’obiettivo di formare una figura professionale in grado di affrontare le nuove sfide ambientali e cogliere le opportunità di lavoro della “svolta green” dettata dalle principali economie mondiali.

“Nell’ambito del nuovo percorso formativo – sottolinea il prof. Claudio Di Celma, docente della sezione di Geologia di Unicam e responsabile del corso di laurea – lo studente acquisirà competenze specifiche per lo studio dei cambiamenti climatici e la mitigazione dei rischi da eventi naturali (idrogeologico, sismico, vulcanico, da inquinamento delle falde, dei suoli), che rappresentano tematiche chiave per una società più sicura e resiliente. Contestualmente, insegnamenti e percorsi specifici riguarderanno l’utilizzo sostenibile delle risorse (geofluidi, acqua, geotermia, nuovi materiali naturali, geoarcheologia), di fondamentale importanza in materia di transizione energetica ed economia circolare”.

Il nuovo percorso formativo è stato inoltre progettato in collaborazione con l’Ordine Professionale dei Geologi, per far sì che il laureato sia in grado di effettuare le indagini preliminari alla base della costruzione di edifici di qualsiasi genere e di opere infrastrutturali (ponti, dighe, gallerie, strade, autostrade, ferrovie, ecc.).

Un valore aggiunto per lo studente di Geologia di Unicam, la presenza di una sede INGV-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia,  inaugurata di recente.
 “Con l’obiettivo di contribuire alle attività di ricerca e di didattica della Scuola di Scienze e Tecnologie, la Sede INGV - afferma il prof. Emanuele Tondi, docente della sezione di Geologia e responsabile della sede INGV – favorisce le collaborazioni scientifiche nell’ambito dei rischi geologici e delle risorse naturali, rappresentando un’importante opportunità che consentirà al futuro giovane Geologo di svolgere esperienze di studio (stage, tirocini, tesi di laurea, alta formazione) in laboratori di eccellenza e in stretta collaborazione con i massimi esperti delle fragilità e delle risorse del nostro Pianeta”.


“Con questa nuova riorganizzazione – ha sottolineato il Rettore Unicam, prof. Claudio Pettinari – abbiamo voluto caratterizzare ancora di più e rendere più specifici i due percorsi di geologia e scienze naturali, dando così la possibilità agli iscritti di acquisire competenze molto più specifiche e professionalizzanti. L’Università di Camerino ha infatti scelto da tempo di proporre un’offerta formativa moderna e innovativa, frutto anche di confronti con il mondo imprenditoriale e delle professioni. Riteniamo estremamente importante, poi, rivolgere una attenzione particolare al territorio, alla sua sicurezza ed alla sua sostenibilità, attraverso la formazione di figure professionali competenti che siano in grado di fornire pareri e soluzioni adeguati”.


La nuova laurea triennale in “Scienze Geologiche e Tecnologie per l’Ambiente” ha una forte caratterizzazione internazionale, che comincia già in aula con la possibilità di frequentare i corsi di alcune discipline in lingua inglese e la presenza di ricercatori, docenti e dottorandi provenienti da diversi Paesi. L’opportunità di approfondire l’aspetto internazionale viene poi offerta dalla laurea magistrale (biennale) in “Geoenvironmental Resources and Risks”, completamente in lingua inglese, a cui sono iscritti numerosi studenti provenienti da tutto il Mondo.
C.C.
Inaugurata la mostra “Meteoriti, messaggeri dello spazio” allestita dalla sezione di Geologia dell’Università di Camerino.  A fare da cornice alla cerimonia il cui taglio del nastro è stato preceduto taglio del nastro dal seminario tenuto dal prof. Giovanni Pratesi dell’Università di Firenze su “C’era una volta… meteoriti fra mito, leggenda e realtà”, i saluti introduttivi del Rettore di Unicam Claudio Pettinari, del Direttore della Scuola di Scienze e Tecnologie prof. David Vitali e della prof.ssa Eleonora Paris del Comitato organizzatore. Il prof. Gabriele Giuli, docente Unicam della sezione di Geologia, ha quindi illustrato nel dettaglio la mostra, organizzata in collaborazione con il Museo di Scienze Planetarie - Fondazione Parsec di Prato, ed i seminari previsti nei prossimi giorni.
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“Unitamente alla prof.ssa Eleonora Paris, abbiamo voluto proporre questo percorso espositivo – ha sottolineato il prof. Gabriele Giuli  – come un momento di incontro con gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado della nostra Regione sui temi delle scienze planetarie. Abbiamo ottenuto dei reperti davvero prestigiosi e rari da parte del Museo di Scienze Planetarie di Prato, che vogliamo ringraziare sentitamente per la collaborazione. Parleremo di meteoriti sia dal punto di vista didattico che da quello scientifico, con diverse attività per le scuole molto interessanti”.


