“Le attività del settore benessere devono poter riaprire, deve essere un’istanza presente nel prossimo DPCM”. Questo l’appello lanciato oggi in una conferenza stampa congiunta tra Confartigianato Benessere Marche e CNA, a cui hanno partecipato diversi imprenditori del settore con ruoli nelle associazioni di categoria e il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. Un’istanza partita a livello locale e poi cresciuta fino ad assumere rilevanza nazionale, che ha dato vita a una petizione online capace di raccogliere mille firme nella prima ora dalla sua diffusione.

Il punto focale su cui fanno leva le associazioni è quello della chiusura, a loro modo di vedere ingiustificata, delle attività legate alla cura della persona in regime di zona rossa. A supporto di questa tesi viene citata l’adesione ai rigidi protocolli imposti fin dal maggio scorso nell’immediato post lockdown. I dati citati da Confartigianato Benessere e da CNA parlano di oltre quindicimila lavoratori del settore fermati dalle restrizioni. Professionisti che già in precedenza operavano in un regime lavorativo ridotto al 50% e in rapporto di uno a uno tra operatore e cliente durante la prestazione: condizioni che, sempre secondo le associazioni coinvolte, non rappresentano casistiche a rischio di contagio.

La richiesta portata avanti è quella di poter riaprire le attività. Questo visto che fino ai precedenti regimi restrittivi l’apertura era concessa, visto che i ristori tardano ad arrivare e le loro condizioni di fruizione si sono dimostrate poco accessibili e, infine, che le chiusure stanno alimentando il mercato nero e l’esercizio abusivo delle professioni con danni economici ingenti.

Nel corso dei loro interventi, Perlita Vallasciani, Presidente del Consiglio Nazionale di CNA Estetica, Daniele Zucchini, Presidente regionale Confartigianato Benessere, Stefania Pellegrini, CNA Benessere Ancona e Ilenia Pigliapoco, Presidente regionale Confartigianato Estetica, hanno rimarcato le loro posizioni e quelle dei lavoratori del settore, ponendo l’accento sui temi dell’abusivismo, dei danni economici, della sicurezza data dai protocolli – prontamente rispettati sin dal maggio scorso – e del mancato accesso ai ristori: le attività di servizio alla persona, stando ai dati comunicati da Confartigianato e CNA, hanno registrato nel 2020 perdite medie intorno al 25% del fatturato, dati che le escluderebbero dagli attuali meccanismi di ristoro.

Al termine di questi interventi, il Presidente della Regione Acquaroli ha sottolineato la posizione della sua Giunta: “Siamo sempre stati favorevoli, nei limiti del possibile, alle aperture, sempre considerando che le misure restrittive sono fondamentali per la tutela della salute dei cittadini. Continueremo a chiedere al Governo di essere comprensivo nei confronti di queste problematiche. Per quello che riguarda i ristori, come Regione stiamo pensando a un risarcimento per le attività che non hanno avuto aiuti in precedenza, cercheremo di intervenire per poter supportare le nostre imprese”.

Oggi il dato è molto grave – ha concluso il Presidente parlando dei contagi –: oltre ottocento positivi in più. Le prossime giornate saranno decisive per il ‘colore’ della nostra Regione nel periodo successivo alla Pasqua. Rischiamo un’altra settimana in zona rossa, per questo vi chiedo di aiutarci rispettando le regole. Speriamo in un aprile positivo sul tema vaccinazioni, in modo che, fra un mese, si possa avere la curva dei contagi sotto controllo”.

Lorenzo Cervigni
Cinque giorni di chiusura, sanzione per il locale e per gli avventori. È quanto dovranno pagare il ristoratore di Cingoli e i due clienti che ieri sera sono stati trovati a consumare nel locale alle 20.
I carabinieri stavano effettuando i controlli per il rispetto del Dpcm quando appunto nel ristorante hanno trovato un cliente al bancone ed uno al tavolo, entrambi che stavano consumando una bevanda.
Per il ristoratore e per i due avventori è stata elevata una sanzione di 400 euro, ridotta del 30% se pagata entro 5 giorni, e per il locale è stata disposta la chiusura per cinque giorni e la segnalazione alla Prefettura.

