Il consiglio comunale, nella seduta dello scorso 29 novembre, ha approvato all’unanimità una mozione avente per oggetto la tutela dell'ospedale di Camerino e, contestualmente, due emendamenti promossi dal gruppo consiliare Radici al Futuro.
Il primo, riguarda la possibilità di indire bandi specifici da parte dell'Area Vasta 3 per la Cardiologia di Camerino. Il secondo, invece, è inerente la volontà di potenziare la Medicina dello Sport in modo tale da portare una eccellenza sanitaria nel territorio camerte.

"Quando si parla di sanità e di salvaguardia del nostro ospedale - spiegano i consiglieri Nalli, Lucarelli, Falcioni e Pasqui - siamo, ovviamente, tutti dalla stessa parte. Ben vengano tutti i miglioramenti che si possono fare, purchè siano sempre nell'ambito della normativa vigente. Siamo contenti che i nostri emendamenti siano stati approvati all'unanimità, ma restano ancora alcune perplessità che non ci sono state ben chiarite.
Infatti, crediamo che la mozione proposta dovesse riguardare l'intero ospedale di Camerino e non solo il reparto di Cardiologia. Nel testo presentato al consiglio comunale, si fa riferimento al fatto che siano state fatte specifiche richieste all'Asur sulle motivazioni che hanno portato diversi medici ad abbandonare la Cardiologia camerte per approdare in altri lidi. Avremmo ritenuto più logico e completo inserire nella mozione anche altri reparti, come ad esempio quello di Ortopedia".
Premio Camerte dell’anno 2020 a tutto il personale dell’ospedale di Camerino. Ognuno dei 250 tra medici, infermieri, oss, addetti alle pulizie e alla mensa de nosocomio ha ricevuto una pergamena personalizzata mentre, ritirato dal direttore medico dell’AV3 Carlo Di Falco, il busto di Giulio Cesare da Varano è stato posizionato all’ingresso dell’ospedale. Un riconoscimento al coraggio e all’abnegazione con i quali, tutto il personale sanitario ha affrontato un periodo difficilissimo dimostrando grande professionalità e impegno senza precedenti. “Oltre al dramma della morte, infatti, avete dovuto fare i conti con la solitudine e la sofferenza dei malati dando sollievo e speranza a tutti - è scritto nella motivazione del premio ideato dall’associazione turistica Pro Camerino.
“Siamo davvero onorati di questa attribuzione che arriva a riconoscere dei sacrifici - commenta una delle infermiere facendosi portavoce del sentimento unanime delle varie componenti in servizio all’ospedale camerte -. È stata dura per noi operatori e per gli stessi familiari dei pazienti che ci hanno supportato e sostenuto in una situazione mai affrontata prima e che abbiamo gestito completamente ignari delle situazioni che ci si sarebbero prospettate. Alle paure e ai dubbi iniziali abbiamo contrapposto il coraggio e la determinazione a vincere quella che da subito ci si è mostrata come una dura battaglia- continua l’operatrice-. Ricevere questo premio ha un valore immenso soprattutto in un momento come questo in cui vediamo la struttura soffrire. E a risentirne è anche lo spirito con il quale ogni giorno varchiamo la soglia per andare a lavorare. La sensazione è quella di un ospedale in agonia, sempre più vuoto e con poche persone che si vedono circolare, il che incide su quello spirito sempre propositivo e su quella voglia di fare e rimboccarci le maniche che sempre ha caratterizzato il nostro modo di approcciare i vari aspetti del nostro servizio. Da parte nostra c’è voglia e determinazione a far ripartire una struttura eccellente, e la dimostrazione di quanto sia necessaria per l’utenza del territorio è anche solo nelle telefonate che riceviamo; vedere che il lavoro da fare invece si riduce è deprimente; è brutto da dire ma a volta ci ritroviamo a chiederci a cosa sono serviti i sacrifici fatti sia per il covid sia in generale - prosegue-. Eppure siamo tuttora disposti a sacrificarci. Ci hanno definiti soldati, ma senza trincea e senza campo di battaglia non siamo nulla. Tornare alla normalità e alle funzioni essenziali per un ospedale che serve ad un bacino d’utenza così ampio, è quello che tutti noi desideriamo con forza”.


