Passata all’unanimità la mozione per il ripristino del punto nascite dell’ospedale Bartolomeo Eustachio. Nel testo, approvato nello scorso consiglio comunale di San Severino, anche due emendamenti che richiedono l’attivazione h24 del punto di pronto intervento e due posti di rianimazione.

Pietro Cruciani, capogruppo in consiglio per San Severino Marche 2.0 - Una città per tutti, si era astenuto dalla firma della mozione, presentata dalle altre forze di minoranza, in quanto aveva sperato in un documento siglato anche dalla maggioranza. Ai microfoni di Radio C1…inBlu ha comunque espresso soddisfazione per l’approvazione unanime, che testimonia unità di intenti in temi fondamentali come quello della sanità territoriale. Cruciani ha commentato: “Non sono stato tra i firmatari perché il mio desiderio era l’approvazione trasversale del documento. In sede di voto è avvenuto questo. Lo ritengo qualcosa di fondamentale. La chiusura voluta dalla giunta regionale a guida Ceriscioli era puramente politica, in quanto i requisiti previsti dalla legge per mantenere attivo il reparto nascite c’erano. Allineati con le vicende in atto a Fabriano abbiamo ottenuto questo grande successo e abbiamo dimostrato di essere uniti intorno ai temi importanti per la città. La battaglia è stata portata avanti per anni dal comitato cittadino per il nostro ospedale, con la raccolta di più di duemila firme e con i ricorsi al TAR arrivati in Consiglio di Stato, tribunali che non hanno espresso pareri di sorta. Ora la petizione si rivolge all’amministrazione regionale, al Presidente Acquaroli e all’assessore regionale alla sanità. Saltamartini, ai tempi del suo mandato come sindaco di Cingoli, si è sempre battuto per la sanità del territorio e più volte ha partecipato alle riunioni del nostro comitato cittadino appoggiando le nostre rivendicazioni. Speriamo possa ricordare le sue posizioni ora che siede dall’altra parte del tavolo: ci aspettiamo solidarietà da parte sua. Le nostre richieste sono congrue, non chiediamo altro che di ripristinare ciò che ci è stato tolto nel 2016, con l’aggiunta dei due posti di terapia intensiva che sarebbero necessari per il reparto nascite e importantissimi anche alla luce delle ultime vicende legate al Coronavirus. A fine emergenza, quando il Covid center di Civitanova verrà smantellato, si dovrebbe pensare al mantenimento di quelle postazioni di terapia intensiva e rianimazione e ridistribuirle negli ospedali esistenti senza disperdere un patrimonio importante”.

GS

l.c.
Dopo la conferenza stampa in cui Sandro Parcaroli, sindaco di Macerata, e Filippo Saltamartini, assessore regionale alla sanità, hanno spiegato le procedure che porteranno alla nascita del nuovo ospedale di Macerata, la discussione tra vecchia e nuova amministrazione regionale non si è ancora placata.

In mattinata, in una conferenza stampa appositamente convocata, l'ex assessore alla sanità, Angelo Sciapichetti, ha replicato alle affermazioni dell'attuale pari ruolo. Al centro della polemica le strategie di finanziamento e più in generale la politica sanitaria portata avanti nella scorsa legislatura dall'amministrazione Ceriscioli. Sciapichetti, ai microfoni di Radio C1... inBlu, ha dichiarato: "Tante bugie, tante inesattezze. Penso che sia del tutto legittimo avere progetti diversi rispetto alla precedente amministrazione. Quello che è inammissibile è che per suffragare la propria linea si utilizzino delle notizie false. Saltamartini a Macerata ha tentato di giustificare il suo no al project financing, metodo per altro utilizzato al nord da diverse regioni a guida Lega, come ad esempio il Galliera di Genova, utilizzando dati inesatti: forse dovrebbe informarsi meglio. Non ho problemi a sostenere un confronto pubblico: ho le carte, vedremo lui cosa potrà portare sul tavolo. Documenti alla mano non è vero che il DIPE ha dato parere negativo, per di più la nostra amministrazione non ha mai parlato di ospedale unico, ma di un ospedale di primo livello che non trascurerà le strutture 'periferiche', a cominciare da Camerino e San Severino, per poi arrivare a Tolentino. Quest'ultima struttura l'abbiamo finanziata interamente con 16 milioni di euro. Troppe inesattezze: bisogna avere la forza di portare avanti le proprie idee politiche senza infangare il lavoro di chi ha preceduto questa amministrazione".

