In mattinata la cerimonia di riconsegna di due importanti opere d’arte di proprietà ecclesiastica alla sala conferenze del Museo dell’arte recuperata di San Severino Marche. Si tratta di due tavolette lignee dipinte risalenti alla prima metà del 1500 che, nel gennaio del 1982, erano state trafugate dalla chiesa di San Paolo a Fiastra. Le due opere fanno parte di un più ampio complesso pittorico di 15 tavolette, tutte scomparse da più di quarant’anni. Raffigurano due dei 15 misteri del rosario (La visitazione della Madonna e la Salita al Calvario, ndr) e, disposte a mo’ di cornice, racchiudevano al loro interno una statua lignea policroma della Madonna con il Bambino. Quest'ultima, proveniente anch’essa dalla chiesa di San Paolo, è attualmente custodita al Marec.

A condurre le indagini che hanno portato al recupero delle due preziose opere è stato il Nucleo per la tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri di Bologna, guidato dal tenente colonnello Giuseppe De Gori. Il comandante De Gori ha simbolicamente restituito in prima persona le due tavolette all’Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Massara. Presenti per l’occasione, oltre ai militari del Nucleo Tpc di Bologna, anche il comandante provinciale dell’arma, Nicola Candido, il comandante dei carabinieri di Tolentino, Giulia Maggi, il sindaco di Fiastra, Sauro Scaficchia, lo storico dell’arte Matteo Mazzalupi e la direttrice del Marec, Barbara Mastrocola.

Nella foto l'Arcivescovo Francesco Massara, il tenente colonnello Giuseppe De Gori e il sindaco di Fiastra Sauro Scaficchia

Approfondimenti nel prossimo numero del settimanale “L’Appennino camerte”





“Di Sibille & di moto, il territorio si racconta” è il titolo del singolare appuntamento che si tiene sabato 28 ottobre nella sala conferenze del MARec, il museo dell’arte recuperata di San Severino Marche.

Un incontro particolare con Tea Fonzi, studiosa ed esperta di iconologia (branca della storia dell'arte che si occupa di ricercare la spiegazione delle immagini, dei simboli e delle figure allegoriche dell'arte),  e Lucia Vallesi allo scopo di valorizzare il territorio, percorso nelle sue strade e vie da turisti spesso in viaggio su due ruote, soprattutto nell’Alto Nera, attraverso le opere in esso contenute, nello specifico le Sibille di Visso che, conservate nel deposito del museo, per l’occasione tornano a essere fruibili.

«Le Sibille di Visso, opere di proprietà comunale, saranno visibili al pubblico per la prima volta dopo il terremoto – spiega la direttrice del MARec Barbara Mastrocola, che chiarisce anche l’accostamento fra arte e moto – La valorizzazione del territorio passa, oltre che attraverso le opere d’arte conservate, prima del sisma, nelle chiese dei nostri piccoli borghi, anche attraverso le bellezze della natura, dei paesaggi, dei paesi e delle strade percorse dai visitatori. E allora perché non creare un connubio con le moto in sella alle quali molti turisti percorrono le vie delle nostre terre, spesso per raggiungere proprio Visso e le zone circostanti dove le Sibille facevano mostra di sé, come detto, prima del sisma? Da qui il titolo dell’incontro nel quale le relatrici, dopo il saluto dell’arcivescovo e del sindaco di Visso, parleranno anche di due storie di rinascita: la storia di Lucia Vallesi, che ha vissuto la propria rinascita attraverso la passione per la moto, e la storia delle Sibille, raccontata da Tea Fonzi, che rappresenta appunto la rinascita del territorio».
Nuove strategie integrate di sviluppo culturale, economico e sociale per la rigenerazione dei centri maggiormente colpiti dal terremoto del 2016. Questo il focus dell’incontro, nella sede del Museo Diocesano MARec, con i sindaci dei Comuni del cratere delle Marche.

