Scatto decisivo per la ricostruzione della chiesa collegiata di Sant’Urbano. Il progetto esecutivo per la ricostruzione della principale chiesa di Apiro è stato approvato in mattinata in conferenza dei servizi: a stretto giro di boa si potrà procedere con l’affidamento dei lavori. Quest’ultimo passaggio è a discrezione dell’ufficio ricostruzione dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, che ha già fatto sapere di voler procedere con una gara di appalto.

Per quanto riguarda le cifre, l’intervento ammonta a un totale di 750mila euro, di cui oltre 520mila per i lavori. Le opere saranno di restauro, ristrutturazione e consolidamento. Le figure coinvolte sono quelle dell’architetto Alessandra Pacheco, nel ruolo di Responsabile unico del procedimento, mentre alla progettazione hanno collaborato anche gli ingegneri Giovanni Balducci e Adriano Morresi e l’architetto Monica Pennesi.

L’immobile è di grande rilevanza per i residenti di Apiro e per tutto il comprensorio dell’arcidiocesi. L’ufficio ricostruzione diocesano non ha esitato a definirla come una delle chiese «da bollino rosso», ovvero quelle su cui l’attenzione è particolarmente alta per via della rilevanza storica, artistica o pastorale che rivestono nel territorio. Sotto il profilo storico, la collegiata di Sant’Urbano è di grande prestigio. I lavori per la sua costruzione sono iniziati negli anni 30 del 17esimo secolo, e da allora la chiesa è stata sempre punto di riferimento per la comunità. A livello artistico, invece, la chiesa è nota per quella che è stata chiamata la “stanza del tesoro”. Nella sacrestia, accessibile direttamente dalla chiesa e dotata di arredi lignei che risalgono al 1774, è custodita una preziosa raccolta di quadri, indumenti e arredi sacri, oltre al cosiddetto “tesoro” della Collegiata. Il tutto riordinato dall’arciprete don Ezio Mosca. Paramenti sacri, quadri, candelieri, croci in bronzo dorato, busti di santi, fino ad arrivare al ripostiglio - detto “del tesoro” - dotato di una robusta porta di ferro chiusa da tre chiavi, che custodisce ciò che resta del ben più ricco tesoro, soggetto nel tempo a drastiche riduzioni per cessioni e asportazioni. Tutto questo fa della collegiata di Apiro una delle chiese la cui ricostruzione è particolarmente sentita nel panorama delle oltre 350 inizialmente inagibili all’alba dell’emergenza sisma.




«A pochi giorni da un nuovo anniversario del sisma il lavoro di Anci Marche a fianco dei comuni e dei sindaci del cratere continua perché c’è ancora tanto da fare».

A dirlo è Paolo Calcinaro, presidente di Anci Marche che rimarca la centralità dei sindaci nel percorso di ricostruzione in corso e il ruolo dell’associazione dei Comuni di coordinamento rispetto alle molte questioni che afferiscono ai più alti livelli istituzionali, dal Governo al Parlamento alla struttura Commissariale.

“Il percorso della ricostruzione è avviato e potrà accelerare anche grazie all’impegno del cmmissario Castelli che si è adoperato per concretizzare alcuni primi passaggi di sburocratizzazione e che, da ex sindaco, conosce bene le problematiche dei colleghi – insiste Calcinaro. “Il lavoro è quotidiano – insiste - e i sindaci hanno non solo la responsabilità istituzionale che deriva dall’incarico ricevuto ma sentono fortissima quella morale di dover dare risposte alle istanze dei propri cittadini”.

Secondo il Presidente di Anci Marche va posta la massima attenzione anche alla ricostruzione pubblica, non solo quella privata, per creare le condizioni per non perdere il senso di comunità che caratterizza storicamente i borghi lesionati.

“Dalle vie di accesso alle scuole e conseguentemente al mantenimento e all’implementazione dei servizi – ricorda – c’è la massima attenzione sia di Anci Marche che del coordinamento interregionale di cui siamo parte, che riguarda il nuovo Codice degli appalti la cui semplificazione consentirà di attuare più celermente i molti progetti ancora sulla carta”.
Il santuario di Macereto è destinato a diventare un vero e proprio cantiere a cielo aperto. Passi da gigante nel recupero di uno dei luoghi di culto simbolo dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino. Presentato all’inizio della settimana, infatti, il progetto esecutivo per i lavori di ristrutturazione della chiesa. Un traguardo atteso da tempo, che arriva a poche settimane dall’inizio delle opere che riguardano invece gli immobili annessi al santuario, intorno all’edificio di culto vero e proprio. Importante il finanziamento concesso dalla struttura commissariale. Circa 3,5 milioni di euro l’importo complessivo per la progettazione e per l’esecuzione dei lavori. Si tratta di interventi di restauro e di miglioramento sismico.