I controlli da parte dei militari dell'Arma sono stati effettuati anche a Macerata dove è stato fermato un uomo che viaggiava a boedo della propria auto senza rispettare il divieto di spostarsi tra le 22 e le 5 senza una giustificazione. Ad aggravare la sua posizione la patente di guida scaduta da 5 anni. Per entrambe le violazioni dovrà pagare una sanzione totale di 690 euro.

GS

Dpcm di Natale: dopo la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Conte, Uncem ha sollecitato al Governo le "FAQ" relative al Decreto legge di ieri sera. In particolare l'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani ha chiesto a Palazzo Chigi di pubblicare al più presto le risposte relative alle domande chieste più frequentemente: quali i giorni nei quali è possibile spostarsi fuori dal proprio Comune verso le "seconde case"? Quali quelli nei quali è consentito spostarsi al di fuori del Comune se ha meno di 5mila abitanti?

"Rilevo non poca confusione - ha evidenziato in una nota il Presidente Uncem Marco Bussone - e ho chiesto al Ministro Boccia in particolare di evidenziare meglio i dettagli e i 'colori' dei giorni nei quali sono consentiti o vietati gli spostamenti. Ho sentito e colto informazioni anche sui media poco corrette che stanno ingenerando aspettative. Le FAQ e la consueta nota del Viminale devono aiutarci, nelle prossime ore, a capire cosa si può fare e cosa no".

red.
La ricerca di un dialogo che possa dare una soluzione e una risposta alle esigenze dei piccoli comuni dell’area montana in merito agli spostamenti a Natale, Santo Stefano e Capodanno: questo l’appello di Uncem. Ne ha parlato, ai microfoni di Radio C1 inBlu, il consigliere nazionale Alessandro Gentilucci: “In merito alla questione possiamo dire che per le comunità montane gli spostamenti sono fondamentali: credo che quello che vale per le grandi città non possa essere traslato nelle nostre piccole realtà senza le dovute distinzioni. I piccoli comuni sono una peculiarità italiana, che va rispettata e tenuta in debita considerazione. Come Uncem domani avremo un consiglio nazionale. Stiamo facendo grandi pressioni affinchè tutti noi possiamo essere messi nelle stesse condizioni delle realtà più grandi e più importanti”.

Red.
Il termine 'resilienza' negli ultimi quattro anni è stato usato tanto, forse troppo, e a volte anche in maniera sbagliata.
Ma quando ci sono esempi che lo rappresentano a pieno è giusto che venga sottolineato così come la forza che spinge i marchigiani a non mollare, la passione per il proprio lavoro ed il rispetto per la terra dove si vive.

È il caso della famiglia Casadidio, titolare della gioielleria a Tolentino che porta il suo nome e che non si è lasciata abbattere dall'ultimo Dpcm che prevede la chiusura dei centri commerciali nel weekend e nel giro di poche ore ha subito trovato una soluzione.

Fabio Casadidio e sua moglie Gabriella sono, infatti, proprietari del punto vendita al centro commerciale La Rancia di Tolentino, scelto come unica sede dopo aver chiuso lo storico locale di via San Nicola, nel cuore della città.
Ma quel negozio in centro, nel giorno in cui Tolentino ha deciso di accendere le luminarie natalizie 'Sotto una buona stella' riaprirà i battenti.

"Alla luce delle grandi difficoltà affrontate nel lockdown di primavera - dice Gabriella Accoramboni, moglie di Fabio Casadidio -  questa nuova ondata ha gettato nella paura e nell'incertezza tutti i commercianti, anche in vista del Natale. Appresa la notizia della chiusura nel weekend, periodo della settimana in cui ci auguravamo di lavorare di più, abbiamo deciso di riaprire la storica gioielleria in centro.
La scelta di chiudere quel locale dopo il sisma era stata fatta per via dei numerosi edifici inagibili in quella via e del lavoro che inevitabilmente era calato. Per questi motivi avevamo concentrato tutte le nostre energie nell'altro punto vendita del centro commerciale. La speranza di riaprire in via San Nicola - confida - c'è sempre stata, tanto che tra le nostre previsioni per il futuro c'era quella di fare una apertura temporanea nel periodo natalizio".

In pochi giorni, dall'annuncio del Premier Conte, la famiglia Casadidio, anche con l'aiuto delle figlie Alice e Letizia, si è armata di buona volontà e ha deciso di mostrare a tutti come un ostacolo può trasformarsi in opportunità.

