“La didattica a distanza va garantita, nessun cortocircuito con i sindaci”. Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Marco Ugo Filisetti è stato chiaro nel richiamare a scuola insegnanti e personale ATA nei Comuni dove le lezioni erano state sospese, con una ordinanza comunale, per l’aumento dei contagi da Covid19.

Stando ai provvedimenti varati dalle amministrazioni di Mogliano, Petriolo e Tolentino, la scuola sarebbe ripartita in presenza lunedì, senza prevedere le lezioni a distanza per oggi e domani. L’Ufficio scolastico regionale ha, invece, ribadito che la dad vada comunque garantita: non un ritardo nell’inizio delle lezioni, dunque, ma una sostituzione della presenza con le video lezioni che evitino maggiori contagi in classe dopo le feste.

Sin da oggi, quindi, professori e collaboratori scolastici si sono recati in classe anche in questi Comuni, ma con forte disappunto da parte dei sindaci: la comunicazione per l’attivazione della didattica a distanza è arrivata solo nel tardo pomeriggio di ieri, costringendo le amministrazioni e gli istituti a una corsa contro il tempo per garantire le lezioni in modalità smart. Per il direttore dell’USR, Marco Ugo Filisetti, però il cortocircuito non c’è stato: “A mio avviso le amministrazioni hanno sospeso le lezioni, non chiuso le scuole – precisa Filisetti –. Oggi è un normalissimo giorno di lavoro per insegnanti e personale ATA, che dunque si sono recati a scuola per attivare la didattica a distanza e tenere le lezioni come previsto. È nelle facoltà dei sindaci sospendere le lezioni per motivi legati alla pandemia, ma la dad va garantita. Non c’è stato alcun tipo di intoppo, né polemiche. Gli insegnanti sono a scuola per adeguare le modalità didattiche alle ordinanze dei rispettivi sindaci”.

l.c.
La pandemia ha inciso fortemente sul mondo del lavoro e sulle modalità di svolgimento. Donne, autonomi e giovani. Sono queste le categorie che stanno pagando di più la crisi economica. Nelle Marche nel 2020 si sono persi 14mila posti di lavoro.

A Daniela Barbaresi, Segretaria Generale Cgil Marche, abbiamo chiesto verso quali settori produttivi poter puntare nell’immediato futuro. “Abbiamo bisogno di creare le condizioni per ripensare il nuovo modello di sviluppo che accompagni verso la transizione ecologica innanzi tutto e l’innovazione sul fronte della digitalizzazione. Questi i due principali perni. Dobbiamo lavorare perché il sistema delle imprese sia messo nelle condizioni di affrontare queste due grandi transizioni.

Poi l’altro aspetto fondamentale che va di pari passo è creare le condizioni di maggiore sostenibilità non solo economica, non solo ecologica ma anche sociale, quindi potenziare il sistema del welfare che negli anni è stato fortemente penalizzato. La sanità in questi anni ha visto tagli molto importanti che hanno fortemente messo in crisi il sistema sanitario e oggi la pandemia ci ha fatto riscoprire il valore del sistema sanitario pubblico, garanzia per tutti.Quando parlo di welfare intendo servizi per tutte le fasce della popolazione a partire da quelle più fragili e più deboli, pensiamo agli anziani ai non autosufficienti.Pensiamo anche ai primi anni di vita.

Occorre costruire una rete di servizi per l’infanzia, asili nido, educativi in generale che garantiscano innanzitutto i diritti all’educazione e alla socialità fin dai primi anni di vita, che mettano in condizione le famiglie di lavorare con la garanzia che in qualche modo c’è chi sostiene l’educazione dei figli e la cura dei bambini.” Questi servizi debbono essere rimodulati anche perché le forme del lavoro sono diverse, specie nell’ultimo anno.

Lo smart working ha cambiato sostanzialmente la modalità dell’impegno dei lavoratori. “Chiediamo innanzitutto che si possano definire regole certe per lo smart working che è stato una grande opportunità soprattutto nella parte del lockdown ma porta con sé anche dei rischi. Non dobbiamo correre il rischio che questa modalità di lavoro possa tradursi in isolamento dei lavoratori e delle lavoratrici senza contare il rischio di caricarli del doppio peso del lavoro, compreso quello di cura, soprattutto per le lavoratrici.