L’edificio, che risale alla prima metà del XVI secolo, nel corso dei secoli successivi ha subito una serie di interventi che hanno portato alla sua “stratificazione”. Risiede proprio in quest’ultimo punto la “sfida” che hanno dovuto affrontare i tecnici della società di ingegneria e architettura LNVG, che ha curato la progettazione. «Lavorare su edifici di questo valore storico e artistico impone una serie notevole di sfide - spiegano -. La principale è proprio quella di trovare il giusto compromesso tra gli interventi di restauro e quelli di consolidamento strutturale. Una chiesa dal così importante valore artistico presenta una serie di peculiarità pittoriche e scultoree che vanno rispettate, pur senza tralasciare il necessario miglioramento alla resistenza sismica di cui ha bisogno un edificio che sorge in quest’area».

Per quello che riguarda i tempi, il periodo da considerare è quello della primavera 2024. Sarà allora che si passerà dalla fase progettuale a quella a tutti gli effetti operativa. I lavori dovrebbero durare intorno ai due anni. «Contiamo di aprire il cantiere nella prossima primavera - spiega l’ingegner Carlo Morosi, dell’ufficio ricostruzione dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino -. Siamo di fronte a una di quelle opere che vanno “cerchiate in rosso” sulla cartina geografica delle chiese da ricostruire. Il santuario di Macereto, insieme tra le altre alla chiesa di Santa Maria in Via, al duomo di Camerino e alle collegiate di Visso e San Ginesio, rappresenta un luogo di culto di assoluta rilevanza sotto il profilo storico, artistico e soprattutto sociale. Ricostruire queste chiese significa davvero contribuire a dare una svolta nella rinascita del territorio del cratere sismico».

l.c.




Un’attesa destinata a finire presto, quella per la ricostruzione del complesso di Sant’Agostino a Visso. È arrivata stamattina, infatti, la firma del contratto con la ditta che si occuperà dei lavori di ricostruzione e di miglioramento sismico nell’ex chiesa nel centro storico vissano, del suo chiostro e degli edifici abitativi che la circondano. Le imprese che seguiranno i lavori avranno tre mesi da oggi per allestire il cantiere e dare il via alle opere. L’arcidiocesi di Camerino-San Severino segue gli sviluppi con grande interesse, visto che prima del sisma all’interno dell’ex chiesa era allestito il museo civico diocesano di Visso e tra gli edifici annessi è presente anche la residenza del parroco, don Gilberto Spurio.

Per quello che riguarda le cifre, si parla di un intervento consistente. Ammonta infatti a oltre cinque milioni di euro, di cui 4,2 destinati proprio all’esecuzione dei lavori, il contributo concesso dalla struttura commissariale. Gli edifici, di proprietà dell’Ente Santuario di Macereto, seguiranno le procedure dedicate alla ricostruzione privata, disciplinate dall’ordinanza 19 del 2017. Ad occuparsi della progettazione è stato lo studio Archliving, mentre ad eseguirli sarà il consorzio di imprese Atlante. Una società composta, tra le altre, dalle imprese MG Restauri di Teramo e ItalCed di Milano. A dirigere i lavori sarà l’ingegner Giulio Rosi.

Si è conclusa dunque la parte burocratica. L’attesa durerà ora al massimo fino al prossimo autunno. Presto i cittadini di Visso potranno vedere in azione i mezzi nel loro centro storico, al lavoro in uno dei luoghi simbolo del comune dell’Alto Nera.

l.c.
«Un appello accorato» al commissario Castelli e al presidente della provincia Parcaroli, quello del consiglio di istituto dell’Itts “Eustachio Divini” di San Severino Marche. In un comunicato diramato alla stampa, l’organo della scuola ha espresso «preoccupazione, indignazione e rammarico» in merito alla notizia dello stop ai lavori della nuova sede. Continua dunque la discussione intorno allo smobilitazione del cantiere dell’istituto tecnico settempedano. Dopo il botta e risposta tra la giunta Piermattei e la minoranza guidata da Tarcisio Antognozzi, anche il consiglio di istituto ha reso nota la sua posizione a pochi giorni dallo smontaggio del cantiere della maggiore opera della ricostruzione pubblica nel cratere sismico.

