Notizie religiose nelle Marche
Piccoli passi verso la normalità. Riprenderanno da domani, infatti, le celebrazioni religiose nelle Marche che erano state sospese con l'emergenza del Coronavirus.
A renderlo noto, a seguito delle decisioni delle competenti autorità civili, sono i vescovi della regione che dispongono la ripresa delle celebrazioni liturgiche e delle consuete attività pastorali a partire dalla mezzanotte del primo marzo.
I vescovi, mentre ringraziano quanti con dedizione lavorano al servizio dei cittadini in questa emergenza, invitano i fedeli a vivere alla luce del Vangelo questo tempo quaresimale. Riuniti nella basilica di Loreto invocano la protezione della Vergine Lauretana per l’intera comunità regionale.

GS
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Ci tiene a fare chiarezza l'arcivescovo di Camerino-San Severino, Francesco Massara.
Se da un lato, infatti, nella diocesi di Macerata e in altre diocesi sono stati rivisti i criteri di sicurezza per l'emergenza Coronavirus, l'arcivescovo Massara conferma, invece, per il territorio che lo riguarda, quanto stabilito martedì scorso con un comunicato congiunto dei Vescovi delle Marche (la notizia al seguente link http://appenninocamerte.info/notizie-diocesi/item/10590-coronavirus-l-arcivescovo-sospende-l.e-celebrazioni-liturgiche).

«Per evitare confusione - ha detto Massara - , ribadisco che nella nostra Chiesa locale rimane confermato quanto disposto dai Vescovi delle Marche il 25 febbraio scorso riguardo alle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Chiedo a tutti i sacerdoti e alle comunità di osservarlo. Interpretazioni personali o provenienti da altre diocesi non sono da tenere in considerazione.
Ringrazio tutti per la collaborazione - ha concluso - , mentre continuiamo ad affidarci alla Madonna affinché ci sostenga nel nostro cammino quaresimale».

GS
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Ad intervenire, dopo l'ordinanza della Presidenza della Regione Marche, ed in attesa di ricevere il comunicato ufficiale della Conferenza Episcopale Marchigiana, l'arcivescovo di Camerino - San Severino Marche, Francesco Massara ha disposto la sospensione delle celebrazioni liturgiche con grande afflusso di fedeli, incluse la celebrazione del mercoledì delle Ceneri, la benedizione delle famiglie e le attività pastorali dove è prevista affluenza di più persone.
"La Madonna, salute degli infermi - ha detto - , sostenga la nostra preghiera".
Gli uffici della diocesi saranno inoltre aperti ai soli dipendenti, ma chiusi al pubblico.
Gli fa eco una nota della Conferenza Episcopale delle Marche: "Le chiese rimangano aperte al culto e alla preghiera individuale - si legge - . Sono sospese le celebrazioni eucaristiche feriali e festive fino al 4 marzo. Per i funerali, si suggerisce di limitarsi al rito delle esequie nella forma breve e con i parenti stretti. Nelle messe anche private si ometta il segno di pace e si riceva la Comunione sulla mano, e non in bocca. Si tolga l’acqua benedetta dalle acquasantiere.
Le benedizioni Pasquali sono sospese fino al 4 Marzo.
Per questa settimana sono sospesi gli incontri di catechismo e dei gruppi parrocchiali, le attività di oratorio, di dopo-scuola, sportive, teatrali, cinematografiche e ogni genere di aggregazione.
I servizi della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali che prevedono contatto con il pubblico siano sospesi. 
Siamo tutti interessati ad affrontare con determinazione - prosegue la nota - , senza panico né leggerezza, una situazione che chiede vigilanza e senso del bene comune. Sperimentiamo tutti la nostra debolezza e fragilità. Proviamo paura e come sempre questa chiede risposte serie e unitarie, per trovare le soluzioni più efficaci per tutti, con la massima attenzione ma senza allarmismi".


GS

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Mercoledì, 19 Febbraio 2020 11:36

Massara: "Una giornata dedicata ai lavoratori"

