Mogol: 'Talenti non si nasce, ma si diventa'

Mercoledì, 08 Maggio 2013 02:00 | Letto 956 volte   Clicca per ascolare il testo Mogol: 'Talenti non si nasce, ma si diventa' “Come può uno scoglio arginare il mare? Come può la difesa del diritto dautore arginare coloro che vogliono usufruire gratuitamente? Oggi si usufruisce della musica circa 1000 volte di più rispetto a 50 anni fa senza che lautore ne riceva il frutto. Ciò non determina solamente limpossibilità di vivere per gli autori, ma soprattutto comporta la fine della cultura popolare, la cultura della qualità che ora, purtroppo, passa solo per le strade segnate dal profitto”. Con tali provocazioni Mogol, il popolare autore di testi di famosissime canzoni italiane, ha aperto il suo intervento allincontro dal titolo “Il mio canto libero... tra diritto dautore e Siae”, organizzato, mercoledì 8 maggio, dalla Scuola di Giurisprudenza delluniversità di Camerino. Al seminario sono intervenuti, tra gli altri, il rettore Unicam, Flavio Corradini, il direttore della scuola, Antonio Flamini, e i docenti della scuola di giurisprudenza Antonella Merli e Francesco Casale. “Siamo stati davvero onorati di incontrare il noto autore italiano che – ha sottolineato Antonio Flamini, direttore della scuola di giurisprudenza Unicam – con la sua poesia ha sicuramente dato un grande contributo alla cultura italiana. Autore dei testi di quasi 2000 canzoni, Mogol ha fornito interessanti spunti sul tema del diritto dautore, analizzato anche nei suoi aspetti penalistici e civilistici”. Giulio Rapetti, noto presso il grande pubblico con lo pseudonimo Mogol, è spesso ricordato per il lungo e fortunato sodalizio artistico con Lucio Battisti, ma il suo contributo alla cultura italiana attraverso la musica pop è stato decisamente molto più ampio. “Senza il diritto dautore si uccide la cultura – ha rafforzato Mogol – perché si finisce per lavorare soltanto per puro piacere nei momenti che restano liberi dalleffettiva attività lavorativa. E chiaro che in tal caso la professionalità ne risente moltissimo”. Parlando degli inizi del suo lungo sodalizio artistico con Lucio Battisti, Mogol ha scioccato i presenti dicendo che il cantante di Poggio Bustone “allinizio non aveva talento, ma lo ha costruito nel tempo. Tutti abbiamo talento – ha proseguito – il problema è quello di coltivarlo. Una volta per emergere era necessario lavorare, migliorarsi e maturare esperienze. Oggi, invece, nella logica del profitto, per diventare famosi è sufficiente aver partecipato ad un reality. Ma dove sta la crescita di questi giovani? E chiaro che non cè partita tra chi ha coltivato il proprio talento e chi, al contrario, non ha nemmeno iniziato a farlo”. Ma le provocazioni non finisco qui perché Mogol ha confidato di aver scritto circa 20 anni fa una lettera allallora ministro della pubblica istruzione DOnofrio con una proposta che gli sta a cuore e che rinnova, “quella di insegnare nelle scuole la morale. Oltre allinsegnamento della religione, infatti – ha concluso Mogol - bisognerebbe introdurre una materia che insegni i valori”.   

“Come può uno scoglio arginare il mare? Come può la difesa del diritto d'autore arginare coloro che vogliono usufruire gratuitamente? Oggi si usufruisce della musica circa 1000 volte di più rispetto a 50 anni fa senza che l'autore ne riceva il frutto. Ciò non determina solamente l'impossibilità di vivere per gli autori, ma soprattutto comporta la fine della cultura popolare, la cultura della qualità che ora, purtroppo, passa solo per le strade segnate dal profitto”. Con tali provocazioni Mogol, il popolare autore di testi di famosissime canzoni italiane, ha aperto il suo intervento all'incontro dal titolo “Il mio canto libero... tra diritto d'autore e Siae”, organizzato, mercoledì 8 maggio, dalla Scuola di Giurisprudenza dell'università di Camerino. Al seminario sono intervenuti, tra gli altri, il rettore Unicam, Flavio Corradini, il direttore della scuola, Antonio Flamini, e i docenti della scuola di giurisprudenza Antonella Merli e Francesco Casale.

“Siamo stati davvero onorati di incontrare il noto autore italiano che – ha sottolineato Antonio Flamini, direttore della scuola di giurisprudenza Unicam – con la sua poesia ha sicuramente dato un grande contributo alla cultura italiana. Autore dei testi di quasi 2000 canzoni, Mogol ha fornito interessanti spunti sul tema del diritto d'autore, analizzato anche nei suoi aspetti penalistici e civilistici”. Giulio Rapetti, noto presso il grande pubblico con lo pseudonimo Mogol, è spesso ricordato per il lungo e fortunato sodalizio artistico con Lucio Battisti, ma il suo contributo alla cultura italiana attraverso la musica pop è stato decisamente molto più ampio. “Senza il diritto d'autore si uccide la cultura – ha rafforzato Mogol – perché si finisce per lavorare soltanto per puro piacere nei momenti che restano liberi dall'effettiva attività lavorativa. E' chiaro che in tal caso la professionalità ne risente moltissimo”. Parlando degli inizi del suo lungo sodalizio artistico con Lucio Battisti, Mogol ha scioccato i presenti dicendo che il cantante di Poggio Bustone “all'inizio non aveva talento, ma lo ha costruito nel tempo. Tutti abbiamo talento – ha proseguito – il problema è quello di coltivarlo. Una volta per emergere era necessario lavorare, migliorarsi e maturare esperienze. Oggi, invece, nella logica del profitto, per diventare famosi è sufficiente aver partecipato ad un reality. Ma dove sta la crescita di questi giovani? E' chiaro che non c'è partita tra chi ha coltivato il proprio talento e chi, al contrario, non ha nemmeno iniziato a farlo”. Ma le provocazioni non finisco qui perché Mogol ha confidato di aver scritto circa 20 anni fa una lettera all'allora ministro della pubblica istruzione D'Onofrio con una proposta che gli sta a cuore e che rinnova, “quella di insegnare nelle scuole la morale. Oltre all'insegnamento della religione, infatti – ha concluso Mogol - bisognerebbe introdurre una materia che insegni i valori”. 

 

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