I lavori sono fermi dallo scorso novembre e il cantiere è stato smontato a inizio settimana. Al momento non è chiaro quando le opere potranno ripartire. A tal proposito il consiglio di istituto ha sottolineato di non voler «entrare assolutamente nel dibattito politico che si sta sviluppando – dicono –. Siamo comunque costretti a constatare che gli ostacoli alla realizzazione della nuova scuola si stanno dimostrando infiniti. I lavori della nuova sede rischiano addirittura di fermarsi. Questo in un momento in cui le aziende ci chiedono sempre più diplomati-tecnici da assumere e in una fase storica che, con i fondi del Pnrr, ci consente l’acquisto di nuovi strumenti per la didattica e l’avvio di numerosi corsi di aggiornamento per alunni e docenti. L’ultimazione della nuova palestra non risolve il problema di fondo – continuano –, che rimane la realizzazione e la consegna dell’edificio principale. C’è grande delusione, visto che un’ opera dello stato dalla priorità assoluta deve soggiacere a lungaggini amministrative e ad accordi disattesi tra le parti coinvolte. Questo consiglio si è chiesto ripetutamente: “A chi giova se il nuovo ‘Divini’ non vedrà la luce?” Non certo alla cittadinanza settempedana, né agli abitanti dei comuni limitrofi. Testimoni dell’attenzione che il sindaco Piermattei ha rivolto in questi anni alla realizzazione della scuola, rivolgiamo un accorato appello al commissario alla ricostruzione, Guido Castelli, e al presidente della provincia di Macerata, Sandro Parcaroli, proprietaria degli istituti superiori. Chiediamo che tutto quanto in loro potere sia fatto per far ripartire i lavori e concludere l’opera, ridando speranza ai giovani del territorio e a tutta la comunità. Se così non fosse – concludono – dovremo assistere all’ennesima sconfitta dello Stato che, pur avendo autorizzato l’opera e concesso il finanziamento, a distanza di ben 7 anni dal sisma non riesce ancora ad aprire una scuola essenziale per lo sviluppo e il rilancio del territorio».

l.c.
Mezzi finalmente al lavoro nel complesso del santuario di Macereto. Nei giorni scorsi è stato infatti allestito il cantiere che riguarda i quattro immobili accessori che circondano l'edificio del santuario. Si tratta di un'opera considerevole sotto il profilo economico - quasi sette milioni di euro -, che fa il paio con i lavori che molto presto riguarderanno proprio la chiesa. Il relativo progetto esecutivo sarà infatti consegnato entro le prossime settimane. Passi avanti decisi, insomma, nella ricostruzione di uno dei luoghi simbolo dell'arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche.

Nel dettaglio, il cantiere attualmente operativo è quello che si occuperà del recupero di quattro strutture - tre nel territorio del comune di Visso, uno ad Ussita - gravemente danneggiate dal terremoto del 2016. Si parla di lavori di ristrutturazione e di miglioramento sismico. Questi edifici sorgono intorno al luogo di culto vero e proprio e prima del terremoto di sette anni fa venivano utilizzati a scopo ricreativo, come ad esempio per i campi scuola estivi. La progettazione dei lavori su questi immobili è dello studio Archliving, mentre l'esecuzione è affidata al consorzio di imprese Atlante. Le condizioni del finanziamento impongono la consegna dei lavori prima dei prossimi 24 mesi. Per quello che riguarda invece la chiesa, la progettazione esecutiva dovrebbe essere consegnata nella prima metà di luglio. Da lì in avanti si procederà con l'affidamento dei lavori. Presto prenderà il via anche questo cantiere.

Soddisfatto l’arcivescovo Francesco Massara, che ha parlato di un cantiere «che presto restituirà alla comunità uno dei luoghi simbolo del territorio diocesano – commenta – . Il santuario di Macereto è uno dei tesori dell’entroterra, uno dei posti più belli della nostra regione. Molto presto potremo riavere un bellissimo luogo di preghiera e di incontro per tutti coloro che vivono in quella zona e per i numerossissimi visitatori. Non solo: fra quindici giorni verrà infatti firmato il contratto con l'impresa che si occuperà dei lavori al complesso dell'ex chiesa di Sant' Agostino a Visso. I nostri ringraziamenti vanno al commissario Guido Castelli, per il sostegno che sta mostrando nei confronti del nostro territorio gravemente colpito dal sisma di sette anni fa».



l.c.


