La diocesi di Camerino-San Severino in festa per l’ammissione agli ordini sacri del diaconato e presbiteriato di quattro giovani.

Francesco Marcatili, di San Severino, Marco Capri di Pian di Pieca (entrambi per l’arcidiocesi di Camerino-San Severino), e Fredy Joel Lara Ramirez ed Eduardo Rony Caal Xol, provenienti da Guatemala e Ecuador (per l’arcidiocesi di Fabriano-Matelica), hanno detto il loro “sì” a Dio domenica nella cattedrale di San Venanzio.

Si tratta di un rito molto importante nel cammino vocazionale di un uomo con il quale il suo desiderio di avviare un percorso verso la vita consacrata viene formalmente accolto dalla comunità.

Gaia Gennaretti


Di seguito la gallery fotografica:

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“Noi siamo stati aiutati nel momento del bisogno. Ora tocca a noi”. Così l’arcivescovo Francesco Massara commenta l’accoglienza, da parte della diocesi, di tre famiglie afghane.

Come sta avvenendo per diversi Comuni che hanno dato la disponibilità alla prefettura di ospitare le famiglie bisognose che arrivano dall’Afganistan, anche la diocesi di Camerino si è mossa per alleviare il dolore e le sofferenze di coloro che stanno vivendo il dramma della guerra.

Una delle tre famiglie è già arrivata nelle Marche, mentre le altre due arriveranno nei prossimi giorni.

“L’arcivescovo ha dato la disponibilità, rispondendo alla richiesta delle prefetture, di accogliere queste famiglie - dice don Aldo Buonaiuto che si occuperà della gestione del programma di accoglienza - . Come sappiamo avevano bisogno di una risposta immediata e l’arcivescovo non si è tirato indietro, anzi ha pensato di dare una risposta attraverso alcune case dell’istituto di sostentamento del clero per cercare di dare a queste famiglie una prima accoglienza.

Saranno accolte nel nostro territorio - dice - ma continueranno a far capo alla prefettura, coordinati a livello nazionale. Seguiranno un percorso di integrazione, dove i bambini andranno a scuola e per gli adulti si cercherà un lavoro, così che possano riprendere una vita normale, serena e felice”.

Ma all’impegno della diocesi si è unita una vera e propria gara di solidarietà: “Il ringraziamento - dice Buonaiuto - va alla solidarietà del territorio e di tutti coloro che hanno voluto contribuire, anche con piccoli gesti, per far sì, in pochissimo tempo, di arredare e mettere insieme le strutture. Il nostro ringraziamento va a tutte le persone che hanno concretamente aiutato la grande rete del volontariato cattolico, dell’associazionismo, dei laici che hanno ognuno contribuito a sostenere ed aiutare anche nella preparazione dell’accoglienza. È stato un bell’attestato di un popolo solidale, che ha compreso il dramma di queste persone e si è prodigato per dare il proprio contributo”.

L’intero territorio ha così risposto all’invito dell’arcivescovo di aprire le porte del proprio cuore: “La nostra terra ha sofferto il dramma del terremoto - dice Francesco Massara - , mentre queste famiglie hanno vissuto quello della guerra. Come noi abbiamo ricevuto tanta solidarietà in quei momenti e continuiamo a riceverla ancora oggi, ora spetta a noi aprire il nostro cuore e le nostre case per accogliere chi ha bisogno di aiuto e far risplendere nei loro occhi il sorriso che la guerra ha seppellito.

La nostra terra sarà per loro un luogo di speranza, dove respirare la bellezza della libertà. A questi nostri fratelli e sorelle do il benvenuto: le nostre case sono aperte per voi e i nostri cuori lo sono ancor di più. Possa risplendere sui vostri volti la gioia che vi è stata negata nella vostra terra”.

GS
Un momento di festa, questa mattina, in Curia, per il compleanno dell’arcivescovo Francesco Massara.

