Perimetrazioni: uscita di alcune istituzioni ipotizzata al Tavolo Permanente della Ricostruzione

Lunedì, 05 Novembre 2018 17:53 | Letto 3123 volte   Clicca per ascolare il testo Perimetrazioni: uscita di alcune istituzioni ipotizzata al Tavolo Permanente della Ricostruzione Un tavolo permanente della Ricostruzione, ha riunito questa mattina per la prima volta a Camerino tutti i soggetti coinvolti nel percorso. Vi hanno preso parte enti e istituzioni cittadine, regionali e governative, rappresentate dal sindaco Gianluca Pasqui e dai componenti la giunta, dall’arcivescovo Francesco Massara accompagnato dal direttore dell’ufficio ricostruzione della diocesi  ing. Carlo Morosi, dai prorettori vicario di Unicam Graziano Leoni e alla cooperazione territoriale Andrea Spaterna. Presenti anche il Commissario Straordinario Piero Farabollini, il direttore dell’Usr Cesare Spuri, il sovrintendente arch. Carlo Birrozzi e l’ing. Andrea Crocioni dei Beni Culturali della Regione Marche e larchitetto Paoletti. Obiettivo del summit, trovare decisioni univoche relative alla ricostruzione e magari cercare di trovare condivisione su alcuni passaggi che possano velocizzare e rendere più snelli alcuni percorsi, relativi in particolare alla possibilità d’uscita dalle perimetrazioni degli edifici che circondano piazza Cavour, in modo da dare un concreto segnale di ripartenza e speranza alla popolazione. Gli immobili in questione sono infatti di proprietà dell’ateneo, dell’arcidiocesi e vincolati dalla Sovrintendenza. La richiesta del tavolo è partita dal sindaco Gianluca Pasqui dopo aver trovato condivisione nel prorettore dell’università e nel nuovo arcivescovo. “ Di fronte ad alcuni temi- ha spiegato il sindaco aprendo l’incontro - era già stata maturata l’idea di fare degli incontri; visto che la decisione su certe tematiche che coinvolgono cittadini, diocesi e ateneo, ricade sull’ente locale, ho ritenuto che fosse necessario un forum permanente di lavoro. I temi vanno condivisi-ha sottolineato- a partire dall’emergenza che ancora c’è. Non è per campanilismo ma ritengo che Camerino non possa continuare a portare avanti il percorso che c’è stato finora. I numeri del personale che abbiamo a disposizione sono inadeguati a far fronte a tutte le normative e, per quel che concerne il centro storico, occorre puntare il dito per sapere cosa c’è da fare: molti degli immobili sono infatti vincolati, altri sono dichiarati d’ interesse storico culturale. Il tavolo ci permette di prendere delle linee e andare avanti. E’ necessario un focus acceso sulla città che è la luce di un territorio. Il sisma ci ha messi in rianimazione; finora siamo rimasti dritti ma dobbiamo sapere se possiamo tornare in reparto o riuscire ad essere dimessi Per cui, credo che questo tavolo permanente sia obbligatorio e vada calendarizzato mensilmente”. Sull’utilità del tavolo tecnico si è favorevolmente espresso il Commissario Farabollini, ritenendolo tanto più opportuno per una città come Camerino che, per cultura, tradizioni, storia e indotto economico , è da considerarsi punto di riferimento imprescindibile per tutta l’area del cratere.” A me che sono un tecnico è stato chiesto di accelerare e dare impulso alla ricostruzione e posso assicurare il mio impegno in questa direzione. Da parte mia, massima collaborazione nel riuscire a trovare insieme dei percorsi più adeguati , scavando gli aspetti che finora hanno rallentato tutta la macchina. Bisogna velocizzare, valutare lo snellimento e limare gli intoppi della burocrazia, capire come accelerare le procedure. In questo c’è il mio impegno – ha affermato-; lo stesso è stato per i Commissari che mi hanno preceduto che hanno lavorato per trovare delle soluzioni. Adesso occorre trasformare il tutto in azione. C’è da muoversi velocemente e costantemente nel territorio; tenere a mente le specificità delle realtà e prospettare una ricostruzione che dia un senso anche sociale ed economico a queste zone dell’Appennino. Occorre cercare di dare concretezza a questo obiettivo, anche tenendo conto dell’edificato che si andrà a ricostruire e valutando una ricostruzione in sicurezza . Dobbiamo essere consapevoli che c’è da convivere con il sisma e che , visti i cambiamenti climatici in atto, la convivenza deve tener conto dei ragionamenti di prevenzione sismica ed idrogeologica. I tavoli tecnici ci danno l’opportunità di trovare la soluzione migliore e raggiungere obiettivi in maniera efficace ed efficiente. Cercherò di essere presente una volta al mese anche se ho quattro Regioni su cui lavorare e solo in provincia di Macerata ho 38 comuni da seguire. Ma sono anche consapevole che Camerino debba avere qualcosa in più e su questo voglio rassicurare: considero questa città come punto di riferimento per tutto il territorio”. Con l’intervento dell’arcivescovo Massara, si è poi centrata la tematica dell’incontro. Di concerto con l’università di Camerino, l’arcidiocesi si è infatti promotrice nel proporre all’USR qualcosa di concreto che dia una speranza e un segnale di partenza alla gente che non ne può più di restare sospesa. Ad illustrare la proposta, nata già tempo addietro per l’interessamento dell’arcivescovo Brugnaro, è stato l’ingegnere Carlo Morosi. L’idea , approcciata anche con il rettore Pettinari e con la Sovrintendenza, teorizza l’ esclusione dalle perimetrazioni del palazzo ducale, della