In foto il cantiere allestito nei giorni scorsi


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Non soltanto l’abbazia di San Biagio a Piobbico di Sarnano, ma anche altre due chiese pronte ad essere restaurate. L’arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche avanza spedita verso la ricostruzione dei suoi edifici di culto e si prepara alla posa della prima pietra in altre due importanti chiese danneggiate dalle scosse del sisma del 2016. Nelle ultime settimane, infatti, l’ufficio ricostruzione della curia arcivescovile ha affidato i lavori per il restauro e il miglioramento sismico delle chiese di San Paolo, nel territorio comunale di Fiastra, e di San Pietro (anche conosciuta come chiesa della Madonna del Carmine, ndr), ancora a Sarnano. Passi avanti importanti, dunque, nel percorso di rinascita dell’arcidiocesi, che all’alba della ricostruzione contava ben 354 chiese inagibili sparse in tutto il suo vastissimo territorio.

A dare l’annuncio dell’affidamento dei lavori è stato in prima persona l’arcivescovo Francesco Massara, in occasione dell’apertura e della benedizione del cantiere dell’abbazia di Piobbico. Una notizia appresa con particolare soddisfazione da tutta la popolazione sarnanese, che nel giro dei prossimi dodici mesi potrà tornare a godere di due luoghi di culto molto importanti per il tessuto sociale del territorio. Scendendo più nei dettagli, la chiesa di San Pietro, incastonata nel centro storico del paese delle tre torri, ha ricevuto un finanziamento complessivo di oltre 280mila euro, di cui 185 saranno destinati all’esecuzione dei lavori. La chiusura del cantiere, da contratto, è prevista entro i prossimi 365 giorni. Ad occuparsi della progettazione delle opere, come nel caso dell’abbazia di San Biagio, è stato lo studio Paci di Pesaro. A mettere mano ai lavori sarà invece la ditta Sardellini costruzioni di Macerata.

Diverso, invece, il percorso che ha portato all’affidamento dei lavori previsti alla chiesa di San Paolo a Fiastra. In questo caso la progettazione è precedente rispetto al varo dell’ordinanza 105 (il provvedimento commissariale che ha permesso agli uffici ricostruzione delle curie vescovili di prendere in carico le progettazioni degli interventi, oltre agli affidamenti dei lavori, ndr), quindi il progetto è stato redatto direttamente dal ministero della cultura, con Francesco Murdica nel ruolo di Rup (responsabile unico del progetto, ndr). Per questi lavori i fondi ammontano ad un totale di quasi un milione di euro, di cui ben 714 mila per i soli lavori. Anche in questa occasione il termine delle opere è previsto per un anno dall’apertura del cantiere. La direzione del cantiere è assegnata allo studio associato Acale, mentre ad eseguire le opere sarà la ditta Grimaldi costruzioni di Matelica.

l.c.

In foto la chiesa di San Pietro, conosciuta anche con il nome di chiesa della Madonna del Carmine


Pronti a partire i lavori di restauro e di ricostruzione dell’abbazia di Santa Maria tra i torrenti di Piobbico, a Sarnano. In mattinata la cerimonia di apertura del cantiere, affidato alla ditta Sepe s.r.l., curato dallo studio Paci di Pesaro. Oltre un milione di euro di fondi. Questa la cifra che l’ufficio ricostruzione della curia arcivescovile ha deciso di destinare alle opere, che comprendono la ricostruzione del campanile crollato a causa delle scosse e la restaurazione della sagrestia, oltre al ripristino delle finiture e delle opere d’arte custodite dalla chiesa. Il termine dei lavori è previsto tra dodici mesi.

Un luogo simbolo per tutta la comunità sarnanese e dalla grande rilevanza per il tessuto sociale delle contrade dell’alta valle del Tennacola, come testimoniato dalle molte persone che hanno voluto partecipare alla cerimonia organizzata dall’arcivescovo di Camerino e San Severino Marche, Francesco Massara. Insieme a lui sono intervenuti il cardinale Enrico Feroci, la cui famiglia è originaria del Sarnanese, il parroco Marcello Squarcia, il presidente del comitato Pro abbazia di Piobbico, Giampiero Mariotti, la presidente del Centro studi sarnanesi, Maria Franca Ghiandoni, il sindaco Luca Piergentili e altri rappresentanti delle istituzioni e del mondo dell’associazionismo cittadino.

l.c.