L'attuale assessore alla sanità ha smorzato la polemica, affermando come l'unica preoccupazione della giunta Acquaroli sia quella di portare a compimento l'opera e dotare la città di Macerata del nuovo nosocomio: "La nostra posizione è chiara. Il punto fondamentale è che questo project financing in realtà non esiste, in quanto bocciato dal RUP e dalla Commissione della Regione per incongruenze tra i costi prefissati e quelli di realizzazione. I costi avrebbero impegnato la Regione fino al 2050 per un importo prossimo agli 800 milioni. Riteniamo che si possa finanziare autonomamente il progetto tramite Cassa Depositi e Prestiti e senza per altro pagare tassi prossimi al 5%. Per me la polemica può anche cessare: a questo punto è nostra responsabilità costruire l'ospedale di primo livello a Macerata. Ritengo assurdo che le delibere fatte dalla Regione Marche, che individuano un DEA di primo livello a Macerata, siano sconosciute ai dirigenti del Partito Democratico: l'ipotesi originaria di realizzazione non è configurabile, perchè in quanto bocciata non si configura effettivamente nella realtà concreta, non esiste".

Lorenzo Cervigni
"Sono delle dichiarazioni avventate quelle del sindaco di Camerino che, probabilmente, si fa prendere dal panico per la gestione politica del suo Comune".
Rimanda le accuse al mittente l'assessore alla Sanità regionale Filippo Saltamartini dopo 'allarme lanciato dal sindaco Sandro Sborgia sull'avviso "di mobilità interna che esclude il nosocomio cittadino dalla possibilità di essere destinatario di personale dirigente medico".

"Noi - dice Saltamartini ai microfoni di Carla Campetella per Radio C1...InBlu - stiamo vivendo questa pandemia e stiamo ragionando su come uscirne fuori.
Con i vaccini che arriveranno tra maggio e giugno avremo coperto circa 800mila cittadini e quindi potremmo essere fuori dal guado più pericoloso. A quel punto si dimostrerà se gli impegni che io e la giunta regionale abbiamo assunto su Camerino saranno mantenuti o meno.
L'Asur - chiarisce - ha avviato una procedura di mobilità che si attua prima di avviare i concorsi. Quelle del sindaco Sborgia sono strumentalizzaizoni politiche che io rimando al mittente: se continua così si gioca molta credibilità nel rapporto con la Regione".

Non usa mezzi termini l'assessore regionale nel contestare il comportamento del primo cittadino: "Non è la prima volta  - aggiunge - che, nonostante la cordialità dei rapporti, Sborgia si esprime in modo così pesante. Bisogna anche tener conto che lo scorso anno, a marzo, non aveva detto nulla sulla trasformazione di Camerino come ospedale unico Covid, ma da quando è cambiata la giunta regionale, per ogni questione strumentalizza situazioni di emergenza che tutti stiamo vivendo".

Non ci sarebbero motivi di preoccupazione, secondo Saltamartini, sul paventato ridimensionamento del nosocomio camerte: "Come si fa - si chiede l'assessore - a parlare di scomparsa in merito ad un presidio di primo livello del sistema sanitario e che secondo il nuovo piano sanitario regionale tornerà a riavere la sua centralità. L'ospedale è stato inserito in un percorso Covid, come anche gli altri ospedali della nostra regione, ma non significa che per questo sarà chiuso. Forse il sindaco approfitta di questa condizione per riattivare una scena mediatica.
Questa mobilità attivata dall'Asur - precisa - ha dei problemi oggettivi, perchè in un interpello fatto su tre Aree Vaste, nessuno ha fatto domanda per andare all'ospedale di Camerino.
Di questo non può essere accusata la giunta regionale".

