La Regione mette un punto sulla procedura di riesame dell’autorizzazione ambientale (Aia) del cementificio Ex Sacci di Castelraimondo. Ora si procederà con la dismissione dell’impianto e il ripristino ambientale del sito che verrà costantemente monitorato dall’Arpam. Nel frattempo in diversi, nel mondo della politica locale, si sono attribuiti la paternità di questo traguardo. Già perché non si tratta ancora di una vittoria poiché la proprietà, tedesca, ora avrà 60 giorni per fare ricorso al Tar e 120 per ricorrere al Presidente della Repubblica. Ad intervenire è anche il Comitato Salva Salute (Css) che per anni si è speso per dimostrare quanto fosse dannoso l’impianto per l’ambiente e di conseguenza per la salute dei cittadini. I dati sanitari sulle malattie provocate dall’incenerimento infatti sono impietosi e hanno raggiunto livelli ancor più preoccupanti: “Ieri la Regione Marche - dice il comitato - ha definitivamente rigettato l'istanza di riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, formulata nel 2014 dalla Sacci a seguito dell'annullamento parziale dell'autorizzazione decisa due sentenze del Tar, emesse a seguito di due ricorsi, uno promosso dall'associazione VAS Verdi Ambienti e Società e l'altro da cittadini appartenenti al nostro Comitato. Ora l’impianto dovrà essere dismesso e chiuso, e il sito ripristinato”.

Secondo il Comitato i nuovi proprietari avrebbero autonomamente deciso di abbandonare il progetto di riaprire il sito poiché obbligati ad adeguarlo alle nuove norme, procedura troppo onerosa, e già in possesso di altri tre impianti per incenerire rifiuti.

“Senza l'azione dei cittadini - fanno notare - fra quegli impianti ci sarebbe sicuramente stato anche quello di Castelraimondo. In questi giorni abbiamo letto affermazioni di giubilo da parte di vari politici locali che, a vario titolo ma senza meriti apparenti, si sono attribuiti la paternità di quella che ritengono una grande vittoria. Il Comitato si permette di ricordare a questi signori che noi abbiamo segnalato la grave situazione sanitaria in cui versava il nostro territorio, da loro lungamente ignorata, a proporre il ricorso al Tar che ha imposto alla Sacci la procedura di riesame, ad informare i cittadini, promuovendo decine di incontri su tutto il territorio interessato, e a respingere i gravissimi tentativi di nascondere la verità, seguendo passo passo tutta la vicenda”. Il Comitato ricorda come l’intera classe politica, che oggi gioisce, avrebbe nel corso degli anni tentato di osteggiare la loro azione o di sfruttarla per il proprio tornaconto: “A tutti questi signori diciamo che vincere è un'altra cosa. Abbiamo condotto una lotta lunga e durissima, costellata di derisioni, insulti e minacce, durante la quale abbiamo rubato tempo alle nostre famiglie ed al nostro lavoro. Nonostante ciò non riusciamo ad esultare per il risultato.

Non possiamo esultare - incalzano - di fronte al licenziamento dei lavoratori del cementificio, completamente ignorati dall'Azienda e fortemente strumentalizzati da politici incapaci di offrire loro alternative.

Non possiamo esultare di fronte ai dati sanitari del nostro territorio, dove i morti e le ospedalizzazioni per malattie collegate all'incenerimento hanno raggiunto livelli più che preoccupanti. Non possiamo farlo di fronte alla constatazione che, finché i rifiuti verranno considerati combustibile, altrove altri cittadini dovranno continuare a subire ciò che, per ora, siamo riusciti ad evitare. Da ultimo, non possiamo esultare se pensiamo che ad esultare ora è la stessa classe politica che aveva concesso alla Sacci la possibilità di incenerire i rifiuti nella cementeria e che ha tentato in ogni modo di ostacolare la resistenza civile dei cittadini, anche utilizzando denaro pubblico con imbarazzante disinvoltura. La Regione - conclude il Comitato - ha deciso che il cementificio verrà chiuso e l'area bonificata, ma non ha vinto nessuno. Vincere è davvero un'altra cosa”. Da parte sua, il consigliere regionale Luigi Zura-Puntaroni ha voluto dedicare il traguardo a due cari amici deceduti per gravi malattie: Giorgio Cervigni e Rita Paolucci.
g.g.

Una battaglia lunga dieci anni quella che ha condotto ieri il consiglio regionale a dire no alla combustione dei rifiuti (e di tutti i loro sottoprodotti, compreso il Css, il combustibile derivante dal trattamento dei rifiuti indifferenziati) nelle Marche. È stata infatti approvata una proposta di legge promossa dal consigliere Sandro Bisonni contro quella che lui stesso definisce “una pratica inquinante e assurda sotto molteplici punti di vista”. I ringraziamenti all’Aula ed a quanti hanno sostenuto il suo percorso. 

D’ora in avanti, in sostanza, agli ambiti territoriali di ciascuna provincia sarà negata la possibilità di gestire i loro rifiuti tramite incenerimento e tutti i piani d’ambito dovranno adeguarsi a questa novità. 

La legge non riguarda il biometano, pratica che riguarda i rifiuti organici. 

Fortissima la soddisfazione del consigliere promotore di questa che è una vera e propria svolta: “A stento riesco a trattenere l'emozione per questo risultato epocale che rappresenta per me, e per molti che mi sono stati vicini. È il traguardo di una vita. Ho dedicato gli ultimi 10 anni - precisa - a combattere la combustione dei rifiuti e oggi finalmente vedo realizzarsi quello che sembrava essere solo un sogno. Insieme a tante persone che mi sono state vicine abbiamo vinto tutte le battaglie ed infine, oggi, anche la guerra contro questa pratica inquinante, oltre che assurda sotto molteplici punti di vista”.

In aula Bisonni ha voluto ringraziare tutti quanti, insieme a lui, si sono impegnati per scongiurare lo scenario dell’incenerimento, a partire da tutti i colleghi che hanno approvato la legge, fino ai tanti di Tolentino, Castelraimondo, Matelica, San Severino e Macerata che in questi anni hanno vissuto con lo spettro che nei loro territori si tornasse a bruciare. 

“Con questa legge – conclude Bisonni – le Marche voltano pagina e si candidano ad essere la terra delle armonie e della sostenibilità ambientale, dove vivere in modo green permetterà a noi e alle nuove generazioni di guardare al futuro con maggiore speranza e ottimismo. Un risultato storico per questa regione e per me, oltre che la risposta al mandato conferitomi dagli elettori, una grandissima soddisfazione personale che mi rende orgoglioso del risultato ottenuto.”
Gaia Gennaretti 

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