Nella prima puntata del programma radio e della rubrica #primalepersone, nato per testimoniare, grazie alle interviste dirette e il racconto personale fatto dai cittadini, una situazione che riguarda un territorio, incontro Donatella Rosi. Donatella vive con la sua famiglia in una Sae, soluzione abitativa di emergenza, a Visso, come tanti suoi concittadini. Le chiedo come si sta e subito mi porta nel suo mondo e in quello di migliaia di persone del centro Italia terremotato, alle prese con l’attesa della ricostruzione.

“Non è casa tua, dico solo questo, nel senso che comunque ti ritrovi in un ambiente dove sai che starai per un po' di anni. Si sta abbastanza bene, sono abbastanza confortevoli nonostante i problemi che possono avere e che hanno avuto. Sono molto calde in inverno, però si sta un po' come in un campeggio, nel senso che comunque tu sei lì, vivi insieme agli altri ma nello stesso tempo forse senti di più la solitudine. Quella a Villa Sant’Antonio dove sono io è molto grande, siamo in tanti ma non so neanche chi ci sta. In quelle più lontane da me c'è un silenzio a volte, anche in piena estate, che è inquietante. C'è tanta difficoltà anche a socializzare nelle Sae, perlomeno nella mia realtà.”

Stiamo parlando di un comune piccolo, perché Visso prima del sisma contava oltre 1100 abitanti, adesso non conosciamo i dati precisi ma sappiamo che sono probabilmente qualche centinaio in meno. Quindi tu che sei una vissana non sai chi hai nell'ultima Sae del tuo villaggio? Questo mi fa pensare che le persone si sono ancora di più ritirate. “A Visso in nessun villaggio Sae c'è un'area di incontro, tra l'altro non abbiamo aree di incontro proprio, quindi è difficile trovare un luogo dove vedersi. Non so per quale motivo c’è questa chiusura, ognuno è chiuso all'interno della propria casetta e c'è questo silenzio. Qualche volta si sentono i bambini che giocano. Adesso ci sono anche delle piccole aree in cui hanno donato dei giochi, quindi i piccoli spazi verdi ma manca una apertura, anche da prima del covid-19.”

Voi come famiglie vi siete organizzati prima del covid in una sorta di aggregazione sociale quasi autogestita. “Con alcune famiglie ci siamo visti più volte per delle cene. Per fortuna c'era il container dove era la chiesa, il sacerdote ce l'ha messo a disposizione, quindi lì ci siamo incontrati, facendo anche delle attività che ci hanno fatto dimenticare un po' la solitudine, la difficoltà di socializzare che in questo momento è quella che manca, tu esci e non incontri nessuno, quindi la difficoltà di ricreare rapporti sociali tra sempre meno persone.” In questi territori chi soffre di più la situazione sono soprattutto le persone anziane che non escono dalle casette e i giovani che non hanno luoghi di incontro. “Prima c’era il campo da calcio e il palazzetto del ghiaccio a Ussita dove si organizzavano dei corsi tutto l'anno, un bel gruppetto di bambini faceva il corso con la possibilità anche di fare degli stage estivi e invece adesso nulla, è un problema per tutte le fasce d'età ma soprattutto per i ragazzi, perché comunque a 14-15 anni non hanno ancora l'autonomia per andare fuori e se vuoi fare attività sportiva devi andare fuori. Questo c'era anche prima, noi ci siamo sempre organizzati per quello che ci mancava andando altrove. Però in questo momento non c'è altra possibilità.

Ci organizziamo come genitori, si fatica un po' di più, ci impegniamo per far stare insieme questi ragazzi. Per gli anziani il discorso dei servizi riguarda soprattutto quelli medici. A Visso il dottore è tornato a fare servizio costante tutti i giorni, però nei paesi vicini sono tutt'ora senza medico di famiglia.”

Questi luoghi Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera, sono stati sempre considerati un po' un tutt'uno, l'Altonera. Tu prevedi anche nel futuro una unione che sia più che formale, sostanziale? “Io non vedo altra strada né altre possibilità che quella di unirsi, perlomeno lavorare insieme e con uno stesso tipo di progettualità. Progettare insieme per rivivere questi territori.” Tu ci credi in cuor tuo Donatella? “Ci credo e ci spero, altrimenti non sarei qua, altrimenti avrei fatto la scelta che hanno fatto in tanti di andar via. Io credo alle potenzialità di questo territorio e credo alla qualità di vita diversa e migliore che qui si può fare. Però io faccio la guida ambientale, quindi amo la montagna, amo il verde, amo anche i posti abbastanza isolati, non mi interessa il centro delle città, qualche volta sì ma insomma.