cattedrale, dell’episcopato e del collegio Bongiovanni che è agibile. Si tratta di beni già vincolati e, in quanto tali, già sottoposti a norme particolarmente stringenti quanto ai vincoli di ristrutturazione. “Abbiamo pensato che iniziare i lavori dalla piazza- ha detto Morosi– possa essere un segnale di qualcosa che si sta facendo. Questi palazzi, per l’arcidiocesi sono in realtà anche dei contenitori importanti e potrebbero sopperire alla necessità di stoccaggio delle opere d’arte che ancora oggi vengono ospitate altrove, pagando canoni di affitto. Il piano terra del palazzo arcivescovile, potrebbe essere utilizzato per la riapertura di attività e il Collegio Bongiovanni che non ha riportato alcun danno, potrebbe essere utilizzato per ospitare le maestranze impegnate nei lavori di ricostruzione ”. Non esistendo grossi ostacoli nel tirare fuori questi contenitori dalla perimetrazione, l’ingegnere Morosi ha detto che dare questo tipo di segnale permetterebbe la ripartenza di tre istituzioni, rappresentate da diocesi, università e sovrintendenza. Sulla stessa linea il prorettore vicario Graziano Leoni , secondo il quale riappropriarsi di una parte del centro e trovare un modo tecnico per riuscire a farlo, sarebbe un segnale enorme per tutta la comunità. “ L’ateneo non può vivere senza la città. La città non può vivere senza università e noi non possiamo che dare il nostro concreto contributo per mantenere saldo e alimentare questo rapporto”. Sugli aspetti tecnici della proposta si è espresso il direttore dell’USR Cesare Spuri, puntualizzando il suo intervento con l’affermazione che, pur non sposando l’idea del ridimensionamento del cratere, Camerino, come Visso o Ussita, ha problemi di un diverso ordine di grandezza  E in molti casi le perimetrazioni (che ritardano di 2-3 anni tutta la macchina), si debbono fare per forza”. A proporle sono i comuni e, presenti determinati requisiti, il vicecommissario le approva e poi ci sono i Piani attuativi.  Camerino soffre di certe problematiche ( ad es. le scarse vie di fuga) e io credo che questi aspetti vadano valutati. L’uscita da una parte o dall’altra dalle perimetrazioni, produce una groviera che va gestita; se stacchi una parte, quel luogo deve dare la garanzia di essere sicurissimo, per cui non si può prescindere dal fare queste valutazioni.  Occorre a mio avviso coniugare gli interventi, le messe in sicurezza da fare, l’accesso a chi deve lavorare nei cantieri. Poi, se alcune parti possono vivere di propria storia, se il palazzo arcivescovile, palazzo ducale o teatro non debbono essere demoliti e possono essere restaurati, va bene. Ma in piazza ci si deve arrivare sicuri. Perimetrare non può significare non avere idea di dove si andrà a finire e credo che i temi delle uscite dalla città e della sicurezza comincino a far scaturire dei ragionamenti. Non butterei via le cose buone che una perimetrazione può portare; è necessario incardinare bene la tempistica di come intervenire. “Se continuiamo a lavorare senza metodo- ha detto il sovrintendente Carlo Birrozzi- non si va avanti. Questo terremoto ha messo in evidenza la fragilità. Dopo due anni voglio capire come si fa la perimetrazione. Non si può continuare a lavorare casa per casa. Bisogna lavorare con un metodo complessivo per tutta la città. Questo terremoto ha messo in evidenza che i problemi delle strutture sono gravi. Sono due anni che stiamo continuando a parlare di perimetrazioni da fare o da non fare. Due anni che parliamo di aria fritta, se fare una perimetrazione casa per casa o su tutta la città nel suo complesso. Le perimetrazioni non sono obbligatorie e prova ne è che Visso ha deciso di non farle. C’è la facoltà dei sindaci di scegliere questo percorso. – ha detto Cesare Spuri- Chi lo sceglie intende sviluppare dei temi su una scala più ampia. Il senso della perimetrazione è che mette tutti nella condizione di fare un passo indietro e un passo in avanti nella sicurezza”. La domanda continua del sindaco Pasqui è stata quella di essere aiutato a capire dell’opportunità o meno e dei rischi che potrebbe comportare l’uscita dalle perimetrazioni di una parte della città, convinto della scelta di responsabilità che è chiamato a fare soprattutto pensando alle generazioni future: “ Si tratta di una decisione epocale che non può essere liquidata così semplicemente”. Il sindaco è tornato a chiedere più personale per poter adeguatamente adempiere a tutti gli obblighi di legge Avevo chiesto 20 unità; ne hanno autorizzate 15 e alla fine al comune ne hanno concesse 12. In alternativa Pasqui ha anche prospettato al Commissario Farabollini, per la parte amministrativa dellente, lutilizzo del personale di Polizia penitenziaria che era nella casa circondariale di Camerino e che da due anni è stato assegnato a diverse realtà. Sembra che comunque da parte del Commissario e del Direttore USR vi sia la disponibilità ad approfondire laspetto.  A conclusione del primo tavolo permanente, tutti hanno convenuto sulla necessità di approfondire meglio la questione, anche attraverso  un successivo incontro con i tecnici dell’università, al fine di valutare la possibilità di un modello misto che possa essere enucleato dalla situazione di perimetrazione complessiva della città. “ Se collaboriamo insieme- ha concluso l’arcivescovo- sono sicuro che riusciremo a trovare un punto d’incontro”. Carla Campetella

