Il commento al Vangelo di oggi dell'arcivescovo Massara

Domenica, 15 Marzo 2020 14:22 | Letto 1161 volte   Clicca per ascolare il testo Il commento al Vangelo di oggi dell'arcivescovo Massara Crediamo che il compito dellinformazione, soprattutto in un momento come questo, sia anche e soprattutto quello di portare un servizio pubblico e di accorciare le distanze che lemergenza sanitaria ha doverosamente fatto crescere. È per questo che di seguito pubblichiamo il commento al Vangelo che larcivescovo Francesco Massara ha tenuto questa mattina, nella basilica di San Venanzio, durante la funzione religiosa celebrata in diretta Facebook. Cari fratelli e sorelle,Stiamo vivendo giorni di forte preoccupazione e crescente inquietudine, giorni in cui la fragilità umana e la vulnerabilità della presunta sicurezza nella tecnica sono insidiate a livello mondiale dal Coronavirus (COVID-19)[1] una pandemia che ci sta rubando il presente, ma che se non combattuta con sacrificio e senso di responsabilità, rischia di cancellare anche il nostro futuro.Pertanto come pastore di questa chiesa particolare, oggi ho sentito il bisogno di incontrare se pur attraverso questo spazio digitale ciascuno di voi; per esprimervi tutta la mia prossimità e solidarietà attraverso questa liturgia Eucaristica, senza popolo, ma offerta per il popolo.Questa santa Messa, memoriale del sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo, è offerta come rendimento di grazie per il popolo che in questi giorni ed in queste ore soffre a causa del contagio del COVID-19, è celebrata per le vittime e le loro famiglie, nonché per tutti gli operatori sanitari, impegnati in prima linea, spendendo ogni energia nel curare le persone colpite e nel portare a queste sollievo.In questa Quaresima, dove ci è chiesto di astenerci da ogni forma di contatto sociale, il Vangelo di oggi ci riporta il dialogo tra Gesù e la Samaritana al pozzo come uno degli incontri più belli e simbolici di sempre.Come prima cosa mi ha subito colpito il fatto che non si tratta di un incontro casuale; infatti, il versetto precedente a quello iniziale del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, ci informa che   «Doveva perciò attraversare la Samaria» (Gv 4,4). Questo “bisogno” torna più volte nel Vangelo ed è quasi sempre in riferimento a Gesù che sente la necessità di incontrare i lontani per riportarli all’unica famiglia del Padre. Per questo l’incontro con la Samaritana – è paradigma dell’incontro con tutti quelli che vivono o si sentono lontani da Dio.Oggi in questo brano è significato l’incontro con ciascuno di noi, che oppressi dalla paura per questo virus, viviamo come se ci sentissimo abbandonati da Dio e lontani da lui.Ed eccolo qui Gesù; solo, affaticato dal viaggio e seduto, vicino al pozzo. Stanco e assetato. Non è così che siamo abituati a pensarlo, e non è così che ci piace pensarlo. Però levangelista ce lo presenta così. E non dobbiamo temere di pensarlo così; perché pur di incontrarci, Gesù è disposto a farsi povero e mendicante davanti a noi. Si fa maestro di dialogo, per insegarci che a volte per raggiungere il cuore di una persona, è necessario farsi vedere bisognoso.L’incontro avviene in un luogo isolato, in uno spazio di solitudine in quel segreto del cuore dove Dio vede, in quell’abisso che ci portiamo dentro e che è richiamato dall’immagine del pozzo.Oggi quel pozzo sono le nostre case, dove siamo isolati e Gesù per incontrarci non sceglie una cattedra, un pulpito, ma il muretto di un pozzo, le nostre mura domestiche, perché per Lui ogni luogo è occasione per essere raggiunti dal bisogno di Dio che dona se stesso per noi per la nostra necessità di sentirci accolti ed amati.Per Gesù ogni luogo è appropriato per mettere in evidenza il suo inerme desiderio: ho sete! Sì, Gesù ha sete della salvezza di questa donna, ha sete della felicità di ciascuno di noi. Vuole dare risposta a quel desiderio di vita piena che ciascuno di noi si porta nel cuore, dentro quel cuore che a volte è proprio un abisso come un pozzo, dal quale non riusciamo più a tirar fuori l’acqua che dà vita.In quel luogo, arriva la Samaritana, simbolo del mondo di oggi, che come lei non ha regole da seguire, ma desideri da soddisfare e opportunità da prendere e lasciare. E non ha convinzioni religiose assodate, se non il culto della propria immagine e il timore del giudizio altrui; Ecco perché, per andare a prendere l’acqua al pozzo, sfrutta un orario nel quale