Dovrebbe essere lavoro agile, in realtà quello che abbiamo conosciuto in questi mesi è stato semplicemente un lavoro fatto da casa in condizioni spesso molto difficili. Alcuni lavoratori e lavoratrici in contemporanea al lavoro avevano i figli in didattica a distanza, magari in abitazioni non sempre dotate delle necessarie tecnologie della rete e soprattutto non sempre tutti hanno gli spazi adeguati per poter coniugare queste due esigenze. Quindi va ripensato.

È fondamentale che ci siano innanzitutto i contratti nazionali di lavoro che ne definiscano diritti e tutele a partire dal diritto alla disconnessione, per garantire alle persone la possibilità di svolgere il normale orario di lavoro e non oltre, contemporaneamente però servono anche interventi normativi più complessivi.” 

Barbara Olmai
Dal prossimo 3 novembre, le scuole superiori marchigiane adotteranno la didattica a distanza, per tutti gli alunni. Una svolta decisa, prevista da un’ordinanza che il Presidente Francesco Acquaroli firmerà oggi. Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado proseguiranno le lezioni “da remoto” al 100 per cento, con la possibilità di svolgere, in presenza, le attività laboratoriali previste dai rispettivi ordinamenti, le verifiche scritte, le lezioni per gli alunni con bisogni educativi speciali e per quelli che hanno difficoltà di collegamento telematico dal proprio domicilio.

“È un provvedimento che assumiamo con la consapevolezza di dover contrastare lo sviluppo della pandemia anche attraverso misure flessibili di insegnamento, garantendo comunque, alle fasce deboli della popolazione scolastica, la possibilità di proseguire l’anno scolastico in presenza – commenta il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli – I dati contenuti nell’ultimo rapporto di monitoraggio, trasmesso dall’Ufficio scolastico regionale per le Marche, confermano una maggiore circolazione virale e un incremento costante di contagi nelle comunità scolastiche, con almeno 555 casi di positività al Covid-19 ascrivibili a studenti e 183 al personale della scuola. Una situazione di criticità, a livello territoriale, che impone massima attenzione anche nel settore scolastico e richiede l’immediata adozione di misure più stringenti”.

Red.
La nuova ordinanza varata dalla Regione Marche, in vigore dalla mezzanotte di oggi al prossimo 15 novembre, impone un ulteriore giro di vite al mondo dell’istruzione: si dovrà infatti procedere con la didattica a distanza per il 50% degli studenti degli ultimi tre anni delle superiori. Un provvedimento che porta gli istituti a dover rivedere la propria organizzazione già dai prossimi giorni.

Riunioni degli staff docenti già da oggi: a Camerino per i licei Varano e a Sarnano e San Ginesio. Ai microfoni di Radio C1 inBlu è intervenuta la proprio la preside dell’Istituto Gentili, Maura Ghezzi: “Stiamo già ipotizzando diverse situazioni, oggi ci incontreremo con lo staff per progettare e sperimentare un nuovo percorso. C’è grande incertezza a livello organizzativo: al netto dell’ordinanza, ieri stavamo ipotizzando la chiusura del liceo a San Ginesio visto che abbiamo un positivo. Già da domani mattina potremo sapere qualcosa in più, per ora è tutto in divenire”.

Riunione del collegio docenti anche all’Ipsia “Frau” di Sarnano, la preside Ida Cimmino ha sottolineato come fosse un’ordinanza nell’aria già da tempo: “Non è un provvedimento che piove dal cielo, noi eravamo già pronti perché l’avevamo capito già dal Dpcm che si sarebbe andati verso la didattica a distanza al 50%. Il piano era già pronto, dobbiamo solo riprenderlo in mano per approvarlo e rettificarlo leggermente visto che non ci aspettavamo che il provvedimento riguardasse solo le ultime tre classi. Partiremo: la scuola è pronta a rispondere sempre puntualmente a tutte le emergenze, certo è una situazione che comporta un grande lavoro per la scuola, ma abbiamo le professionalità adeguate per risolvere il problema”.