"Tutta la famiglia - prosegue la commerciante - ha collaborato per ripristinare questa attività. Tanta gente ieri, mentre allestivamo, si è avvicinata per sostenerci e anche l'affetto dimostrato da moltissimi sui social ci ha riempito il cuore e curato l'anima. Siamo consapevoli che non sarà semplice - ammette - , ma il segnale che stiamo dando ai clienti e la loro risposta di affetto per noi sono già una vittoria. Anche noi, nel giorno dell'accensione delle luminarie natalizie, nel nostro piccolo abbiamo voluto dare questo un piccolo segnale di speranza".

Il centro storico di Tolentino è sempre stato al centro del dibattito pubblico, per via delle difficoltà che i commercianti si sono trovati ad affrontare dopo il sisma, ma non è detto che il nuovo Dpcm, seppur nel timore di una pandemia che sembra non arrestarsi, possa trasformarsi in un piccolo riscatto per il cuore della città: "Io - spiega Gabriella Accoramboni - ho tanto rispetto e ammirazione per i commercianti che sono rimasti difendendo il centro storico e tenendo alte le loro attività. Sono consapevole che sia faticoso ed è giusto che il centro storico resti la perla della città, del commercio, anche come centro di aggregazione. È bello credere che possa essere un tentativo di riscatto per questa zona di Tolentino".


Giulia Sancricca

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Continua a far valere la sua posizione il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, alla vigilia dell'applicazione del nuovo Dpcm che vede l'Italia divisa in tre colori in base alla gravità del numero di contagi.
Il primo cittadino che, sia per il sisma che per il Covid, qualche giorno fa aveva ribadito la necessità di conferire più potere ai sindaci si dice nuovamente deluso da come abbia agito il Governo.
"Oggi sono ancora più convinto che dal Dpcm si comprende quanto sia necessario quello che avevo già detto - esordisce - .
Roma dimostra di non conoscere nel dettaglio i territori e questo problema dovrà essere risolto se vogliamo che l'Italia funzioni sotto tutti i punti di vista.
Per far funzionare il Paese - denuncia - non servono i Governi nati per avere il potere, piuttosto che per esporre un'idea valida di come salvare l'Italia dalle mille difficoltà che si trova ad affrontare.
I sindaci in questo Paese - attacca Pezzanesi - non contano nulla per il Governo. Contano solo quando bisognan rimboccarsi le maniche, sanare un'emergenza con i propri mezzi e a volte non si ha nemmeno quelli.
Purtroppo - ribadisce senza mezzi termini - quando i sindaci devono essere i veri artefici del rilancio del loro territorio non contano nulla perchè ad assumere quel compito c'è lo Stato, attraverso la sua funzione centrale".

Davvero critico Giuseppe Pezzanesi nei confronti di un sistema che aveva criticato anche durante l'emergenza sisma: "Dopo il nuovo Dpcm - aggiunge - penso che sia stata persa una grandissima occasione per dare potere ai sindaci, anche a livello decisionale. Un potere che dovrebbero avere sempre, non solo per il Covid, ma anche per la ricostruzione. Dobbiamo avere risorse e finanziamenti per agire. Chi meglio dei sindaci può avere la contezza di quello che succede nel territorio. Io, da sindaco, so quali sono i ristoranti, se mai ce ne fosse uno, che ad oggi non hanno investito nelle misure di prevenzione; così come conosco le palestre, i teatri, i cinema, le piscine e tutte le realtà che ancora una volta sono state condannate da questa ordinanza.

Se da Roma si vuol decidere tutto - prosegue - poi magari si apre una finestra sui governatori regionali che possono aggiustare il tiro, io credo che manchi un pezzo: i sindaci devono essere artefici di questo cambiamento, non solo oggi ma anche per il futuro. Chi si candida a sindaco deve avere le qualità per governare e una squadra forte, ma anche mandato il reale mandato da parte dello Stato per poter agire attivamente sul proprio Comune, altrimenti ci si prende in giro".

GS
“L’ordinanza e i decreti? Sono fondamentali per la gestione dell’emergenza pandemica, e l’Ateneo li accetta con grande rispetto e senso di responsabilità”. Sono state queste le parole del Rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato, in vista del nuovo dpcm e all’indomani dell’ordinanza firmata dal Presidente della Regione Marche Acquaroli. Opinione sposata anche dal Rettore Unicam Claudio Pettinari, alle prese anche lui con la riorganizzazione della didattica nell’ateneo camerte.