Una giornta dedicata alle aziende della diocesi di Fabriano - Matelica quella che l'arcivescovo Francesco Massara ha pensato per il prossimo 19 marzo, data in cui si celebra il 29esimo anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II nelle fabbriche della diocesi. Da quest'anno, infatti, ogni anno, il giorno di San Giuseppe, patrono dei lavoratori, sarà per la diocesi di Fabriano - Matelica una occasione di riflessione e preghiera per il mondo del lavoro imprenditoriale, operaio, artigianale, sociale ed educativo.
Un "viaggio", quello in programma per il prossimo 19 marzo, in cui l'arcivescovo visiterà le fabbriche della diocesi, partendo da Genga, passando per Sassoferrato, Fabriano, Cerreto D'Esi e, infine, Matelica, dove celebrerà la santa messa in una nota cantina locale.
"Ogni volta che attraverso il territorio della diocesi di Fabriano-Matelica - dice l'arcivescovo - , osservo con attenzione i campi coltivati, i vari stabilimenti industriali insediati nel territorio e la mente mi spinge sempre al testo delle Creazione offerto dal libro della Genesi che suscitano nel lettore uno stupore senza eguali e testimoniano che l’ingegno umano, il lavoro dei campi, l’abilità artigianale, la produttività industriale d’avanguardia appartengono al progetto di Dio sull’uomo. Occorre, però, che il lavoro sia secondo quella sorta di “piano regolatore” dell’Eden, continui cioè a rispettare la dignità dell’uomo e la custodia del dono del Creatore".
Poi la sua riflessione dopo la visita a Nazareth nella casa di Giuseppe: "Le guide - spiega - ci hanno offerto una bella meditazione su Gesù che, fattosi simile all’uomo, era riconosciuto come il “figlio del carpentiere” ovvero carpentiere anche lui. Gesù, assumendo la piena umanità, non si astiene dalla fatica del lavoro umano per sostenere la sua famiglia, anzi probabilmente s’ingegna per portare avanti la bottega paterna. Il lavoro - dice Massara - diventa la risposta ad una chiamata di Dio, risposta alla vocazione della vita, dell’uomo in quanto figlio di Dio e dunque figlio della società". 
Infine il messaggio di speranza per i giovani e i disoccupati ed anche per gli imprenditori: "È necessario nutrirsi di una spiritualità che aiuti i credenti a capire che il lavoro è, innanzitutto, cammino di santificazione - dice - , proprio come lo è stato per i grandi uomini e donne che hanno lavorato per la società, per Dio, per la Chiesa. Vorrei che questo messaggio giungesse a tutti i giovani che, con fatica, riescono a scorgere la possibilità di un lavoro secondo le loro aspirazioni; possa giungere a coloro che, colpiti dalla grave crisi lavorativa, fanno ancora difficoltà a trovare un lavoro dignitoso per il loro futuro e quello della loro famiglia; vorrei che giungesse anche, come ringraziamento, a tutti gli imprenditori, piccoli e grandi che, con estremi sacrifici e notevoli investimenti, offrono lavoro e speranza a questa nostra terra diocesana che, proprio a causa di questa dedizione imprenditoriale, può ancora essere germe di speranza". 

GS
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Sabato, 15 Febbraio 2020 10:42

Camerino piange don Quinto Martella

Camerino piange la scomparsa di don Quinto Martella.
Aveva 93 anni e si è spento questa mattina all'ospedale di Camerino dove era ricoverato da alcuni giorni. Personaggio di rilievo all'interno della diocesi di Camerino-San Severino Marche in cui ha ricoperto per anni il ruolo di insegnante e poi rettore del seminario diocesano dal 1957 al 1968; per molti anni è stato parroco di Santa Maria In Via. 
Era il decano dei sacerdoti diocesani, sia per età anagrafica che per anni di sacerdozio.
Ordinato presbitero nel 1949, proprio lo scorso anno ha festeggiato i suoi 70 anni di vita ecclesiale.
Dopo il sisma anche lui ha dovuto fare i conti con una dimensione di vita profondamente mutata, adattandosi al cambiamento delle proprie abitudini.

( nella foto il ricordo della festa dei 90 anni di don Quinto ) 

Don Quinto Martella

Don Quinto era stato infatti costretto ad uscire dalla sua casa del centro storico danneggiata dal terremoto. 
Proprio lo scorso mese di ottobre, in una intervista rilasciata a Carla Campetella in occasione dei suoi 7o anni di vita ecclesiale disse: "Adesso, potrei dire che vi sia solo da completare questo tempo che è rimasto, nella maniera più disponibile possibile per le cose che si possono fare e con le poche forze che si hanno.

E’ la forza che guida il cammino degli uomini e che si percepisce sempre più evidente nella mia situazione; ho molto tempo a disposizione e mi si dà anche la possibilità di riflettere meglio sull’andamento di una Chiesa che è guidata dallo Spirito”. Il suo augurio per il futuro della città e della diocesi, era stato di riuscire a superare il colpo delle pietre cadute e delle cose che ci mancano. “L’accoglienza che si può trovare intorno - aveva detto - , ci dice che anche se le pietre cadono, la Chiesa non muore e che la capacità di costruire una comunità c’è sempre”.
  
I funerali saranno celebrati domani, 16 febbraio, alle 15.30 nella chiesa di Vallicelle a Camerino.

Un ricordo della vita di don Quinto Martella, a cura di don Francesco Gregori, sarà pubblicato nella prossima edizione de L'Appennino Camerte.

