Un territorio che, nel momento in cui la ricostruzione sembra partire, ha assoluto bisogno di sicurezza. Per questo il prefetto di Macerata, Iolanda Rolli, ha voluto incontrare a Camerino i vertici militari e gli amministratori dei territori del cratere. “Un territorio che ho conosciuto visitando tutti i comuni nel momento in cui sono arrivata a Macerata – così il prefetto Rolli – Ora che alcune amministrazioni sono cambiate è importante continuare questo percorso di conoscenza e vicinanza per poter affrontare tutti insieme i molti problemi che questo territorio ha, sia quelli legati al sisma sia quelli comuni a tutte le realtà italiane”. Soprattutto nel cratere sismico molte questioni sono legate, oltre che ai disagi che la popolazione continua a vivere, anche alle tematiche della ricostruzione. “Dopo la conta dei danni – continua il prefetto – ora che la ricostruzione sta partendo è necessario che tutti siamo attenti affinchè questo processo venga vissuto nella legalità. Ecco il motivo per cui abbiamo chiesto ai sindaci e alle forze dell’ordine di intercettare qualsiasi anomalia al riguardo”.
Un intervento a 360 gradi quello del sindaco di Camerino Sandro Sborgia, che ha trattato di tutte le problematiche che insistono nella sua città e non solo. “Un’occasione importante quella offerta dalla sensibilità del prefetto nei riguardi del territorio – le parole del primo cittadino di Camerino – Un territorio i cui problemi non sono solo legati al sisma, ma alcuni di essi sono endogeni. Si è parlato, infatti, di allarme stupefacenti, di ludopatia, di questioni inerenti la ricostruzione e le problematiche che potrebbero nascere sotto il profilo dell’ordine pubblico, i problemi di natura sociale provocati dal terremoto, primo fra tutti quello della solitudine. Far fronte ad una situazione di stravolgimenti non è assolutamente facile, ma siamo sicuri che, anche attraverso la vicinanza del Governo, rappresentato dal prefetto, riusciremo a farvi fronte”.



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i presenti e l'intervento del sindaco Sborgia

L’importanza dell’incontro è stata sottolineata anche dal sindaco di Visso, Gian Luigi Spiganti Maurizi. “Molte le questioni sul tappeto – ha affermato – Una delle più importanti sicuramente il benessere della popolazione e la necessità di dover intervenire, nei casi in cui ce n’è bisogno, sull’assistenza sanitaria. Altresì importante aver concesso a noi sindaci di poter esprimere le nostre idee alla ricerca delle migliori soluzioni ai molti problemi che affliggono le nostre comunità”. “Fondamentale guardarsi in faccia – fa eco il sindaco di Sefro Pietro Tapanelli – La sicurezza è essenziale e per questo abbiamo chiesto aiuti per l’istallazione di telecamere, mezzo essenziale per la prevenzione dei reati. Il fatto, poi, che stia partendo la ricostruzione è motivo ulteriore per non abbassare la guardia. E’ importante lavorare in sinergia su politiche di territorio”.

