La sua ditta non è più attiva, ma presenta false dichiarazioni per ricevere i contributi a fondo perduto previsti dal “Decreto Sostegni”. È il motivo per cui il titolare di un’azienda che si occupava di confezioni in serie di abbigliamento è stato denunciato dalla guardia di finanza di Macerata. I militari gli contestano di aver percepito indebitamente oltre 42mila euro di aiuti grazie alle misure di supporto alle imprese colpite dalla crisi economica durante l’emergenza Covid. Ora l’uomo rischia di dover restituire il doppio di quanto ricevuto.

Nell’ambito dei controlli contro la percezione indebita di incentivi nazionali, i finanzieri del gruppo di Macerata hanno avviato una serie di indagini che prevedono la verifica fiscale nei confronti di titolari di partite Iva. Nella fattispecie, dall’attività di indagine è emerso come l’uomo, legale rappresentante della ditta, avesse falsificato i dati relativi al calo del fatturato durante il periodo in cui era vigente il Decreto Sostegni.

La misura, varata dal governo Conte, prevedeva incentivi a fondo perduto per le aziende. Contributi erogati in relazione al volume di fatturato perso a causa delle misure restrittive contro il contagio da Coronavirus. Nel tentativo di accaparrarsi gli indennizzi statali, l’uomo ha presentato dichiarazioni false relative alle perdite subite. È emerso infatti come l’azienda di cui era a capo avesse cessato l’attività ben prima dell’entrata in vigore del provvedimento, nonostante la sua posizione fiscale fosse ancora formalmente attiva. L’uomo è stato denunciato per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche. L’illecito è stato segnalato anche alla direzione provinciale di Macerata dell’Agenzia delle Entrate: in queste fattispecie è infatti prevista una sanzione amministrativa che può arrivare fino al 200 percento della somma indebitamente percepita.
Accusa un malore mentre è in fila per effettuare il tampone, morta una donna. È successo stamattina ad Appignano, nella zona della farmacia Luchetti, dove la donna di circa ottant'anni si era recata insieme ad un parente. Il malore l'ha colta durante l'attesa in auto. Immediata la macchina dei soccorsi, con il 118 arrivato sul posto per tentare di salvarle la vita. Per la donna, però, non c'è stato nulla da fare.

l.c.


Via le mascherine nei teatri, nei cinema e nei palasport. Da domani non sarà più obbligatorio indossare i dispositivi di protezione personale in questi luoghi, tra i più colpiti dalle restrizioni negli ultimi due anni di pandemia. Un provvedimento molto atteso, ma che arriva in un momento di bassa stagione. I cinema sono in un momento di calma, come spesso accade d’estate, mentre i teatri hanno già avviato i calendari estivi, contraddistinti dalle rappresentazioni all’aperto. Resta comunque il sentimento di speranza in vista di una ripresa per la stagione autunnale.

«Quest’estate usciranno pochi film, e in generale la bella stagione è sempre quella meno partecipata – commenta Massimiliano Giometti, dei multisala omonimi a Tolentino e Matelica –. L’allentamento degli obblighi era comunque una decisione che attendevamo da parecchio. Il comparto cinema è stato indubbiamente tra i più colpiti dall’emergenza pandemica, così come tutto il settore legato allo spettacolo. Ad aggravare il problema per le sale sono stati i vertiginosi rincari in bolletta, con aumenti vicini al 250 percento, e la nostra scarsa capacità di competere con le piattaforme di streaming online. In questo momento abbiamo bisogno degli aiuti dello Stato, e soprattutto che la pandemia allenti definitivamente la morsa. I cinema rischiano di non sopravvivere ad un’altra stagione a mezzo servizio, anzi, qualcuno ha già dovuto chiudere la propria attività».

Non diverso il discorso per i teatri. Il Feronia di San Severino Marche, ad esempio, ha chiuso la sua stagione invernale e l’addio alle mascherine arriva quindi in un momento in cui gli spettacoli si sono già spostati all’aperto. «La notizia rimane comunque confortante – sottolinea il direttore di Teatri San Severino, Francesco Rapaccioni –. Bisogna comunque mettere l’accento su un fatto. I teatri, così come i cinema, hanno l’assoluto bisogno di tornare alla piena capienza, almeno per quello che riguarda le normative. Ne hanno bisogno per la qualità dell’esperienza e per questioni di bilancio. Lo scorso biennio è stato molto complicato sotto questo punto di vista, per questo siamo disposti anche ad accettare compromessi. Meglio una platea gremita con gli spettatori in mascherina che un teatro semi vuoto senza l’obbligo di indossarle».
Scintille tra amministrazione e minoranze a San Severino. Il consiglio comunale in programma per oggi fa discutere ancora prima di iniziare: a indispettire i capigruppo di minoranza Tarcisio Antognozzi e Francesco Borioni è la proposta della giunta Piermattei di continuare a svolgere le sedute in videoconferenza nonostante l’allentamento delle restrizioni anti-Covid.