Un tavolo permanente della Ricostruzione, ha riunito questa mattina per la prima volta a Camerino tutti i soggetti coinvolti nel percorso. Vi hanno preso parte enti e istituzioni cittadine, regionali e governative, rappresentate dal sindaco Gianluca Pasqui e dai componenti la giunta, dall’arcivescovo Francesco Massara accompagnato dal direttore dell’ufficio ricostruzione della diocesi  ing. Carlo Morosi, dai prorettori vicario di Unicam Graziano Leoni e alla cooperazione territoriale Andrea Spaterna. Presenti anche il Commissario Straordinario Piero Farabollini, il direttore dell’Usr Cesare Spuri, il sovrintendente arch. Carlo Birrozzi e l’ing. Andrea Crocioni dei Beni Culturali della Regione Marche e l'architetto Paoletti. Obiettivo del summit, trovare decisioni univoche relative alla ricostruzione e magari cercare di trovare condivisione su alcuni passaggi che possano velocizzare e rendere più snelli alcuni percorsi, relativi in particolare alla possibilità d’uscita dalle perimetrazioni degli edifici che circondano piazza Cavour, in modo da dare un concreto segnale di ripartenza e speranza alla popolazione. Gli immobili in questione sono infatti di proprietà dell’ateneo, dell’arcidiocesi e vincolati dalla Sovrintendenza. La richiesta del tavolo è partita dal sindaco Gianluca Pasqui dopo aver trovato condivisione nel prorettore dell’università e nel nuovo arcivescovo. “ Di fronte ad alcuni temi- ha spiegato il sindaco aprendo l’incontro - era già stata maturata l’idea di fare degli incontri; visto che la decisione su certe tematiche che coinvolgono cittadini, diocesi e ateneo, ricade sull’ente locale, ho ritenuto che fosse necessario un forum permanente di lavoro.