A fare il punto, anche sulle attività già in corso, il Commissario Straordinario per la Riparazione e Ricostruzione sisma 2016, Guido Castelli e il Presidente della Fondazione Maxxi - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo -, Alessandro Giuli. Con loro Mons. Francesco Massara, Arcivescovo di Camerino, l’Assessore alla Cultura della Regione Marche Chiara Biondi, il Sottosegretario con delega alla ricostruzione Lucia Albano e il Sindaco di San Severino Rosa Piermattei.

Nel corso dell'incontro l'annuncio, dato dallo stesso Commissario Castelli, che il prossimo 24 novembre, alle ore 11, Papa Francesco riceverà 
tutti i sindaci del cratere in udienza privata in Vaticano.

L’obiettivo del Protocollo in essere tra la Struttura Commissariale e la Fondazione MAXXI è supportare i Comuni del cratere per lo sviluppo di progetti di rigenerazione urbana e territoriale legati alle risorse territoriali, al rilancio dell’economia culturale e sociale, con particolare attenzione alla qualità architettonica e urbanistica dei programmi che vengono portati avanti. Tra le finalità dell’accordo anche l’istituzione di un gruppo di lavoro destinato alle strategie di sviluppo economico, culturale e sociale dei borghi e dei propri territori, che lavora al servizio del territorio dalla sottoscrizione del protocollo. A tale scopo presso la Struttura commissariale da un anno il “Gruppo Borghi” è al lavoro per mettere a sistema proprio i legati alla ricostruzione: transizione digitale ed energetica, valorizzazione dei legami umani, esplorando i temi più urgenti del nostro tempo, tra cui il rapporto tra uomo e natura, e le possibili applicazioni nella rigenerazione dei borghi colpiti dal terremoto delle innovazioni dell’arte, dell’architettura, della scienza e dell’intelligenza artificiale.

“È nostro dovere tutelare il patrimonio identitario e la storia dell’Appennino centrale, per il bene delle generazioni presenti e future - ha dichiarato Castelli -, attraverso l'opera sia di ricostruzione materiale sia di ricucitura sociale e culturale dei territori feriti. Oggi siamo al MARec espressione della capacità e della tenacia di un territorio che ha saputo risollevarsi e raccontare sé stesso dimostrando di saper guardare al futuro delle generazioni grazie alla formazione artistica e culturale per il recupero delle opere d’arte. A questo si aggiunge la capacità di programmazione del Piano Nazionale complementare dedicato al centro Italia per lo sviluppo economico e sociale e di rigenerazione urbana. E’ il momento di passare dalla programmazione all’attuazione della Terza Italia, ovvero la nuova valorizzazione delle potenzialità locali dell’Appennino centrale”.

Il Presidente della Fondazione MAXXI Alessandro Giuli: “E’ particolarmente significativo questo incontro al MARec, il Museo dell’arte recuperata, un progetto prezioso che rende fruibili opere d’arte meravigliose in attesa che tornino nelle chiese per le quali sono state create. Le Marche, del resto, come tutta l’area dell'Appennino centrale, sono ricche di un patrimonio culturale diffuso da recuperare, proteggere, valorizzare. E' importante essere oggi, insieme ai sindaci e al Commissario Castelli, in questo territorio che ha puntato proprio sull’arte, sulla cultura, sulla rigenerazione urbana per rinascere. il MAXXI è onorato di mettere a disposizione le sue esperienze e competenze per contribuire a questa rinascita e a riattivare la vita nei luoghi colpiti dal sisma".

L’Arcivescovo Francesco Massara: “Il programma per un rilancio autentico dell’economia del turismo nei territori del sisma non può non ripartire dalla consapevolezza dell’importanza dei beni culturali ecclesiastici come risorsa fondamentale:il patrimonio culturale ecclesiastico è tra i più considerevoli nella regione, sia in termini di quantità che di qualità. Le scelte strategiche non devono nascere dalle emergenze, ma non c’è dubbio che questa crisi debba, per forza, spingere ancora di più all'aggregazione. Creare sistemi dalle strutture flessibili, non burocratiche, con personale competente e specializzato in modo da passare da un progetto all’altro cogliendo di volta in volta finanziamenti appositi. Perché alla fine salvare questo territorio è possibile solo facendo sinergia tra tutte le istituzioni presenti sullo stesso in modo da creare un circolo virtuoso. Ringrazio il Commissario Castelli che si sta muovendo proprio in questo senso per una ripresa economica,culturale e sociale di tutto il cratere grazie anche a questa nuova collaborazione con il MAXXI”.