“Un provvedimento che dobbiamo accettare – sostiene il Rettore Pettinari –, anche se abbiamo letto negli occhi dei nostri studenti il dispiacere per non poter vivere una situazione normale. Le lezioni a distanza sono già attive e procedono bene, sono disagi che abbiamo già vissuto a marzo e a cui eravamo preparati. Abbiamo sicuramente investito molto per trovare nuove aule, organizzare il lavoro e le lezioni, anche a livello finanziario. Capisco anche il disagio degli studenti fuori sede: è chiaro che non saranno disposti a grandi spese per trovare un alloggio e poi seguire le lezioni a distanza, questo potrebbe essere un danno ulteriore per la comunità, danno che per altro già esiste. La speranza è che non essendoci limite alla Provvidenza, questo ‘mini-lockdown’ possa sortire ottimi effetti e permetterci di tornare a lavorare serenamente già da dicembre”.

Una speranza condivisa anche dal Rettore Unimc Francesco Adornato: “Il quattro dicembre scadrà l’ordinanza, l’augurio è quello di vedere una situazione più distesa e poter tornare in presenza: il nostro disagio è anche quello dei nostri studenti: l’Università è un’esperienza formativa, culturale, civile, ideale, la cui ricchezza si sublima nella presenza. L’ordinanza e i decreti sono provvedimenti spiacevoli, ma fondamentali per la gestione dell’emergenza pandemica, e l’Ateneo li accetta con grande rispetto e senso di responsabilità. Certo – conclude il Rettore –, Unimc aveva investito molto, anche a livello finanziario, per poter permettere lo svolgimento della didattica in presenza, ma i tempi che corrono impongono questo. Comprendo e accetto le decisioni del Governo e della Regione”.
Il sindaco di Treia Franco Capponi, allineandosi al pensiero del collega di Tolentino Pezzanesi, ha chiesto ampia responsabilità e maggiore potere per gli enti locali nella gestione della pandemia da Covid 19. Una proposta proprio di Capponi ai sindaci della provincia di Macerata è al vaglio dei primi cittadini, pronta a essere rielaborata e poi inviata all’assessorato regionale alla sanità.

Si può leggere: “Ognuno deve fare la sua parte. Il sistema sanitario, da solo, non può vincere contro un virus che sta crescendo, a livello di positivi, facendo così saltare il tracciamento in tutte le Aree Vaste. I ritardi accumulati nelle operazioni di tracciamento dei contatti stretti amplificano enormemente la diffusione del virus e creano nelle persone positive un senso di confusione e disorientamento per la mancata affidabilità del sistema.

L’epidemia è in peggioramento progressivo nella nostra Regione e nella nostra Area Vasta 3, nella quale nella giornata di ieri sono stati registrati quasi 200 casi, che vanno ad aggiungersi ai 2700 casi totali. Il carico di lavoro non è più sostenibile dai servizi sanitari territoriali con l’evidenza di impossibilità di tracciare in modo completo le catene di trasmissione, come spiegano i servizi ISP delle ASUR.

Il sistema di tracciamento è complicato e quindi una nuova organizzazione di esso, con il coinvolgimento dei sindaci, dei medici di base, l’accreditamento di ulteriori laboratori di analisi e delle strutture comunali si rende indispensabile. Non si può, come ora, affidare ai singoli individui il rispetto dei provvedimenti di quarantena e di isolamento nel caso ci si trovi nella condizione di contatto stretto con casi accertati, anche in assenza di comunicazione da parte dei servizi sanitari di Area Vasta.

Tutto ciò specialmente in un momento in cui vi e’ un aumento progressivo e lineare dell’incidenza dell’infezione e quindi risulta saltato il modello ISP di tracciamento tempestivo dei contatti.

Per far fronte a questo quadro noi sindaci proponiamo di aiutare le ASL nell’istruttoria di individuazione dei tracciamenti, anche perche i sindaci già utilizzano i dati del tracciamento ISP per attivare i servizi di supporto alle famiglie colpite dal Covid, sia per l’approvvigionamento di medicinali e beni di prima necessità, sia l’attivazione dei servizi di raccolta dedicata dei rifiuti, che debbono essere trattati in modo specifico per non ampliare la diffusione del virus.