tavolo Pasqui

I temi vanno condivisi-ha sottolineato- a partire dall’emergenza che ancora c’è. Non è per campanilismo ma ritengo che Camerino non possa continuare a portare avanti il percorso che c’è stato finora. I numeri del personale che abbiamo a disposizione sono inadeguati a far fronte a tutte le normative e, per quel che concerne il centro storico, occorre puntare il dito per sapere cosa c’è da fare: molti degli immobili sono infatti vincolati, altri sono dichiarati d’ interesse storico culturale. Il tavolo ci permette di prendere delle linee e andare avanti. E’ necessario un focus acceso sulla città che è la luce di un territorio. Il sisma ci ha messi in rianimazione; finora siamo rimasti dritti ma dobbiamo sapere se possiamo tornare in reparto o riuscire ad essere dimessi Per cui, credo che questo tavolo permanente sia obbligatorio e vada calendarizzato mensilmente”. Sull’utilità del tavolo tecnico si è favorevolmente espresso il Commissario Farabollini, ritenendolo tanto più opportuno per una città come Camerino che, per cultura, tradizioni, storia e indotto economico , è da considerarsi punto di riferimento imprescindibile per tutta l’area del cratere.” A me che sono un tecnico è stato chiesto di accelerare e dare impulso alla ricostruzione e posso assicurare il mio impegno in questa direzione. Da parte mia, massima collaborazione nel riuscire a trovare insieme dei percorsi più adeguati , scavando gli aspetti che finora hanno rallentato tutta la macchina. Bisogna velocizzare, valutare lo snellimento e limare gli intoppi della burocrazia, capire come accelerare le procedure. In questo c’è il mio impegno – ha affermato-; lo stesso è stato per i Commissari che mi hanno preceduto che hanno lavorato per trovare delle soluzioni. Adesso occorre trasformare il tutto in azione. C’è da muoversi velocemente e costantemente nel territorio; tenere a mente le specificità delle realtà e prospettare una ricostruzione che dia un senso anche sociale ed economico a queste zone dell’Appennino. Occorre cercare di dare concretezza a questo obiettivo, anche tenendo conto dell’edificato che si andrà a ricostruire e valutando una ricostruzione in sicurezza . Dobbiamo essere consapevoli che c’è da convivere con il sisma e che , visti i cambiamenti climatici in atto, la convivenza deve tener conto dei ragionamenti di prevenzione sismica ed idrogeologica. I tavoli tecnici ci danno l’opportunità di trovare la soluzione migliore e raggiungere obiettivi in maniera efficace ed efficiente. Cercherò di essere presente una volta al mese anche se ho quattro Regioni su cui lavorare e solo in provincia di Macerata ho 38 comuni da seguire. Ma sono anche consapevole che Camerino debba avere qualcosa in più e su questo voglio rassicurare: considero questa città come punto di riferimento per tutto il territorio”. Con l’intervento dell’arcivescovo Massara, si è poi centrata la tematica dell’incontro. Di concerto con l’università di Camerino, l’arcidiocesi si è infatti promotrice nel proporre all’USR qualcosa di concreto che dia una speranza e un segnale di partenza alla gente che non ne può più di restare sospesa.