GS


Asur Marche Area Vasta 3 ha diffuso una nota con la quale, nel rispetto di una corretta informazione per la popolazione dell’entroterra, con riferimento alle affermazioni uscite sulla stampa, del sindaco di Camerino relativamente all’ospedale cittadino e alle procedure espletate, con le quali viene paventata una volontà da parte del direttore della Area Vasta 3 di “lento e silenzioso svuotamento” dei servizi sanitari dell’entroterra, ha ritenuto necessario riportare con precisione  quanto realmente si sta attuando.
L’intenzione dell’azienda è quella,come già affermato dalla Giunta regionale- recita la nota- di potenziare le strutture dell’entroterra delle Marche, dando risposte precise nei territori e in particolare all’interno della provincia di Macerata colpita dall’evento sismico. Lo scopo è quello di creare una rete capillare, tra ospedali e territorio, in modo da dare risposte soddisfacenti e adeguate alla popolazione residente e anche ai giovani che vi afferiscono per motivi di studio. A tale scopo gli atti a cui si fa riferimento sono atti dovuti, nella prassi amministrativa, propedeutici alle procedure concorsuali in coerenza delle norme vigenti. In questa ottica, l’avviso si colloca come prima fase della procedura, che vedrà da subito l’acquisizione di nuove figure professionali attraverso l’utilizzo di concorsi già espletati, nelle seguenti discipline: cardiologia, chirurgia e ortopedia. Questo al fine di assumere nel più breve tempo possibile le unità di personale necessarie. È giusto precisare che questa direzione ha tutto l’interesse a mantenere le attività vigenti sul territorio e in particolare presso la struttura di Camerino, sempre e comunque nel rispetto delle procedure e della prassi consolidata. È intenzione, inoltre, attuare un piano di supporto per non lasciare sguarnita la struttura- conclude il comunicato-  mantenendo fino al momento di una eventuale uscita l’attuale organico, anzi potenziandolo, garantendo in questo modo la qualità e la continuità dei servizi presso il presidio stesso.

c.c.
Sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale di San Severino, in calendario per mercoledì 14 aprile, la mozione che riguarda le richieste di riapertura del punto nascite dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio”. Una mozione, quella firmata dalla maggior parte dei consiglieri di minoranza, che si inserisce perfettamente nel dibattito politico che riguarda la sanità. Nei giorni scorsi l’assessore Filippo Saltamartini, insieme al sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, ha dato una decisa sterzata alla visione del piano sanitario regionale: il nuovo ospedale del capoluogo sarà costruito nella stessa sede concordata con la precedente amministrazione, ma con un numero di posti letto ridotto, da 600 a 400, dimensionandolo sulla città e non sull’idea di ospedale unico.

Unica firma mancante tra i banchi della minoranza settempedana è stata quella di Pietro Cruciani che, nonostante non abbia sottoscritto la mozione, si è detto favorevole alla linea sposata dalla Regione e alla riapertura del punto nascite: “Il buon senso prevale, secondo me: vengono salvaguardate le realtà sanitarie dell’entroterra – i presidi ospedalieri di Camerino e San Severino – oltre all’ospedale di Civitanova. Il ripristino del punto nascite è stata una grande battaglia portata avanti dal comitato cittadino. Io stesso mi sono battuto molto in passato per l’ospedale di San Severino e per quello di Camerino, anche con fatti concreti, come l’acquisto di apparecchiature. Per il punto nascite, allo stesso modo, la mia posizione è stata sempre favorevole, nella convinzione della necessità di un presidio di tale importanza per una zona già vessata dal sisma e da un impianto infrastrutturale e dei servizi non all’altezza. Tutti gli argomenti sono condivisibili, visto che il punto nascite è ritornato di attualità anche a Fabriano: i dati concordati per la chiusura dei punti nascite nel 2010 avrebbero voluto quello di San Severino ancora aperto e chiuso invece quello fabrianese. Successe il contrario, almeno fino alla chiusura, decisa dall’ex governatore Ceriscioli, anche per Fabriano. Alla luce delle decisioni in Regione sul piano sanitario è possibile rivedere le posizioni degli ospedali dell’Area Vasta 3 con ruoli ben precisi e determinati reparti”.

Nonostante l’assenza della sua firma, Cruciani ha sottolineato come in sede di voto la mozione troverà anche il suo appoggio: “Sono favorevole alla mozione, anche se non porta la mia firma – conclude Cruciani –. Penso che una mozione su questo argomento avrebbe dovuto avere l’unanimità nella presentazione, con anche la firma della maggioranza: probabilmente sarà approvata da tutto il consiglio, ma sarebbe stato meglio condividerla, senza farne rivendicazioni di parte. Credo che la mozione vada integrata alla luce delle vicende che riguardano il nuovo ospedale di Macerata: nelle sedi istituzionali andrà sostenuta l’importanza di un avamposto sanitario nell’entroterra, quale è l’ospedale di San Severino, e il ripristino del suo punto nascite. Lo si potrebbe fare in accordo con Fabriano: un unico punto nascite che servirebbe due Aree Vaste, la due e la tre, ma dislocato in due presidi”.