c.c.
Ha dovuto dimettere velocemente i pazienti ricoverati il dotto Staefano Sfascia, ortopedico all’ospedale di Camerino e assessore alla sanità della giunta camerte. Oggi pomeriggio alle 17 anche il secondo piano del nosocomio cittadino è a disposizione dei malati covid, così come disposto dalle decisioni dei dirigenti dell’Asur Marche e dell’Area Vasta 3. Dopo i 18 malati covid ospitati al primo piano dunque si prospetta un riempimento del secondo in tempi stretti visto che ci sono malati in attesa di essere ricoverati in reparti speciali.

“Questo chiaramente comporta la chiusura sia del reparto di ortopedia e quanto meno di quello che ne rimane visto che sono rimasto solo io in reparto e di altri reparti. Per garantire la presenza di personale medico all'interno del reparto è necessario ricorrere anche ai medici del Pronto Soccorso, anche perché una gran parte della forza lavoro dell’ospedale è impiegata presso il covid Hospital di Civitanova. Il secondo piano può contenere 17 persone massimo. La situazione è talmente critica, è una situazione d'emergenza e va affrontata mi rendo conto che anch'io. Le risorse in campo oramai sono queste. Il personale è sfinito, siamo stanchi perché dopo un anno di covid, il personale è fisicamente e psicologicamente provato. Camerino ha dato molto e in tutta questa vicenda ha perso tanti pezzi soprattutto la parte del personale medico perché come ben sapete tanti medici se ne sono andati ed altri se ne andranno. Il problema è che i medici si fanno in anni e anni di esperienza.” Il dotto Sfascia, chiamato al telefono per la sua funzione di assessore alla sanità, è un fiume in piena e non può non raccontare ciò che vive da operatore medico. 

Chiediamo al dott Sfascia se teme lo smembramento dell'ospedale di Camerino, anche se gli amministratori a livello regionale hanno assicurato che così non sarà. “I medici in Italia soprattutto alcune specialità non ci sono più, i nostri se ne vanno e nemmeno è facile rimpiazzare anche se ce ne è la volontà. Non ci sono più ortopedici e anestesisti in Italia. Camerino già in condizioni normali quasi sempre ha lavorato sotto organico. Si fa quello che si deve fare ma la mia paura per Camerino è che alla fine della pandemia rischia che non ci sarà più nulla, o comunque sarà una situazione molto difficile, lo sanno bene che c’è una crisi importante di personale a Camerino sia l'assessore Saltamartini e anche la Corsi, direttrice dell'Area vasta 3. Ci sono dei concorsi speriamo di ritrovare altro personale. La situazione è critica la cosa più importante è salvare la vita delle persone."

Barbara Olmai
Da oggi pomeriggio anche il secondo piano dell'ospedale di Camerino accoglierà i pazienti malati di covid-19. Così si legge in una nota diffusa poco fa dalla Regione Marche.

In conseguenza all'aggravarsi della pressione ospedaliera, che vede oggi 131 persone in terapia intensiva su 233 posti a disposizione nelle strutture sanitarie marchigiane (56%), 703 ricoverati in area medica (59% dei posti disponibili), e 120 persone nei Pronto Soccorso, di cui 23 a Civitanova e 24 a Macerata e 5 a Camerino in attesa di essere ricoverati, i dirigenti di Asur Marche e dell'Area Vasta 3, in considerazione del piano pandemico regionale, hanno stabilito la necessità di ampliare ulteriormente il numero di posti letto dedicati ai pazienti Covid-19 presso l'ospedale di Camerino, dalle ore 17 di oggi, utilizzando il secondo piano del suddetto ospedale. Rimangono garantite tutte le attività di emergenza, il pronto soccorso, 1 posto letto di Terapia Intensiva non Covid e tutta l'attività specialistica.