tavolo illustrazione vescovo

Ad illustrare la proposta, nata già tempo addietro per l’interessamento dell’arcivescovo Brugnaro, è stato l’ingegnere Carlo Morosi. L’idea , approcciata anche con il rettore Pettinari e con la Sovrintendenza, teorizza l’ esclusione dalle perimetrazioni del palazzo ducale, della cattedrale, dell’episcopato e del collegio Bongiovanni che è agibile. Si tratta di beni già vincolati e, in quanto tali, già sottoposti a norme particolarmente stringenti quanto ai vincoli di ristrutturazione. “Abbiamo pensato che iniziare i lavori dalla piazza- ha detto Morosi– possa essere un segnale di qualcosa che si sta facendo. Questi palazzi, per l’arcidiocesi sono in realtà anche dei contenitori importanti e potrebbero sopperire alla necessità di stoccaggio delle opere d’arte che ancora oggi vengono ospitate altrove, pagando canoni di affitto. Il piano terra del palazzo arcivescovile, potrebbe essere utilizzato per la riapertura di attività e il Collegio Bongiovanni che non ha riportato alcun danno, potrebbe essere utilizzato per ospitare le maestranze impegnate nei lavori di ricostruzione ”. Non esistendo grossi ostacoli nel tirare fuori questi contenitori dalla perimetrazione, l’ingegnere Morosi ha detto che dare questo tipo di segnale permetterebbe la ripartenza di tre istituzioni, rappresentate da diocesi, università e sovrintendenza. Sulla stessa linea il prorettore vicario Graziano Leoni , secondo il quale riappropriarsi di una parte del centro e trovare un modo tecnico per riuscire a farlo, sarebbe un segnale enorme per tutta la comunità. “ L’ateneo non può vivere senza la città. La città non può vivere senza università e noi non possiamo che dare il nostro concreto contributo per mantenere saldo e alimentare questo rapporto”. Sugli aspetti tecnici della proposta si è espresso il direttore dell’USR Cesare Spuri, puntualizzando il suo intervento con l’affermazione che, pur non sposando l’idea del ridimensionamento del cratere, Camerino, come Visso o Ussita, ha problemi di un diverso ordine di grandezza  E in molti casi le perimetrazioni (che ritardano di 2-3 anni tutta la macchina), si debbono fare per forza”. A proporle sono i comuni e, presenti determinati requisiti, il vicecommissario le approva e poi ci sono i Piani attuativi.  "Camerino soffre di certe problematiche ( ad es. le scarse vie di fuga) e io credo che questi aspetti vadano valutati. L’uscita da una parte o dall’altra dalle perimetrazioni, produce una groviera che va gestita; se stacchi una parte, quel luogo deve dare la garanzia di essere sicurissimo, per cui non si può prescindere dal fare queste valutazioni.  Occorre a mio avviso coniugare gli interventi, le messe in sicurezza da fare, l’accesso a chi deve lavorare nei cantieri. Poi, se alcune parti possono vivere di propria storia, se il palazzo arcivescovile, palazzo ducale o teatro non debbono essere demoliti e possono essere restaurati, va bene. Ma in piazza ci si deve arrivare sicuri. Perimetrare non può significare non avere idea di dove si andrà a finire e credo che i temi delle uscite dalla città e della sicurezza comincino a far scaturire dei ragionamenti. Non butterei via le cose buone che una perimetrazione può portare; è necessario incardinare bene la tempistica di come intervenire". “Se continuiamo a lavorare senza metodo- ha detto il sovrintendente Carlo Birrozzi- non si va avanti. Questo terremoto ha messo in evidenza la fragilità. Dopo due anni voglio capire come si fa la perimetrazione. Non si può continuare a lavorare casa per casa. Bisogna lavorare con un metodo complessivo per tutta la città. Questo terremoto ha messo in evidenza che i problemi delle strutture sono gravi. Sono due anni che stiamo continuando a parlare di perimetrazioni da fare o da non fare. Due anni che parliamo di aria fritta, se fare una perimetrazione casa per casa o su tutta la città nel suo complesso. "Le perimetrazioni non sono obbligatorie e prova ne è che Visso ha deciso di non farle. C’è la facoltà dei sindaci di scegliere questo percorso. – ha detto Cesare Spuri- Chi lo sceglie intende sviluppare dei temi su una scala più ampia. Il senso della perimetrazione è che mette tutti nella condizione di fare un passo indietro e un passo in avanti nella sicurezza”. La domanda continua del sindaco Pasqui è stata quella di essere aiutato a capire dell’opportunità o meno e dei rischi che potrebbe comportare l’uscita dalle perimetrazioni di una parte della città, convinto della scelta di responsabilità che è chiamato a fare soprattutto pensando alle generazioni future: “ Si tratta di una decisione epocale che non può essere liquidata così semplicemente”. Il sindaco è tornato a chiedere più personale per poter adeguatamente adempiere a tutti gli obblighi di legge" Avevo chiesto 20 unità; ne hanno autorizzate 15 e alla fine al comune ne hanno concesse 12". In alternativa Pasqui ha anche prospettato al Commissario Farabollini, per la parte amministrativa dell'ente, l'utilizzo del personale di Polizia penitenziaria che era nella casa circondariale di Camerino e che da due anni è stato assegnato a diverse realtà. Sembra che comunque da parte del Commissario e del Direttore USR vi sia la disponibilità ad approfondire l'aspetto. 

tavole

A conclusione del primo tavolo permanente, tutti hanno convenuto sulla necessità di approfondire meglio la questione, anche attraverso  un successivo incontro con i tecnici dell’università, al fine di valutare la possibilità di un modello misto che possa essere enucleato dalla situazione di perimetrazione complessiva della città. “ Se collaboriamo insieme- ha concluso l’arcivescovo- sono sicuro che riusciremo a trovare un punto d’incontro”.

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