Approfondimenti e interviste nel prossimo numero del settimanale L'Appennino camerte
Una vera e propria task force di archeologi, architetti e storici dell’arte per velocizzare le pratiche della ricostruzione degli edifici tutelati, comprese le oltre 600 chiese danneggiate dal sisma di sette anni fa. Firmato in mattinata l’accordo tra l’Ufficio speciale ricostruzione delle Marche e la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Un'intesa che allarga la squadra di professionisti al lavoro sulle pratiche del terremoto. Arriva dunque un primo, attesissimo segnale di svolta da parte del commissario straordinario alla ricostruzione Guido Castelli in materia di velocizzazione burocratica della ricostruzione. Una risposta alle richieste delle istituzioni del territorio, sindaci e vescovi su tutti, che chiedevano un intervento per il problema della Soprintendenza, emerso come vero e proprio collo di bottiglia della ricostruzione. Carente, infatti, il personale fino ad oggi destinato allo smaltimento delle pratiche sisma negli uffici dell’ente per la tutela dei beni culturali, architettonici e paesaggistici. Ora ci si attende un cambio di passo.

Scendendo nel dettaglio, la convenzione siglata da Usr e Soprintendenza durerà tre anni e avrà il compito di velocizzare le pratiche di autorizzazione per la ricostruzione del patrimonio storico, artistico e architettonico danneggiato dal terremoto del 2016, compresi gli edifici sottoposti a tutela. Sarà l’Usr delle Marche ad occuparsi delle assunzioni di professionisti che entreranno nella squadra della ricostruzione. Questi si occuperanno delle attività di pre-esame degli interventi e del monitoraggio dello stato di avanzamento delle pratiche. «L’accordo firmato oggi rappresenta un ulteriore importante tassello per lo snellimento e la velocizzazione delle pratiche di ricostruzione - ha dichiarato il presidente della regione Marche e assessore alla ricostruzione, Francesco Acquaroli -. La collaborazione tra l’Usr e la Soprintendenza è fondamentale, soprattutto nella fase che si sta avviando, in cui il processo di ricostruzione avrà sicuramente un’accelerazione nella parte attuativa. Stiamo dando il via ad una fase nuova della ricostruzione, finalmente la fase dei cantieri, e passaggi come questo colgono la volontà di mettere tutti i soggetti nelle condizioni migliori per sbloccare pratiche e progetti e dare concretezza tangibile al ripristino dei territori colpiti».

l.c.
È una vera e propria pioggia di finanziamenti quella in arrivo nei comuni colpiti dal sisma del 2016. Nell’incontro tra i sindaci del cratere, il commissario straordinario Guido Castelli e l’Ufficio speciale ricostruzione delle Marche avvenuto qualche giorno fa, infatti, è arrivato l’annuncio dei nuovi stanziamenti decisi dalla struttura commissariale alla ricostruzione. Sefro non è un eccezione alla regola: tre milioni e mezzo di euro arriveranno nelle casse comunali non appena Castelli avrà varato le ordinanze specifiche per l’autorizzazione alla spesa di ciascun comune.

Diversi gli interventi che il paese della trota si troverà nelle condizioni di poter avviare nei prossimi mesi. Stando infatti alle parole del sindaco, Pietro Tapanelli, entro la fine del mese di marzo i fondi dovrebbero essere a disposizione e la macchina organizzativa potrà partire. In alcuni casi si dovrà cominciare dal principio, ovvero dalle progettazioni, in altri si potranno avviare i cantieri. Per quello che riguarda, nel dettaglio, le opere che verranno portate avanti, Sefro si prepara ad intervenire ai suoi impianti sportivi, al muro di contenimento del torrente Scarzito, alla strada di accesso alla frazione di Sorti-Cerreto e ancora al palazzo comunale, due cimiteri e al rifugio “Valle Scurosa”.

La priorità assoluta, nei termini dello stato di avanzamento della progettazione e, soprattutto, del volume dello stanziamento previsto, è quella che riguarda gli impianti sportivi comunali. «Parliamo dell’intervento che impatta in maniera maggiore sui fondi stanziati – commenta il sindaco di Sefro, Pietro Tapanelli –. Dei tre milioni e mezzo di euro in arrivo, infatti, ben uno e mezzo sarà impiegato nella ristrutturazione degli spogliatoi e, più in generale, nel ripristino degli impianti, compreso il manto del campo sportivo danneggiato durante la prima fase emergenziale post sisma dalle tende e dal passaggio dei mezzi di emergenza e di soccorso. In questo caso la progettazione dell’intervento è già stata effettuata, quindi sarà il primo dei lavori a partire. In seguito ci occuperemo degli altri, per i quali gli stanziamenti sono tutti intorno ai 200mila euro. Siamo stati un comune relativamente fortunato, infatti, in occasione del terremoto. Questi finanziamenti sono comunque una boccata d’aria che ci permette di fare un altro passo verso il ritorno alla normalità».

In foto una panoramica di Sefro

l.c.
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