"Ci auguriamo che la zona rossa possa limitare gli ingressi nei pronti soccorso della provincia".
Lo dice la direttrice dell'Area Vasta 3, Daniela Corsi, che fa il punto della situazione sugli ospedali in provincia.

La situazione è sotto controllo, ma in bilico - dice - . I pronti soccorso si stanno riempendo, questa mattina a Camerino abbamo tre pazienti al pronto soccorso; a Macerata la medicina d'urgenza è occupata da dieci pazienti, quindi è completa. Nei container stamattina c'erano 7 pazienti e uno andrà trasferito al Covid Center. Il pronto soccorso di Civitanova, nella parte Covid, ha 12 pazienti. La situazione è abbastanza complessa e ci auguriamo che non vada oltre perchè ci creerebbe delle serie difficoltà.
Il Covid Hospital ha aumentato di due posti letto la parte intensiva - aggiunge - quindi da 14 posti siamo arrivati a 16; la semintensiva, nonostante i turnover, mantiene sempre una totalità di 42 pazienti e se alcuni vengono dimessi i posti tornano subito ad essere occupati".

Alle criticità interne alla provincia si aggiungono quelle dell'Anconetano: "Dobbiamo anche supportare l'Area Vasta 2 - dice Daniela Corsi - che sta andando in seria emergenza, non solo all'ospedale di Torrette, ma anche Jesi e Fabriano.
Stiamo valutando come poterli supportare. La difficoltà maggiore è nel reperire il personale, sia medico che infermieristico, e quindi stiamo ragionando come poter risolvere l'emergenza nell'emergenza".

Entrando nello specifico della situazione legata al personale sanitario, la direttrice spiega che al momento è impegnato il personale dell'Area Vasta 3 "e questo crea un depotenziamento di altri reparti. Se dovessimo, ipoteticamente, aprire un altro modulo del Covid Hospital, avremmo necessità di essere supportati e questo comporterebbe ulteriori chiusure in altri ambiti ospedalieri. Non vorremmo arrivare a questo - ammette - perchè proprio in questi giorni stavamo un po' recuperando sull'attività chirurgica: staremo a vedere quali saranno le disposiiìzioni che ci vengono date sia dalla Regione che dall'Asur". 

Intanto le raccomandazioni restano le stesse, soprattutto in un momento in cui viene registrata una variazione nell'età di chi entra in ospedale in condizioni critiche: "C'è un abbassamento della soglia dell'età - spiega - . Ci stiamo spostando verso una fascia compresa tra i 40 e i 60 anni, che arrivano già con problemi respiratori e richiedono un ricovero in semintensiva".

Ecco, dunque, l'importanza dell'istituzione della zona rossa per dare respiro all'organizzazione sanitaria: "La scelta della zona rossa - dice - nonostante le ripercussioni economiche che si avranno, per noi medici è una scelta validissima, perchè se fossimo rimasti nella zona arancione i flussi sarebbero nettamente aumentati. Stiamo attenti e monitoriamo la situazione. Ci auguriamo che le ultime restrizioni possano avere un effetto limitante per gli ingressi in pronto soccorso. Bisogna valutare giorno per giorno".

GS
La prima riconversione dell'ospedale di Camerino in Covid Hospital avvenne l'8 marzo scorso, durante la prima ondata, con il governo regionale guidato da Luca Ceriscioli.

Ora che il depauperamento del nosocomio camerte ha di nuovo riacceso il dibattito politico, ad intervenire è l'ex assessore regionale Angelo Sciapichetti.