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Vanno avanti con forza le proposte alimentate e condivise dalle tre associazioni di Visso Ussita e Castelsantangelo, determinate a salvare dalla desertificazione umana e economica, il territorio dell'Alto Nera ferito e deturpato dal sisma.
Finito già nelle mani del presidente del Consiglio Conte “IL PATTO PER L’ALTO NERA” per il ripristino e la conservazione del patrimonio e delle attività nei territori dei tre comuni, già sottoscritto  da 1300 cittadini.
Una proposta che vien dal basso da sottoporre all’attenzione delle istituzioni a tutti i livelli e la cui presentazione sarà al centro dell’assemblea pubblica convocata per le ore 21.00 di lunedì 4 novembre nella palestra di Visso.
Altro punto all’ordine del giorno della riunione, alla quale sono stati invitati i sindaci e le autorità regionali, l’avvio della discussione in merito alla fusione dei comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo Sul Nera.
" Con l'assemblea di lunedì prossimo- spiega Lina Tarragoni di Visso Futura- intendiamo innanzitutto attivare la solidarietà delle tre amministrazioni comunali, augurandoci che vi sia la volontà di prendere in mano questo Patto e farsene parti attive. Scopo della riunione è anche quello di spronare le popolazioni a iniziare una procedura di unificazione dei tre comuni di Visso, Castelsantangelo e Ussita, richiedendo anche un referendum consultivo, allorché non si possa addivenire alla procedura ordinaria prevista per le fusioni. Sarà l'occasione per testare anche le opinioni in merito dei primi cittadini dell'Alto Nera, anche se contiamo molto nel sostegno del sindaco di Castelsantangelo Mauro Falcucci che già prima del terremoto aveva deliberato la fusione in consiglio comunale". 
Nel "Patto per l'Alto Nera" è contenuta la richiesta di una normativa speciale che riguardi tutta la fascia umbro- marchigiana e abruzzese, comprensiva dei Parchi dei Sibillini e del Gran Sasso Monti della Laga, che vale a delimitare la vasta zona montana colpita dal sisma, allargandola a territori limitrofi che abbiano subito significativi e ben definiti livelli di danno.
"Chiediamo- chiarisce Lina Tarragoni- una normativa speciale che ci consenta di ricostruire bene, più velocemente e con degli interventi mirati. In più chiediamo una fiscalità particolare che può trovare attuazione nell'applicazione della Legge sulla Montagna e altre normative esistenti, finora sempre disattese. Crediamo fermamente che tutte queste condizioni debbano essere messe in campo per incentivare le persone a restare e soprattutto a tornare nei territori. Le agevolazioni fiscali unite alla contribuzione prevista per le fusioni dei comuni, potranno essere utilmente impiegate per sviluppare servizi e fungere da attrattore per chi voglia venire a vivere nei nostri territori, attivandovi forme di imprenditorialità compatibili con la natura delle nostre zone, a tutela ambientale. Una proposta insomma di medio lungo termine, capace di stimolare investitori ai quali mettere a disposizione edifici per piccoli laboratori artigianali, specialistici di ricerca, di arti e mestieri. La condivisione di intenti tra le nostre associazioni e la stessa assemblea pubblica permetteranno di sviluppare meglio diverse idee e, come ultima istanza- conclude la rappresentante di Visso Futura-, chiediamo anche che il nostro "Patto per l'Alto Nera", venga inserito nella Strategia regionale di sviluppo e ricostruzione che, ad oggi, non contempla la presenza dei tre comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo".
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Il silenzio assordante della zona rossa di Visso, ha fatto da eco al minuto di silenzio, voluto dall'assessore comunale  Patrizia Serfaustini a tre anni dalla scossa più forte. A quell'ora, nel centro storico del borgo medievale sfregiato dal sisma non c'era già più nessuno. Diversi i cittadini che con il cuore gonfio di ricordi e di dolore, sono voluti tornare all'interno di quelle mura che hanno dovuto lasciare in fretta e furia. Tante sensazioni discordanti si sono accumulate nei loro animi: passione viscerale,amarezza, rabbia, incredulità. Pensiero ricorrente: non può morire così la perla dei Sibillini.
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"In ricordo del terzo anniversario- spiega l'assessore Patrizia Serfaustini- ho voluto una manifestazione pacifica. Alcuni dei cittadini non erano più rientrati in piazza ed è stata per loro e per noi tutti una fortissima emozione. Nel silenzio assordante della piazza, abbiamo osservato un minuto di silenzio e in quella beve frazione temporale ho invitato ognuno dei presenti a riflettere su cosa singolarmente si possa fare per aiutare il paese".
Sgomento, dolore e tanta commozione in chi solo ieri ha potuto rendersi conto di quanto accaduto tra quelle pietre intrise di storia. " Vedere il nostro gioiello così ridotto, ha fatto male a tutti, ma dobbiamo tornarci- dice l'assessore- Quello di ieri, è solo uno dei tanti appuntamenti che faremo per riportare le persone in piazza. Ci sto lavorando e credo che queste manifestazioni pacifiche, a cadenza puntuale, siano opportune visto che comunque per anni non sarà possibile riaprirla al pubblico. Con tutte le sicurezze possibili, garantite dalla presenza delle forze dell'ordine,dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, vorrremo rientrarci più spesso; se si potrà e con tutte le sicurezze del caso- sottolinea Serfaustini- una delle visite successive sarà dedicata anche alla chiesa".
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Foto di Elio Aureli 
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Retorico dire che non dimenticheremo mai la scossa che esattamente tre anni fa ha cambiato la vita di tutto il Centro Italia. Diverso, invece, soffermarsi a pensare che spesso ricordiamo perfettamente cosa stavamo facendo quando abbiamo ricevuto una notizia importante. La stessa sensazione arriva quando si torna indietro con la memoria a quella mattina del 30 ottobre 2016. E’ forse quello infatti, per alcuni, l’ultimo ricordo di ciò che stavano vivendo nella casa che hanno dovuto abbandonare in fretta e furia per la paura che arrivasse un boato più forte. Molte di queste persone sono rientrate nella loro abitazione solo con i vigili del fuoco, per mettere in una borsa gli affetti personali e nel cuore i ricordi di una vita.
Tutto è cambiato da quel giorno di tre anni fa. Le piazze che al calar della sera si erano svuotate come ogni giorno, in attesa che l’indomani la vita avesse ripreso il proprio ritmo abituale, attendono ancora che qualcuno torni a passeggiare tra quelle mura. Non sanno che, forse, molti di loro non torneranno. Perché in questi tre anni di attesa, in una delle regioni più longeve d’Italia e dove la media dell’età degli abitanti è molto alta, c’è anche chi ha lasciato questa terra senza mai mollare la speranza di ritornare nella propria casa. E’ così che il Paese delle belle arti, delle chiese e dei castelli da tre anni è ferito al cuore.