Nel clima familiare che ha creato sin da subito negli uffici della diocesi di Camerino, l’arcivescovo è stato festeggiato da tutti i dipendenti ed ha spento simbolicamente la candelina della torta di compleanno.

Tante le telefonate che sono arrivate per festeggiarlo, tra cui, come racconta lui stesso, quella di Pietrone, un senzatetto di Roma che ricorda la permanenza dell’arcivescovo nella capitale.

La redazione di RadioC1…inBlu e dell’Appennino Camerte si unisce ai più sentiti auguri di buon compleanno.


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Giovedì il sopralluogo e a breve l'inizio dei lavori di ricostruzione della casa vacanze di Elcito, a San Severino.
L'immobile di proprietà della diocesi di Camerino rientra tra i cantieri che simboleggiano la ripartenza.
"Abbiamo ottenuto il decreto di approvazione del progetto dall'Usr - spiega Carlo Morosi, responsabile dell'ufficio ricostruzione ed edilizia della diocesi di Camerino - e questo ci permette di iniziare i lavori. Questo immobile è stato lesionato dal terremoto del 2016 riportando un danno di categoria E-L2. L'importo relativo alla sistemazione si aggirerà intorno ai 400 mila euro, per una spesa complessiva di 550 mila euro.
I lavori - spiega - interesseranno principlamente l'efficientamento sismico della struttura, con il miglioramento del 60% dell'adeguamento: sono previsti il ripristino delle finiture, laddove servirà, e degli impianti che saranno toccati durante i lavori".

Buone le notizie che riguardano i tempi: "Con l'impresa faremo un soprallogo giovedì - annuncia - e i lavori inizieranno entro 20 giorni. Per quanto riguarda il termine, l'impresa si è impegnata a finire l'intervento entro sei mesi dalla data di inizio lavori". 

La struttura che prima del sisma veniva utilizzata principlamente per i campi scuola estivi, è caratterizata da una cucina comune, diversi bagni su ciascun piano, e camere da letto di diverse dimensioni.

La sua sistemazione rappresenta la rinascita di un intero territorio: una ripartenza che coinvolge soprattutto i giovani abituati a vivere quella struttura nel segno della condivisione.

GS


Continua ad essere il fulcro della sinergia tra territori l'arcivescovo Francesco Massara che ha messo in contatto l'Ordine di Malta con la casa di riposo di Camerino per la donazione dei farmaci raccolti grazie ad una iniziativa di beneficenza.

Questa mattina, in diocesi, è avvenuta la consegna a cui hanno partecipato, oltre a Massara, il sindaco di Camerino Sandro Sborgia, il cappellano dell'Ordine di Malta Marche Nord don Andrea Simone ed il presidente della casa di riposo Sante Elisei.

"Abbiamo voluto fare una raccolta in tutte le Marche del Nord - dice don Andrea Simone - e abbiamo voluto donare il raccolto ad alcuni vescovi locali. A Camerino, l'arcivescovo ci ha indicato la casa di riposo della città ducale che beneficerà di questa raccolta dal valore di 5mila euro di farmaci.
L'Ordine è ospedaliero e da quasi mille anni ha sempre sostenuto i malati: dai pellegrini ricoverati a Gerulasemme fino alle emergenze di questo periodo. Consegnare farmaci rispecchia la nostra vocazione di ospedalieri a sostegno dei poveri e degli utilimi, tutto sotto lo spirito cristiano".

Un gesto accolto con gratitudine da parte del presidente della casa di riposo, Sante Elisei: "Questo è stato un anno difficile, - spiega - abbiamo dovuto lottare per proteggere i nostri ospiti, abbiamo sofferto il distacco dai parenti, abbiamo dovuto chiudere le visite, ma abbiamo ricevuto forza da questi gesti di generosità che ci danno la forza per insistere, andare avanti e tenere duro".

