«Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli»
(Mt 26,17-19)

Carissimi sorelle e fratelli,

le parole proclamate all’inizio della “grande settimana”, nel racconto della Passione dell’evangelista Matteo, hanno una forza evocativa talmente dirompente da renderci, in questo nostro itinerario di fede, contemporanei di Cristo. Esse ci fanno rivivere il Mistero pasquale del Signore Gesù, immettendovi la nostra storia e il nostro presente.

Fare Pasquasignifica per prima cosa celebrare un rito; infatti non possiamo prepararci alla Pasqua pensando di poter fare a meno di quei riti a cui Cristo ha legato la sua grazia e il frutto della sua Pasqua. Eppure, possiamo fare tutto ciò anche senza “fare Pasqua”, cioé possiamo partecipare ad un rito anche senza viverlo e senza lasciarcene trasformare.

Cosa si richiede allora per “fare Pasqua” in verità? Ci è richiesto di compiere un “passaggio”, non tanto un movimento da un posto all’altro, bensì un passaggio da un modo di vivere ad un altro. Il Vangelo ha una parola per esprimere tutto ciò ed è quella con cui abbiamo iniziato la nostra Quaresima: conversione. Questo passaggio - che è conversione, cioè ritorno verso noi stessi - è un metterci in cammino dall’io a Dio, dal peccato alla grazia, da me agli altri, dall’egoismo alla condivisione.

Se entreremo in questa prospettiva coraggiosa, mettendoci in stato di decisione e di conversione davanti a Dio, noi faremo davvero la Pasqua con Cristo. I riti non saranno più solo riti, ma diventeranno realtà viventi, segni e fonti di grazia e ci verrà da esclamare: “È la Pasqua del Signore!”

Anche a noi il “Maestro e Signore”, dice: “farò la Pasqua da te”; ma affinché ciò accada, siamo chiamati a fare della nostra vita una stanza dove il Signore possa sedersi a mensa con noi e donarsi. Chiede a ciascuno di noi qualcosa di molto semplice, ma allo stesso tempo di molto costoso perché ci sta chiedendo accoglienza. Ci manda a dire se siamo disponibili ad offrirgli ospitalità in “casa”, cioè nella nostra vita, accoglienza nella stanza del nostro cuore. E non importa quanto sia grande o in ordine la nostra casa, non importa nemmeno se ne siamo degni, se ne siamo o meno pronti. Poco importa se è una stanza buia o sporca, o se non l’abbiamo addobbata come sarebbe convenuto.

Ciò che conta è la volontà ed il desiderio di fargli spazio perché questa casa - la nostra vita - seppur piena di crepe e scalcinata, diventi Cenacolo, luogo del Suo dono, luogo della Sua presenza, piccola Chiesa perché «Dio abita dove lo facciamo entrare». È solo accogliendo il dono della Pasqua, ossia il dono di un’immensa Vita che si riversa sulle nostre fragili esistenze con il gusto dell’incontro, dell’amicizia e della condivisione, che tutti possiamo diventare portatori di uno sguardo nuovo sul mondo, che finalmente risulti capace di riconoscere e attestare i vari segnali di novità presenti nella storia che è stata redenta dall'Amore Crocifisso.

Concedetemi ora un pensiero per i giovani, per tutti i giovani, ma in modo speciale per quelli che dalle nostre Diocesi, partiranno per Lisbona, il prossimo agosto, per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù. Cari ragazzi, l’icona biblica che vi sta accompagnando in questo cammino è quella della Vergine di Nazareth, madre amorevole la quale, subito dopo l’annunciazione, «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) dalla cugina Elisabetta, per aiutarla, per condividere con lei la gioia di una nuova vita che stava per nascere.

Il verbo “alzarsi” ha una connotazione squisitamente pasquale: è un’espressione che assume anche il significato di “risorgere”, di “risvegliarsi alla vita”. Ecco, la Pasqua è il segno autentico della Vita nuova, è la primavera dell’esistenza. Quindi per “fare Pasqua”, bisogna mettersi in moto, andare a cercare la vita, la pace, la bellezza. Bisogna anche lasciarsi stupire dall’impensabile, dall’inatteso, dal sorprendente e riconoscere che era tutto ciò che nel profondo sognavi. 