"Quando si governa - esordisce - ci si deve assumere anche la responsabilità di scelte difficili e impopolari. Io, insieme ad altri purtroppo sono stato costretto a farlo diverse volte come ad esempio nella prima ondata della pandemia nel marzo scorso, quando di fronte all'avanzata del virus purtroppo e sottolineo purtroppo, anche l'ospedale di Camerino fu chiamato a dare il suo contributo cosi come fu chiesto a tanti altri ospedali. La situazione di oggi però è ben diversa - sottolinea - , per molti motivi, ma due sono i principali: in primis perché a marzo c'era l'avanzata travolgente di un virus di cui non conoscevamo nulla se non le migliaglia di persone infette che di ora in ora crescevano e affollavano i pronto soccorso di tutta la regione e nessuno al mondo sapeva come e cosa fare se non cercare di garantire in qualche modo un posto letto a chi veniva colpito dal virus; la scelta in quei giorni drammatici si divideva tra la requisizione, in poche ore, di interi ospedali o lasciar morire le persone senza cure.
In secundis, cosa ancora più importante, non c'era una struttura come il covid hospital di Civitanova che noi abbiamo realizzato in pochi giorni, tra un fuoco ininterrotto di polemiche provenienti da tutte le parti e in alcuni casi non del tutto disinteressate. La seconda ondata ha dimostrato purtroppo che quella struttura era necessaria e se oggi non ci fosse stata la nostra regione sarebbe stata collocata da diverso tempo in zona rossa".

Due situazioni che oggi, secondo Sciapichetti, avrebbero minore peso e dovrebbero indirizzare diversamente le decisioni della giunta regionale: "Voglio ricordare che nella drammatica riunione dell'otto marzo effettuata a Camerino coscienti dell'enorme sacrificio richiesto ai camerti, prendemmo degli impegni ben precisi con l'amministrazione comunale che erano quelli di restituire alla collettività dell'alto maceratese il loro ospedale prima possibile. Lo facemmo a giugno. E lasciare nel locale ospedale, così come è stato fatto, tutte le attrezzature sanitarie che per l'emergenza covid furono portate a Camerino.
L'ospedale di Camerino è una struttura necessaria ed indispensabile per tutto un territorio montano in difficoltà per il terremoto e non solo, e bene hanno fatto i sindaci di Camerino, Castelsantangelo e Matelica a ricordare la centralità di quell'ospedale il cui ruolo non è mai stato da noi messo in discussione sia pur tra le mille difficoltà di quegli anni dovute alla mancanza di personale medico e paramedico e alle ristrettezze economiche. Difficoltà - ammette - che ad onor del vero, si riscontrano purtroppo in tutti gli ospedali".

Non vuole essere una critica nei confronti dell'attuale amministrazione regionale, quella di Angelo Sciapichetti, ma il riscatto nei confronti di chi all'epoca non condivise le scelte di quella giunta: "Io non critico (restituendo magari pan per focaccia come avrebbero fatto tanti altri) le scelte dell'attuale giunta regionale nella gestione della pandemia anche se molte sarebbero discutibili, perché so quanto sia difficile gestire una emergenza del genere.
Quello che fa male - dice - è che coloro che all'epoca e in campagna elettorale si sono scagliati contro di noi e sono venuti a chiedere voti, ergendosi a paladini del locale ospedale, oggi fanno finta di non vedere, negano le difficoltà che ci sono oggi come ieri e definiscono "indegne e strumentali" le critiche di questi giorni dei cittadini costituitisi in comitato, ma c'è un vecchio detto che dice: "chi la fa la aspetti" Voglio ricordare che per sciacallare qualche voto, ci furono candidati (non tutti a dire il vero) e forze politiche che misero in circolazione voci del tutto infondate sulla volontà di chiudere l'ospedale di Camerino. La verità è che mai è stato messo in discussione il ruolo dell'ospedale, anzi, nella formulazione dell'accordo votato a suo tempo all'unanimità dalla conferenza dei sindaci del maceratese nel quale si decideva la localizzazione del nuovo ospedale provinciale si riaffermò la necessità di mantenere comunque il presidio di Camerino come molti sindaci presenti a quella riunione potrebbero testimoniare. Nessuno ha mai parlato di ospedale unico - precisa - .
Le bugie hanno le gambe corte e la destra che ora governa la regione è chiamata a prendere decisioni e di passare dalle promesse alle scelte. Oggi, visto l'andamento della pandemia, la struttura camerte deve essere sanificata e liberata dai malati covid (che oggi potrebbero essere collocati ad esempio nel covid hospital di Civitanova Marche) e restituita prima possibile alla sua indispensabile e insostituibile funzione e il governo regionale deve avere la capacità di attrarre risorse come quelle del Recovery fund e non solo, che oggi sono state messe a disposizione per la pandemia ma che ieri noi non avevamo perché i vari governi nazionali (di centro destra e di centro sinistra) che negli anni si sono succeduti, hanno tutti colpevolmente effettuato ogni anno miliardi di euro di tagli in sanità.