La giunta comunale guidata da Rosa Piermattei ha infatti proposto una delibera di approvazione del regolamento comunale per permettere che le sedute dell’assise avvengano in videoconferenza anche dopo la cessazione dello stato di emergenza. Una proposta che trova fondamento nelle circolari emanate nei mesi scorsi dal Ministero dell’Interno, che permettono lo svolgimento delle sedute in via telematica o mista, purché vengano garantiti i requisiti di pubblicità e trasparenza. Un’iniziativa poco apprezzata dai gruppi di minoranza, che hanno immediatamente preso posizione contraria alla delibera. Il punto sottolineato dai cinque consiglieri di opposizione è «l’arbitrarietà con cui la giunta, qualora la modifica al regolamento venisse ratificata, si riserva il diritto di convocare il consiglio comunale in presenza o in via telematica senza prima consultarsi con le minoranze e senza condividere la decisione nella conferenza dei capigruppo – spiega Tarcisio Antognozzi –. Sarebbe un provvedimento condivisibile se, volta per volta, la decisione venisse presa insieme e in maniera unanime. In questo modo invece si modifica il regolamento comunale fornendo uno scudo all’amministrazione ogni qualvolta questa possa sentirsi minacciata dalle domande e dalle istanze delle minoranze».

Una dichiarazione condivisa dai due gruppi consiliari di minoranza, Insieme per San Severino e San Severino Futura, che in una nota hanno rincarato la dose. «Facciamo fatica a comprendere cosa ci sia nella proposta dell'amministrazione di permettere senza alcun limite l'utilizzo della videoconferenza per le sedute del consiglio comunale – dicono -. La nostra esperienza circa le sedute on-line del consiglio comunale è ben diversa da quanto riportato nella proposta di delibera avanzata dal sindaco e dalla sua squadra, che parlano di “alcun pregiudizio per l’attività amministrativa” oppure, peggio, di istituto “in grado di conferire maggiore tempestività e snellezza procedurale per il lavoro del Consiglio comunale”. Ricordiamo grandi difficoltà di gestire il dibattito, di ascoltare e riuscire a farsi ascoltare, di effettuare le operazioni di voto in tempi ragionevoli – rilanciano Antognozzi e Borioni –. Ricordiamo altrettanto bene la fatica del presidente del consiglio per riuscire a portare in fondo le assemblee, e soprattutto con grande disappunto l'utilizzo di gobbi e di consiglieri occulti (ben nascosti dietro agli schermi), pronti a fornire veline agli amministratori, in grave difficoltà nel rispondere ai consiglieri comunali. Proprio quelle difficoltà, registrate dai cittadini presenti alle assisi comunali, hanno suggerito di tagliare alle radici il problema, eliminando il confronto faccia a faccia in consiglio comunale. Peraltro anche in campagna elettorale il sindaco aveva rifiutato il confronto pubblico, in piazza, con gli altri candidati. Una cosa è certa – concludono –: questo pomeriggio in consiglio comunale ci opporremo con determinazione affinché la proposta di rendere possibile la convocazione in videoconferenza senza gravi motivazioni venga ritirata dalla maggioranza. Chiederemo che modifiche alle regole della vita istituzionale non siano apportate a colpi di maggioranza, ma in pieno accordo con tutte le forze politiche presenti nel piccolo, ma significativo emiciclo della nostra sede comunale».

l.c.
Un altro anno scolastico all'insegna del distanziamento sociale. Anche nel 2022 il comparto scuola sta facendo i conti con l'emergenza Coronavirus. A San Severino, però, il problema è duplice. La città è alle prese anche con la ricostruzione post-sisma e attende con ansia il termine dei lavori al cantiere dell'istituto tecnico Divini. La Provincia di Macerata ha provato a tamponare il problema: nei giorni scorsi sono stati installati diversi moduli provvisori in legno e plastica, destinati a ospitare alcune delle attività didattiche. Due di queste hanno trovato posto all'interno del cortile della scuola Luzio, mentre un altro è stato installato nei pressi dei capannoni dell'Itts. Una soluzione utilizzata anche per l'istituto tecnico agrario di Macerata, ma che non piace al preside del Divini, Sandro Luciani.