L’azione potrebbe essere semplice: quello che proponiamo come sindaci è che al posto di chiamare l’Asl, il medico, qualora rilevi un caso di positività, chiami il sindaco e comunichi chi è il sospetto o il positivo. A quel punto il tracciamento verrebbe affidato alla Polizia Locale e alle stazioni dei Carabinieri. Si avrebbe il quadro completo in poco tempo, vista anche la conoscenza territoriale, e l’ASUR avrebbe caricato a sistema un dato veritiero e certificato su cui avviare le azioni di controllo e di effettuazione dei tamponi.

I dipartimenti di prevenzione sono in difficoltà in ogni provincia, bisogna usare quello che si ha a disposizione: l’istituzione locale che diventa, come autorità, anche garante del rispetto della privacy”.
Il capogruppo del Partito Democratico all’Assemblea regionale Maurizio Mangialardi ha lanciato l’allarme in Regione sull’emergenza Coronavirus. Mangialardi ha chiesto un pronto intervento alla nuova amministrazione, un provvedimento regionale che possa integrare gli aiuti a imprese, famiglie e amministrazioni locali predisposti dal governo. Questo per scongiurare il rischio, tangibile, che la crisi sanitaria diventi crisi economica prima e sociale poi.

In una nota, diffusa proprio dall’ex sindaco di Senigallia, si legge: “Le nuove disposizioni varate dal governo nell’ultimo Dpcm, pur indispensabili a fermare la crescita esponenziale della curva dei contagi da Covid-19, rischiano di aggravare la crisi di tante attività economiche, già provate dagli effetti della prima ondata pandemica di primavera. Si tratta di una situazione molto grave, che peraltro si riflette anche in tanti Comuni, chiamati a gestire l’applicazione delle nuove norme e a garantire aiuti alle fasce più deboli della popolazione, nonostante le precarie condizioni in cui versano i bilanci. Il cosiddetto decreto Ristori varato dal governo, che prevede lo stanziamento di 5 miliardi di euro a fondo perduto per aiutare le imprese messe in difficoltà dagli obblighi di legge contenuti nel suddetto Dpcm, può rappresentare una prima parziale risposta, a patto che giungano quanto prima ai diretti interessati, evitando inutili e funeste lungaggini burocratiche. 

“È tuttavia evidente – prosegue Mangialardi – che tale criticità chiama in causa anche l’impegno della Regione. Per questo, sulla scia di quanto già realizzato dalla precedente Amministrazione regionale, chiediamo che il nuovo esecutivo provveda al più presto all’approvazione di analoghe misure straordinarie e urgenti, stanziando finanziamenti volti a integrare i provvedimenti economici presi dal governo. Crediamo che in questo momento così complicato per la nostra regione, sia doveroso da parte di tutti, maggioranza e opposizione, accantonare le divergenze e cooperare per far sì che la crisi sanitaria non evolva in crisi economica e sociale”.

Red.
Le misure restrittive contro il Covid hanno costretto nuovamente la Pro Loco di Caldarola a modificare i piani per le manifestazioni cittadine: è la terza volta in questo strano 2020 che accade qualcosa di simile. Il presidente dell’associazione Daniele Piani ha raccontato il suo disappunto ai microfoni di Radio C1 inBlu: “Per la terza volta in un anno ci troviamo nostro malgrado a parlare dell’annullamento di una delle nostre manifestazioni più tradizionali e radicate. Dopo la fiera del Lunedì di Pasqua e la Giostra de le Castella, siamo costretti a cancellare anche la Fiera di San Martino. Abbiamo provato fino all'ultimo minuto possibile – prosegue Piani –, progettando la fiera come ogni anno, ma vista l'attuale situazione nel paese e la normativa in vigore dalla scorsa settimana abbiamo dovuto sospenderne l'organizzazione”.

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foto di repertorio - edizione 2019

Il presidente di Pro Loco Caldarola ci ha tenuto a sottolineare che le attività non si fermeranno: “Non ci fermeremo – sostiene ancora Piani –, come non ci eravamo fermati lo scorso aprile con l'edizione 2.0 della Pasquarola, realizzata interamente online. Ormai stavamo per rendere pubblico il cartellone dell'edizione autunno/inverno del riuscitissimo Restart Festival estivo, ma vista la situazione ce lo teniamo nel cassetto in attesa di tempi migliori, sperando che la situazione cambi in fretta”.

Red.

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