La mostra,, resterà aperta fino al prossimo 6 marzo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13. Oltre alla visita guidata all'allestimento, sono previsti dei seminari secondo il calendario disponibile on line, pensati in particolar modo per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Per tutte le scuole interessate, sono inoltre disponibili altri seminari e/o attività sui temi di Scienze della Terra.

L’ingresso alla mostra è libero, ma è necessaria la prenotazione al numero di telefono 0737-402610 oppure alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
c.c.

Il tema della produzione di energia da fonti rinnovabili ha un’indubbia importanza al fine della limitazione delle emissioni globali di gas serra. Tuttavia, la realizzazione e gestione di impianti di produzione di energia “pulita” possono entrare in conflitto con altre esigenze di utilizzo del territorio o di conservazione dell’ambiente. L’Università di Camerino partecipa al progetto “Coastenergy”, che vedrà la sezione di Geologia occuparsi di questi temi dal punto di vista della cosiddetta “Blue Energy”, ovvero l’energia ricavata da fonti marine come le correnti, il moto ondoso e la geotermia marina, soprattutto tramite l’utilizzo di impianti realizzabili nell’ambito di infrastrutture portuali e aree costiere urbane.

A questo fine, il progetto promuoverà la creazione di una rete di attori a livello locale e transfrontaliero, funzionale all’elaborazione di studi di fattibilità e progetti pilota di impianti di produzione di energia da fonti marine. Gli attori da coinvolgere comprendono amministrazioni pubbliche locali e regionali, agenzie di sviluppo, camere di commercio, imprese e loro associazioni, università e centri di ricerca, associazioni non governative, e altri soggetti interessati a questo tema in termini di competenze istituzionali, opportunità di investimento, o interesse ai temi ambientali e di sviluppo sostenibile.
Il progetto, che avrà una durata di 30 mesi, è cofinanziato dal programma di cooperazione transfrontaliera Interreg Italia-Croazia. Il programma è finalizzato allo scambio di conoscenze ed esperienze tra attori regionali e locali, allo sviluppo di azioni pilota, alla sperimentazione della fattibilità di politiche, prodotti e servizi, e al supporto agli investimenti. L’area di cooperazione copre 33 province italiane e 8 contee in Croazia, tutte affacciate sull’Adriatico. Il programma cofinanzia con fondi FESR, per una quota dell’85%, progetti che coinvolgono partner di entrambe le sponde (www.italy-croatia.eu).
Lo scorso mese di marzo ha avuto luogo a Labin, in Croazia, il primo incontro del gruppo di lavoro, che comprende 8 partner coordinati dall’Agenzia dell’Energia della Regione Istriana: l’Agenzia di Sviluppo della città di Dubrovnik, il Centro SDEWES di Zagabria, l’Università di Camerino, l’Università di Udine, la Camera di Commercio di Pescara, il Comune di Ploče, e la Comunità delle Università Mediterranee.
Attualmente UNICAM, tramite i docenti coinvolti che sono la prof.ssa M. Chiara Invernizzi ed il dott. Marco Bello, sta portando avanti diversi aspetti del progetto, dalla creazione di una rete di stakeholder potenzialmente coinvolti nella buona riuscita del progetto, alla ricerca delle leggi amministrative in vigore che possono interessare l’installazione di questo tipo di impianti, al coinvolgimento di enti locali regionali che possano aiutare l’espansione di queste tecnologie nel nostro territorio.