Gli fa eco il primo cittadino Sandro Sborgia: "Una bella sinergia - dice - , un segnale forte di collaborazione e di integrazione tra le varie realtà del territorio. Sono iniziative che vanno nella direzione di aiuto a chi è più fragile. Il fatto di aver recuperato questi farmaci, che spesso hanno un costo elevato e vengono devoluti a chi ne ha bisogno, contribuisce a fare una persona migliore ognuno di noi. Sono gesti significativi che non costano molto, solo un po' di attenzione e solidarietà".

"Un bel gesto per Natale - la riflessione dell'arcivescovo Francesco Massara - verso gli anziani ospiti della casa di riposo. Ogni gesto di solidarietà è un momento di comunione tra territori. Il mio ringrazio va all'Ordine di Malta e a tutti coloro che hanno contribuito alla raccolta.

GS


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Per questo Natale particolare gli auguri dell'arcivescovo Francesco Massara e dei sacerdoti.
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Questa mattina la visita del questore Vincenzo Trombadore a Camerino per incontrare l'arcivescovo Francesco Massara.
Una occasione per conoscere i problemi della zona montana e le difficoltà che questa terra è costretta ad affrontare, soprattutto dal sisma del 2016.
"Ho trovato un territorio molto diverso dalla città di Macerata - ha detto il questore ai microfoni di radio C1...inBlu - . Per quanto mi riguarda sono molto triste e davvero toccato dalla vista di questi paesaggi danneggiati, ma dalla conversazione con il vescovo mi sono reso conto che c'è grande forza tra questa gente e questo mi conforta. Ritorno in Questura fiducioso. Dall'aspetto formale del centro di Camerino dove ho visto ferite atroci, ho potuto comunque constatare una forte reattività, testimoniata dal vescovo che è il primo pastore di questo territorio e lo ringrazio per le parole che mi ha riservato".

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L'arcivescovo illustra al questore alcuni momenti della visita del Papa a Camerino

Un quadro più ampio della provincia, fatto dal nuovo Questore, riguarda la buona volontà che contraddistingue i maceratesi e la necessità di sentirsi al sicuro: "Ho trovato in generale una popolazione molto operosa - dice Trombadore - , gente per bene che ha bisogno di sicurezza, ma non una di una sicurezza tradizionale, bensì moderna. Una sicurezza che può legarsi a quelle che sono le nostre prerogative di polizia: una polizia di cittadini, formata da cittadini che hanno questo grande valore aggiunto di poter individuare e scorgere le esigenze della popolazione stessa".

Una sicurezza che dovrà comunque adattarsi alla diversità di un territorio diversificato come quello della provincia di Macerata che va dalla montagna alla costa passando per la collina e in cui anche le ferite da curare sono diverse: "Sicuramente parliamo di un territorio eterogeneo. Ma ho saputo che molti di questa zona montana si sono spostati sulla costa, così come si sono spostati i disagi. Questa osmosi è assolutamente positiva dal punto di vista sociale. I problemi di alcuni sono diventati anche degli altri, quasi alleggerendoli, e in un contesto di sicurezza pubblica sono considerazioni di cui noi dobbiamo tener conto per poterci esprimere al meglio".

La visita a Camerino è stata anche l'occasione per conoscere il sindaco Sandro Sbrogia ed il rettore dell'Università, Claudio Pettinari.

Con il primo cittadino è stato affrontato anche il tema dello sciacallaggio in centro storico: "Un incontro molto positivo - spiega Sborgia - : il nuovo questore ha visitato Camerino tra le prime città da quando è arrivato, per testimoniare la sua vicinanza al nostro territorio. Doveva essere un incontro prettamente istituzionale, invece è stato immediatamente operativo. Abbiamo affrontato le problematiche della prevenzione dei reati e dalle attività delinquenziali che si registrano in tutto il territorio e, come primo provvedimento, quello di far sì che le immagini della videosorveglianza attesatate oggi dal comando della polizia municipale e dei carabinieri, saranno anche visibili al personale della Questura di Macerata". 