La politica - conclude - ieri come oggi, deve far sentire la propria voce a difesa di un ospedale che, voglio ricordarlo a me stesso, fu voluto e realizzato dopo il terremoto del '97 da amministratori capaci e attenti alle necessità di un territorio che per essere resiliente e rilanciato deve mantenere intatti servizi essenziali come quelli sanitari".

GS
"Ne è stata fatta una questione politica".
Secondo Forza Italia Camerino la difesa dell'ospedale della città sarebbe stata fatta dal sindaco Sandro Sborgia in base ai colori del governo regionale.
Il partito di Silvio Berlusconi accusa infatti il primo cittadino di aver "giustificato la trasformazione dell'ospedale in Covid Hospital lo scorso 8 marzo, annunciando che sarebbe stato potenziato a seguito della pandemia e che sarebbe tornato ad essere punto di riferimento per l’intera area montana. Insomma - scrive Forza Italia - , un quadro idilliaco in cui si esaltava il ruolo della Regione e, soprattutto, si tranquillizzava la popolazione sul futuro della struttura dopo l’emergenza Covid.

Nei quasi quattro mesi di tregua concessi dalla pandemia - prosegue la nota - , subito dopo il ripristino dell’ospedale di Camerino alle sue attività ordinarie, l’amministrazione comunale è uscita di scena senza che ci fosse realmente concretizzato un qualsivoglia potenziamento. Nessun intervento, nessuna pressione sulla Regione e, soprattutto, nessuna operazione concreta volta ad evitare che l’ospedale di Camerino finisse sulla lista del nuovo piano pandemico regionale adottato alla fine di agosto dalla Giunta regionale guidata dal presidente Ceriscioli. E, nel frattempo, si è continuato a perdere costantemente pezzi.
Oggi, Sborgia non può fingersi sorpreso - attacca Forza Italia - . Contrariamente a quanto sosteneva quando l’amministrazione regionale aveva un colore politico diverso, grida allo scandalo per mera contrapposizione ideologica. Oggi Sborgia pretende che in piena pandemia e a poche settimane dal suo insediamento, la Regione Marche adotti quelle misure che in realtà è stata la precedente amministrazione regionale a non voler adottare. Eppure, siamo certi che la buona politica esista ancora. E per questo siamo certi che le promesse fatte dall’amministrazione guidata dal presidente Acquaroli - concludono - saranno mantenute non appena ci saranno le condizioni per poterlo fare e che l’ospedale di Camerino troverà un suo ruolo importante nel nuovo piano sanitario regionale".

GS
Un appello alla politica regionale affinchè l'ospedale di Camerino non perda anche il reparto di Ortopedia.

Questa mattina il sindaco della città ducale, Sandro Sborgia, punta i riflettori sulla possibilità che una delle eccellenze del nosocomio resti senza medici: "Abbiamo una situazione particolarmente critica - dice - Da mesi il nostro ospedale è dedicato, per la sua ineterzza, ai malati Covid. Si tratta di poco meno di 14 pazienti, a bassa intensità di cure, per i quali c'è stata una riconversione e l'accorpamento dei reparti. Non abbiamo più una Cardiologia - aggiunge - . Tanto che il 9 ottobre scorso avevo inviato alla direzione generale dell'Asur una richiesta per avere delle informazioni sulla gestione del reparto dal 2015 al 2020, ma ad oggi non ho ricevuto risposta, nonostante il sollecito di qualche giorno fa ed il reinvio della missiva anche agli organi regionali".