GS

l.c.
“Dimenticate la parola ‘unico’. Quello che sarà costruito sarà il nuovo ospedale di Macerata”. Così il sindaco del capoluogo, Sandro Parcaroli, ha fatto eco all’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, per chiarire sul futuro della nuova struttura che dovrà sorgere a Macerata e che “non andrà a sostituirsi agli altri ospedali territoriali, ma punterà all’eccellenza e alle acuzie”.

Questa la base da cui la Regione annuncia di partire per la revisione del piano sanitario regionale, eliminando l’idea dei tre ospedali unici che erano previsti a Macerata, Pesaro e San Benedetto del Tronto. “Noi – dice Parcaroli – come Comune e come Regione abbiamo tutta l’intenzione di portare avanti il progetto del nuovo ospedale di Macerata nel più breve tempo possibile”.

Ma prima di spiegare l’iter che porterà al nuovo nosocomio, Saltamartini ha voluto chiarire quello che ha definito “bluff politico” su quanto avvenuto fino a settembre 2020 con la vecchia amministrazione a guida Carancini, precisando che “il project financing sarebbe stata utopia, dal momento che prevedeva di spendere quasi un miliardo di euro per l’ospedale della provincia di Macerata. Di fatto – chiarisce l’assessore – di quanto annunciato fino allo scorso settembre in questa aula (la sala consiliare del comune di Macerata, ndr) non c’è nulla. Il progetto è irrealizzabile e c’è un esame negativo da parte del gruppo di lavoro che doveva dare il suo assenso. Questa è storia che dimostra come la politica sia spesso vuota di contenuti e si riempia solo di grandi chiacchiere”.

Poi lo sguardo al futuro e all’impegno dell’attuale giunta regionale, quello di realizzare l’ospedale con il sistema tradizionale, escludendo il project financing: “Porterò in giunta la prossima settimana – prosegue Saltamartini – il progetto per il riavvio del percorso per la revisione del piano sociosanitario. In questi mesi abbiamo cercato finanziamenti e vogliamo procedere con il sistema tradizionale e con i prestiti che la Regione accenderà tramite la Cassa depositi e prestiti che in questo momento permette buono tassi. Tutto quello che c’è stato era un bluff, portato in queste aule qualche mese prima delle elezioni. Noi ci assumiamo la responsabilità di realizzare un ospedale nuovo che sia congruente ai bisogni di questa collettività. Un ospedale con servizi aggiuntivi che saranno elaborati nell’ambito delle audizioni di tutte le realtà sociali. Dopo un anno di Covid la tecnica di realizzazione degli ospedali dovrà essere diversa, lo abbiamo appreso. I tempi dovranno essere accelerati al massimo, il nostro impegno è di realizzarlo il prima possibile. Se i nostri avversari politici – l’affondo all’amministrazione Carancini – , in dieci anni sono riusciti a partorire solo la delibera per un project financing, noi chiediamo qualche mese per tradurre il nostro impegno in fatti concreti. Quelli di prima sono stati ‘percorsi virtuosi’ inesistenti di un ospedale che doveva essere costruito e che non è mai nato”.

Ma a interessare l’intero territorio, soprattutto quello ferito dal sisma, è la rassicurazione che il nuovo ospedale sarà inserito in una rete che preveda la valorizzazione e non la chiusura degli altri ospedali della provincia: “La pandemia ha dimostrato che gli ospedali di comunità dovranno essere messi a regime. Il nuovo ospedale diventerà di eccellenza per malati acuti, non qualcosa in meno rispetto a quello che esiste oggi, ma bisognerà mettere in rete la funzionalità degli altri ospedali, soprattutto per la diagnostica, evitando di far venire le persone a Macerata per quei servizi. Questo ci permetterà di valorizzare reparti eccellenti in campo nazionale, come l’oncologia maceratese. Lo stesso ministro Speranza ha detto che va rivisto tutto, perché non si può immaginare di centralizzare la sanità con un unico ospedale”.

All’interno della nuova rete ospedaliera anche l’ospedale già esistente che, annuncia Parcaroli, “sarà valorizzato e saranno diminuite le sue criticità legate agli anni. Abbiamo diversi progetti da valutare, quel che è certo è che continuerà a lavorare”.