Cari giovani, in questo tempo così difficile, segnato da avvenimenti drammatici e dalla violenza della guerra che costringe tanti a scappare con ogni mezzo da luoghi segnati dalla morte e in cui è negata la libertà, è importante allora non lasciarsi rubare il sogno di un futuro possibile e di un mondo nuovo. Non lasciatevi intrappolare dalle reti dell’individualismo, dell’indifferenza e dell’egoismo, ma alzatevi, risvegliatevi e andate incontro agli altri con l’entusiasmo che vi contraddistingue.

Sappiate accogliere la Vita portata nel mondo da Cristo Risorto, che ieri come oggi, è qui per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga. E in un mondo che non racconta più la speranza, siate capaci di seminare nella storia attraverso la vostra testimonianza gesti di vita efficaci e gioiosi per offrire il vostro contributo a far germogliare il seme nuovo di quella speranza che caratterizza la vostra naturale apertura alla verità, alla giustizia, alla solidarietà, alla pace. Con la vostra vita, possiate dire al mondo: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te”. Di cuore, benedico i vostri sogni e i vostri passi.

A tutti il mio più sincero augurio di una santa Pasqua, accompagnato dalla preghiera che offrirò al Signore per la pace del mondo e per le necessità che ognuno porta nel suo cuore.

Buona Pasqua a tutti!

Il Vostro vescovo
+ Francesco





Per la prima volta, da quando sono state unite in persona episcopi, le diocesi di Camerino San Severino Marche e Fabriano Matelica hanno celebrato insieme la solenne Messa Crismale.
Presieduta da Mons. Francesco Massara,  è stata celebrata nella basilica di San Venanzio a Camerino.
Una Chiesa gremita da sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose che insieme ai fedeli presenti, hanno voluto pregare il Signore nel giorno in cui ricordano il momento della consacrazione della loro vocazione con olio crismale.
messa crismale fondo
«Viviamo questo momento liturgico centrale, per la prima volta come due diocesi unite nella persona del vescovo, e lo celebriamo come rendimento di grazie, non solo nella memoria del nostro ministero sacerdotale, ma anche nel fare un grato ricordo dei nostri fratelli sacerdoti che ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace».
messa crismale a
Nel sottolineare il
grande significato della Messa Crismale in cui si manifesta la pienezza della Chiesa diocesana che rende grazie ed è in festa, di fronte alle difficoltà del tempo attuale, reso ancora più faticoso «da venti di guerra che flagellano l’anima e ci rendono sempre più consapevoli della fragilità e della sconsideratezza umana», nella sua omelia  l’arcivescovo ha voluto  evidenziare  l’importanza di «ritrovarsi insieme alle comunità per riscoprire il valore e il senso di essere un popolo consacrato dalla Grazia di Dio».
messa crismale vescovo 2
Un'omelia, quella dell'arcivescovo Massara, ispirata
 ai temi della comunione, missione e partecipazione, parole chiave del cammino verso il cambiamento “Per una Chiesa Sinodale” ed elementi scelti dal presule per esortare i presbiteri, pur nella diversità delle provenienze e dei percorsi formativi ed ecclesiali, non solo a celebrare, ma a vivere autenticamente tra di loro e nelle comunità.
«Il significato più profondo di questa liturgia che ci raduna insieme, sta nel fatto che il Signore ci invita a non pensarci come presbiteri isolati e autoreferenziali, ma come presbiterio di fratelli. Ci chiede, inoltre, di non diventare gestori di cose sacre, ma pastori con l’odore delle pecore e il profumo di Cristo. Un profumo che sa di fiducia, lealtà, sincerità, responsabilità, parresia».
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Nell’ottica di una pastorale nuova adeguata ai tempi, che richiede comunione e unità, le praole di Mons. Massara si sono quindi concentrate sulla missione, impegno costitutivo del ministero presbiterale che scaturisce dall’urgenza di far conoscere il Signore e dal desiderio di avvicinarlo alla gente, perché «non ci può essere ministero sacerdotale che possa essere definito autentico se, nonostante il proprio modo di essere, mancasse di circondare di attenzione e di tenerezza le persone a lui affidate, fino a conoscerle una per una» e «
se vogliamo realizzare sapientemente, come Chiesa, un sinodo che non sia solo convegni, pubblicazioni o idee a tema, dobbiamo uscire, come dice Papa Francesco, da una certa pigrizia pastorale, ripiegata sul comodo “si è sempre fratto così”, e cogliere la sfida di questi tempi e dei tanti cambiamenti che non ci permettono di proseguire in una pastorale ripetitiva, ma ci chiedono empatia, slancio, coraggio e creatività».