Red.
La nuova ordinanza varata dalla Regione Marche, in vigore dalla mezzanotte di oggi al prossimo 15 novembre, impone la didattica a distanza per il 50% degli studenti degli ultimi tre anni delle superiori. Un provvedimento che porta gli istituti a dover rivedere la propria organizzazione già dai prossimi giorni, ma che tocca anche il settore dei trasporti, con gli autobus obbligati a ridurre la capienza dall’80% al 60%.

Come cambia la programmazione Contram? Ha risposto il dirigente del settore programmazione Alessandro Campanelli: “Rispetto alla flotta abituale abbiamo già predisposto trentacinque corse ‘bis’, visto che la capienza era già stata limitata all’80% dell’effettivo. La nuova ordinanza impone un’ulteriore riduzione, ma allo stesso tempo obbliga le scuole ad adottare la didattica a distanza per il 50% degli studenti di terze, quarte e quinte. Noi dobbiamo agire successivamente: quando l’Ufficio Scolastico Regionale ci comunicherà l’avvenuto passaggio alla didattica a distanza, avremo 4 giorni per allinearci all’ordinanza di ulteriore riduzione. Non prevediamo grandissimi problemi: lasceremo in strada i trentacinque ‘bis’ che sono stati predisposti, in più la didattica a distanza, in linea teorica, ridurrà il flusso di passeggeri per circa 2500 persone al giorno su base provinciale. Questo ci dovrebbe permettere di non dover provvedere ulteriormente a modificare i nostri piani e di riuscire a offrire il servizio di mobilità con le forze già in campo. Se così non fosse, saranno provvidenziali i quattro giorni di spazio di manovra che la Regione ha previsto”.

Red.

La didattica a distanza è stata al centro di numerosi dibattiti, anche politici. Se alcune scuole erano già pronte ad affrontare un periodo di studio in via telematica, infatti, altre hanno fatto più fatica. 
A spiegare l'organizzazione dell'istituto comprensivo Vincenzo Tortoreto di San Ginesio, uno dei primi ad aver attivato la didattica via web, è la dirigente Grazia Maria Cecconi.

Come si è organizzato il suo istituto dall’inizio dell’emergenza, tenendo in considerazione le varie fasce di età?

Il nostro istituto si è attivato immediatamente, i primi a partire (già dal 9 marzo) con la didattica on line sono stati gli studenti della scuola secondaria di primo grado, tramite Skype. La settimana successiva è partita anche per la scuola primaria, tramite la piattaforma Meet (Google Suite) e per i bambini della scuola dell’infanzia. Successivamente anche la scuola secondaria ha iniziato ad usare la piattaforma g.suite- meet. I ragazzi e le famiglie non sono stati mai lasciati soli e hanno sperimentato sin dall’inizio il valore della vicinanza. Sul sito dell’istituto sono stati pubblicati gli orari di svolgimento delle lezioni on line, le istruzioni per l’uso delle piattaforme e l’informativa sulla privacy.

Come reputa l’apprendimento a distanza?

È sicuramente una sfida per il mondo della scuola, impone un ripensamento della didattica, un capovolgimento dei paradigmi tradizionali ed apre scenari completamente nuovi. I docenti sono stati costretti a riprogettare, a ripensare le pratiche quotidiane, così tanto consolidate e stereotipate. Ho detto sin dall’inizio che avrebbero dovuto fare di necessità virtù. Li ho invitati a focalizzarsi su quello che è veramente essenziale e irrinunciabile, significativo e inclusivo. Stiamo cercando di lavorare su compiti di realtà e unità di apprendimento per sviluppare le competenze di cittadinanza.

Quali lacune sono emerse e dove si può migliorare?

Alcuni docenti hanno pensato che si potessero trasferire le modalità in presenza con quelle a distanza. Si sono presto accorti che andava ripensato anche il modo di relazionarsi con gli studenti, che era necessario valorizzare l’empatia, la condivisione, la collaborazione. Si può sicuramente migliorare l’approccio comunicativo, si deve puntare ad innovare la didattica, è una grande occasione.