Castelsantangelo Sul Nera
Castelsantangelo Sul Nera

Attraversare lo stivale da Nord fino alla punta è come camminare in un salotto dorato dove in mezzo si inciampa su cristalli rotti e mai raccolti. Tre anni di niente, si potrebbe dire. Dove le uniche iniziative prese sono arrivate dal basso, anzi da dentro. Dal cuore di chi ha raccolto i propri cristalli e ha aperto la propria anima alla resilienza. Quella parola su cui, dopo averne tanto sentito parlare, forse per disperazione, ci si è cullati fino ad oggi e si continuerà a farlo. Tre anni di attese, dove c’è chi ha rimodulato la propria vita, dove c’è chi attende tra le pareti di un container, consapevole che ci vorrà del tempo per tornare a vivere come prima, o forse, anche quando sarà possibile farlo, non ci saranno più le forze. O addirittura, facendo qualche calcolo rispetto al sisma del 1997, quando e se tutto sarà ricostruito, si avrà la paura di sprofondare di nuovo.

Camerino
Camerino

Ma il dubbio che in questi anni si è fatto sempre più prepotente tra la gente forte di queste terre è sapere se chi governa questo Paese, tra una sfilata e l’altra nelle crepe più profonde, ha mai capito veramente cosa significhi cambiare vita, adattarsi a qualcosa che non ci si aspettava, attendere senza avere certezze, veder crollare la propria casa non per colpa del sisma, ma del tempo che scorre, quel tempo in cui non si è riusciti a far partire nemmeno le demolizioni ed i ricordi di una vita aspettano sotto le intemperie e il passare delle stagioni.