A preoccupare il dirigente scolastico non sono solamente le soluzioni di emergenza adottate per permettere la didattica in presenza, ma anche e soprattutto il cantiere dell'Itts. «Mi sembra che i lavori procedano a rilento e comincio a dubitare che riusciremo a tornare nella nostra scuola a settembre - commenta -. Per quanto riguarda i moduli, è evidente che siano una soluzione di emergenza: sono sostanzialmente dei gazebo riscaldati con dei termoventilatori. Non sono confortevoli e soprattutto sono facilmente violabili dai malintenzionati. Non potremo nemmeno lasciare attrezzature al loro interno perché non li reputiamo assolutamente sicuri. Per quello che riguarda i costi, sono sicuramente economici. Sono strutture provvisorie che cercheremo di utilizzare fino alla fine dell'emergenza sanitaria, facendo di necessità virtù».

l.c.
«Faremo la nostra parte, perché così è giusto che sia, per quanto riguarda l’emergenza Covid, ma l’ospedale civile Bartolomeo Eustachio continuerà ad assicurare le normali prestazioni nelle sue specialistiche, che sono l’oculistica e l’oncologia, e nei suoi reparti normali, ma sempre di vitale importanza, come la week surgery oltre che nelle altre strutture, come nel  caso del Punto di primo intervento. Il nostro nosocomio, in questa come in altre emergenze ma anche e soprattutto nella quotidianità, continua a dimostrare di avere un ruolo strategico per tutta l’Area Vasta 3 dell’Asur Marche e per l’intera sanità regionale».

Così il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, sull’attivazione di una trentina di posti letto, al terzo piano dove è ospitata ora la lungodegenza, destinati a pazienti a bassa e bassissima intensità di cura da Covid.

«La Regione Marche con cui ci siamo interfacciati diverse volte attraverso l’assessore di competenza Filippo Saltamartini - spiega il primo cittadino settempedano - ha scelto la nostra struttura per dare un supporto fondamentale nella lotta alla pandemia. Una decisione, che è stata presa in via d’urgenza, che non ci sentiamo di contestare o criticare, perché questo non è il momento di polemiche strumentali o di parte, ma che è stata assunta, secondo quanto ci è stato riferito, tenendo conto della normale attività che si svolge quotidianamente in corsia che sarà salvaguardata. In base a queste rassicurazioni - prosegue il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei - coscienziosamente abbiamo deciso di guardare oltre. Ci è stato anche garantito un percorso sporco pulito che eviterà ogni tipo di contatto con gli altri pazienti e ci è stato pure assicurato che si tratterà di un percorso temporaneo finalizzato proprio a dare una risposta all’emergenza in atto che, vista la situazione, dovrebbe durare non più di una trentina di giorni. Ancora una volta – conclude il primo cittadino settempedano – noi la nostra parte la faremo ricordando, come è stato giustamente fatto dalle autorità regionali, che il Bartolomeo Eustachio è uno dei quattro ospedali essenziali dell’Area Vasta dove ricade il nostro territorio».


«L’ospedale Bartolomeo Eustachio non è di San Severino, ma dell’Area Vasta 3».

È racchiusa in questo assunto la scelta di riservare, da oggi, una parte del terzo piano del nosocomio settempedano ai pazienti Covid.

Lo spiega l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, che evidenzia come questa decisione derivi dalla necessità di liberare i posti letto per riprendere le cure delle altre patologie messe in ginocchio dall’emergenza pandemica.

«C’è stato un aumento – dice - , nell’ultima settimana, (anche se ieri è sceso il numero dei pazienti in terapia intensiva) di persone contagiate che richiedono un ricovero a bassa intensità di cura. Abbiamo quindi valutato di utilizzare l’ospedale di base di San Severino che è uno dei quattro al servizio dell’Area Vasta 3. Al terzo piano sono stati predisposti tra i 17 e i 20 posti, con percorsi ovviamente separati: credo sia uno sbocco provvisorio per qualche mese, non di più».