Infine la località su cui dovrà sorgere la nuova struttura: “Probabilmente resterà la Pieve – chiarisce il sindaco –. Andai a vedere questa zona con Acquaroli nel periodo pre-elettorale. Ho contattato il proprietario anche nei giorni scorsi, cui ho ribadito che il prezzo deve essere congruo: i soldi sono dei cittadini. Quella zona va bene anche per la viabilità, perché rientra nel disegno che abbiamo in mente per la futura Macerata”.

Giulia Sancricca
Un incontro cordiale e di aggiornamento  sulla situazione della pandemia si è svolto questa mattina nella sede della Regione, tra il viceministro alla Sanità, Pierpaolo Sileri  e il presidente Francesco Acquaroli.  Sileri, in visita ad Ancona,  ha mostrato grande disponibilità a dialogare anche con gli assessori presenti per fare il punto sulla situazione pandemica e sull’andamento della campagna vaccinale, tracciando il quadro generale in Italia e rinnovando alla cautela e al rispetto di tutte le norme di sicurezza, con uno sguardo di fiducia al futuro con il progressivo procedere della campagna vaccinale alla popolazione.
 
Il presidente Acquaroli  ha augurato al sottosegretario un buon lavoro e rinnovato la disponibilità alla collaborazione istituzionale evidenziando la priorità del piano vaccinale per uscire presto da questa fase più difficile della pandemia.

 
L’assessore alla Salute, Filippo Saltamartini, oltre a far presente il problema della formazione del personale sanitario e sollecitare la questione delle indennità-premio al personale medico e infermieristico, ha chiesto al viceministro maggiori informazioni sulle forniture di vaccini nei mesi di maggio e giugno nelle Marche, per avere la possibilità di programmare in anticipo le prossime fasi della campagna vaccinale.
«Possiamo effettuare diecimila vaccini al giorno, ma con le dosi che abbiamo ne vengono somministrati tremila».

La presentazione dell’iter per la realizzazione del nuovo ospedale di Tolentino è stata l’occasione per l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, per fare il punto della situazione sul tema dei vaccini.

«Ieri (ogni martedì arrivano le dosi) ne sono arrivati 18.700 di Pfizer e 2.500 di Moderna. 

Abbiamo già convocato il tavolo con i medici di famiglia - ha spiegato - per i vaccini da somministrare a casa per gli ultraottantenni che hanno problemi di deambulazione e siamo pronti anche qualora ci inviassero i vaccini per i disabili o per le persone con patologie cliniche che richiedono la vaccinazione. Dal primo di marzo potremo vaccinare gli insegnanti: ci stiamo fornendo degli elenchi di tutto il personale scolastico, delle università, del personale delle scuole materne; stiamo chiedendo le liste  del personale degli agenti di polizia locale nei Comuni, ma anche dei Tribunali. Faremo una banca dati così che chi vorrà vaccinarsi potrà prenotarsi tramite la piattaforma o chiamando il numero verde. Vorremmo concentrarci anche sul personale dei Comuni, sui sacerdoti, sul personale delle pompe funebri e i giornalisti».

Quindi la sua posizione sulla possibilità di produrre i vaccini in Italia e nelle Marche: «Sono stato attaccato per aver detto che avremmo potuto produrre i vaccini nel nostro Paese - dice - , ma non comprendo per quale motivo l’Italia non voglia investire in questo senso. Questo è il momento della vaccinazione, se nelle Marche potessimo vaccinare diecimila persone al giorno riusciremmo ad avere l’immunità di gregge entro l’estate (il presidente dell’Aifa sostiene che si possa raggiungere con 600mila vaccinazioni)».

Due, dunque, le strade suggerite dall’assessore: la produzione dei vaccini o l’acquisto dalle altre Regioni.

«Dalla conferenza Stato-Regioni - spiega - è emersa una discrepanza tra la necessità dei vaccini al Nord, dove la popolazione è più anziana, ed al Sud dove ci sono più giovani. Se ci venisse data la possibilità di acquistare i vaccini dalle Regioni che devono restituirli, dal momento che abbiamo i bilanci in ordine, potremmo velocizzare i tempi. Ma ritengo importante che sia l’Italia a produrli, e addirittura le Marche. L’Università di Camerino dice di essere pronta a farlo, cosa aspettiamo - si chiede Saltamartini - ad investire per produrre gli anticorpi monoclonali che guariscono nelle prime fasi della patologia. Dobbiamo essere consapevoli che siamo una delle prime nazioni al mondo per tutto, avere la consapevolezza di chi siamo ci permetterebbe di essere pronti a progettare il futuro».