SAN SEVERINO 3 Castelli e Giuli

“È significativo - commenta l'assessore alla Cultura della Regione Marche Chiara Biondi - che l'incontro di oggi si tenga nella sede del Museo Diocesano MARec, eccellente prodotto di una straordinaria intuizione: l'arte e la bellezza acquisiscono senso se vivono nella comunità. Ringrazio il Commissario Straordinario Guido Castelli, il presidente della Fondazione MAXXI Alessandro Giuli e Monsignor Massara per questa attenzione al nostro patrimonio. La presenza dei sindaci dell'area del sisma ci aiuta a tenere presente una funzione sociale a cui la cultura adempie per sua natura. La continua opera di costruzione e ricostruzione della nostra identità, che è evidentemente un momento di coesione. Salviamo e tuteliamo i beni materiali perchè ad essi riconosciamo un valore immateriale, un' appartenenza, ciò a cui siamo legati. Un'opera d'arte, un monumento è anche la storia di una serie relazioni, di scambi che poi diventano anche sociali ed economici. A questo nucleo fondamentale si ispirano anche le strategie regionali. Possiamo e dobbiamo ripartire dalla cultura perché è qui ciò che amiamo".

Il Sottosegretario Lucia Albano: “La rigenerazione culturale dei luoghi, con il supporto del MAXXI, è centrale per rendere i borghi centri di sviluppo economico. Restituire i beni alla collettività non significa soltanto permettere alle persone di rientrare nelle proprie abitazioni e riprendere le proprie attività. Questa è la prima, irrinunciabile, necessità. Significa anche restituire alla collettività un territorio migliore, più ricco e attrattivo. Economia e cultura sono strettamente interconnesse: il patrimonio culturale può contribuire significativamente allo sviluppo di un'economia sana e può anche svolgere un ruolo importante nel rilancio socioeconomico, in particolare a seguito di calamità”.

Il Sindaco Rosa Piermattei: “San Severino Marche rientra tra i Comuni maggiormente colpiti dagli eventi sismici del 2016. Tra le realtà del cratere è una di quelle che ha registrato i danni maggiori con oltre 1.200 edifici dichiarati inagibili e, in piena emergenza, con quasi 3mila persone costrette a sfollare. Ad oggi sono stati chiusi quasi 400 cantieri ma occorre ancora fare tanto: serve velocizzare il ritorno alla normalità ma serve, sicuramente, anche guardare oltre perché, se è vero che è necessario ricostruire, è anche vero che risulta di vitale importanza dare una speranza a queste nostre terre per il loro futuro. Progetti come quello che riguarda la Fondazione Maxxi e la Struttura Commissariale vanno proprio in questa direzione perché mirano allo sviluppo, a migliorare i territoriali, a rilanciare la loro economia culturale e sociale. Il cantiere che sta interessando il nostro giardino storico “Giuseppe Coletti” è stato pensato volgendo uno sguardo attento alla dimensione umana della ricostruzione. Quello che si sta recuperando, infatti, è un paradiso nel cuore del nucleo urbano e, al tempo stesso, un posto dell’anima per tanti settempedani che, mi auguro, possano qui ritrovare non solo la loro dimensione ma anche il loro stare insieme e il loro tornare ad essere comunità vera. Anche questo è uno degli scopi della ricostruzione: ridare speranza e riconsegnare ai Comuni colpiti dal terremoto la propria identità”.
Oltre diecimila presenze e più di duecento visite guidate. Sono numeri eccezionali quelli che sta facendo registrare il Museo dell’arte recuperata a San Severino Marche ad appena un anno dalla sua apertura. L’esposizione allestita all’interno del palazzo Scina Gentili continua a riscuotere l’approvazione dei turisti, italiani ma anche provenienti dall’estero. Diverse, infatti, le visite internazionali al MARec registrate negli ultimi mesi. Tra i commenti positivi che i visitatori hanno voluto affidare alle pagine del registro del museo sono comparsi apprezzamenti da turisti in arrivo dal Canada e dagli Stati Uniti, ma anche dal Brasile e dalla Germania. Un museo che continua ad attirare tanta attenzione, per le storie che sta raccontando e per le opere che racchiude, ma anche per le molte attività collaterali che sta ospitando.