Infine, la partecipazione, «da vivere come corresponsabilità nel servizio inteso come “passione struggente” verso la propria comunità e la Chiesa. Un servizio da declinarsi nell’essere Pastori secondo il cuore di Cristo, ultimi e servi di tutti coloro che ci sono affidati. Pastori che sanno stare davanti al gregge, con coraggio e senza paure; in mezzo al gregge, per condividere e camminare insieme; alle spalle del gregge per proteggerlo. Pastori che sanno essere fratelli e padri, senza spadroneggiare, in ascolto delle necessita e dei bisogni della gente, e sempre pronti a comprendere e a perdonare, sapendo meravigliosamente coniugare misericordia e verità. Servizio da costruire nella generosa disponibilità ad amare il popolo di Dio a noi affidato, educandolo, ma lasciandoci anche educare da quel dinamismo di condivisione e unità che siamo chiamati a promuovere con sinodalità nelle nostre comunità».
Messa crismale vescovo 3
A concludere l’omelia, l’invito rivolto a ciascuno ad aprirsi incondizionatamente allo Spirito del Signore per guarire soprattutto le malattie dell’anima, le distrofie che possono colpire i cuori delle persone che compongono il presbiterio.«Solo lo Spirito del Crocifisso può aiutarci a rinsaldare i legami della fraternità, della collaborazione pastorale che, grazie a Dio, consente di portare ai poveri il lieto annuncio- ha richiamato Massara-. Maria, che nel Cenacolo si è fatta compagna e sostegno degli Apostoli, ci aiuti a sentire amore per la Chiesa e a essere grati nella comunione, appassionati nella missione e gioiosi nel servizio».
c.c.
Carissimi fratelli e sorelle,

ci troviamo nell’imminenza di un Natale ancora segnato dal protrarsi della pandemia e dalla carenza di quei gesti spontanei di prossimità ai quali eravamo abituati. Sempre più spesso, veniamo circondati dai segni di una felicità artificiale, quasi avessimo bisogno di un anestetico per stordire i nostri dolori esistenziali. Allora, mi sono domandato se ha ancora senso augurarsi “Buon Natale”.

Certamente sì perché, nella celebrazione del Natale, riviviamo il dono di Dio che in Gesù ci viene incontro in ogni tempo. Egli viene nonostante il perdurare di quest’emergenza e sceglie ancora di nascere lì dove non ce lo saremmo mai aspettato: nella precarietà delle nostre relazioni, nell’angoscia delle nostre solitudini, nella vulnerabilità delle nostre famiglie, nell’inadeguatezza delle nostre comunità. È lì che risuonerà ancora l’annuncio che apre alla gioia: Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». (Lc 2,1-14)

Gesù viene in un contesto storico in cui, a motivo della nostra fede e della nostra esperienza cristiana, questo può diventare il migliore Natale della nostra vita: se infatti siamo capaci di togliere la “mascherina” dell’ipocrisia, saremo capaci di riconoscere la Sua visita strana ma sincera e ci si svelerà il mistero che la Sua nascita porta con sé. Dio nasce nel modo più ordinario e banale possibile, senza effetti speciali o luci artificiali. Ospitarlo e rimetterlo al centro della nostra vita è ciò che ci permette di trovare le ragioni di quei valori che altrimenti rischiano di essere solo slogan vuoti, o parole al vento.

Quindi!

