Notizie religiose nelle Marche
Un abbraccio gioioso di fedeli ha fatto da cornice all'ingresso ufficiale di mons. Francesco Massara, arcivescovo di Camerino - San Severino Marche, nella diocesi di Fabriano - Matelica, chiamata ora a camminare insieme alla Chiesa camerte - settempedana sotto la guida di un unico pastore.

"Non potevo sperare in un inizio più promettente e luminoso per la mia missione pastorale nella Diocesi di Fabriano-Matelica - il pensiero di mons. Massara - L’incontro con la città consacrata alla Madonna del Buon Gesù, (proprio nel giorno della Sua natività) a partire dalla calorosa accoglienza ricevuta all’ospedale Profili, l’emozionante celebrazione in Cattedrale e i tanti incoraggiamenti ascoltati in piazza e lungo le vie del centro, rimarranno per sempre impressi nella mia memoria. È un tesoro al quale attingerò nei pur inevitabili momenti di difficoltà. Desidero ringraziare di cuore i sacerdoti e i fedeli per un benvenuto che rappresenta per me il miglior avvio di un cammino in comune. Il senso di unità e la condivisione ecclesiale costituiscono le fondamenta sulle quali edificare insieme un proficuo dialogo tra la Chiesa e la società civile. Per questo giunga la mia sincera gratitudine ai rappresentanti delle istituzioni civili e militari per aver partecipato a un momento così significativo nel mio percorso di Pastore. Per essere comunità occorre superare distanze e costruire ponti, senza la paura di lasciarsi guidare dallo Spirito. La vicinanza che ho avvertito da tutti e da ciascuno mi commuove e mi sollecita a impegnarmi per non deludere le aspettative e le progettualità cui potremo dare vita collettivamente secondo la testimonianza di Papa Francesco e della Chiesa “ospedale da campo".
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Diocesi di Fabriano-Matelica in festa.  Accolto dall' abbraccio gioioso di centinaia di fedeli il vescovo Francesco Massara ha iniziato ufficialmente il suo nuovo ministero pastorale. Forte la simbologia di questo ingresso che irradia una luce nuova su una realtà che soffre di una profonda crisi economica e delle difficoltà del sisma.

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A Fabriano, nel rispetto delle prescrizioni anti-covid e limitative della capienza, consistente è stata la partecipazione nella Cattedrale di San Venanzio dove, preceduta in piazza dai saluti del sindaco di Fabriano  e delle autorità ha avuto luogo la solenne concelebrazione eucaristica che lo stesso Massara ha presieduto insieme ai confratelli vescovi delle Marche e numerosi sacerdoti della diocesi.

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. Presenti al toccante momento oltre ai sindaci di Fabriano e Matelica anche I colleghi di Camerino e San Severino Marche Sandro Sborgia e Rosà Piermattei, il governatore Luca Ceriscioli, il Questore Pignataro il Rettore di Unicam Claudio Prttinari e tante altre autorità. Sgorgate dal cuore le parole dirette attraverso le quali il vescovo  ha voluto condividere la gioia di un momento significativo per la sua persona e per la storia dell ’intera comunità.