Nel corso dei suoi primi dodici mesi di vita, infatti, «il MARec ha ospitato cinquanta attività di laboratorio in collaborazione con le scuole del territorio – spiega la direttrice, Barbara Mastrocola –. Oltre a questo, nel laboratorio dell’ultimo piano sono state restaurate dieci opere d’arte. Nella sala che abbiamo allestito all’interno del palazzo Scina Gentili, inoltre, si sono già tenute diverse conferenze ed eventi di promozione, tra cui spicca senz’altro la riconsegna da parte dei carabinieri di un’opera trafugata 17 anni fa. Il museo sta riscuotendo un grande successo e siamo soddisfatti che anche il volume dedicato alle opere esposte abbia ottenuto moltissimi apprezzamenti».

A creare ancora più attenzione nei confronti del MARec è stata infatti la pubblicazione del volume sulle opere. L’arcivescovo Francesco Massara e la direttrice Mastrocola lo hanno presentato nello scorso aprile e ne hanno spedito copie nei maggiori musei e gallerie d’arte del mondo, oltre ad averle donate anche a diversi vescovi e arcivescovi in tutta Italia. Le risposte non tardano ad arrivare. Ultima in ordine di tempo quella firmata dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni.

Napolioni, originario di Camerino, si è confessato particolarmente «commosso dal dono del volume sul Museo dell’arte recuperata – scrive in una lettera autografa spedita all’arcivescovo Massara –. Puoi immaginare i miei sentimenti di gratitudine, gioia, ma anche commozione, ripensando ai legami che ho con alcune delle opere custodite e raffigurate. In particolare la Madonna di Macereto, davanti alla quale si sposarono i miei genitori e che ha vegliato su tantissimi campi scout diocesani e parrocchiali. Dio benedica il vostro impegno – conclude Napolioni –, nella speranza che, una dopo l’altra, le opere possano tornare nelle chiese del territorio, in dialogo con i fedeli oltre che con i turisti».

In foto un particolare della statua della Madonna di Macereto

l.c.
Domenica 30 aprile, al Museo MAREC di San Severino Marche si terrà il Convegno “Il futuro che ci guarda dal passato”, una riflessione sull’arte non con la nostalgia del passato ma con la speranza di cose nuove, come
una via per credere ancora. È un dialogo tra arte e fede, dove l’arte è intesa come memoria viva, come una tradizione senza la quale non si potrebbe comprendere il momento che viviamo né il futuro.

È in un contesto culturale sempre più privo del senso dell’arte come maestra di vita che dunque diventa importante sollecitare un ponte tra il mondo religioso-spirituale e la modernità.

