A tre anni dalle scosse dell'agosto 2016, i temi della ricostruzione, delle difficoltà normative e in primo luogo, della necessità di sviluppo  e di riaccendere il faro sulle zone devastate, hanno animato la serie di interventi che lo scorso sabato, si sono succeduti dalla piazza del Sottocorte village di Camerino. L' incrocio tra tradizione gastronomica e musica, grazie agli esperti del Museo delle Scienze di Unicam, ha lanciato anche un messaggio a favore di una maggiore consapevolezza civica su “eventi geologici tra passato e futuro”.
La speranza si costruisce solo se si vede che dietro c’è una progettualità - ha detto il rettore Claudio Pettinari – In un momento così difficile per tutto il Centro Italia, incredibile che nessun parlamentare abbia pronunciato la parola terremoto, né mai citato il nostro territorio. Il tema è che dobbiamo far sì che i riflettori non si spengano. La scienza aperta a tutti ci rende più consapevoli e, compito dell’università, è cercare di essere quello che è stato in 700 anni, fornendo le conoscenze che sono state messe a frutto e continuando a farlo, in un lavoro fatto insieme al territorio e alle comunità”.
Convinto della necessità di tenere vivo il problema e di rappresentarlo, il sindaco di Camerino Sandro Sborgia, le cui parole hanno invitato a non rassegnarsi, ad impegnarsi fattivamente, rimboccandosi le maniche, ognuno facendo per la sua parte.“ Il passato è l’insegnamento, per scrivere una nuova pagina per il futuro- ha affermato il primo cittadino-. Abbiamo l’obbligo di non dimenticare, ma anche di guardare al domani con una speranza in più; tutto dipende da ognuno di noi”.
Quella di essere comunità resilienti e reattive, capaci di riprendersi subito e di vivere la sofferenza in maniera dignitosa, sobria e concreta, è caratteristica delle popolazioni dell’Appennino. Lo ha evidenziato Daniele Salvi, capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio regionale, sottolineando l’insospettata e inaspettata capacità reattiva della comunità di Camerino nel percorrere una via di cambiamento con tutte le sue istituzioni immediatamente all’opera, dalla diocesi al comune, dall'azienda Contram all'ospedale e col primario ruolo svolto dall’ateneo, subito al lavoro nel ristabilire l'ordinario, diventando fulcro di una serie di attività a supporto del territorio.
“Si poteva fare di più, molto è mancato ma non dimentichiamoci del tanto che è stato fatto. I vuoti ci sono ma - ha detto Salvi- in questi tre anni tanti movimenti si sono innescati, segno di una vitalità che non va smaltita e che ci dà la forza per conquistare alcune cose. Tema di fondo, è che dobbiamo tornare nell’agenda nazionale, assolutamente riconquistare la scena ed essere messi in cima alle priorità di questo Paese. Quanto al come- ha continuato – insieme alla mobilitazione che deve esserci, sono necessari un ruolo più incisivo delle istituzioni e una capacità ancora più alta di fare squadra tra di noi. Spero che il tema rientri nelle priorità programmatiche del governo che si va a ricostituire; in particolare, due i terreni sui quali la Regione è reattiva e che richiedono di fare squadra: il primo riguarda il pacchetto di emendamenti che l’ente regionale torna a proporre, chiedendo che vengano adottati:riguardano lo snellimento delle procedure, l'estensione del sisma bonus, il pagamento dei professionisti: misure tutte definite e che debbono seriamente essere prese in considerazione. Altro terreno - ha concluso-  è che non c’è ricostruzione senza sviluppo, soprattutto in aree che provengono da precedenti eventi disastrosi e già in declino, dove i tentativi fatti hanno solo drenato senza invertire. Qui  non ci può essere una logica dei due tempi che anteponga la ricostruzione allo sviluppo; necessari sono segnali forti subito, sul terreno delle opportunità, del lavoro, delle occasioni per i giovani, di mettere su famiglia, rimanere e  ritornare in queste zone. A due anni dal sisma, la Regione Marche è stata in grado di mettere in piedi un piano di ricostruzione e sviluppo che conta una rassegna di progetti cantierabili per un importo di 1 miliardo e settecento milioni e per un impatto di 10 mila nuovi occupati. Il piano è pronto con proposte concrete. Attendono solo un tavolo istituzionale, dove potersi sedere e parlarne”.