Buon Natale a te, cara Famiglia! È amaro dirlo, ma anche per te oggi sembra non esserci più posto nel mondo. Sono molte le insicurezze, gli ostacoli che impediscono la realizzazione della tua vocazione. Nella società dell’ipermercato, dove tutto è ormai merce di scambio, sii attenta a non lasciarti rubare la speranza di essere ancora il luogo dell’accoglienza e del gusto essenziale della vita in cui si alimenta il bisogno di amare e di essere amati.

Buon Natale a voi, donne vittime di violenza, vittime di quell’aggressività che non fa rumore, né provoca lividi, ma lascia sempre il cuore e la mente a pezzi. L’amore malato di cui siete ostaggio è un sentimento vigliacco, vuoto di ogni senso e significato. La mia preghiera è allora per voi, affinché abbiate il coraggio di gridare forte, e il vostro grido d’aiuto non resti ancora per troppo tempo inascoltato.

Buon Natale a voi, coniugi separati. La fine di un matrimonio è sempre motivo di sofferenza: il legame d’amore si è spezzato e, spesso, i sentimenti che un tempo vi hanno unito, ora sono diventati un’arma di ricatto vicendevole. Tutto questo è fonte di interrogativi anche per la Chiesa: abbiamo compiuto con voi un cammino di vera preparazione e di vera comprensione del significato del patto coniugale? Vi abbiamo accompagnati con delicatezza e attenzione nell’itinerario di coppia e di famiglia prima e dopo il matrimonio? Come comunità di credenti, sentiamo di condividere con voi il vostro dolore che ci tocca profondamente perché investe qualcosa che riguarda tutti, cioé l’amore inteso come il sogno e il valore più grande della vita. Tuttavia, sebbene il vostro legame ha cambiato volto, il mio augurio è che, contemplando il mistero del Natale, non lasciate che le lacrime che furono d’amore si trasformino in lacrime di dolore e di amaro rimpianto.

Buon Natale a te che soffri a causa di qualsiasi infermità, a quanti, combattendo in solitudine il loro dolore, hanno il cuore ferito pensando alle carezze perdute e agli abbracci mancati. Non ti affliggere perché Dio, in questa vicenda, viene accanto al letto del tuo dolore e si fa carico del tuo corpo piagato e del tuo fisico malato con una presenza che è fonte di consolazione e sorgente di vita.

Buon Natale a voi, medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che vi prendete cura delle tante ferite visibili e invisibili e che, con il vostro servizio e le vostre amorevoli cure, ci ricordate che la vita è un valore da benedire e custodire sempre, anche nel momento del dolore e della sofferenza.

Buon Natale a voi, disoccupati e terremotati: sebbene il sogno di un lavoro sicuro e l’ansia di garantire una casa alle vostre famiglie accrescono la preoccupazione per il vostro futuro, vi chiedo di non stancarvi di reclamare la giustizia della ricostruzione e di un lavoro dignitoso! Chiedo anche al mondo politico di non chiudersi in continue rissosità che sono segno d’interesse di parte, ma torni invece ad occuparsi onestamente della gente, dei suoi reali e quotidiani problemi, del “bene comune”.

Buon Natale a voi, profughi e immigrati: nessuna stella è apparsa per guidarvi lungo il vostro difficile peregrinare. Avete camminato per deserti e per mari cercando una terra dove abitare, una nuova casa dove poter alloggiare. Per chi, come voi, è senza patria e senza fissa dimora, il mio desiderio è che almeno per questo Natale, vi sia un posto nel nostro mondo dove possiate vivere ed essere accolti e rispettati nella vostra dignità.

Buon Natale a voi, paesi e città dell’Occidente. Spesso, a Natale indossate l’abito di gala per nascondere, sotto i lustrini scintillanti e le dolci melodie natalizie, l’amara sensazione di una festa senza il Festeggiato e di un mondo senza Dio. Mi auguro che, sotto questa coltre di apparenza, continui ad esserci tra voi qualcuno che abbia il coraggio di ricordarvi che Cristo è venuto in mezzo a noi per smascherare ogni ideologia e per offrire ad ogni creatura umana la possibilità di riconoscersi figlio e fratello nel Figlio di Dio.