Quali sono stati i principali fattori di disagio raccolti in questo periodo da insegnanti e famiglie? Tutti allineati alle stesse condizioni?

Alcune famiglie hanno avuto all’inizio problemi di connessione, non perchè non avessero wifi ma perchè la linea non era abbastanza potente. Quasi tutti si sono attivati per potenziare la linea domestica. La scuola si è resa disponibile ad aiutare le famiglie in difficoltà. Dal 9 di aprile ci è stato asseganto un assistente tecnico che può supportare gli utenti, tramite servizio di consulenza. Chi non aveva computer ha potuto ricevere in comodato d’uso quelli della scuola.

A suo avviso, gli studenti più grandi hanno appreso la gravità dell’emergenza?

Per gli studenti della secondaria di primo grado all’inizio è stata una vacanza, poi sono stati consapevoli dell’emergenza e della drammaticità del momento. Lavorano quasi tutti con molto impegno e senso di responsabilità. Ad oggi hanno tutti i computer (un ragazzo era rimasto senza, ho mandato il vigile urbano a consegnarglielo a casa).

Quali sono le sue previsioni? Gli studenti potranno ritornare a scuola a metà maggio o a metà settembre?

Non credo che si possa tornare alla normalità a breve. Il momento in cui la curva scende potrebbe coincidere con l’abbassamento dei livelli di attenzione e potrebbe essere l’inizio di una nuova ondata di contagi. Per questo  ho voluto dare stabilità alla didattica a distanza, sto investendo fondi ed energie sulla formazione dei docenti, proprio perchè il periodo potrebbe prolungarsi e perchè vorrei facessimo tesoro di quello che abbiamo dovuto apprendere.

L’esame di terza media come si svolgerà?

C'è una data che dovrebbe fare da spartiacque, il 18 maggio. Se si dovesse rientrare prima (ma ho dei dubbi) l’esame dovrebbe svolgersi in modalità semplificate eliminando qualche prova e cambiando il metodo di assenazione del voto finale. Se non si dovesse tornare a scuola prima del 18 maggio, il consiglio di classe dovrebbe valutare il candidato tenendo conto anche di un elaborato presentato dallo studente.Attendiamo comunque la nota del ministero e le linee guida che speriamo possano fare una maggiore chiarezza.


Il vostro, come tanti altri dell'entroterra, è un istituto sano, cosa chiederebbe al Ministro Azzolina per il futuro?

Il Ministero ha fatto abbastanza, abbiamo ottenuto un finanziamento che ci permetterà di acquistare circa 15 nuovi pc, di potenziare la rete e far lavorare da remoto anche l’ufficio di segreteria. Chiederei al Ministro di non far morire i piccoli istituti perchè sono cuori pulsanti, realtà operose che sanno porsi a diretto contatto con l’utenza, rinnovandosi e aprendosi continuamenti al territorio di appartenenza e all’esterno.

Cosa pensa possa insegnare il periodo che stiamo vivendo ai suoi insegnanti e alunni?

La precarietà della vita. A volte penso che questa pandemia sia l’urlo della terra, l’ultimo implorante grido di aiuto. Forse ci dovevamo fermare e cercare di capire cosa conta davvero, quali sono i limiti dell’uomo e della scienza. Forse abbiamo capito quanto sia grande e bella la normale quotidianità e quanto ci manchi ora quella semplice routine, che a volte ci tediava. Anche i ragazzi hanno capito che la tecnologia è una grande opportunitàe che forse non riusciremo più a separarcene, ma hanno anche capito quanto sia importante la scuola in presenza, quanto siano costruttive e feconde  le relazioni con compagni e insegnanti, quanto sia variegato e affascinante quel mondo fatto di mille sfaccettature e quante opportunità possa offrire.

Che augurio manda a tutti i suoi studenti?

Auguro a tutti di essere all’altezza di questa sfida epocale, di cavalcare il cambiamento senza farsi travolgere, di diventare costruttori  di una trasformazione che ci permetterà di ricominciare, più forti, più consapevoli  e più orgogliosi di prima.

GS

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