Due pecore sbranate, quattro vitelli scomparsi mentre si trovavano al pascolo: non c’è pace per gli allevatori nel territorio di Sarnano. Di ieri pomeriggio la notizia dell’attacco di lupi o cani inselvatichiti in zona Schito quando un branco è riuscito a eludere i cani da guardia, violare un alto cancello in ferro e ad afferrare due capi trovati poi a terra privi di vita. C’è grande apprensione tra gli allevatori. Anche perché nei giorni scorsi è stata denunciata anche la scomparsa di alcuni vitelli al pascolo in Appennino. In casi come questi ultimi, tuttavia, non esistono indennizzi previsti soltanto in presenza del capo sbranato.

"Il rischio vero oggi è – denuncia la Coldiretti Macerata– la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze bovine ed ovicaprine".

Nel 2022 gli allevatori delle Marche hanno subito circa 70 attacchi da parti dei lupi, autori dell’uccisione di oltre 150 animali. Il 15% degli attacchi è avvenuto nella provincia di Macerata. Ma negli ultimi 5 anni sono stati sbranati oltre 1800 animali, secondo i dati della Regione che tuttavia non tengono conto del bestiame morto per altra causa (ad esempio da schiacciamento nel panico della fuga che si crea durante i blitz dei predatori) o scappato e disperso. Per non parlare degli animali da affezione come cani e gatti con attacchi registrati anche nei pressi dei centri abitati e nei comuni costieri: il segno più evidente di un equilibrio degli habitat che è stato perduto. Sempre lo scorso anno invece oltre 600 tra capre e pecore e circa 300 bovini sono risultati dispersi nelle campagne marchigiane. 
Per il prossimo quinquennio sarà ancora Francesco Fucili il presidente di Coldiretti Macerata. Terzo mandato consecutivo per l'allevatore di San Severino Marche alla guida degli agricoltori di una provincia maceratese alle prese in questi anni con tutta una serie di emergenze, una sequenza terribile partita con il sisma e proseguita con la pandemia e le successive tensioni internazionali che hanno causato rincari energetici e delle materie prime.
“Non ultimo – ha detto Fucili – il tema del maltempo per il quale c’è grande preoccupazione. C’era bisogno di acqua, certo, ma stavolta è arrivata tutta insieme compresa la grandine. Ora però speriamo nel bel tempo per avere buoni raccolti di frutta, verdura, cereali e foraggi”.
Cinque anni intensi, gli ultimi, nel corso dei quali Coldiretti ha raggiunto tanti risultati. Tra questi Fucili ha ricordato l’impegno per i ristori Covid, le nuove leggi regionali su agriturismi, enoturismo e oleoturismo per dare più opportunità di reddito alle imprese agricole, il sostegno costante a tutte le aziende del settore primario.
All’assemblea hanno partecipato anche Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, e Alberto Frau, il direttore regionale. Erano presenti anche Fabrizio Venanzo Fabrizi, presidente di Federpensionati Macerata, Martina Buccolini, responsabile di Donne Impresa Macerata, Elisa Orpello, Giovani Impresa Macerata e Giuliana Giacinti, presidente di Terranostra Macerata.
Insieme a Fucili è stato eletto anche il nuovo direttivo. Ne faranno parte Alba Alessandri (Pieve Torina), Ulderico Angelelli (Macerata), Amalia Arpini (Belforte del Chienti), Sara Crispiciani (Sefro), Antonio Fainelli (Serravalle del Chienti), Francesco Guzzini (Recanati), Paolo Mari (Urbisaglia), Renzo Martinelli (Montecosaro), Andrea Mei (Civitanova), Luigi Paccuse (Apiro) e Togni Giorgio (Apiro). Nel collegio dei revisori dei conti ci saranno Giorgio Piergiacomi (presidente), Walter Pacioni e Leonardo Saputi, mentre a capo dei probi viri è stato eletto Vittorio Menatta.

il direttivo di coldiretti macerata

A conclusione dei lavori don Alberto Forconi, consigliere ecclesiastico della Federazione, ha fatto alzare in piedi tutti per un minuto di raccoglimento sulle vittime e infatti della Romagna. 
Aiuti alle imprese agricole del territorio danneggiate dall’alluvione dello scorso 15 settembre. Il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha aperto alle richieste del presidente della regione Marche, Francesco Acquaroli, a proposito dell’utilizzo del fondo di solidarietà del ministero per supportare il comparto agricolo.