Buon Natale a te Chiesa in cammino come la Santa Famiglia di Nazareth: che tu possa uscire dal recinto di una “fede” spesso praticante ma non credente, e sii sempre più sinodale, in uscita, aperta al dialogo e all’ascolto reciproco. Ti auguro di essere sempre un “cantiere di lavoro” in cui siamo chiamati ad impegnarci non come persone rassegnate, ma come operai entusiasti, capaci di agire con spirito di corresponsabilità, maturando non idee astratte, ma soluzioni concrete ai problemi e alle sfide del nostro tempo.

A tutti e a ciascuno, giungano i miei semplici e cordiali auguri di buon Natale. Vi benedico di cuore!

Dicembre 2021
+ Francesco Massara,
Arcivescovo di Camerino – San Severino Marche
Vescovo di Fabriano - Matelica
Nella suggestiva cornice dell’abisso Ancona, cittadini, dipendenti e famiglie del Consorzio Grotte, hanno assistito “ad un altro segno della ripresa e della rinascita”. Così, il sindaco di Genga, Marco Filipponi, ha rinnovato la decennale tradizione, dopo l'interruzione forzata dello scorso anno, di un momento che ha sempre contraddistinto la vita di questa preziosa quanto conosciuta, anche a livello internazionale, cavità ipogea delle Marche.

In occasione di santa Barbara, infatti, nelle Grotte di Frasassi è stata celebrata la santa messa dall’arcivescovo Francesco Massara.

Ad organizzare la ricorrenza, il Consorzio Grotte Frasassi.

Le autorità presenti

“La Santa Messa, che celebriamo solennemente, onorati dagli uffici religiosi del vescovo della diocesi di Fabriano e Matelica – sono ancora parole del primo cittadino di Genga - ci unisce, ci fa riflettere su un triste passaggio di vita che ancora non ci siamo lasciati alle spalle ma ci infonde forza e speranza e consente di guardare al futuro con maggiore serenità, rafforzando pure quella che voglio definire la piena intimità con la Grotta”.

Al messaggio del sindaco si è unito quello di Massara che, nel rito liturgico, è stato assistito dai parroci don Claudio e don Luigi: “Siamo in uno dei posti più belli che la natura possa offrirci e ci dà occasione, attraverso le sue meravigliose concrezioni calcaree, di riscoprire il nostro intero, la nostra anima, ci aiuta ad elevarci anche nelle cose di Dio e in quelle più interessanti della vita. Quindi – ha sottolineato - chi passa in questa zone non può non venire in visita alle grotte: è come se gli mancasse di beneficiare di una delle vicende più belle che nella vita può incontrare. Per cui – ha concluso - l’invito è venire a vederle o magari riscoprirle e godere di questo territorio, compreso il Tempio di Valadier, uno dei posti più belli di questa zona, da promuovere, valorizzare e far conoscere, perché non è un patrimonio solo di Genga ma dell’intera umanità: anche chi le ha già visitate, prova sempre nuove emozioni nel rifarlo”.

Momento Santa Messa
Un impegno in prima linea quello dell'arcivescovo Francesco Massara per la vicenda della ex Jp Industries, adesso Indelfab, di Fabriano.
Se, infatti, dalla sua nomina nella diocesi di Camerino-San Severino si è occupato quotidianamente del terremoto e della ricostruzione, prendendo ferme posizioni nei confronti delle istituzioni, dopo aver assunto anche la guida della diocesi di Fabriano-Matelica si è impegnato per il terremoto economico che interessa quel vasto territorio.

Tre gli incontri a cui Massara ha partecipato nella giornata di ieri: prima con 50 dipendenti, poi con le rappresentanze sindacali di Fim, Fiom e Uilm, infine con il Tavolo sociale a cui hanno partecipato i cinque sindaci di Serra San Quirico, Cerreto D'Esi, Fabriano, Sassoferrato e Genga, la responsabile del centro per l'impiego e diverse associazioni di categoria.
La questione è appunto quella dell’avviata procedura di messa in mobilità per i 584 dipendenti dell’azienda.

