"Andarono senza indugio", a Visso l'incontro del Vescovo con i giovani

Giovedì, 21 Dicembre 2017 12:26 | Letto 1278 volte   Clicca per ascolare il testo "Andarono senza indugio", a Visso l'incontro del Vescovo con i giovani Mercoledì 20 dicembre a Visso, simbolo emblematico del terremoto, è stata tenuta la lectio di Avvento dell’Arcivescovo Francesco Giovanni organizzata dal Servizio di Pastorale Giovanile diocesana. La scelta non è stata improvvisata, ma dettata da un preciso desiderio di vicinanza fraterna alla popolazione gravemente colpita dal sisma. Il luogo caratteristico denso di reale provvisorietà (un multi container assemblato) imponeva un clima di silenzio. Un vero raccordo esistenziale con quello che da lì a poco si andava a meditare grazie alla competente riflessione dellArcivescovo sul Vangelo di Luca (Lc 2,1-20). La nascita di Gesù e ‘la fretta’ dei pastori nell’andare a vedere l’evento salvifico scaturire da una mangiatoia. Come si poteva reagire alle parole dell’Angelo? Andando, vedendo, lodando. Queste in sintesi le parole introduttive del Vescovo: “La verità, la bellezza che ci tocca tutti, credenti e non, sta in una verità: Dio ha inventato un modo nuovo per andare incontro agli uomini. Non si tratta di potenza, di creazione, di culto. Dio è venuto nella carne. Dio si è avvicinato ancor di più diventando uomo”. Un ‘incipit’ autorevole atto a dipingere un quadro interessante. Due tonalità. La prima di tipo esistenziale. Dio ha scelto la debolezza della carne, lo scorrere del tempo, la portata dello spazio. Dio entra in questa umanità. Abita e si colloca nella storia. Gesù è nato tra gli uomini. La seconda riguarda l’atteggiamento sorprendentemente umile dei pastori. Essi sono considerati categoria bassa, ultima. Primi però, nel ricevere l’annuncio dell’Angelo. Gente incapace di culto, vite semplici che assecondano il ritmo quotidiano collegandolo alla vita degli animali stessi di cui loro sono custodi. Altrettanto pronti, tuttavia, ad accogliere la novità di un bambino in fasce. Nei pastori la netta adesione alla gioia annunciata (Vangelo) che non è esclusiva o conquistabile arbitrariamente. “Tocca a te dare futuro a questa gioia”, l’invito del Vescovo risuona nel cuore dei giovani presenti e richiama alla responsabilità del credente. Non c’è fede autentica se non nella gioia. Questo ci provoca alla verifica della ‘nostra’ gioia. Da essa dipende anche la dinamica missionaria e testimoniale della fede. Vale più un sorriso, uno sguardo benevolo che una nozione di verità. Quest’ultima riflessione si aggancia con la situazione sofferente e disarmante per certi versi delle zone di Visso e Ussita. Dare gioia significa investire questa realtà non subendola, ma vivendola come presenza di Cristo. Certo, nelle intercessioni al momento della preghiera comune, non sono mancate preghiere perché possa risplendere una più accorata e veloce azione di risanamento concreto. Non solo coscienza ma anche ‘corpo’. La serata si è conclusa con un gesto di speranza: l’accensione personale dalla corona dell’Avvento di un lumino. Solo la Luce della Parola può stanare e dissipare le tenebre dell’uomo. Ma dopo la liturgia del ‘Gloria’ angelico inizia quella terrena fatta di discernimento e movimentazione. I pastori vanno alla mangiatoia. Termina il momento di preghiera con le parole di Don Gilberto, parroco di Visso, che ringrazia per la ‘coraggiosa’ presenza alla Lectio. Viene fatto un cenno al disagio attuale provocato dal sisma, fiducioso in un repentino miglioramento, viste le condizioni avverse dell’inverno. don Luca Ferro  

Mercoledì 20 dicembre a Visso, simbolo emblematico del terremoto, è stata tenuta la lectio di Avvento dell’Arcivescovo Francesco Giovanni organizzata dal Servizio di Pastorale Giovanile diocesana. La scelta non è stata improvvisata, ma dettata da un preciso desiderio di vicinanza fraterna alla popolazione gravemente colpita dal sisma. Il luogo caratteristico denso di reale provvisorietà (un multi container assemblato) imponeva un clima di silenzio. Un vero raccordo esistenziale con quello che da lì a poco si andava a meditare grazie alla competente riflessione dell'Arcivescovo sul Vangelo di Luca (Lc 2,1-20). La nascita di Gesù e ‘la fretta’ dei pastori nell’andare a vedere l’evento salvifico scaturire da una mangiatoia. Come si poteva reagire alle parole dell’Angelo? Andando, vedendo, lodando.
Queste in sintesi le parole introduttive del Vescovo: “La verità, la bellezza che ci tocca tutti, credenti e non, sta in una verità: Dio ha inventato un modo nuovo per andare incontro agli uomini. Non si tratta di potenza, di creazione, di culto. Dio è venuto nella carne. Dio si è avvicinato ancor di più diventando uomo”. Un ‘incipit’ autorevole atto a dipingere un quadro interessante. Due tonalità. La prima di tipo esistenziale. Dio ha scelto la debolezza della carne, lo scorrere del tempo, la portata dello spazio. Dio entra in questa umanità. Abita e si colloca nella storia. Gesù è nato tra gli uomini. La seconda riguarda l’atteggiamento sorprendentemente umile dei pastori. Essi sono considerati categoria bassa, ultima. Primi però, nel ricevere l’annuncio dell’Angelo.
Gente incapace di culto, vite semplici che assecondano il ritmo quotidiano collegandolo alla vita degli animali stessi di cui loro sono custodi. Altrettanto pronti, tuttavia, ad accogliere la novità di un bambino in fasce. Nei pastori la netta adesione alla gioia annunciata (Vangelo) che non è esclusiva o conquistabile arbitrariamente. “Tocca a te dare futuro a questa gioia”, l’invito del Vescovo risuona nel cuore dei giovani presenti e richiama alla responsabilità del credente. Non c’è fede autentica se non nella gioia. Questo ci provoca alla verifica della ‘nostra’ gioia. Da essa dipende anche la dinamica missionaria e testimoniale della fede. Vale più un sorriso, uno sguardo benevolo che una nozione di verità. Quest’ultima riflessione si aggancia con la situazione sofferente e disarmante per certi versi delle zone di Visso e Ussita. Dare gioia significa investire questa realtà non subendola, ma vivendola come presenza di Cristo. Certo, nelle intercessioni al momento della preghiera comune, non sono mancate preghiere perché possa risplendere una più accorata e veloce azione di risanamento concreto. Non solo coscienza ma anche ‘corpo’. La serata si è conclusa con un gesto di speranza: l’accensione personale dalla corona dell’Avvento di un lumino. Solo la Luce della Parola può stanare e dissipare le tenebre dell’uomo. Ma dopo la liturgia del ‘Gloria’ angelico inizia quella terrena fatta di discernimento e movimentazione. I pastori vanno alla mangiatoia. Termina il momento di preghiera con le parole di Don Gilberto, parroco di Visso, che ringrazia per la ‘coraggiosa’ presenza alla Lectio. Viene fatto un cenno al disagio attuale provocato dal sisma, fiducioso in un repentino miglioramento, viste le condizioni avverse dell’inverno.

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