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Anche  i Geologi della Scuola di Scienze e Tecnologie dell'Università dii Camerino nel team internazionale di studio che ha raggiunto sorprendenti scoperte di antichi cetacei in Perù.

Il suo nome è Peregocetus pacificus, che significa "il cetaceo viaggiatore che ha raggiunto il Pacifico", e il ritrovamento del suo scheletro fossile in sedimenti di oltre 42 milioni di anni fa è stato fondamentale per ricostruire la rotta seguita dagli antenati di balene e delfini nel lungo viaggio che, fra i 50 e i 40 milioni di anni fa, li portò dal loro centro di origine fra India e Pakistan a colonizzare tutti gli oceani.

L’importante scoperta, appena pubblicata dalla prestigiosa rivista “Current Biology” è stata fatta da un team internazionale di paleontologi e geologi dell’Università di Camerino e dell’Università di Pisa e dei musei di storia naturale di Parigi, Bruxelles e Lim le cui ricerche nel deserto costiero del Perù hanno già dato importanti risultati, come il ritrovamento nella stessa località del Peregocetus ma in rocce più antiche di Mystacodon selenesis, il più antico antenato delle balene ad oggi conosciuto.

“E’ straordinario avere trovato un cetaceo in rocce così antiche e così lontane dall’area di origine di questi mammiferi marini – spiega Claudio Di Celma,geologo della Scuola di Scienze e Tecnologie dell’Università di Camerino che ha curato lo studio stratigrafico dell’area di ritrovamento del fossile. Questa scoperta documenta, infatti, il primo ritrovamento indiscutibile di un cetaceo quadrupede nell’Oceano Pacifico, probabilmente il più antico rinvenuto in America e il più completo al di fuori di India e Pakistan”.

Secondo i ricercatori l'età geologica di questo cetaceo quadrupede e la sua presenza lungo la costa occidentale del Sud America sostengono fortemente l'ipotesi che i primi cetacei abbiano raggiunto il Nuovo Mondo attraversando il Sud Atlantico dalla costa occidentale dell'Africa al Sud America. Questi antenati delle balene e dei delfini sarebbero stati aiutati nel loro viaggio dalle correnti superficiali che scorrevano da ovest verso est e dal fatto che a quel tempo la distanza tra i due continenti era la metà di quella che è oggi.

“Un aspetto particolarmente interessante di questo nuovo archeoceto afferma Giovanni Bianucci, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa che ha preso parte allo scavo e allo studio del fossile è che la presenza di piccoli zoccoli sulle dita, assieme alla forma del bacino e degli arti, suggerisce che fosse ancora in grado di camminare sulla terraferma mentre le lunghe dita, probabilmente palmate, e le caratteristiche anatomiche della coda indicano che era anche un buon nuotatore. Si tratterebbe, quindi, di uno stadio intermedio fra le balene e i delfini di oggi (non più in grado di muoversi fuori dall’acqua) e i loro antenati terrestri a quattro zampe, cioè di animale dal modo di vita simile alla lontra.”

E’ attraverso lo studio dettagliato dello scheletro che i ricercatori sono stati in grado di stabilire che questo archeoceto era in grado di manovrare il suo corpo lungo 4 metri sia in terra che in acqua. Per esempio, il fatto che le vertebre caudali siano simili a quelle dei castori e delle lontre suggerisce che la coda fornisse un contributo significativo durante il nuoto.

Intanto le ricerche in Perù vanno avanti e il team internazionale continua a fare nuove scoperte. ”Ogni spedizione - conclude Giovanni Bianucci - ci riserva nuove sorprese. Tutto è possibile grazie a un giacimento di fossili eccezionale e a un gruppo di ricerca straordinario”.

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