può sfuggire a occhi indiscreti. Sa che nessuno l’aspetta. Invece Gesù aspetta proprio lei. Aspetta ciascuno di noi.Gesù che attende, sembra limmagine della Chiesa di oggi. Di ogni comunità cristiana di oggi. Di ogni cristiano singolo. Tutti stanchi e poveri di potere e strumenti. Verrebbe da scoraggiarsi, o addirittura da lamentarsi come gli Ebrei a Massa e Meriba: Il Signore è in mezzo a noi sì o no? (Es 17,3-7).Invece cosa fa Gesù? Appena gli si offre la possibilità di dare lacqua viva alla donna, dimentica la stanchezza, la sete e la fame, e le offre ciò di cui ha realmente bisogno cioè essere voluta bene.Niente scoraggiamento, perciò, e nessuna resa alla stanchezza. Niente paura in questo delicato momento di difficoltà e di smarrimento. E proprio dalle difficoltà che devono nascere nuove energie. E se il mondo alza sempre nuovi ostacoli, la fede ha sempre nuova forza per superarli, perché questa forza non la si deve trovare chissà in quali pozzi profondi. Ci viene donata: è la grazia che ci è stata data nel battesimo per mezzo di Gesù Cristo. E in lui la speranza non delude.In questi nostri giorni “senza” celebrazioni, senza liturgie, senza incontri, sentiamo inoltre, più che mai attuale la domanda della Samaritana: Dove andremo per adorare Dio? Sul monte o nel tempio? La risposta è diritta come un raggio di luce: non su un monte, non in un tempio, ma dentro. In spirito e verità.Allora dentro le nostre case care famiglie ritroviamoci per meditare le letture della domenica, recitare il Padre nostro e una preghiera. Riprendiamo in mano il rosario e consegniamo la nostra fiducia in Maria, Madre vicina a tutti i suoi figli. Offriamo il dono di una parola buona, magari di una telefonata, di un atto di perdono, di segni concreti di carità e di servizio. Preghiamo per chi si prodiga per le cure, per la ricerca, per i servizi pubblici essenziali.La sofferenza di questo momento per contenere la diffusione del Coronavirus sia accompagnato dall’impegno di ogni singolo fedele per il bene più grande: la riconquista della vita, la sconfitta della paura, il trionfo della speranza.Concludo rivolgendo il mio pensiero a tutto il personale sanitario che sta operando sul territorio della nostra Diocesi ed in Italia. Esprimo a loro la nostra riconoscenza, la nostra stima e il nostro affetto. Voi, cari operatori sanitari, siete in trincea. I nostri malati sono prima di tutto nelle mani di Dio e poi nelle vostre. Cari fratelli e sorelle grazie perché con in dosso il camice della solidarietà vivete e ci indicate il senso del mistero della Pasqua come donazione e servizio.In questi giorni, cosi faticosi, mi stringo idealmente vicino a chi è ammalato e solo; a chi non può lavorare, a chi deve inventare ogni giorno qualcosa di nuovo per stare insieme ai figli o ai nipoti rimasti a casa da scuola, a chi non vede prospettive per la propria attività economica. Mi avvicino a voi e vi dico, senza retorica, ma con tanta speranza coraggio il Signore è con noi!A voi giovani chiedo di compiere scelte coraggiose, perché questo non è il tempo di mostrare il vostro impegno sociale e per il mondo solo attraverso slogan di passaggio e parole vuote, ma mettendo in campo con la vostra determinazione scelte ed azioni responsabili, insegnateci a tutelare il vostro futuro “amando non a parole, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18).Lo so benissimo è un sacrificio enorme rinunciare a tante belle cose della vostra giovinezza, ma se anche la vita oggi ci chiede di astenerci dagli abbracci, non ci impedisce di moltiplicare il modo di pensarci e di farcelo sapere pur rimanendo a casa.Usiamo allora questo tempo per riscoprire l’essenziale: cioè che la nostra vita è nelle mani di Dio e a servizio dei fratelli.Vergine Maria, Madre della Speranza, sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.+ Francesco MassaraArcivescovoLINK alla pagina Facebook dove è possibile rivedere il video integrale della Messahttps://www.facebook.com/appenninocamerteradioc1/

Crediamo che il compito dell'informazione, soprattutto in un momento come questo, sia anche e soprattutto quello di portare un servizio pubblico e di accorciare le distanze che l'emergenza sanitaria ha doverosamente fatto crescere. È per questo che di seguito pubblichiamo il commento al Vangelo che l'arcivescovo Francesco Massara ha tenuto questa mattina, nella basilica di San Venanzio, durante la funzione religiosa celebrata in diretta Facebook.