Così come i cittadini e le imprese, anche gli agricoltori che hanno la propria impresa nei 46 comuni inclusi nel cratere alluvionale hanno infatti subito seri danni alle loro strutture. Per questo, sin dai primi giorni successivi all’ondata di maltempo, «ci siamo attivati, insieme al Consorzio di bonifica e alla Regione, per cercare di dare un sostegno alle imprese – spiega il presidente di Coldiretti Macerata, Francesco Fucili –. Il supporto in arrivo grazie al fondo di solidarietà permetterà alle aziende agricole di non dover versare il tributo di bonifica a tutti coloro hanno subito danni dall’alluvione. Si tratta in sostanza di uno sconto tributario che sgrava le imprese dal pagamento del contributo per la gestione del reticolo idrico minore nei 46 comuni alluvionati. Parliamo di un aiuto di poche centinaia di euro per ogni impresa, ma in ogni caso è un segnale di attenzione e di vicinanza importante da parte del governo. Oltre a questo – conclude – è un’apertura importante al tema della prevenzione del dissesto idrogeologico che, come sappiamo, è stata la principale causa degli eventi dello scorso settembre».
Da una parte grandine e vento forte, dall’altra la siccità che continua a bruciare pascoli e raccolti. Da zona a zona l’emergenza rimane nelle campagne dove ai problemi di siccità si è accavallata nel primo pomeriggio la perturbazione temporalesca che, a macchia di leopardo, ha portato danni senza peraltro contribuire a ristorare  i terreni. E così alla minor produzione legata all’afa e alla scarsità d’acqua – calcolata tra il 30 e il 40% in meno – si aggiungono bombe d’acqua, violente grandinate e vento forte su vigneti, oliveti e orti.

“La grandine è l’evento climatico più temuto dagli agricoltori – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – perché capace in pochi minuti di distruggere le coltivazioni. Proprio come l’ondata di maltempo di oggi”.

I danni maggiori si sono avuti tra le province di Macerata, Fermo e Ascoli. A Pollenza il forte vento ha danneggiato la copertura di un vivaio mentre in centro a Macerata gli agricoltori hanno dovuto lavorare per ripristinare il Mercato di Campagna Amica di via Morbiducci allagato. Salva la Valdaso, la grandine ha colpito forte tra Amandola, Comunanza, Montefortino e Ascoli.

“Le polizze assicurative sono diventate indispensabili per fare agricoltura con questa situazione – aggiunge la presidente Gardoni –  tuttavia sono ancora troppo poche le aziende coperte nelle Marche dove appena il 13,5% della superficie agricola è coperto. Le aziende devono convincersi che ormai il clima è cambiato e questi eventi non sono più eccezionali non esiste altro modo per essere risarciti”. La maggior parte delle assicurazioni riguarda la produzione vitivinicola: ben 620 aziende. Al secondo posto ci sono le polizze su grano duro (385), girasole (148) e piselli (109). Numeri raddoppiati rispetto allo scorso anno ma è ancora troppo poco. “Dove non è piovuto – conclude la presidente – restano le difficoltà che coinvolgono anche gli allevatori perché anche i pascoli sono secchi. Ciò significa che molti sono costretti ad acquistare mangimi che, nel frattempo, sono aumentati anche del 50/60% per via della minor disponibilità sul mercato”.
Alla fine il calo produttivo di grano duro nelle Marche si dovrebbe assestare sul -10%. Una resa in ribasso ma migliore rispetto alle previsioni iniziali, che è la conseguenza della drammatica siccità che si sta vivendo nella nostra regione.

Lo rende noto Coldiretti Marche su dati di Consorzi Agrari d’Italia con la trebbiatura già in atto e le aziende agricole alle prese anche con i rincari, soprattutto per quel che riguarda il gasolio. È il caro carburante il secondo aspetto che piega gli agricoltori in questo periodo con il prezzo che negli ultimi due anni è più che triplicato superando anche la soglia dell’1,50 euro al litro. Una minor produzione che fa i conti anche con l’aumento del resto delle materie prime come concimi (+170%) e sementi (+90%). Morale, secondo uno studio del Crea le aziende cerealicole hanno oltre 18mila euro di spese correnti in più in un anno. Da una parte gli effetti del conflitto in Ucraina, dall’altro i cambiamenti climatici.