GS
          
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Giovedì, 13 Febbraio 2020 09:24

Una messa a Camerino per ricordare don Giussani

A 15 anni dalla morte di don Luigi Giussani, avvenuta il 22 febbraio 2005, e a 38 anni dal riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione (11 febbraio 1982), martedì 18 febbraio alle ore 21 sarà celebrata una santa messa di ringraziamento e suffragio dall'arcivescovo Francesco Massara, nella chiesa del Seminario a Camerino, in via Macario Muzio.

Tutta la comunità è invitata a partecipare all’intenzione che “fedeli al carisma di don Giussani nell’appartenenza alla vita della santa chiesa, possiamo assecondare l’invito di papa Francesco a «seguire Gesù, ascoltare ogni giorno la sua chiamata» che ci raggiunge attraverso i Suoi testimoni. Offrendo la nostra esistenza per il Papa e i nostri fratelli uomini, domandiamo allo Spirito che l’incontro con Cristo diventi sempre più l’orizzonte totale della nostra vita e la forma vera di ogni rapporto”.
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Mercoledì, 12 Febbraio 2020 12:07

“Mediterraneo, frontiera di pace”

C’è un’immagine molto efficace che Papa Francesco utilizza molto spesso quasi a denunciarne l’assenza o, meglio, a sottolinearne la necessità: il ponte. Ne ha parlato in diverse occasioni in questi anni, consegnando alla Chiesa una sorta di magistero e una visione di essere cristiani nell’oggi. Costruire ponti, più che innalzare muri è l’architettura impegnativa per costruire il futuro. Il ponte unisce, crea comunione, apre al dialogo e alla conoscenza, solidifica territori; al contrario, il muro separa, disgrega, spinge all’autoreferenzialità e alla chiusura in sé, chiude l’orizzonte. È questa la chiave di lettura con cui guardare all’incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace” (Bari, 19-23 febbraio 2020). L’evento, promosso dalla Chiesa italiana, vedrà riuniti nel capoluogo pugliese circa 60 vescovi provenienti da 20 Paesi bagnati dal Mare Nostrum. L’assemblea, unica nel suo genere, sarà conclusa domenica 23 febbraio con la celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre. L’incontro è basato sull’ascolto e sul discernimento, valorizzando il metodo sinodale. Intendiamo compiere un piccolo passo verso la promozione di una cultura del dialogo e verso la costruzione della pace in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo.

Ritorna l’immagine del ponte. Non è possibile leggere in maniera efficace lo spazio bagnato da questo mare, ha sottolineato Papa Francesco a Napoli il 21 giugno 2019, “se non in dialogo e come un ponte - storico, geografico, umano - tra l’Europa, l’Africa e l’Asia. Si tratta di uno spazio in cui l’assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali, mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace”. L’incontro di Bari si muove proprio in questa direzione: non un convegno accademico, ma uno spazio di comunione tra vescovi, che riflettono e, sotto la guida dello Spirito, provano a discernere i segni dei tempi. Siamo convinti, infatti, che una Chiesa mediterranea è già presente e operante, è ricca di tradizioni culturali, liturgiche ed ecclesiali, ed è probabilmente bisognosa di processi di dialogo. I pastori, che s’incontrano, hanno a cuore un Mediterraneo concreto con i popoli che lo abitano. Le loro voci sono portatrici di realtà diverse, ma non contrapposte.

Sta proprio qui l’intuizione del nostro cardinale presidente Gualtiero Bassetti d’invitare, in una città-ponte tra Oriente e Occidente qual è Bari, i vescovi cattolici dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e che provengono da ben tre diversi Continenti: Asia, Africa ed Europa. Un’idea che ha radici profonde: rimanda alla visione profetica di Giorgio La Pira che, già dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, aveva ispirato i “Dialoghi mediterranei” e aveva anticipato lo spirito del Concilio Vaticano II. Oggi c’è la possibilità d’iniziare a realizzare quella visione. Un progetto ambizioso, ma necessario.

Il ponte va costruito con una storia, una geografia e un’umanità che hanno fondazioni comuni. È la bellezza del mare da riscoprire e consegnare alle generazioni future. La storia rimanda alle origini stesse del cristianesimo; il Mediterraneo ne è stato cuore pulsante. La geografia è oggi il sogno di un abbraccio che arricchisce, proprio come viene descritta la Dichiarazione di Abu Dhabi: “Simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano”. L’umanità è quanto di più prezioso ci sia; è l’acqua che dà vita e non deve più essere simbolo di morte, di disuguaglianze, d’inequità.

A tutti chiediamo di accompagnarci con la preghiera e di sentirsi in prima persona costruttori di ponti!

Stefano Mons. Russo

Segretario Generale - Conferenza Episcopale Italiana
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