Giulia Sancricca

Visso
Visso

ussita
Ussita


In atto soluzioni provvisorie per tamponare la crisi idrica che da più mesi interessa il comune di Visso e che soprattutto nell’ultima settimana, ha raggiunto un livello di alta gravità. Consistente la perdita di portata della sorgente di Visso Capoluogo con pesanti disagi per tutta la poplazione e per le attività commerciali. Persino l’azienda Svila ha dovuto ridurre alcuni turni di produzione; visto che le autobotti non erano più sufficienti a riempire i serbatoi e alcune zone del borgo erano rimaste a secco il sindaco Gianlugi Spiganti Maurizi ha interessato del problema la Prefettura e la Protezione Civile. Tre giorni fa, alla presenza del Capo della Protezione Civile regionale Piccininini e dei rappresentanti dell’Ente Parco, si è dato il via libera all’allaccio all’acquedotto dell’Alto Nera.
“ Un allaccio provvisorio che potrà perdurare fino al 30 di marzo 2020 - dichiara il sindaco Spiganti Maurizi – e comunque è già un passo importante perché, pur provvisorio l’utilizzo , il raccordo è un qualcosa che rimarrà e potrà servire provvisoriamente anche un domani dovesse verificarsi per qualsiasi motivo un problema di carenza idrica. Allo studio sono intanto altre possibili soluzioni e spero che a breve diventi concreta anche la possibilità di poter usufruire della nuova sorgente Le Vene e per la fattibilità delle operazioni abbiamo chiesto dei rilievi anche ai Geologi dell'università di Camerino. Di una gentilezza squisita, i geologi Unicam ci hanno spiegato che è preferibile attendere fino a febbraio- marzo prossimi per verificare se la sorgente riesce a riprendere. Quelloattuale – spiega Spiganti Maurizi- è infatti il periodo peggiore; da circa sette mesi non esce che qualche goccia d’0acqua e proprio questo periodo è quello del calo maggiore delle sorgenti . Se pensiamo che da 24- 25 litri al secondo – conclude il sindaco di Visso- siamo passati sì e no a 4 litri al secondo, è comprensibile la portata del problema, oltretutto rapportato alla presenza di una grande azienda come Svila, al numero consistente di SAE del comune e anche alle altre famiglie che sono tornate in paese per la revoca d’inagibilità delle loro case”.
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Un atto di indirizzo che rimodula le perimetrazioni revocate in precedenza. E' la conclusione del lungo e 'sofferto' Consiglio Comunale aperto, tenutosi a Visso e terminato intorno alle 22.30 di martedì 1 ottobre.
Convocato dal sindaco Gianluigi Spiganti Maurizi a seguito della richiesta dei consigliieri del gruppo di minoranza, ha trattato l'argomento di interesse pubblico riguardante la perimetrazione/deperimetrazione da valutarsi allo stato dei fatti e anche alla luce del ricorso al Presidente della Repubblica, presentato da alcuni cittadini (in data 27 marzo 2019) contro la deperimetrazione approvata con delibera consiliare dall'ammnistrazione Pazzaglini in data 30 luglio 2018. La delibera in oggetto, aveva revocato la precedente perimetrazione, approvata nel novembre 2017.  
Aperta alle ore 17.00, la seduta ha visto il coinvolgimento diretto della popolazione, intervenuta in maniera significativa per avere delucidazioni e porre domande. Nel corso della riunione, come richiesto dalla minoranza, si è susseguita anche una serie di approfondimenti legati alla ricostruzione, portati da ordini professionali e tecnici comunali e non.
Numerose le spiegazioni che si sono potute seguire e che hanno toccato diversi aspetti legati ai temi delle perimetrazioni, delle messe in sicurezza, dei rischi idraulici, del documento direttore; pareri e chiarimenti forniti dal geometra Dario Morosi dell'ufficio tecnico comunale, dal direttore dell'USR ing. Cesare Spuri, dal responsabile del servizio Lavori pubblici e protezione civile comunale ing Cristiano Farroni, dal dirigente Servizio Difesa del suolo, ingVincenzo Marzialetti e dal presidente dell'ordine degli architetti di Macerata arch. Vittorio Lanciani 