Propositivi anche dall'Università che in una nota fa sapere: "Trombadore - si legge nella nota dell'università - ha espresso la massima disponibilità, trovando piena condivisione da parte del rettore, a collaborare per attività che abbiano come fine quello della cultura della prevenzione, del management della prevenzione, affinché il cittadino si formi e cresca nella cultura della sicurezza".

GS

Un approfondimento sarà dedicato nel prossimo numero dell'Appennino Camerte

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Il questore con il sindaco Sandro Sborgia

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Il questore con il rettore Unicam

Crediamo che il compito dell'informazione, soprattutto in un momento come questo, sia anche e soprattutto quello di portare un servizio pubblico e di accorciare le distanze che l'emergenza sanitaria ha doverosamente fatto crescere. È per questo che di seguito pubblichiamo il commento al Vangelo che l'arcivescovo Francesco Massara ha tenuto questa mattina, nella basilica di San Venanzio, durante la funzione religiosa celebrata in diretta Facebook.

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Cari fratelli e sorelle,

Stiamo vivendo giorni di forte preoccupazione e crescente inquietudine, giorni in cui la fragilità umana e la vulnerabilità della presunta sicurezza nella tecnica sono insidiate a livello mondiale dal Coronavirus (COVID-19)[1] una pandemia che ci sta rubando il presente, ma che se non combattuta con sacrificio e senso di responsabilità, rischia di cancellare anche il nostro futuro.
Pertanto come pastore di questa chiesa particolare, oggi ho sentito il bisogno di incontrare se pur attraverso questo spazio digitale ciascuno di voi; per esprimervi tutta la mia prossimità e solidarietà attraverso questa liturgia Eucaristica, senza popolo, ma offerta per il popolo.
Questa santa Messa, memoriale del sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo, è offerta come rendimento di grazie per il popolo che in questi giorni ed in queste ore soffre a causa del contagio del COVID-19, è celebrata per le vittime e le loro famiglie, nonché per tutti gli operatori sanitari, impegnati in prima linea, spendendo ogni energia nel curare le persone colpite e nel portare a queste sollievo.
In questa Quaresima, dove ci è chiesto di astenerci da ogni forma di contatto sociale, il Vangelo di oggi ci riporta il dialogo tra Gesù e la Samaritana al pozzo come uno degli incontri più belli e simbolici di sempre.

Come prima cosa mi ha subito colpito il fatto che non si tratta di un incontro casuale; infatti, il versetto precedente a quello iniziale del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, ci informa che   «Doveva perciò attraversare la Samaria» (Gv 4,4). Questo “bisogno” torna più volte nel Vangelo ed è quasi sempre in riferimento a Gesù che sente la necessità di incontrare i lontani per riportarli all’unica famiglia del Padre. Per questo l’incontro con la Samaritana – è paradigma dell’incontro con tutti quelli che vivono o si sentono lontani da Dio.

Oggi in questo brano è significato l’incontro con ciascuno di noi, che oppressi dalla paura per questo virus, viviamo come se ci sentissimo abbandonati da Dio e lontani da lui.
Ed eccolo qui Gesù; solo, affaticato dal viaggio e seduto, vicino al pozzo. Stanco e assetato. Non è così che siamo abituati a pensarlo, e non è così che ci piace pensarlo. Però l'evangelista ce lo presenta così. E non dobbiamo temere di pensarlo così; perché pur di incontrarci, Gesù è disposto a farsi povero e mendicante davanti a noi. Si fa maestro di dialogo, per insegarci che a volte per raggiungere il cuore di una persona, è necessario farsi vedere bisognoso.
L’incontro avviene in un luogo isolato, in uno spazio di solitudine in quel segreto del cuore dove Dio vede, in quell’abisso che ci portiamo dentro e che è richiamato dall’immagine del pozzo.

