Domani pomeriggio l'ingresso ufficiale dell'arcivescovo Francesco Massara nella diocesi di Fabriano-Matelica.
Una giornata che segnerà l'inizio di un cammino unitario con la diocesi di Camerino-San Severino e accrescerà l'impegno che l'arcivescovo ha sempre profuso per la montagna.

"La montagna deve camminare insieme - dice Massara - e non divisa come a volte succede nella realtà quotidiana.
Solo unita potrà trovare la forza di affrontare problematiche serie come la ricostruzione, il lavoro, la sanità. Da domani comincerà un cammino insieme partito già sabato scorso con un incontro unitario degli uffici delle pastorali a cui seguiranno altri confronti con il clero".

Se, infatti, la questione dello spopolamento accomuna le due diocesi, sono le cause che portano all'abbandono di questi territori che sono diverse: per Fabriano e Matelica il problema è economico e, proprio per questo, l'arcivesco Massara ha dimostrato di essere fermo nella sua posizione a difesa dei lavoratori.
Oltre agli incontri a cui ha partecipato per la ex Jp, ha voluto dare un segnale concreto di vicinanza rinunciando alla festa per il suo ingresso in diocesi: "Credo - spiega - che dobbiamo dare segnali importanti di vicinanza a chi ha più bisogno di noi, quindi ho deciso di rinunciare a qualsiasi momento di festa laica e al banchetto di domani, per destinare la somma alla Caritas per le famiglie bisognose".

Per Camerino e San Severino, invece, la questione riguarda il sisma e la ricostruzione, con l'aggiunta della perdita dei servizi come quelli sanitari, da giorni al centro del dibattito pubblico: "I servizi - denuncia Massara - devono rimanere aperti e devono essere incrementati perchè la momtagna non può esserne privata". Proprio nel corso di una inaugurazione all'ospedale di Camerino Massara aveva detto che non serviva avere una Ferrari se mancavano i piloti, ma il problema della carenza di personale al nosocomio della città ducale non sembra essere svanito e per questo oggi rincara la dose: "in questo ospedale non solo mancano i piloti, ma anche i meccanici. Abbiamo tanta tecnologia, anche donata durante il Covid, ma se gli operatori se ne vanno è un ospedale che resta vuoto, dove non si potranno prestare le attenzioni al malato.
Non è ammissibile - dice - e per questo le istituzioni devono dare una risposta seria. La montagna ha già subito molti danni col sisma, a Camerino abbiamo anche una università e dei cittadini a cui bisogna dare risposte. Le istituzioni in questo momento sono latenti - denuncia - , dovrebbero davvero porsi seriamente questo problema e dare risposte concrete. Non possiamo aspettare inaugurazioni e parate, senza avere nulla nel concreto. Concentrare i servizi solo in alcune zone non risolve il problema sanitario: la dignità della persona passa anche da un servizio serio a chi è malato e alle loro famiglie".

GS







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