Il MAREC, Museo dell’Arte Recuperata, è il museo diocesano dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche che raccoglie in un’unica esposizione le opere salvate dalle chiese dopo il terremoto del 2016.
Con sede all’interno del palazzo vescovile di San Severino Marche, il Marec rappresenta dunque, la cornice privilegiata per il Convegno. L'occasione è propizia anche per visitare le opere esposte di cui fanno parte autentici gioielli, come la Madonna del Monte di Lorenzo d’Alessandro o la statua lignea della Madonna di Macereto.
Tra i temi che verranno dibattuti: dialogo tra le collezioni d’arte sacra antica e l’arte sacra contemporanea; l’arte sacra come dimensione artistica dell’esperienza della fede trinitaria; il pittore Lorenzo Lotto e la sua
vicenda artistica con la basilica della Santa Casa di Loreto; la Chiesa e il suo percorso storico nella regolamentazione dell’arte sacra.
Il dott. Simone Saccomani, del Centro Alti Studi, modererà il convegno che vedrà la partecipazione di importanti relatori e docenti, tra i più stimati nelle rispettive aree di competenza tra cui il professor Stefano
Testa Bappenheim, docente diritto ecclesiastico e canonico all’Università di Camerino, il professor Ralf Van Bühren docente presso la Pontificia Università della Santa Croce, la dott.ssa Barbara Mastrocola, direttrice del Marec, la prof.ssa Francesca Coltrinari dell’università di Macerata, il prof. rev. Josè Maria Galvan del dipartimento di teologia morale dell’Università Pontificia della Santa Croce.
L'incontro, organizzato dal Museo Marec, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche e con il patrocinio della regione Marche, è stato curato dalla giornalista Nazzarena Luchetti e dalla
direttrice del museo Barbara Mastrocola.
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"La bellezza di un territorio ferito dal sisma inserita in un volume che accompagna sia il visitatore che lo studioso e che, come il museo, vuole essere un unicum". Nelle parole della direttrice del MARec, il Museo dell'Arte Recuperata, Barbara Mastrocola, che è anche la curatrice del volume, sta l'essenza del catalogo delle opere contenute nel MARec che è stato presentato venerdì 14 aprile, a soli 10 mesi dall'inaugurazione del museo, a San Severino Marche.
Alla presentazione del volume sono intervenuti, oltre all'arcivescovo di Camerino - San Severino Marche Francesco Massara e alla curatrice Barbara Mastrocola, l'assessore regionale alla cultura Chiara Biondi, il sindaco di San Severino Marche Rosa Piermattei, il soprintendente archeologia, belle arti, paesaggio Marche sud Giovanni Issini, il funzionario della soprintendenza Marche sud Pierluigi Moriconi, i sindaci dei comuni nelle cui chiese inagibili le opere d'arte esposte al museo sono state recuperate.
Ospite d'eccezione monsignor Paolo De Nicolò,
 ex reggente della casa pontificia, vescovo legato da antica amicizia con monsignor Massara, esperto di arte che ha curato, tra gli altri, il restauro del Palazzo Apostolico del Vaticano, di Castelgandolfo e della basilica di San Paolo.


vescovo paolo


"Questo volume dedicato alle opere del MARec rappresenta una grande ricchezza realizzata ad appena 10 mesi dall'apertura del museo - le parole della direttrice Mastrocola - Un volume che non è un vero e proprio catalogo scientifico, ma contemporaneamente rappresenta un valido aiuto per gli studiosi, e che non è neppure una guida. Si tratta di un catalogo che, grazie alle immagini evocative in alta definizione contenute al suo interno, vuole essere anche di grande impatto emotivo e, come il museo, accogliente per tutti".
"Le opere d'arte parlano a ciascuno di noi - così l'arcivescovo Massara - e sostando davanti a ciascuna opera contenuta in questo museo dell'arte recuperata possiamo vivere un momento di fede e anche di tradizione, dal momento che ogni opera d'arte è legata a una nostra comunità. Inoltre questo museo rappresenta una grande potenzialità per poter trasmettere la bellezza di ogni comunità e di un territorio che, pur ferito dal terremoto, rappresenta sempre la culla dell'arte e della fede. Il catalogo, quindi, vuole essere un mezzo di divulgazione di queste opere per farle conoscere, al di là della visita fisica al museo, aanche al di fuori dei confini regionali. E' anche questa una tappa importante sulla strada della ricostruzione che non deve essere solo strutturale, ma anche culturale, sociale ed economica".
Infine, la notizia da tempo attesa: il finanziamento per il restauro della Madonna della Misericordia, la statua lignea recuperata dalla cattedrale di Camerino, e della tavola di Bernardino di Mariotto contenuta nella chiesa di San Domenico a San Severino.