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A Camerino, pubblico numeroso nella piazza del Sottocorte village per una serata che ha abbinato con successo il gusto della tradizione gastronomica locale, l’informazione su temi scientifici e il brillante avvio dell’iniziativa “Il Jazz italiano per le terre del sisma”, quest’anno in edizione rinnovata e ancora più solidale nei confronti dei centri più duramente colpiti dal terremoto.
Inaugurata dall'inno alla tradizione dei vincisgrassi, grazie alla conferenza organizzata dal Museo delle Scienze di Unicam in collaborazione con l’amministrazione comunale e il patrocinio del Consiglio regionale delle Marche, l’appuntamento di sabato ha offerto anche interessanti spunti di conoscenza e riflessione su eventi calamitosi che, purtroppo da secoli, interessano le nostre montagne.
Nella triste ricorrenza del terzo anniversario dall’inizio della sequenza sismica che nel 2016 ha duramente colpito il territorio dell’Appennino, su input della governance dell’ateneo, gli esperti del Museo delle Scienze dell’università di Camerino hanno messo insieme più informazioni con l'intento di aumentare la coesione e la coscienza cittadina, su tematiche scientifiche di primaria importanza.
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Introdotta dal direttore del Sistema Museale di Ateneo Gilberto Pambianchi, la conferenza è proseguita con i saluti del rettore di Unicam prof. Claudio Pettinari, del sindaco di Camerino Sandro Sborgia e del Capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio Regionale delle Marche Daniele Salvi.
Divisa in tre passaggi, l’esposizione a cura del dott. Giuseppe Crocetti, geologo del Museo delle Scienze di Unicam, ha anzitutto attraversato una serie di eventi sismici, avvenuti nel nostro Appennino tra il 1200 e il 1700.
Si è così potuto apprendere di terremoti, in alcuni periodi raggruppatisi nel tempo, come di grandi eventi sismici di frequente preceduti da sciami o da scosse minori. Nel viaggio tra disastri antichi e recenti riferito alle zone appenniniche, il geologo ha spiegato di una storia sismica ricca di episodi che talvolta si sono concentrati nel tempo; confortante è stato sapere che, seppur messe a dura prova, le popolazioni che ci hanno preceduto hanno sempre trovato il modo di superare le avversità.
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"Se la sismologia storica aiuta a capire meglio quello che è accaduto-ha sottolineato Giuseppe Crocetti-l’unico modo per difenderci è costruire in modo sicuro e soprattutto non dimenticare di farlo".
Ultimo passaggio della conferenza, particolarmente apprezzato dal pubblico, la proiezione del corto metraggioCamerino città aperta”, con l’intento di offrire a tutti la possibilità di una passeggiata all’interno della ‘zona rossa’ della città ducale, preclusa dal dopo sisma a coloro che non risiedono in centro storico. Liberati in pochi minuti gli spazi, la piazza del Sottocorte Village è stata riempita dall’energia della P Funking Band che con la sua trascinante e coinvolgente ‘Street Parade” ha inaugurato la prima tappa dell’evento “Il jazz italiano per le terre del sisma”. IMG 20190824 230557
Dopo il successo delle passate edizioni, la novità è quest'anno rappresentata dalla Marcia solidale. Il cammino a passo lento è
già partito questa mattina dal piazzale Oberdan di Camerino, per raggiungere la prima tappa di Fiastra e, nell'arco di sette giorni, tutte le successive fino a L’Aquila il 31 Agosto. L’idea di fondo è quella di un percorso di musica e trekking, un viaggio a piedi alla scoperta dell’entroterra di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, per esprimere solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma, sostenere la micro-economia locale e, uniti dalla passione e dall’amore per il linguaggio universale della musica, mantenere alta l’attenzione su quello che è accaduto.
“Sette giorni di cammino costellato di altrettante tappe, ognuna delle quali prevede un concerto gratuito in magnifiche location - ricorda
Daniele Massimi di Musicamdo- Sette i comuni coinvolti: Camerino, Fiastra, Ussita, Castelluccio di Norcia, Norcia, Amatrice, Accumoli e L’aquila. Attraversati dal cammino e coinvolti nel progetto di rete sono due Parchi nazionali e quattro regioni. Oltre sessanta le iscrizioni di persone provenienti da ogni parte d’Italia che hanno deciso di incamminarsi in questo progetto solidale che permette la conoscenza di posti naturali bellissimi, lasciando passo dopo passo anche una piccola economia, utile a risollevare queste terre ferite”.
C.C.
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Una grande opportunità per compiere un salto in avanti. E' questo il pensiero del consigliere regionale Daniele Salvi in merito alla strategia da adottare nel post terremoto.

