Un filo rosso lega indissolubilmente Baranzate a Pieve Torina. Arriva da uno dei paesi simbolo della più forte devastazione delle Marche, la prima pietra del nuovo spazio multiculturale che sta per nascere nel comune multietnico dell'estrema periferia nord ovest di Milano.
Ricostruzione e rinascita, le due parole chiave. di tutta l'operazione. 
A Pieve Torina la ricostruzione post - terremoto è partita grazie alla ferrea volontà dell'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Alessandro Gentilucci, e alla generosità di associazioni come Succisa Virescit, artefice del progetto di ricostruzione della scuola. 
A Baranzate invece c'è da ricostruire la comunità nel segno dell’accoglienza, della solidarietà, della multiculturalità. E' da queste motivazioni che su impulso di don Paolo Steffano, con il contributo di diversi partners privati come Diana Bracco, nota imprenditrice del settore chimico e farmaceutico, la Fondazione Rava e la Fondazione Tredicimarzo di Paolo Barilla, in un ex capannone industriale di 1.415 metri quadrati, nascerà lo spazio InOltre.
All'interno della struttura, saranno concentrati una sartoria sociale, un supermarket solidale, una sala polifunzionale e un corner da cui avviare una farmacia orientata ai bisogni di bambini e mamme.

Nella foto sotto, il sindaco di Baranzate Luca Elia  e il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci 
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Due storie che partono da luoghi distanti, si uniscono idealmente e materialmente con una pietra estratta dalle macerie di una casa di Pieve Torina distrutta dal terremoto ed il cemento di una costruzione che torna a vivere riconvertita in spazio di inclusione.
"Un pezzo del cuore di Pieve Torina batte qui a Baranzate - ha dichiarato il sindaco Gentilucci, presente alla cerimonia per l'avvio dei lavori di ristrutturazione dello spazio InOltre - e di questo siamo orgogliosi. Da oggi questa pietra non è più il simbolo della tragedia, ma parla di rinascita e di futuro. Il mio ringraziamento va a don Paolo che ha compreso profondamente lo spirito di resilienza della nostra comunità e a tutti i soggetti coinvolti in questo grande progetto di cooperazione. Posiamo una prima pietra per la costruzione di un grande spazio di incontro e condivisione e posiamo un'ulteriore pietra per ricordare a noi stessi di cosa davvero siamo capaci lavorando in sinergia".
Dunque, non è più pietra scartata il sasso murato nella parete del capannone del piccolo comune lombardo, ma un dono e un simbolo di amicizia e rinascita, per scrivere una nuova comune storia.
cc
Nella foto sotto Diana Bracco e Alessandro Gentilucci
Gentilucci Bracco





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