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La richiesta della minoranza di un Consiglio aperto sulla questione della perimetrazione-deperimetrazione, ha avuto lo scopo di pervenire ad una valutazione consapevole dello stato attuale, finalizzata a prevenire futuri eventuali pregiudizi a danno della ricostruzione e con particolare attenzione rivolta al Centro storico del capoluogo, considerato di straordinario pregio sia dal punto di vista architettonico sia quale simbolo identitario e di appartenenza dell'intera comunità. Altra finalità, quella di capire che tipo di azioni intende intraprendere l'ammnistrazione comunale nell'ipotesi di accoglimento del ricorso al Presidente della Repubblica. La discussione si è protratta ben oltre le 5 ore, attraversando una lunga serie di aspetti: già in apertura il sindaco Spiganti Maurizi ha esternato uno spirito collaborativo, teso a trovare un compromesso, con la volontà dichiarata di rimodulare il percorso delle perimetrazioni rendendolo attuale agli interventi nel frattempo intercorsi.  Di seguito il consigliere Sensi ha spiegato i passi che avevano condotto alla revoca delle perimetrazioni da parte della precedente giunta; se la scelta iniziale di perimetrare era stata motivata dallo stato di forte danneggiamento dei luoghi e da problemi di caratere prettamente idraulici, risolte nel tempo le problematiche dei dissesti e, appianati anche alcuni aspetti normativi, si è deciso di deperimetrare anche per cercare di mantenere le cose com'erano dov'erano. Sulla scorta della richiesta della minoranza, Sensi ha quindi dichiarato disponibilità a ragionare sulla fattibilità di eventuali modifiche e soprattutto sulla possibilità di valutare perimetri diversi da quelli proposti nel 2017, anche in considerazione  dell'esistenza di aggregati approvati. Tra i punti sottolineati dalla capogruppo della minoranza Sara Tomani, la necessità di una programmazione per una ricostruzione organizzata. "Perimetrare- ha detto- significa organizzare e programmare". La stessa consigliere ha fatto notare che la deperimetrazione ha avuto tra le sue motivazioni il fatto di velocizzare cosa che ad oggi non sembra si sia avverata, tanto che non c'è stata presentazione di progetti. Auspicabile anche una maggiore trasparenza da parte dell'ammnistrazione, sostenendo che nè delle perimetrazioni, nè delle deperimetrazioni, la popolazione è mai stata informata  Dei pro e contro della perimetrazione ha parlato l'ing. Spuri definendola una scelta di territorio; se farla o non farla lo decidono in primis i cittadini e  l'amministrazione comunale. " Le perimetrazioni danno più tempo di attesa perchè programmano e pianificano, danno indicazioni prescrittive. Chi imbocca la strada delle perimetrazioni anche ascoltando tutti gli stake holders, sappia che una volta approvate diventano legge". Di seguito  ancora interventi, domande e lunga discussione su tante sfaccetttature delle questioni riferite alle zone del territorio, fino ad arrivare alla messa ai voti dell'atto di indirizzo conclusivo, che così recita: 
"Il Consiglio comunale, visto il documento presentato dai consiglieri di minoranza, ascoltato il dibattito svoltosi durante la seduta e i pareri degli esperti convocati, sulla base delle osservazioni udite dà mandato all'ufficio tecnico di rimodulare ambiti e confini delle perimetrazioni revocate in data 30 luglio 2018, considerando parte integrante il lavoro già svolto dall'uffcio tecnico con particolare riferimento e attenzione agli aggregati di prima fascia già individuati".  cc