Ora il problema riguarda anche Ortopedia: "Al momento resta con un solo chirurgo perchè il secondo sta fruendo del giusto periodo di ferie, ma sembrerebbe che al termine vada altrove.
Non possiamo permetterci di perdere queste professionalità che sarà molto difficile ritrovare.
Servono delle prospettive e un programma sanitario per il futuro dell'ospedale di Camerino. L'emergenza pandemica non può essere la scusa per non riorganizzare e programmare la sanità. Anzi, proprio per questo, visto che sono state stipulate delle convenzioni con delle case di cura private, si pensi a far rifunzionare l'unico ospedale dell'entroterra rimasto.
L'Ortopedia camerte è conoscita e famosa per la professionalità degli ortopedici e la qualità del servizio, eppure sta morendo e rischia di morire definitavemnte.
Faccio un appello alla politica regionale - conclude - perchè intervenga e sia un segnale di speranza e fiducia nel funzionamento dell'osedpale. Non possiamo continuare silenti per via della pandemia".

GS
È andato dritto all’anima, ma anche alla coscienza di ognuno dei presenti, affinché tutti potessero mettere da parte il campanilismo e comprendere la reale situazione dell’entroterra e delle Marche. L’arcivescovo Francesco Massara, durante la riunione che ieri pomeriggio ha visto confrontarsi i sindaci della montagna e i vertici regionali e sanitari,  con il suo intervento ha placato i toni accesi che negli ultimi giorni avevano ruotato attorno alla trasformazione di una parte dell’ospedale di Camerino per il Covid.

“Comprendo le preoccupazioni – ha esordito - ma penso che la negatività di questo momento debba diventare speranza. Siamo troppo abituati a ragionare ognuno per il nostro orticello ed è sbagliato. Sicuramente c’è una grande emergenza sanitaria, lo sappiamo tutti, ma c’è da mettere al centro la salvezza delle vite umane e su questo siamo tutti d’accordo”.

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Ma accanto all’emergenza sanitaria ha acceso i riflettori su quella umana: “C’è anche una emergenza sociale – ha ribadito - , c’è una grande paura.

Il territorio della montagna, in questi anni, si è sentito preso a pesci in faccia. Siamo già stati massacrati dal sisma, da una ricostruzione che stenta a partire, con le difficoltà dei sindaci anche per una semplice pratica da mandare avanti. Credo che tra i sindaci ci sia una grande collaborazione: il fatto di ritrovarci qui insieme, su un problema che riguarda tutti noi, ci esorta a guardare al di là del nostro naso. Alcune questioni tecniche le dobbiamo affidare agli esperti, è normale”.

Poi le parole nei confronti di Nadia Storti, facente funzione in Asur 3 a seguito delle dimissioni di Alessandro Maccioni: “Si è ritrovata in un momento di difficoltà: tutti lo siamo difronte a qualcosa di imprevisto. So che Nadia vuole bene a questo territorio, non esistono le decisioni perfette”.

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Chiara per l’arcivescovo la situazione di difficoltà sociale ed economica: “Stiamo pensando ad andare in montagna quando non pensiamo che c’è gente che sta morendo in ospedale. Al di là dell’aspetto sanitario c’è una grande emergenza sociale: a Fabriano dove è stato aperto un emporio della solidarietà, in due mesi abbiamo avuto quasi 300 famiglie che hanno chiesto aiuto. C’è chi non può permettersi nemmeno di fare visite mediche. È necessario essere uniti al di là delle posizioni politiche”. Massara ha espresso la sua posizione anche sull’accoglienza dei malati umbri al Covid Center di Civitanova: “Abbiamo accolto persone da una Regione, la prossima volta potremmo averne bisogno noi. La dignità del malato e della persona devono essere al centro. Se io ho bisogno di un servizio non devo chiedere un favore, è un mio diritto. Noi cittadini dovremmo essere tutti uguali – ha detto poi rivolgendosi ai presenti - , voi che siete rappresentanti delle istituzioni aiutate questo territorio a crescere, altrimenti rischiamo di morire”.