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Cari fratelli e sorelle,

Stiamo vivendo giorni di forte preoccupazione e crescente inquietudine, giorni in cui la fragilità umana e la vulnerabilità della presunta sicurezza nella tecnica sono insidiate a livello mondiale dal Coronavirus (COVID-19)[1] una pandemia che ci sta rubando il presente, ma che se non combattuta con sacrificio e senso di responsabilità, rischia di cancellare anche il nostro futuro.
Pertanto come pastore di questa chiesa particolare, oggi ho sentito il bisogno di incontrare se pur attraverso questo spazio digitale ciascuno di voi; per esprimervi tutta la mia prossimità e solidarietà attraverso questa liturgia Eucaristica, senza popolo, ma offerta per il popolo.
Questa santa Messa, memoriale del sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo, è offerta come rendimento di grazie per il popolo che in questi giorni ed in queste ore soffre a causa del contagio del COVID-19, è celebrata per le vittime e le loro famiglie, nonché per tutti gli operatori sanitari, impegnati in prima linea, spendendo ogni energia nel curare le persone colpite e nel portare a queste sollievo.
In questa Quaresima, dove ci è chiesto di astenerci da ogni forma di contatto sociale, il Vangelo di oggi ci riporta il dialogo tra Gesù e la Samaritana al pozzo come uno degli incontri più belli e simbolici di sempre.

Come prima cosa mi ha subito colpito il fatto che non si tratta di un incontro casuale; infatti, il versetto precedente a quello iniziale del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, ci informa che   «Doveva perciò attraversare la Samaria» (Gv 4,4). Questo “bisogno” torna più volte nel Vangelo ed è quasi sempre in riferimento a Gesù che sente la necessità di incontrare i lontani per riportarli all’unica famiglia del Padre. Per questo l’incontro con la Samaritana – è paradigma dell’incontro con tutti quelli che vivono o si sentono lontani da Dio.

Oggi in questo brano è significato l’incontro con ciascuno di noi, che oppressi dalla paura per questo virus, viviamo come se ci sentissimo abbandonati da Dio e lontani da lui.
Ed eccolo qui Gesù; solo, affaticato dal viaggio e seduto, vicino al pozzo. Stanco e assetato. Non è così che siamo abituati a pensarlo, e non è così che ci piace pensarlo. Però l'evangelista ce lo presenta così. E non dobbiamo temere di pensarlo così; perché pur di incontrarci, Gesù è disposto a farsi povero e mendicante davanti a noi. Si fa maestro di dialogo, per insegarci che a volte per raggiungere il cuore di una persona, è necessario farsi vedere bisognoso.
L’incontro avviene in un luogo isolato, in uno spazio di solitudine in quel segreto del cuore dove Dio vede, in quell’abisso che ci portiamo dentro e che è richiamato dall’immagine del pozzo.

Oggi quel pozzo sono le nostre case, dove siamo isolati e Gesù per incontrarci non sceglie una cattedra, un pulpito, ma il muretto di un pozzo, le nostre mura domestiche, perché per Lui ogni luogo è occasione per essere raggiunti dal bisogno di Dio che dona se stesso per noi per la nostra necessità di sentirci accolti ed amati.
Per Gesù ogni luogo è appropriato per mettere in evidenza il suo inerme desiderio: ho sete! Sì, Gesù ha sete della salvezza di questa donna, ha sete della felicità di ciascuno di noi. Vuole dare risposta a quel desiderio di vita piena che ciascuno di noi si porta nel cuore, dentro quel cuore che a volte è proprio un abisso come un pozzo, dal quale non riusciamo più a tirar fuori l’acqua che dà vita.