La necessità di procedere spediti con i vaccini deriva dalla vocazione manifatturiera della regione: «Siamo la prima regione italiana manifatturiera d’Italia e la terza in Europa - conclude Saltamartini - . Dobbiamo permettere alle nostre aziende di lavorare, altrimenti sarà il sistema economico a rimetterci ulteriormente».

Infine la risposta al sindaco Giuseppe Pezzanesi sull’interrogazione che il Pd di Tolentino ha presentato alla maggioranza chiedendo il motivo per cui la città non sia stata scelta come punto di vaccinazione: «Condivido quando sostenuto dal sindaco, cioè che Tolentino non avrebbe avuto una struttura ospedaliera pronta ad intervenire in caso di eventuali complicazioni. Ma se fossi nella minoranza chiederei, piuttosto, al sindaco come sia riuscito a portare il beneficio di un nuovo ospedale in questo territorio».

GS

«A marzo il progetto esecutivo ed in autunno l’avvio dei lavori, per terminare il nuovo ospedale, da 16 milioni di euro, entro il 2023».

Il sindaco Giuseppe Pezzanesi ha sintetizzato così i prossimi step che riguardano il nosocomio cittadino che sarà ricostruito dopo i danni del sisma.

Una conferenza stampa a cui erano presenti anche l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, ed il responsabile tecnico dell’Area Vasta 3, Fulvia Dini, per illustrare l’iter che porterà alla nuova struttura sanitaria.

«Un progetto cominciato con la precedente amministrazione regionale - dice il primo cittadino - ma che ha avuto seguito con il nuovo esecutivo. 

L’ospedale - ha precisato - non sarà smembrato, ma avrà il ruolo che aveva prima, con qualche arricchimento sotto l’aspetto compensativo della sanità territoriale. 

Abbiamo voluto mantenere tutto il verde esistente - ha detto mostrando il rendering del progetto - e prevedere uno spazio vicino alla struttura in cui si potrà realizzare l’ampliamento della casa di riposo. Per questo spetta a noi trovare fondi ulteriori che permetteranno di avere una realtà di supporto all’Asp di Tolentino per gli ospiti con patologie trattabili nel nosocomio tolentinate».

did

Infine il monito nei confronti di Area Vasta e della Regione: «Gradirei - ha concluso Pezzanesi - che i tempi fossero previsti per la realizzazione del nuovo ospedale fossero centrati e rispettati».

Fugato, dall’assessore Saltamartini, ogni dubbio su un possibile depotenziamento dell’ospedale di Tolentino: «Sul tema della sanità - ha detto -  noi ci siamo assunti la responsabilità, in campagna elettorale, di sostenere la necessità di ospedali di prossimità che devono affiancare i presidi per le eccellenze. 

Ancora non abbiamo toccato il piano sociosanitario, ma abbiamo semplicemente detto che vogliamo rafforzare la sanità territoriale, compresa Tolentino. Siamo consapevoli che un ospedale unico in provincia non sia efficiente e l’epidemia ce lo ha insegnato. 

L’ospedale di Tolentino costerà 16 milioni di euro, e si deve considerare che è la stessa cifra a disposizione della Regione per tutte le strutture regionali. Dunque in questo caso, con i fondi del sisma, è stata fatta una operazione eccellente che non sarebbe stata possibile senza la determinazione del sindaco di Tolentino. Ora dobbiamo accelerare il percorso perché, anche un solo mese, è determinante per dare un nuovo ristoro ai territori che aspettano che la sanità sia efficiente.

L’ospedale - ha concluso - diventerà il terzo nosocomio regionale in regola con l’adeguamento sismico ed antincendio che, al momento, vantano solo quelli di Ancona ed Ascoli Piceno».