Oggi quel pozzo sono le nostre case, dove siamo isolati e Gesù per incontrarci non sceglie una cattedra, un pulpito, ma il muretto di un pozzo, le nostre mura domestiche, perché per Lui ogni luogo è occasione per essere raggiunti dal bisogno di Dio che dona se stesso per noi per la nostra necessità di sentirci accolti ed amati.
Per Gesù ogni luogo è appropriato per mettere in evidenza il suo inerme desiderio: ho sete! Sì, Gesù ha sete della salvezza di questa donna, ha sete della felicità di ciascuno di noi. Vuole dare risposta a quel desiderio di vita piena che ciascuno di noi si porta nel cuore, dentro quel cuore che a volte è proprio un abisso come un pozzo, dal quale non riusciamo più a tirar fuori l’acqua che dà vita.

In quel luogo, arriva la Samaritana, simbolo del mondo di oggi, che come lei non ha regole da seguire, ma desideri da soddisfare e opportunità da prendere e lasciare. E non ha convinzioni religiose assodate, se non il culto della propria immagine e il timore del giudizio altrui; Ecco perché, per andare a prendere l’acqua al pozzo, sfrutta un orario nel quale può sfuggire a occhi indiscreti. Sa che nessuno l’aspetta. Invece Gesù aspetta proprio lei. Aspetta ciascuno di noi.
Gesù che attende, sembra l'immagine della Chiesa di oggi. Di ogni comunità cristiana di oggi. Di ogni cristiano singolo. Tutti stanchi e poveri di potere e strumenti. Verrebbe da scoraggiarsi, o addirittura da lamentarsi come gli Ebrei a Massa e Meriba: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Es 17,3-7).
Invece cosa fa Gesù? Appena gli si offre la possibilità di dare l'"acqua viva" alla donna, dimentica la stanchezza, la sete e la fame, e le offre ciò di cui ha realmente bisogno cioè essere voluta bene.

Niente scoraggiamento, perciò, e nessuna resa alla stanchezza. Niente paura in questo delicato momento di difficoltà e di smarrimento. E' proprio dalle difficoltà che devono nascere nuove energie. E se "il mondo" alza sempre nuovi ostacoli, la fede ha sempre nuova forza per superarli, perché questa forza non la si deve trovare chissà in quali pozzi profondi. Ci viene donata: è la grazia che ci è stata data nel battesimo per mezzo di Gesù Cristo. E in lui la speranza non delude.
In questi nostri giorni “senza” celebrazioni, senza liturgie, senza incontri, sentiamo inoltre, più che mai attuale la domanda della Samaritana: Dove andremo per adorare Dio? Sul monte o nel tempio? La risposta è diritta come un raggio di luce: non su un monte, non in un tempio, ma dentro. In spirito e verità.
Allora dentro le nostre case care famiglie ritroviamoci per meditare le letture della domenica, recitare il Padre nostro e una preghiera. Riprendiamo in mano il rosario e consegniamo la nostra fiducia in Maria, Madre vicina a tutti i suoi figli. Offriamo il dono di una parola buona, magari di una telefonata, di un atto di perdono, di segni concreti di carità e di servizio. Preghiamo per chi si prodiga per le cure, per la ricerca, per i servizi pubblici essenziali.
La sofferenza di questo momento per contenere la diffusione del Coronavirus sia accompagnato dall’impegno di ogni singolo fedele per il bene più grande: la riconquista della vita, la sconfitta della paura, il trionfo della speranza.