In quel luogo, arriva la Samaritana, simbolo del mondo di oggi, che come lei non ha regole da seguire, ma desideri da soddisfare e opportunità da prendere e lasciare. E non ha convinzioni religiose assodate, se non il culto della propria immagine e il timore del giudizio altrui; Ecco perché, per andare a prendere l’acqua al pozzo, sfrutta un orario nel quale può sfuggire a occhi indiscreti. Sa che nessuno l’aspetta. Invece Gesù aspetta proprio lei. Aspetta ciascuno di noi.
Gesù che attende, sembra l'immagine della Chiesa di oggi. Di ogni comunità cristiana di oggi. Di ogni cristiano singolo. Tutti stanchi e poveri di potere e strumenti. Verrebbe da scoraggiarsi, o addirittura da lamentarsi come gli Ebrei a Massa e Meriba: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Es 17,3-7).
Invece cosa fa Gesù? Appena gli si offre la possibilità di dare l'"acqua viva" alla donna, dimentica la stanchezza, la sete e la fame, e le offre ciò di cui ha realmente bisogno cioè essere voluta bene.

Niente scoraggiamento, perciò, e nessuna resa alla stanchezza. Niente paura in questo delicato momento di difficoltà e di smarrimento. E' proprio dalle difficoltà che devono nascere nuove energie. E se "il mondo" alza sempre nuovi ostacoli, la fede ha sempre nuova forza per superarli, perché questa forza non la si deve trovare chissà in quali pozzi profondi. Ci viene donata: è la grazia che ci è stata data nel battesimo per mezzo di Gesù Cristo. E in lui la speranza non delude.
In questi nostri giorni “senza” celebrazioni, senza liturgie, senza incontri, sentiamo inoltre, più che mai attuale la domanda della Samaritana: Dove andremo per adorare Dio? Sul monte o nel tempio? La risposta è diritta come un raggio di luce: non su un monte, non in un tempio, ma dentro. In spirito e verità.
Allora dentro le nostre case care famiglie ritroviamoci per meditare le letture della domenica, recitare il Padre nostro e una preghiera. Riprendiamo in mano il rosario e consegniamo la nostra fiducia in Maria, Madre vicina a tutti i suoi figli. Offriamo il dono di una parola buona, magari di una telefonata, di un atto di perdono, di segni concreti di carità e di servizio. Preghiamo per chi si prodiga per le cure, per la ricerca, per i servizi pubblici essenziali.
La sofferenza di questo momento per contenere la diffusione del Coronavirus sia accompagnato dall’impegno di ogni singolo fedele per il bene più grande: la riconquista della vita, la sconfitta della paura, il trionfo della speranza.

Concludo rivolgendo il mio pensiero a tutto il personale sanitario che sta operando sul territorio della nostra Diocesi ed in Italia. Esprimo a loro la nostra riconoscenza, la nostra stima e il nostro affetto. Voi, cari operatori sanitari, siete in trincea. I nostri malati sono prima di tutto nelle mani di Dio e poi nelle vostre. Cari fratelli e sorelle grazie perché con in dosso il camice della solidarietà vivete e ci indicate il senso del mistero della Pasqua come donazione e servizio.
In questi giorni, cosi faticosi, mi stringo idealmente vicino a chi è ammalato e solo; a chi non può lavorare, a chi deve inventare ogni giorno qualcosa di nuovo per stare insieme ai figli o ai nipoti rimasti a casa da scuola, a chi non vede prospettive per la propria attività economica. Mi avvicino a voi e vi dico, senza retorica, ma con tanta speranza coraggio il Signore è con noi!
A voi giovani chiedo di compiere scelte coraggiose, perché questo non è il tempo di mostrare il vostro impegno sociale e per il mondo solo attraverso slogan di passaggio e parole vuote, ma mettendo in campo con la vostra determinazione scelte ed azioni responsabili, insegnateci a tutelare il vostro futuro “amando non a parole, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18).
Lo so benissimo è un sacrificio enorme rinunciare a tante belle cose della vostra giovinezza, ma se anche la vita oggi ci chiede di astenerci dagli abbracci, non ci impedisce di moltiplicare il modo di pensarci e di farcelo sapere pur rimanendo a casa.
Usiamo allora questo tempo per riscoprire l’essenziale: cioè che la nostra vita è nelle mani di Dio e a servizio dei fratelli.
Vergine Maria, Madre della Speranza, sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

+ Francesco Massara
Arcivescovo

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