“Indubbiamente mi rendo perfettamente conto che siamo in un momento difficile per parlare di geometrie istituzionali – il pensiero di Salvi – Fusioni, unioni di comuni, accorpamenti sono materia non dell’immediato, tuttavia il terremoto sta producendo due effetti. Il primo quello di aver determinato fra gli amministratori un maggior spirito di squadra, testimoniato da molti segnali. Il secondo la consapevolezza che non si possono affrontare calamità come quella che stiamo vivendo con poche forze a disposizione. Quindi l’unione di tutte le forze costituisce un lavoro che in prospettiva dovrà essere concreto. Dobbiamo assumerlo come un impegno che ora è sedimentato nei nostri cuori, ma che deve divenire un progetto strutturato”.

Mesi difficili per progettare il futuro. Quali le basi di partenza?

“Sicurezza, lavoro e comunità – continua il consigliere regionale Salvi – Sono le tre parole intorno alle quali vogliamo costruire nuovi sentieri di sviluppo per l’Appennino e lo stiamo facendo come consiglio regionale insieme alle quattro università marchigiane, Camerino, Macerata, Ancona, Urbino. E’ stato indubbiamente un segnale importante il fatto che sul tema si uniscano atenei talvolta così differenziati nel modo di essere ed agire che, invece, hanno trovato un comune sentire con anche l’affiancamento di chi ha già vissuto un simile dramma, come le università di Modena e Reggio Emilia che ci supporteranno nel declinare un progetto da loro già sperimentato sulla base delle peculiarità del cratere dell’Appennino marchigiano. Sarà questo l’impegno dei prossimi mesi con un robusto gruppo di ricercatori e giovani laureati che si impegneranno a battere il territorio per individuare nuove direttrici di sviluppo che puntino sugli elementi sopra menzionati: sicurezza, lavoro, ricostruzione delle comunità”.

Lei ha anche affermato: “I soldi ci sono, dobbiamo spenderli bene!”.

“E’ l’obiettivo della sana amministrazione. Le risorse ci sono, nonostante l’iniziale scetticismo, insieme ad un forte impegno del governo centrale che dobbiamo tenere vivo. I soldi vanno spesi bene e da questo punto di vista il controllo civico, la partecipazione dei cittadini, le segnalazioni, l’attivismo dei tanti comitati presenti, la cittadinanza attiva devono aiutare le istituzioni preposte a impiegare in maniera oculata le risorse disponibili”.  

“Il futuro riparte dal passato”. Con un convegno introdotto dalla relazione della professoressa Emanuela Di Stefano a Caldarola si sono aperte le manifestazioni de “La Giostra de le Castella”, rievocazione storica giunta quest’anno alla sua 29à edizione.

“Per noi questa edizione rappresenta l’anno zero di una manifestazione che, nata agli inizi degli anni ’80, ha avuto alti e bassi, con un lungo periodo di sospensione prima del suo rilancio – dichiara il presidente della Pro Loco Eleonora Carducci – Abbiamo voluto fortemente che la Giostra ripartisse per dare un forte segnale di rinascita, dopo che lo scorso anno la disputa del Palio non si è tenuta a causa del terremoto e del lutto che ha colpito il nostro paese con la morte di Milena Nardi e la risposta è stata al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Con il convegno introduttivo – continua la presidente – abbiamo voluto dare un impulso per la rinascita dei nostri territori montani, che in modo particolare oggi rischiano lo spopolamento”.

 

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“La montagna può ripartire, anzi è sempre ripartita – il pensiero del la relatrice Emanuela Di Stefano – perché questi luoghi hanno in sé una storia di oltre 3mila anni. I terremoti in queste zone non sono una novità, ma queste sono comunità che hanno risorse da valorizzare, come le tipicità, i boschi, le acque, le tradizioni manifatturiere. Quindi è una montagna che deve prendere coscienza del proprio passato e delle proprie potenzialità”.

“Nonostante le difficoltà ho chiesto alla Pro Loco di continuare a tenere alta la guardia e di mettere in campo le forze necessarie per la riedizione della Giostra de le Castella – così il sindaco di Caldarola Luca Giuseppetti – Le manifestazioni producono ottimismo e fiducia nel futuro, favoriscono l’aggregazione che costituisce il motore dello stare insieme anche per disegnare e capire la Caldarola del post terremoto, nella speranza che il nostro paese possa risorgere e tornare quello che era prima del sisma. Per questo è fondamentale l’appoggio, l’entusiasmo, la vicinanza e l’amore per il proprio paese da parte di tutti i nostri concittadini. Il valore dell’identità e dell’appartenenza ad un territorio di quanti hanno vissuto e continua a vivere nel territorio è l’arma vincente per superare la crisi”.

 

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