“ Non perda tempo a fare visite ma faccia i provvedimenti” Così il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci in risposta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha dichiarato quale suo primo impegno pubblico, la visita nelle zone terremotate.
Le visite non servono– continua Falcucci- Sanno già tutto e qualora ci fosse bisogno di ulteriori dettagli, siamo pronti a fornirli. Nulla è cambiato dall’ultima visita del Presidente Conte nelle zone colpite, anche se in verità ha toccato altri luoghi e qui da noi non è mai venuto”.Stanchezza ed esasperazione, prendono il sopravvento nelle parole di quello che è stato uno dei primi cittadini più battaglieri, pronto a tenere alta la voce sul rischio dell’abbandono, sulle enormi difficoltà di un paese devastato già dalle scosse dell’agosto 2016. 
“ Se, come dichiarato, ci sarà davvero la volontà di dare priorità alla ricostruzione, dico solo che si vuol darle un significato diverso, aspettiamo solo i fatti. Fino all’infinito abbiamo ripetuto che conoscono tutto, compresi i punti deboli. Di immagini ce ne sono quante se ne vuole, quello che manca sono le norme che servono per ricostruire e per dare futuro e, almeno per quel che riguarda la nostra terra, norme per la montagna e per darle una prospettiva. All’infinito abbiamo ripetuto che è necessario mettere in pratica la Legge sulla montagna, pensare ad una zona fiscale, alla creazione di una Livigno da calare sull'Appennino e in misura ottimale, affinché poi possa attuarsi un vero mantenimento del territorio montano. Se vogliamo salvare questi territori, è necessaria una misura mirata, che non sia erga omnes, ma contenga magari possibili accorgimenti anche per chi è vicino, altrimenti la strada è irrimediabilmente segnata. Adesso staremo a vedere questa ennesima prova: è il quarto presidente del consiglio che passiamo e che già abbiamo avuto modo di conoscere, c’è un Ministro delle infrastrutture che è già stato Commissario per la ricostruzione. Credo che nulla si possa aggiungere di più se non finalmente i fatti. Niente visite e nessuna passerella: solo norme, fatti, celerità e, certezze, se ce le vogliono dare. Non più promesse e illusorie attenzioni per cortesia”.
Di questioni lasciate isolate e troppo a lungo mollate da parte, parla anche il sindaco di Fiastra Sauro Scaficchia che a questo punto, interpretando un pensiero comune a tutti i colleghi impegnati a fronteggiare il disastro, si augura un effettivo cambio di passo.
"E’ tempo di riaccendere i riflettori sui veri problemi di un territorio flagellato dove, ormai da tre anni,  la luce è fioca molto lontana e appena appena accennata. Mi auguro che alle parole del Presidente segua una luce accesa  che davvero  ci faccia vedere la fine del tunnel perché la gente è sfinita. L' augurio di tutti, è che le parole della priorità si realizzino in concreto; che il premier venga a vedere quello che è stato e cosa stanno subendo le popolazioni. Personalmente nutro speranza ma attendo che alla mia speranza seguano fatti che garantiscano ricostruzione e sviluppo attraverso misure adeguate che possano favorirlo. Anche su questo siamo stanchi di ripeterlo: non erano passati che pochi mesi dal sisma quando con il compianto Dario Conti andammo a Roma per chiedere un qualcosa di diverso per superare il disastro dei territori, e nulla si è visto". E il riferimento è anche alla più volte richiamata e mai attuata distinzione del cratere per fasce di danno. "  Il cratere va diversificato e, anche su questo punto fondamentale, mi auguro un’attenzione maggiore e concreta dal nuovo governo . Non ci si può lasciare relegati, solo ed esclusivamente, a dei provvedimenti che vengono inseriti all'interno di altri disastri come Genova, Ischia o Catania. Questo non è possibile. Noi siamo un territorio fortemente colpito e che fermo dagli ultimi anni, sta conoscendo un sempre più frequente abbandono. Non ce lo possiamo permettere!" 
E' dello stesso avviso, Gianluigi Spiganti Maurizi, titubante ad esternare commenti prima di una qualche proposta concreta che faccia seguito alle dichiarazioni del premier.
  “ Nell’arco di tre anni- afferma il sindaco di Visso- i segnali non sono mancati, quello che però non si è visto è la base di tutto il resto: la ricostruzione, la semplificazione e rivisitazione di tutta la burocrazia che ne impedisce i movimenti, la cernita del Cratere, distinguendo i comuni gravemente terremotati da quelli solo lievemente colpiti in modo da distribuire equamente le risorse. Quante e quante volte lo si è detto, eppure nessuno che abbia mai considerato questo aspetto basilare; magari le visite potrebbero servire a questo e poi- conclude Spiganti Maurizi- sul fatto che non si sia mai voluto dedicarci giusta attenzione, ho una mia personale convinzione. Noi siamo La Perla dei Sibillini vicina a tanti altri comuni carichi di bellezza e di storia da Castelsantangelo ad Ussita e,con parte dell'ascolano. Il problema è che siamo comuni di alta montagna scarsamente popolati. Credo che questo influisca molto su quello che è il dato negativo della ricostruzione. Contiamo poco perché pochi siamo e, alla fine, quella crocetta sulle schede elettorali è irrisoria e ininfluente a darci potere".
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Che sarebbe stata una giornata speciale il 24 agosto, e non solo per la ricorrenza dei tre anni dal sisma, lo si è capito sin dal mattino, quando a Visso hanno cominciato ad arrivare persone e richieste da ovunque, per poter assistere allo spettacolo di Giorgio Felicetti. Nonostante l’incertezza di un meteo che prometteva pioggia, in tanti, vissani e non, erano a caccia di un posto nella centralissima piazza di Visso, la ”zona rossa” che rimane, nonostante la devastazione, una delle piazze più belle d’Italia. E la pioggia è arrivata puntuale, nel pomeriggio, così il toccante incontro tra le scrittrici Simona Vinci e Lucia Tancredi sui temi di “Coraggio e paura, si è tenuto nei locali provvisori del comune.