"È emerso un grande disagio da parte degli operai - dice l'arcivescovo Massara - che vedono sfumare il loro lavoro e la loro dignità. C'è stato un momento di solidarietà, di ascolto e anche di proposte da portare ad un tavolo nazionale del Governo affinchè si possa risolvere in modo definitivo questa situazione.
La richiesta principale riguarda la salvaguardia del lavoro perchè senza lavoro non c'è dignità e la cassa integrazione è solo un palliativo che non risolve i problemi delle famiglie.

È stato un momento di ascolto fraterno - aggiunge - dove gli operai hanno espresso le loro paure a cui i sindacati cercano di far fronte per questa situazione che si protrae da 12 anni.
La zona del territorio di Fabriano ha un terremoto economico che si potrae da alcuni anni e a cui va data attenzione perchè altrimenti porta al disastro di tante siutazioni familiari. Basti pensare che il centro di ascolto ha ascolta in 8 mesi circa 1240 persone".

Un problema, quello dell'intero territorio, emerso anche dall'incontro con il tavolo sociale: "Abbiamo fatto una riflessione sulla situazione del territorio e sono state fatte proposte di incontrarsi periodicamente, non solo per una analisi dei problemi, ma per fare proposte concrete sia per i disagi sociali che per nuove prospettive di lavoro che superano la produzione di un monoprodotto su cui si è concentrata l’area industriale del fabrianese. È necessaria una diversificazione delle attività produttive - conclude - che possano dare una boccata di ossigeno anche con la valorizzazione del grande patrimonio artistico, culturale e ambientale".

GS




È emerso che la zona Montana ha bisogno di una grande attenzione per le infrastrutture il rilancio industriale le scuole e tutti i servizi che rischiano di scomparire per eventuale lo spopolamento dell’intero territorio montano 
“E’ un servizio alla Chiesa. Collaboriamo tutti insieme e, sono sicuro che il Signore e la Madonna aiuteranno le due comunità”. Così l’arcivescovo di Camerino San Severino Marche Mons. Francesco Massara, subito dopo l’annuncio del suo doppio incarico che lo vede da oggi amministratore apostolico anche della diocesi di Fabriano Matelica, prendendo il posto di Mons. Stefano Russo.

La comunicazione ufficiale della decisione del Santo Padre proveniente dalla Nunziatura apostolica, è avvenuta in mattinata nella chiesa del Seminario. In Italia è in atto un processo di unificazione che continuerà ad interessare nel tempo anche tante altre diocesi. Camerino resta la sede primaria del vescovo e le due diocesi, seppure sotto un unico pastore, continueranno a portare avanti le reciproche amministrazioni in modo separato, alla luce della diversa conformazione territoriale che porterà alla revisione dei confini..

“ E’ l’inizio di un cammino di collaborazione che nella pratica ci porterà ad essere un tutt’uno- ha commentato Mons. Massara- . Come per tutti i passaggi, il cammino potrà avere qualche difficoltà iniziale ma l’importante sarà collaborare. Mi è stato chiesto di adempiere a questo servizio e nella Chiesa, la lezione è che anche se è demandato un grosso sacrificio, si è chiamati a farlo. Il messaggio che vogliamo far passare -ha sottolineato- è quello di un lavoro da fare insieme pur nelle diversità. Farò quello che ho sempre fatto: sarò parroco-vescovo e vescovo parroco”.


Positivo il commento della direttrice dei musei diocesani Barbara Mastrocola: “ A questo punto avremo tante opere d’arte da tutelare in collaborazione con i colleghi degli uffici dei Beni culturali di Fabriano e Matelica. Molto conosciuto il bellissimo Museo Piersanti di Matelica che da poco ha anche un nuovo direttore e credo che si possa instaurare un rapporto proficuo e di eccellenza. D’altra parte è anche vero che storicamente e artisticamente già dai tempi della Signoria dei Varano la vallata comprendente Matelica fino a Fabriano ha rappresentato un “unicum”. Si pensi dal punto di vista pittorico a Gentile da Fabriano e al collegamento con il nostro pittore del gotico Arcangelo Di Cola, per cui, questo passo di ulteriore avvicinamento, sarà fonte di un sicuro reciproco arricchirsi”.
C.C.

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