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Non casuale la data scelta per l’ingresso in diocesi, sottolineata dalla ricorrenza liturgica della Natività di Maria e festa della Madonna del Buon Gesù, co-patrona della città di Fabriano, alla quale la comunità si è sempre votata nei momenti più difficili. Una coincidenza provvidenziale ed impegnativa: così l’ha definita il nuovo vescovo che, prendendo spunto dal Vangelo del giorno, ha inteso sottolineare come Dio agisca con amore e sollecitudine nella storia di ognuno, fatta di fragilità, fatiche e miseria, “Ci è chiesto di imparare a pensare la nostra vita come esperienza attraverso la quale il Signore Gesù ha diritto di soggiorno nella storia. Oggi, come quel giorno a Giuseppe, anche a me viene affidata una nuova sposa, la Chiesa di Fabriano”. E nella consapevolezza dell’impegno che gli è richiesto, Mons. Massara si è detto pronto ad affrontare questo servizio con grande lealtà e disponibilità. Un impegno che “mi chiama ad avere uno sguardo di predilezione per gli ultimi e per ogni povertà, senza nascondere i problemi sotto il tappeto e senza temere di vivere il contatto con una realtà nella quale occorrerà fasciare ferite, farsi carico, prendersi cura e spendersi senza riserve. La volontà di Dio mi interpella operando, per quanto e come possibile, a realizzare una Chiesa sinodale, in ascolto dello Spirito Santo e dei segni dei tempi”. Da queste premesse , la volontà di essere un pastore pienamente immerso nelle vicende della comunità “Pastore e guida capace di condividere con la sua gente non semplicemente una residenza sociale, ma le gioie e le speranze, le angosce e le consolazioni di chi il Signore ha posto al mio fianco”. E nel giorno del compleanno di Maria, la cui missione si è concentrata su Gesù per offrirlo agli altri in maniera spassionata e generosa, preoccupandosi che fosse accolto dall’umanità e dentro la storia, l’invito ad essere comunità che collabora e cammina insieme “La solennità di Maria ci aiuti a comprendere più in profondità il senso e la bellezza del nostro essere un popolo di discepoli di Gesù. A Lei, ancora una volta, con dedizione filiale affidiamo la nostra città di Fabriano e tutta la comunità diocesana; a Lei ho affidato fin dall’inizio il mio ministero episcopale scegliendo il motto “Mater mea, fiducia mea”, e ancora oggi, in modo particolare, a Lei affido il mio ministero di pastore in questa chiesa particolare; perché con il suo esempio e la sua materna intercessione possa guidare questa comunità sulla strada della fede e della carità pastorale”. Parole di devota gratitudine , il vescovo ha volute rivolgere al santo Padre per la fiducia accordata nel chiedergli di assumere la cura pastorale di una seconda Diocesi. “A lui va il mio personale ringraziamento e per lui si innalza la nostra preghiera. Nonostante le vigenti norme sanitarie, ho voluto celebrare questa solenne liturgia con tutti voi per significare che sono qui per voi e con voi, come vostro vescovo al servizio della Chiesa che si trova in questa porzione di terra marchigiana”. Non poteva mancare il saluto ai suoi predecessori, Mons. Giancarlo Vecerrica e Mons. Stefano Russo. Parole di affetto e gratitudine hanno raggiunto i numerosi sacerdoti, religiosi e religiose, rappresentanti delle aggregazioni laicali e delle varie realtà diocesane. Collaborare insieme per crescere, ascolto e solidarietà sono le parole d'ordine del vescovo la cui volontà è quella di essere vicino ai poveri, alle famiglie, agli operai che hanno perso il lavoro e a tutti quelli che attraversano un momento critico della loro vita. Dialogo sempre aperto e collaborativo con le istituzioni,così come con le autorità civili e militari con le quali il nuovo vescovo ha già stretto forti relazioni in funzione del bene comune.


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Domani pomeriggio l'ingresso ufficiale dell'arcivescovo Francesco Massara nella diocesi di Fabriano-Matelica.
Una giornata che segnerà l'inizio di un cammino unitario con la diocesi di Camerino-San Severino e accrescerà l'impegno che l'arcivescovo ha sempre profuso per la montagna.

"La montagna deve camminare insieme - dice Massara - e non divisa come a volte succede nella realtà quotidiana.
Solo unita potrà trovare la forza di affrontare problematiche serie come la ricostruzione, il lavoro, la sanità. Da domani comincerà un cammino insieme partito già sabato scorso con un incontro unitario degli uffici delle pastorali a cui seguiranno altri confronti con il clero".

Se, infatti, la questione dello spopolamento accomuna le due diocesi, sono le cause che portano all'abbandono di questi territori che sono diverse: per Fabriano e Matelica il problema è economico e, proprio per questo, l'arcivesco Massara ha dimostrato di essere fermo nella sua posizione a difesa dei lavoratori.
Oltre agli incontri a cui ha partecipato per la ex Jp, ha voluto dare un segnale concreto di vicinanza rinunciando alla festa per il suo ingresso in diocesi: "Credo - spiega - che dobbiamo dare segnali importanti di vicinanza a chi ha più bisogno di noi, quindi ho deciso di rinunciare a qualsiasi momento di festa laica e al banchetto di domani, per destinare la somma alla Caritas per le famiglie bisognose".