Concludo rivolgendo il mio pensiero a tutto il personale sanitario che sta operando sul territorio della nostra Diocesi ed in Italia. Esprimo a loro la nostra riconoscenza, la nostra stima e il nostro affetto. Voi, cari operatori sanitari, siete in trincea. I nostri malati sono prima di tutto nelle mani di Dio e poi nelle vostre. Cari fratelli e sorelle grazie perché con in dosso il camice della solidarietà vivete e ci indicate il senso del mistero della Pasqua come donazione e servizio.
In questi giorni, cosi faticosi, mi stringo idealmente vicino a chi è ammalato e solo; a chi non può lavorare, a chi deve inventare ogni giorno qualcosa di nuovo per stare insieme ai figli o ai nipoti rimasti a casa da scuola, a chi non vede prospettive per la propria attività economica. Mi avvicino a voi e vi dico, senza retorica, ma con tanta speranza coraggio il Signore è con noi!
A voi giovani chiedo di compiere scelte coraggiose, perché questo non è il tempo di mostrare il vostro impegno sociale e per il mondo solo attraverso slogan di passaggio e parole vuote, ma mettendo in campo con la vostra determinazione scelte ed azioni responsabili, insegnateci a tutelare il vostro futuro “amando non a parole, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18).
Lo so benissimo è un sacrificio enorme rinunciare a tante belle cose della vostra giovinezza, ma se anche la vita oggi ci chiede di astenerci dagli abbracci, non ci impedisce di moltiplicare il modo di pensarci e di farcelo sapere pur rimanendo a casa.
Usiamo allora questo tempo per riscoprire l’essenziale: cioè che la nostra vita è nelle mani di Dio e a servizio dei fratelli.
Vergine Maria, Madre della Speranza, sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

+ Francesco Massara
Arcivescovo

LINK alla pagina Facebook dove è possibile rivedere il video integrale della Messa
https://www.facebook.com/appenninocamerteradioc1/


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Basta un messaggio su Whatsapp per sentirsi di nuovo parte di quella comunità che l'isolmento di questi giorni aveva disgregato.
Questo lo ha capito bene don Giuseppe Scuppa, parroco di Belforte del Chienti, che questa mattina ha creato il gruppo dei suoi parrocchiani.
"Parrocchia di Belforte" è il nome della "nuova" comunità che ora può sentirsi riunita sotto l'immagine del polittico di Giovanni Boccati. Subito sono arrivati i ringraziamenti al sacerdote che nell'attuale periodo di emergenza sanitaria ha dimostrato di essere al passo coi tempi, adeguando la fede della sua parrocchia all'epoca del web.
Non è da meno il parroco di Caldarola, don Vincenzo Finocchio, che da martedì scorso ha creato una "stanza" così si chiama nel gergo dell'applicazione Jitsi, nominata "Parrocchia Caldarola". Attraverso questa applicazione, il sacerdote trasmette le funzioni religiose in video conferenza e, negli ultimi giorni, ha coinvolto anche i catechisti che si stanno preprando per inviare materiale alle famiglie dei bambini e dei ragazzi della prima Comunione e della santa Cresima. E non è detto che, in quella "stanza" multimediale, non creino presto dei veri e propri incontri di catechismo. "Questo pomeriggio alle 17 - dice don Vincenzo Finocchio - i fedeli si potranno collegare per partecipare alla santa messa celebrata nella strutture delle monache; alle 21.30 trasmetterò il rosario dalla mia SAE e domattina alle 9.30 un'altra funzione religiosa dalle monache".
Uno momento di riscatto per i social, quindi. Quegli spauracchi di cui fino a poco tempo fa emergeva solo il lato negativo.
Quando potevamo restare insieme la tecnologia ci isolava nella stessa stanza; oggi crea i legami che altrimenti non potrebbero esserci. Basterebbe solo ricordarsi di questo quando si potrà di nuovo tornare a stare insieme, senza schermi.

Giulia Sancricca
Piccoli passi verso la normalità. Riprenderanno da domani, infatti, le celebrazioni religiose nelle Marche che erano state sospese con l'emergenza del Coronavirus.
A renderlo noto, a seguito delle decisioni delle competenti autorità civili, sono i vescovi della regione che dispongono la ripresa delle celebrazioni liturgiche e delle consuete attività pastorali a partire dalla mezzanotte del primo marzo.
I vescovi, mentre ringraziano quanti con dedizione lavorano al servizio dei cittadini in questa emergenza, invitano i fedeli a vivere alla luce del Vangelo questo tempo quaresimale. Riuniti nella basilica di Loreto invocano la protezione della Vergine Lauretana per l’intera comunità regionale.

GS
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