(approfondimenti nel prossimo numero de L'Appennino camerte)

volume

sala
Dopo il salvataggio, la cura. Due settimane di intenso lavoro al Museo dell’arte recuperata di San Severino Marche, dove l’équipe di allievi dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma (ICR del Ministero della Cultura), insieme alle loro docenti, ha messo mano ad alcune delle opere esposte nelle sale e in altre custodite nell’immenso deposito allestito al palazzo arcivescovile. Sculture in legno, tabernacoli e tavole. I ragazzi della scuola di alta formazione impegnati a San Severino sono al secondo anno del corso di restauro e si occupano di manufatti scolpiti in legno. È stato questo, quindi, il settore che li ha visti impegnati in quindici giorni di lavoro a ritmo serrato.

Un banco di prova estremamente formativo, quello del museo dell’arte recuperata. Questo per la «grande varietà di casistiche che si presentano di fronte ai restauratori – spiegano le funzionarie restauratrici e docenti dell’ICR, Serena Sechi e Patrizia Giacomazzi –. L’unicità di queste due settimane sta proprio nell’estrema diversità delle condizioni delle opere su cui abbiamo lavorato: i pezzi sono di epoche diverse, vengono da zone diverse, hanno subito danni diversi e, di conseguenza, necessitano di cure diverse. Questo significa che il nostro lavoro è stato tutt’altro che standardizzato. Il legno è per definizione un materiale “vivo”, che continua a muoversi per le diverse condizioni di umidità e di conservazione: per questo, nonostante ci siamo occupati di pronto intervento conservativo delle sculture e la messa in sicurezza delle parti danneggiate, sono stati comunque lavori di primaria importanza. Oltre a questo c’è stato anche un meticoloso lavoro di analisi e lettura dell’opera e del degrado: ciascun pezzo passato sotto le nostre mani è stato schedato, sono stati descritti i danni subiti e gli interventi realizzati in passato e quelli da prevedere nel futuro, coadiuvati dalle indagini diagnostiche. Contrariamente a quello che comunemente si è portati a pensare, il restauro è un la-voro scientifico più che artistico».

Quella con l’Istituto Centrale per il Restauro è solo una delle convenzioni che l’arcidiocesi di Camerino e San Severino ha stipulato con enti accademici e formativi. Gli studenti possono così lavorare sul campo, prestando le loro cure a un patrimonio che ne ha estremamente bisogno. Le opere, per contro, finiscono tra le mani dei pochissimi giovani selezionati dall’Istituto.

Foto restauro Istituto restauro MARec x dentro
Nella foto, gli studenti dell'ICR Irene Dies, Daniela Durante, Cheyenne Fabbri, Alessandro Natale, Valentina Serenella. Con loro le docenti, Patrizia Giacomazzi e Serena Sechi

l.c.
Nasce a San Severino Marche il Museo dell’Arte Recuperata (MARec), il nuovo museo dell’arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche che raccoglie in un’unica esposizione le opere salvate dalle chiese dopo il sisma del 2016. Domani l’apertura all’interno del palazzo vescovile della città settempedana. Un nuovo polo museale in cui le opere d’arte, recuperate dalle chiese inagibili dell'arcidiocesi, incontreranno il pubblico in un nuovo allestimento, nell’attesa di essere riaccolte nelle proprie chiese di provenienza. Una custodia, temporanea ma necessaria, per riconsegnare alla popolazione locale e non solo parte di quel meraviglioso patrimonio di cui le chiese dell’arcidiocesi vanno fiere e che un giorno dovranno tornare ad accogliere. A raccontare l'evento anche i media nazionali: saranno infatti presenti le telecamere del Tg1, con un servizio dedicato nel telegiornale di domani alle 13.30 e alle 20.