Per Camerino e San Severino, invece, la questione riguarda il sisma e la ricostruzione, con l'aggiunta della perdita dei servizi come quelli sanitari, da giorni al centro del dibattito pubblico: "I servizi - denuncia Massara - devono rimanere aperti e devono essere incrementati perchè la momtagna non può esserne privata". Proprio nel corso di una inaugurazione all'ospedale di Camerino Massara aveva detto che non serviva avere una Ferrari se mancavano i piloti, ma il problema della carenza di personale al nosocomio della città ducale non sembra essere svanito e per questo oggi rincara la dose: "in questo ospedale non solo mancano i piloti, ma anche i meccanici. Abbiamo tanta tecnologia, anche donata durante il Covid, ma se gli operatori se ne vanno è un ospedale che resta vuoto, dove non si potranno prestare le attenzioni al malato.
Non è ammissibile - dice - e per questo le istituzioni devono dare una risposta seria. La montagna ha già subito molti danni col sisma, a Camerino abbiamo anche una università e dei cittadini a cui bisogna dare risposte. Le istituzioni in questo momento sono latenti - denuncia - , dovrebbero davvero porsi seriamente questo problema e dare risposte concrete. Non possiamo aspettare inaugurazioni e parate, senza avere nulla nel concreto. Concentrare i servizi solo in alcune zone non risolve il problema sanitario: la dignità della persona passa anche da un servizio serio a chi è malato e alle loro famiglie".

GS







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Un impegno in prima linea quello dell'arcivescovo Francesco Massara per la vicenda della ex Jp Industries, adesso Indelfab, di Fabriano.
Se, infatti, dalla sua nomina nella diocesi di Camerino-San Severino si è occupato quotidianamente del terremoto e della ricostruzione, prendendo ferme posizioni nei confronti delle istituzioni, dopo aver assunto anche la guida della diocesi di Fabriano-Matelica si è impegnato per il terremoto economico che interessa quel vasto territorio.

Tre gli incontri a cui Massara ha partecipato nella giornata di ieri: prima con 50 dipendenti, poi con le rappresentanze sindacali di Fim, Fiom e Uilm, infine con il Tavolo sociale a cui hanno partecipato i cinque sindaci di Serra San Quirico, Cerreto D'Esi, Fabriano, Sassoferrato e Genga, la responsabile del centro per l'impiego e diverse associazioni di categoria.
La questione è appunto quella dell’avviata procedura di messa in mobilità per i 584 dipendenti dell’azienda.

"È emerso un grande disagio da parte degli operai - dice l'arcivescovo Massara - che vedono sfumare il loro lavoro e la loro dignità. C'è stato un momento di solidarietà, di ascolto e anche di proposte da portare ad un tavolo nazionale del Governo affinchè si possa risolvere in modo definitivo questa situazione.
La richiesta principale riguarda la salvaguardia del lavoro perchè senza lavoro non c'è dignità e la cassa integrazione è solo un palliativo che non risolve i problemi delle famiglie.

È stato un momento di ascolto fraterno - aggiunge - dove gli operai hanno espresso le loro paure a cui i sindacati cercano di far fronte per questa situazione che si protrae da 12 anni.
La zona del territorio di Fabriano ha un terremoto economico che si potrae da alcuni anni e a cui va data attenzione perchè altrimenti porta al disastro di tante siutazioni familiari. Basti pensare che il centro di ascolto ha ascolta in 8 mesi circa 1240 persone".

Un problema, quello dell'intero territorio, emerso anche dall'incontro con il tavolo sociale: "Abbiamo fatto una riflessione sulla situazione del territorio e sono state fatte proposte di incontrarsi periodicamente, non solo per una analisi dei problemi, ma per fare proposte concrete sia per i disagi sociali che per nuove prospettive di lavoro che superano la produzione di un monoprodotto su cui si è concentrata l’area industriale del fabrianese. È necessaria una diversificazione delle attività produttive - conclude - che possano dare una boccata di ossigeno anche con la valorizzazione del grande patrimonio artistico, culturale e ambientale".

GS




È emerso che la zona Montana ha bisogno di una grande attenzione per le infrastrutture il rilancio industriale le scuole e tutti i servizi che rischiano di scomparire per eventuale lo spopolamento dell’intero territorio montano 
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