Un quadro, quello delineato dall’arcivescovo, che arriva dal suo incontro con la gente del posto: “Parlo con i bambini che devono fare la cresima e mi confidano che non vedono l’ora di andarsene da qui. Cosa posso rispondere io? Noi abbiamo tutti una grande responsabilità, se noi collaboriamo in un dialogo costruttivo, sicuramente qualcosa di buono nascerà per questa terra arriverà e la lasceremo sana ai cittadini di domani.

Usciamo dal campanilismo, dobbiamo pensare al futuro di questa terra che ha tantissime potenzialità. Il presidente – ha detto in merito a Francesco Acquaroli - ha dato una grande disponibilità e ascolterà i sindaci e i vescovi per crescere insieme.

Noi vescovi abbiamo il tasto della situazione che a volte sfugge agli amministratori: i vescovi ascoltano tutti e hanno una reale  percezione delle problematiche sociali”.

Infine, a proposito di ascolto, un appello umano: “Dobbiamo far comprendere a tutti che un malato di Covid non è un appestato; che i nostri ospedali sono delle eccellenze con grandi professionisti e se c’è la necessità di fare delle analisi non bisogna andare in un altro posto.

Riacquistiamo – ha concluso -  la capacità di ascoltarci”.

Giulia Sancricca
Mentre tutti danno per certa la riconversione di un piano dell'ospedale di Camerino in Covid Hospital, il primo cittadino della città ducale attende ancora la comunicazione ufficiale dalla Regione.
"Apprendo questa notizia dalla stampa come accadde qualche giorno fa - commenta Sandro Sborgia - e per domani pomeriggio c'è in programma una riunione tra noi sindaci dell'entroterra e i vertici regionali. Mi è stato assicurato che prima della riunione nulla verrà fatto nell'ospedale camerte. 
Avevamo sollevato il problema nei giorni scorsi - ricorda il sindaco - perchè questa decisione era nell'aria, ma qualche autorevole esponente regionale era intervenuto per smentire tutto. A quanto pare, invece, la strada che è stata imboccata è proprio quella e trovo addirittura peggio pensare di convertire un solo piano con la consapevolezza che il resto dell'ospedale non sarebbe comunque in grado di rispondere agli altri servizi. Continuo ancora a chiedere un ripensamento sulla necessità di guardare altrove per l'utilizzo di altre strutture in considerazione dei rischi collegati alla privazione dell'intero territorio di montagna".

Territorio che domani sarà rappresentato da tutti i sindaci dell'entroterra durante la riunione con la Regione: "È chiaro che noi abbiamo ben presenti le difficoltà che i cittadini vivono in queste zone - . Non solo per la crisi sismica. Non è una questione di campanilismo: recarsi all'ospedale da Visso, Serravale, Pievebovigliana non è semplice come per chi vive a Macerata e Civitanova. Sono condizioni oggettivamente diverse, a ridosso di un inverno in cui anche oggi la nebbia impedisce di vedere la strada a tre metri di distanza".

Poi sandro Sborgia cita il piano pandemico: "Non mi pare che ponga come priorità la conversione di Camerino - precisa - . Si legge che, nel caso in cui il picco pandemico dovesse aumentare, saranno convertiti Camerino/Civitanova e la sezione distaccata ex malattie infettive di Macerata. Io ne non voglio fare una questione letterale, ma non c'è esplicitamente scritto che la priorità debba essere data a Camerino.Prendiamo atto di questa decisione ma è bene che non si attribuiscano a documenti ufficiali significati non espliciti".

Infine l'attesa di una presa di posizione dei rappresentanti della montagna in Regione, coloro che sono stati eletti dalle zone dell'entroterra per essere rappresentanti: "Al momento non sono pervenuti - conclude Sborgia - . Non ho rilevato una loro presa di posizione chiara e netta sull'argomento. Aspettiamo che si esprimano".

GS
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