Il tutto, spiegano da Coldiretti “si fa sentire anche sui consumatori con i prezzi che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito venduto da 2,7 euro al chilo a 5,4 euro al chilo”.

La nostra regione è il terzo granaio d’Italia dopo Sicilia e Puglia. Oltre 100mila ettari sono coltivati a grano duro (4,2 milioni di quintali di produzione 2021, secondo Istat) mentre il grano tenero ne conta quasi 14mila con una produzione di 684mila quintali. “A preoccupare le imprese – spiega Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche  - è la riduzione delle rese ma in gravissima difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali. Per non parlare di pascoli, alimentazione animali, ortaggi e frutta. In questo scenario di profonda emergenza  idrica è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione”.
Una nuova emergenza per il settore dell’allevamento zootecnico marchigiano determinata dalla peste suina africana. Dopo i primi accertamenti del contagio in Italia, avvenuti in Piemonte e Liguria, la Giunta regionale delle Marche, su segnalazione di Coldiretti, ha attivato l’unità di crisi.

“Purtroppo i danni che i cinghiali causano alla collettività potrebbero avere gravi ripercussioni di carattere economico sul settore degli allevamenti – dichiara Francesco Fucili di Coldiretti Macerata – Questo animale selvatico che prolifica nelle nostre campagne, facendo danni alle colture, creando problemi alla circolazione stradale e mettendo a repentaglio anche l’incolumità delle persone, oggi sta anche diventando vettore di una malattia che colpisce i suini. Una malattia che non si trasmette all’uomo, ma che purtroppo crea problemi ai maiali e, di conseguenza, a coloro che li allevano. Per questo – conclude – abbiamo sollecitato alla regione l’attivazione di una unità di crisi per far sì che si crei il più grande abbattimento straordinario di cinghiali che si sia mai visto sul nostro territorio regionale. E’ l’unica soluzione per mettere al sicuro le persone, i nostri campi e anche gli allevamenti di maiali”.

f.u.
Cambi climatici e sbalzi di temperatura sempre più frequenti,mettono a repentaglio il raccolto delle piante che avevano già vegetato e le infiorescenze di questo periodo. A darci il quadro di una primavera un po' anomala e di una situazione che impensierisce gli imprenditori agricoli del territorio,  è il presidente di Coldiretti Macerata Francesco Fucili 
"Ormai purtroppo ci stiamo sempre più abituando a un cambiamento degli scenari - spiega Francesco Fucili- non ci sono più le classiche stagioni caratterizzate da clima mite ma si assiste a volte ad un passaggio repentino troppo repentino dall'inverno all'estate o piuttosto ai ritorni di freddo nei mesi primaverili che possono mettere a repentaglio alcuni raccolti e  soprattutto determinate coltivazioni frutticole e orticole. Quest'anno in particolare- prosegue Fucili- abbiamo assistito nei mesi di gennaio e febbraio a delle temperature elevate che avevano fatto sì che alcune specie cominciassero una  ripresa vegetativa e mi riferisco nella fattispecie ai frutteti e innanzitutto agli albicocchi che sono i primi a fiorire e anche ai ciliegi e alle  visciole che sono molto presenti sul  nostro territorio.  I ritorni di freddo che ci sono stati nel mese di marzo prima, e successivamente anche nel mese di aprile fino ad una settimana fa, hanno in parte bruciato le gemme che già si erano schiuse e fatto perdere una buona parte di quei frutti che queste piante avrebbero poi dato.  In parallelo - continua Fucili-  ci sono stati dei danni anche per gli ortaggi, in quanto le piantine  messe a terra e pronte da raccogliere, hanno subito i danni del gelo presentando delle  bruciature, dunque si è perso parte del raccolto.  Quello che un po' ci risolleva è che in questi giorni stiamo assistendo a delle piogge, seppure non eccessivamente copiose e che le temperature si sono riscaldate. Queste piogge stanno consendendo di tirare un sospiro di sollievo  e in modo particolare a molti nostri produttori di colture estensive;  penso a tutte le colture primaverili che sono state seminate,  dal girasole al mais, dalla barbabietola da zucchero che è tornata sui nostri territori fino a tutti i cereali autunno/vernini che hanno bisogno d'acqua. Ricordiamo infatti che in questo periodo  l'orzo e il grano duro di cui siamo grandissimi produttori hanno un fabbisogno idrico importante- conclude il presidente di Coldiretti Macerata-. Ne deriva che le piogge in questo periodo sono una cosiddetta manna dal cielo.  Se non altro questo ci rincuora e ci fa guardare avanti con fiducia".