L’attesa dei tanti, che scrutavano nell’aria le nubi minacciose, è stata poi premiata in serata, quando l’imponente organizzazione impeccabile del Comune, dei Vigili del Fuoco, e dell’Esercito, è riuscita a far entrare gli spettatori, tutti con il casco di sicurezza. Il momento dell’ingresso in piazza delle persone, insieme vissani e non, è stato indescrivibile: molti abitanti di Visso non erano mai più entrati nella loro piazza, è stato per loro il vero ritorno a casa: e lì è iniziata quella forte commozione, che, alle prime battute di Giorgio Felicetti, si è amplificata ulteriormente ed è continuata sino alla fine del racconto teatrale, quando il pubblico è scattato in piedi per una standing ovation e si è liberato in un applauso interminabile. Molte le lacrime durante lo spettacolo, allestito dentro e sopra le macerie, con l’attore che si muoveva nello spazio devastato, con le luci che davano una visione di terribile bellezza di tutto l’ambiente dentro la piazza. E tutto il pubblico alla fine ha circondato l’attore per ringraziarlo in una stretta di mano collettiva.

“Qui torniamo veramente al senso più antico del teatro” dice Felicetti (nella foto sotto) “a quel rito primordiale, a quel senso laico di una comunità che si ritrova per ascoltare la propria storia, il proprio destino, per l’elaborazione del proprio dolore; è stata una vera catarsi collettiva. Si va oltre il valore della pura rappresentazione teatrale, si arriva al sentire più profondo di ogni persona che ha vissuto questa tragedia. Avreste dovuto vedere come ha reagito il pubblico qui, la reazione e la commozione sono molto forti, certo si è pianto insieme, c’è stata anche e soprattutto qui, una reazione fisica alla rappresentazione, ma alla fine tutto si scioglie come in una grande liberazione. E’ un percorso psicanalitico, le persone si abbracciano tra di loro, abbracciano me. Stasera anche in me è stata forte la commozione, credo si avvertisse, mi sento ancora dentro ogni centimetro di questa piazza, ogni pietra. E lo sguardo dei presenti, è uno sguardo indimenticabile, non descrivibile. Quanto accaduto stasera, credo rimarrà per sempre nella memoria di questa collettività, ognuno, me compreso, un giorno dirà: io c’ero”. Ed in effetti, a Visso i commenti ora sono di una bellissima serata indimenticabile.