L’enorme patrimonio artistico di un’area così duramente colpita dal sisma tornerà dunque a essere fruito e a costituire un ulteriore motivo di richiamo per un bellissimo territorio che merita la massima valorizzazione culturale e turistica. Ricchissimo è il patrimonio esposto di cui fanno parte autentici gioielli, come la Madonna del Monte di Lorenzo d’Alessandro o la statua lignea della Madonna di Macereto. Le 70 opere sono esposte in un piano quello espositivo suddiviso in 13 sale.
Il secondo piano accoglie il deposito attrezzato delle restanti 2500 opere con annesso laboratorio di restauro. Al terzo piano sono presenti aule didattiche e per convegni o mostre temporanee.
La Saletta Multimediale collocata nella prima parte del percorso museale rappresenta il punto di approfondimento e riflessione intorno al senso dei luoghi di questo territorio cosi fortemente colpito dal sisma. Attraverso un documentario dalla narrazione suggestiva ed evocativa realizzato da Cesura, collettivo fotografico che produce progetti nel campo della fotografia documentaria e di ricerca visiva in ambito artistico, sarà possibile ripercorrere con suggestive riprese i luoghi originari per i quali queste opere sono state realizzate.

Francesco Massara

«Dopo la distruzione provocata dal terremoto del 2016 nell’Italia centrale, la rinascita passa anche dal recupero delle opere d’artecommenta l’arcivescovo Francesco Massara (in foto) –. Ora più che mai, come ricorda Papa Francesco, il mondo ha bisogno di bellezza, la “via pulchritudinis” che crea comunione e unisce Dio, l’umanità e il creato. A donare nuova speranza a questo territorio duramente provato dal sisma, è proprio il museo della rinascita del quale accanto ai capolavori esposti entrerà in funzione un laboratorio di restauro nel quale la creatività artistica potrà unirsi al desiderio di costruire con il proprio talento un futuro finalmente luminosa. Ancora una volta la nostra Chiesa offre testimonianza di saper fare squadra lasciando un segno di ottimismo e progettualità rivolto alle comunità della diocesi e all’intero territorio del cratere. Unire le energie migliori consentirà di mettere a disposizione di tutti un salotto di arte e splendore che riesca a indicare una strada di condivisione e rilancio».

Barbara Mastrocola

«La realizzazione di questo museo è stata prima di tutto una grande sfida – rilancia la direttrice dei musei diocesani, Barbara Mastrocola (in foto) –. Abbiamo adottato lo slogan Chiusi per inagibilità, aperti per vocazione fin dal 2016, l’anno del terremoto che ha costretto a chiudere la maggior parte delle chiese e dei musei dell’arcidiocesi. Lo slogan intende comunicare l’idea di che cosa vogliamo che sia il MARec: non solo un susseguirsi di sale, un posto dove conservare ed esporre dipinti e sculture, ma un luogo vero, dotato di una propria identità. I musei non solo custodiscono capolavori, ma ci raccontano esperienze e, spesso, sempre più spesso, sono essi stessi parte della storia. E la storia che qui abbiamo raccontato è quella delle nostre opere d’arte che ritrovano una casa in senso concreto, affettivo, culturale, una dimora dell’anima in attesa di ritornare nei luoghi d’origine. Per questo diventa essenziale ricostruire il contesto in cui esse sono nate, perché ciò che resta non sono solo i tetti, ma anche affetti, vita vissuta, sogni. Sostanziale è stata, quindi, la scelta di esporre le opere non in ordine cronologico o tipologico, ma per luogo d’origine, perché prima di tutto gli oggetti d’arte sono parte di un paesaggio collettivamente vissuto, prima di essere oggetto di competenze erudite, e vivono solo se attorno c’è una comunità attiva».

Foto Credits:
Foto di copertina Sala 4 interno Museo:  Hexagon
Foto Barbara Mastrocola:  Touring Club Italiano
Foto opera "Madonna del Monte": Luca Santese


Madonna del Monte di Lorenzo dAlessandro 1491
La "Madonna del Monte" di Lorenzo d’Alessandro

MARec museo San Severino Marche
Il palazzo vescovile che ospita il MARec di San Severino Marche


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