Il progetto, infatti, terrà conto delle ultime emergenze, non solo del terremoto, ma anche della pandemia, come ha specificato Fulvia Dini: «Sarà in grado di far fronte ad altre eventuali emergenze sanitarie - ha detto - realizzato anche sulla base dell’esperienza Covid: con stanze dedicate e percorsi divisi. Ci siamo ripromessi di progettare un ospedale di nuova concezione - ha chiarito, specificando poi la questione della delocalizzazione temporanea della Dialisi - . Insieme al primario Sopranzi è stato deciso che la soluzione migliore per limitare i disagi ai pazienti, risparmiare denaro e snellire i tempi di realizzazione dell’ospedale, il reparto sarà temporaneamente dislocato sugli ospedali di Camerino e Macerata, in base alle esigenze di chi vive nelle due zone. Il punto di primo intervento, invece, resterà a Tolentino anche durante i lavori».

Giulia Sancricca

fola
Salvare l'ospedale di Camerino. Sempre più sindaci dell'entroterra  si uniscono all'accorato appello lanciato dal primo cittadino di Camerino Sandro Sborgia a tutela del depauperamento e del reintegro della piena funzionalità dei reparti di un nosocomio a servizio di una vastissima area. 
Domani al Lanciano Forum l'incontro tra gli ammnistratori locali e l'assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, mentre ha superato i 4500 membri il gruppo social "Salviamo l'Ospedale di Camerino" ed è salito ad oltre 5200 il numero delle firme dell'omonima petizione.
 Tra i primi sindaci ad esternare condivisione Pietro Cecoli, alla guida dell'amministrazionedi Montecavallo: " Io sono uno dei sindaci che vive questa realtà montana- dichiara Cecoli-  Con i miei familiai abito a mille metri sopra Montecavallo nella frazione di Pantaneto e non posso che avere attenzione a curare l'interesse sia degli abitanti del paese, sia dell'intero terrtitorio della montagna, come fatto del resto anche in passato quando stavoin Comunità Montana. Insieme abbiamo condotto tante battaglie in favore dell'ospedale e, anche se inn parte ci sono riusciti, ci mancherebbe che adesso ce lo facciamo chiudere o debilitare. Di sicuro debbo dire che tanta è la volontà di riprendere  tutto il terreno perduto e di riconquistare il nostro lembo di terra rappresentato dall'ospedale. Spperiamo di riuscire a riportarlo a quell'eccellenza che abbiamo sempre conosciuto nei reparti dell'ortopedia, della cardiologia e della chirurgia- continua il sindaco di Montecavallo-. Ci auguriamo di riuscire a far capire alla Regione Marche i nostri intenti e cercare una maniera per incentivare i medici a venire a lavorare in questo presidio sanitario. Sappiamo che non è semplice perchè, specie dopo il terremoto, le nostre zone sono diventate meno appetibili e alcune professionalità, o si avvicinano alle loro terre d'origine, o magari si sono stancate di operare in zone svantaggiate. Con l'aiuto dell'assessore alla sanità Saltamartini che è persona caparbia e leale - conclude Cecoli- ci impegneremo comunque a trovare le dovute soluzioni per cercare di convincere a rimanere sul nostro territorio". 
Tutti i sindaci sono concordi nel riconoscere che il presidio sanitario di Camerino è il punto di riferimento di un intero territorio.
"Credo che tutta la comunità dell'entroterra e tutti i sindaci - afferma Mario Baroni, primo cittadino di Muccia- si trovino d'accordo nel tutelare una struttura che è un punto di riferimento e che, in un'area disagiata con popolazione in prevalenza anziana, va difesa in tuttii modi. Comprendiamo che la nuova Giunta regionale si è insediata da poco e subito ha dovuto occuparsi del grave problema della pandemia che sta richiedendo grande impegno ma  anche personalmente mi auguro che possa prendere a cuore questa situazione, insieme all'impegno di riportare a Camerino reparti come l'ortopedia e la cardiologia che c'erano prima dell'emergenza. É importante- sottolinea Baroni- che la Giunta siprendaquesto impegno. Aggiungerei che bisognerebbe risolvere anche la questione delle liste di attesa perchè è inconcebile che per una visita si debba attendere 8- 9 mesi o addirittura un anno. Credo che sia necessario mettersi dunque a tavolino per cercare di trovare una soluzione alle tante problematiche di una seppure parziale chiusura dell'ospedale, che non permettono un accesso facile alla sanità da parte di chi, come nelle nostre zone, a queste difficoltà e alla pandemia, ha dovuto aggiungere anche quella di non avere più casa, vivere nelle sae o in paesi diversi da quelli in cui risiedeva prima del sisma". 

C.C.

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