E mercoledì 28 agosto, il rito si ripeterà a Monte Cavallo: anche qui nella centrale piazza del Comune di uno dei borghi più piccoli e forse per questo più dimenticati del cratere maceratese.


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In fiamme un bosco nella frazione Cupi di Visso. L'allarme è scattato nel tardo pomeriggio e subito sul posto sono arrivati i soccorsi.
I vigili del fuoco di Macerata sono intervenuti con una squadra boschiva e sono ancora sul posto per cercare di spegnere l'incendio ancora attivo.
Sul luogo dell'incendio anche l'elicottero dei pompieri.
"Si tratta di una parte molto sconnessa - dice il sindaco Spiganti - . E' didficile arrivarci, l'elicottero ha lasciato perchè sta facendo buio. Al momento il fuoco ancora arde, i vigili stanno cercando di spengnerlo ma non è facile perchè è un costone molto rigido e scomodo, ma per le case non c'è pericolo".

GS

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Un progetto nato dopo il sisma e che a quasi tre anni da quel tragico evento continua ad accendere i riflettori sulle Marche ferite che hanno bisogno di raccontarsi.
Con Radio C1 abbiamo conosciuto il regista Manuele Mandolesi durante la diretta radiofonica di un evento estivo, in cui presentò l’idea del docufilm “La vulnerabilità della bellezza”; lo abbiamo intervistato in una pagina dedicata al sisma su L’Appennino Camerte e ora manca davvero poco alla presentazione dell’anteprima del film documentario che si terrà sabato 8 giugno alle 18 al cine teatro Rossini di Civitanova.
L’anteprima del film documentario “Questa è casa nostra” sarà presentata nell’ambito del Civitanova Film Festival.
Dopo la proiezione ci sarà un momento dedicato alla spiegazione del film documentario insieme al regista e ai protagonisti del racconto. Il docu-film “Questa è casa nostra” dopo l’anteprima civitanovese, sarà proiettato nei territori colpiti dal sisma.
“I luoghi interessati dai terremoti – scrive la produzione in una nota - hanno ancora bisogno di mettere in evidenza la loro bellezza che, seppur vulnerabile, resiste insieme ai suoi abitanti che vogliono ritornare a popolare l’entroterra e i Monti Sibillini. Da questi concetti prende il via il progetto “La Vulnerabilità della Bellezza”, promosso dal documentarista civitanovese Manuele Mandolesi che ha coinvolto un gruppo di professionisti nel mondo della cinematografia e dei media. Nasce l’Associazione “Respiro Produzioni” che realizza i docufilm insieme ad altri partner, enti ed aziende che hanno sostenuto il progetto multicanale “La Vulnerabilità della Bellezza”, che mette in luce storie diverse per raccontare le Marche del terremoto e la capacità di vivere una vita diversa da parte dei protagonisti dei racconti. I documentari saranno distribuiti su più piattaforme e rispondono a linguaggi differenti”. Il lungometraggio documentario “Vulnerabile Bellezza”, della durata di 75 minuti, racconta la vita quotidiana di una famiglia di allevatori di Ussita, Michela, Stefano ed i loro figli Diego ed Emma, e del modo in cui superano il trauma del terremoto attraverso il forte legame che li tiene uniti alla loro terra e ai loro animali. Il film documentario “Questa è casa nostra” che sarà presentato sabato, della durata di 58 minuti, racconta la vita di Sara e della comunità di irriducibili, ribattezzata “Il Bronx”, che hanno deciso di non abbandonare la propria terra vivendo in roulotte a Visso per circa un anno e mezzo fino alla consegna delle SAE. Una comunità che nasce dopo il terremoto per andare avanti e sopravvivere, che rischia poi di smembrarsi alla consegna delle “casette” ma che infine cerca di far rinascere il proprio territorio e si ritrova per condividere quel “vuoto dentro” che è rimasto e che ora, chiusi nei pochi metri quadri delle SAE, torna a farsi sentire più di prima.





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