Nello specifico il reparto sarà riservato a pazienti che «hanno una bassa carica virale ma non possono essere mandati a casa, perché anziani o con co-morbidità. Inoltre – aggiunge l’assessore – abbiamo la necessità di liberare i posti per acuti parchè dobbiamo continuare a operare persone con patologie gravi e non possiamo continuare a bloccare la cura degli altri pazienti. L’ospedale non è di San Severino – specifica - ma dell’Area Vasta. Tra l’altro alcuni interventi chirurgici programmati al Bartolomeo Eustachio saranno spostati a Camerino. È un bell’esempio di cooperazione tra territori e servizi sanitari».

L’obiettivo è dunque quello di «liberare gli ospedali per curare le altre esigenze. Il Covid non ha interrotto le altre patologie, noi continuiamo ad avere liste di attesa per cardiopatici, malati oncologici e molti altri. Non possiamo bloccare tutta la sanità come è successo fino ad oggi per la pandemia. Dobbiamo sicuramente uscire da questo meccanismo. Credo che stiamo uscendo dal tunnel e per questo motivo invito chi non si è vaccinato a farlo: il pericolo, a questo punto, è l’emersione di una eventuale nuova variante. Da qui l’esigenza di vaccinare tutti e continuare a utilizzare tutte le precauzioni che conosciamo».

I passi verso il cambiamento sono rappresentanti anche dall’ultima conferenza Stato-Regioni a cui l’assessore ha partecipato ieri. «Tutte le regioni hanno chiesto al Governo di emanare un provvedimento per distinguere la popolazione non più tra positivi e negativi  ma tra sintomatici e asintomatici. Di fatto i positivi che non hanno sintomi ormai sono talmente tanti che è impossibile isolarli e, se avverrà questa distinzione, la situazione si semplificherebbe anche per le scuole. Tra vaccinati e terza dose, nelle Marche c’è una copertura molto ampia della popolazione e attualmente in terapia intensiva ci sono solo non vaccinati e un 30 per cento di persone che sono vaccinate ma che hanno gravissime altre patologie».

GS
Dietro al bancone del bar senza Green pass, locale chiuso e 700 euro di multa. Succede a Tolentino, dove i carabinieri della stazione di Caldarola hanno sanzionato un esercizio per diverse violazioni alle normative per il contenimento del contagio da Coronavirus.

Nel corso degli ormai consueti controlli nelle attività commerciali del territorio, è emerso che il bar in questione non rispettasse le linee guida nazionali in materia di sicurezza contro il Covid. In particolare, i registri per l’igienizzazione periodica del locale non risultavano essere compilati dal 31 dicembre scorso, così come il registro che annota la temperatura corporea dei dipendenti. Oltre a questo, mancava anche la segnaletica per il distanziamento sociale, tipicamente rappresentata da una linea a terra posta a distanza di sicurezza dal bancone.

Controlli più approfonditi hanno evidenziato che la persona in servizio al momento del controllo fosse sprovvista della certificazione verde, necessaria sul luogo di lavoro. I militari hanno sanzionato l’esercizio con una multa di 700 euro e ne hanno disposto la chiusura per cinque giorni.

l.c.
Le grandi file agli open day e la presenza di persone che avrebbero voluto anticipare la prenotazione già effettuata potrebbero mettere a rischio la prosecuzione dell’iniziativa. Lo stanno valutando i vertici regionali all’indomani del primo fine settimana dedicato alle seconde dosi e al booster anti-Covid senza prenotazione. Le immagini delle affluenze fuori controllo tra sabato e domenica hanno fatto il giro dei social e inducono alla riflessione il governo regionale. A far discutere sono soprattutto le motivazioni dietro alle enormi code nei punti di inoculazione predisposti dalla Regione e i rischi connessi agli assembramenti che si sono creati.

Secondo l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, non sono state ben comprese le finalità degli open day: “I fine settimana aperti nascono per accelerare la vaccinazione nei punti meno collegati delle Marche, in particolar modo la zona montana – spiega l’assessore –. Sfortunatamente l’obiettivo e soprattutto le categorie di persone a cui sono stati dedicati gli open day non sono stati ben compresi. Abbiamo registrato un fortissimo afflusso di persone, tra cui anche chi aveva a disposizione una prenotazione ma che ha preferito recarsi comunque negli hub. C’è bisogno di maggior senso civico da parte dei cittadini”.