Qui ci sono tante possibilità di lavorare secondo me che non vengono colte, anche nel turismo. Certo la difficoltà di vita, la mancanza di servizi, rende tutto un pochino più difficile, anche la distanza, lo spopolamento che non è un problema solo di Visso ma di tutto l'Appennino italiano. Però forse la sopravvivenza di questi territori è quella di attingere a persone che abbiano capacità imprenditoriali, che possano trovare in questi luoghi una opportunità di lavoro.”

Barbara Olmai

Altri approfondimenti su “L’Appennino Camerte” in uscita giovedì prossimo

Riascolta qui l'intervista completa:
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Clamorosa protesta dei sindaci dell'Unione Montana di Camerio. 

I sindaci dell'entroterra ( 11 esluso il sindaco di Visso Pazzaglini ) hanno deciso di non prendere parte all'incontro di oggi con il sottosegretario alla ricostruzione, Vito Crimi, e con il commissario straordinario, Piero Farabollini.

In una breve e perentoria nota la comunicazione della scelta: "Non intendiamo rispondere alla convocazione odierna a Tolentino perchè lontana dalle zone che, come noto, sono state catastroficamente colpite dal sisma del 2016".

La nota è stata sottoscritta dai sindaci di Bolognola, Camerino, Castelsantangelo sul Nera, Fiastra, Muccia, Pievetorina, Valfornace, Serravalle di Chienti e Ussita.

Anche il sindaco di Caldarola Giuseppetti ( Unione montana Monti azzurri ) ha deciso di unirsi ai suoi colleghi e successivamente si sono aggiunti i sindaci di Castelraimondo ( Renzo Marinelli ) e del comune di Esanatoglia Nazzareno Bartocci

 

 

Proseguono i sopralluoghi dopo le ultime scosse e si allunga ancora la lista dei danni nei 123 Comuni marchigiani coinvolti dal sisma: 54 nella provincia di Macerata, 27 in quella di Fermo, 28 in quella di Ascoli e 14 in quella di Ancona. Grazie ai 5,6 milioni di euro arrivati nelle casse della Regione dalla Protezione Civile giovedì scorso, sono state evase tutte le richieste di pagamento delle amministrazioni comunali relative a contributi di autonoma sistemazione, alberghi e interventi di somma urgenza pervenute dai Comuni fino a sabato.

Per quanto riguarda le scuole, negli ultimi tre giorni ne sono state verificate quasi 300. Per ora ne sono state dichiarate inagibili 62 (34 nella provincia di Macerata, 3 in quella di Fermo, 19 nella provincia di Ascoli e 6 in quella di Ancona), ma il quadro non è ancora completo.

In continuo aggiornamento anche gli altri dati. Le persone rimaste senza casa ad oggi sono 26.705:  14.925 sono assistite in loco (palestre, capannoni, palazzetti) (11.095 Mc; 798 Fm; 2.022 Ap; 1.010 An); 4.959 in autonoma sistemazione (2.509 Mc; 381 Fm; 2016 Ap; 53 Ancona) e 6.821 in albergo (4.913 Mc; 180 Fm; 1.576 Ap; 152 An). A queste si aggiungono 12.603 persone che trascorrono la notte in macchina o da parenti e amici per paura di nuove scosse. 

249 le zone rosse delimitate perché a rischio crolli. Aumentano, con gli ultimi sopralluoghi, le sedi inagibili dei municipi che raggiungono quota 55: 29 nel Maceratese, 6 nel Fermano, 19, nel Piceno e 1 nell’Anconetano. In aumento anche le attività produttive dichiarate inagibili: ben 775 di cui 695 nel Maceratese, 19 nel Fermano, 57 nell’Ascolano 4 4 nell’Anconetano. Infine 191 le stalle inagibili: 152 nella provincia di Macerata, 8 in quella di Fermo e 31 nel Piceno.

Sul fronte della sanità continua la predisposizione dei quattro moduli sanitari per ripristinare i servizi dell'ospedale di Amandola, chiuso sabato scorso dopo la definitiva dichiarazione di inagibilità a seguito della scossa di terremoto del 30 ottobre. Nonostante le difficoltà dovute al maltempo, i tecnici stanno provvedendo all'impiantistica e a tutto ciò che necessita per la funzionalità sanitaria.  Nel frattempo sono già operative due tende pneumatiche  per le funzioni sanitarie di urgenza: presente la Potes (postazione territoriale emergenza sanitaria) con il medico, il punto di primo intervento, la continuità assistenziale, il punto prelievo e “point of care”.

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