c.c.
Cibo di altissima qualità, donato dagli agricoltori di Coldiretti, per gli anziani della Casa di Riposo “Lazzarelli” di San Severino Marche.

La consegna è avvenuta per mano del presidente della Coldiretti maceratese, Francesco Fucili, che è stato accolto dal sindaco, Rosa Piermattei, e dal direttivo della Lazzarelli all’ingresso della struttura.

Un gesto molto apprezzato, in vista della Pasqua, e che va a sostenere materialmente le sempre ingenti spese alimentari della Azienda per i servizi alla persona.

I pacchi della solidarietà contengono oltre 50 chili di prodotti come pasta e riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino.

Altri due pacchi sono stati consegnati ad altrettante famiglie in difficoltà segnalate dai servizi sociali del Comune.

L’iniziativa, avviata da Coldiretti, Campagna Amica, Filiera Italia e tante aziende dell'agroalimentare Made in Italy, ha raggiunto anche altre due famiglie bisognose di Ripe San Ginesio. In vista della Pasqua sono 75 i pacchi consegnati nella provincia di Macerata.

Una solidarietà, quella degli agricoltori, che non si è mai fermata dall’inizio della pandemia. Coldiretti Macerata, tra Spesa sospesa e i Pacchi della solidarietà, ha donato circa 8mila chili di prodotti tipici Made in Italy, a chilometro zero e di altissima qualità alle fasce più deboli della popolazione, colpite dalle difficoltà economiche.

Operazione solidarietà condotta da Coldiretti Macerata in vista della Pasqua con la consegna dei pacchi alimentari alle famiglie bisognose. Il segretario di zona Federico Francioni è stato a Penna San Giovanni dove, accompagnato dalla vicesindaco Stefania Cardinali e dalla polizia municipale, ha consegnato i pacchi a un paio di famiglie. Una terza famiglia è stata raggiunta a Sarnano

Ogni pacco contiene oltre 50 chili con prodotti 100% Made in Italy come pasta e riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino.

L’iniziativa di Pasqua è stata resa possibile dalla partecipazione di numerose aziende che hanno voluto fornire il loro contributo a sostegno dei più bisognosi.
“Abbiamo, come Marche, tutte le carte in regola per essere la prima regione Italiana per il biologico, giusto quindi andare avanti uniti e più competitivi sui mercati”.

Sono queste le parole con le quali il presidente di Coldiretti Macerata, Francesco Fucili, ha commentato l'annuncio del vicepresidente regionale Mirco Carloni che ha presentato i nuovi criteri per il riconoscimento dei Distretti del cibo annunciando un sistema unico per il biologico, chiamato a valorizzare al massimo questo comparto che caratterizza la nostra regione, ai vertici italiani per incidenza sulle superfici agricole.

In tutti i nostri territori – prosegue Fucili - dalla costa all'entroterra ci sono molte imprese che già da decenni operano in regime bio, dalla coltivazione di cereali e foraggi, alla gestione dei pascoli. Nella zona di Matelica abbiamo molte aziende vitivinicole e anche lungo le aste fluviali del Potenza e del Chienti anche diverse aziende orticole fanno vendita diretta di prodotti biologici. La stessa zootecnia, compresa la filiera avicola sia da carne che da uova, che può già contare su una larga diffusione di produzioni dedicate di cereali e leguminose per mangimi, potrebbe trarne giovamento distinguendosi dal convenzionale, valorizzandosi così sul mercato. Il Distretto unico potrebbe avere anche questa finalità”.






















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