La strada da seguire resta quella delle prenotazioni per seconda dose e booster, con gli open day a fare da supporto soprattutto nelle zone più critiche della regione. Saltamartini prosegue spiegando che le priorità della sanità regionale siano quelle delle “prime dosi per chi è ancora scoperto – precisa –. Chi non ha ricevuto nemmeno una dose è maggiormente esposto ai rischi della malattia e dunque all’ospedalizzazione. Per questo la prenotazione per le prime dosi non è richiesta. Il sistema sanitario non si può permettere una nuova ondata di ricoveri: da due anni le cure per i malati gravi hanno subito netti ritardi a causa della pandemia”.

Per chi deve ricevere seconda dose e booster, invece, la prenotazione “resta fondamentale – sottolinea Saltamartini –. Dobbiamo vaccinare quasi mezzo milione di persone prima della fine di gennaio: il cambio nella durata della copertura da quattro a cinque mesi ha messo sotto pressione le strategie per la campagna vaccinale, per questo è necessario procedere con la prenotazione e garantire ritmi costanti. Diciottomila inoculazioni al giorno, numeri tra i migliori in Italia, ci permettono di farlo e di fornire le seconde dosi e i booster a tutti coloro che hanno la copertura in scadenza. Non è necessario che chi ha prenotato cerchi di anticipare la dose di qualche giorno attraverso gli open day – spiega l’assessore –. In questo modo si creano code inutili, si mette a rischio la propria salute a causa degli assembramenti e soprattutto si priva di una dose chi ne avrebbe bisogno. A questo proposito occorre sottolineare come non siano pochi giorni a fare la differenza: la copertura garantita è stata accorciata da cinque a quattro mesi, ma è ragionevole credere che nell’arco di tempo che va dai quattro ai sei mesi dalla seconda dose la copertura contro i sintomi sia comunque discreta. Per questo occorre capire che l’open day non è alternativo alla prenotazione – conclude Saltamartini –: è dedicato a chi vive in zone svantaggiate e ha difficoltà ad accedere alla vaccinazione con i metodi convenzionali. Se questo non viene recepito, forse è il caso di sospenderli per evitare più rischi di contagio che non benefici per il ritmo della vaccinazione di massa”.

l.c.
Doveva essere il primo giorno di scuola, dopo le vacanze natalizie, segnato dalle assenze per Covid, invece ci ha pensato la neve a concedere 24 ore di tempo in più a studenti, alunni e famiglie che questa mattina erano preoccupati per un ritorno sui banchi nel segno dei contagi in aumento.

Da ieri pomeriggio, infatti, la coltre bianca ha ricoperto l’intera provincia, dalla costa alle zone montane, e molti Comuni hanno deciso di rinviare l’inizio delle lezioni a domani.

Nonostante il maltempo fosse stato annunciato, infatti, nella prima domenica dopo l’epifania non sono mancati i disagi sulle strade.

I vigili del fuoco sono intervenuti dal primo pomeriggio di ieri per le copiose nevicate che hanno investito la regione. Alle 20 di ieri sera erano stati effettuati circa 70 interventi di cui:17 nella provincia di Ancona, 20 in quella di Pesaro, 15 in quella di Macerata e 20 tra le province di Ascoli Piceno e Fermo. Gli interventi sono stati eseguiti in maggior parte per recuperare degli autoveicoli che non riuscivano a partire. La squadra di Cagli in particolare, ha effettuato un intervento per soccorrere una famiglia in un rifugio nel Comune di Piobbico che, a causa dell’intensa nevicata, non riusciva più a far ritorno a casa.

Tra i Comuni della provincia a non optare per la chiusura delle scuole quelli di Macerata e Sarnano, al contrario di chi, invece, ha rilanciato, come il sindaco di Tolentino Giuseppe Pezzanesi che ha deciso non solo di chiudere gli istituti per la neve, ma di sospendere anche le lezioni in presenza fino al 15 gennaio per via del Covid.

Sempre lui, insieme ai colleghi di Mogliano e Petriolo, aveva preso la stessa decisione anche per le lezioni del 7 e 8 gennaio scorsi.

“Dal momento che ieri è stato effettuato lo screening riservato agli studenti, agli insegnanti e al personale scolastico - si legge nella nota del Comune -, da cui sono emersi 56 casi di positività che si aggiungono ai 390 già presenti nel nostro Comune, dopo aver sentito i dirigenti scolastici ho ritenuto necessaria la chiusura di tutte le scuole per il 10 gennaio per neve, e adottare sia la sospensione delle attività didattiche in presenza delle scuole di ogni ordine e grado sia la chiusura degli asili nido, da martedì 11 a sabato 15 gennaio”.

GS
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