Torna a 'casa' la Madonna di Riofreddo di Visso

Venerdì, 29 Maggio 2015 02:00 | Letto 987 volte   Clicca per ascolare il testo Torna a 'casa' la Madonna di Riofreddo di Visso Dopo 31 anni la diocesi di Camerino – San Severino Marche e, in particolare, la comunità vissana rientra in possesso della “Madonna delle Grazie”, la scultura lignea policroma rubata nellottobre del lontano 1984 dalla chiesa di san Lorenzo in Riofreddo di Visso. La cerimonia di riconsegna si è svolta venerdì 29 maggio presso il museo arcidiocesano “G. Boccanera” di Camerino, dove la scultura resterà provvisoriamente prima di essere trasferita al museo di Visso, alla presenza dellarcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro, del maggiore Giuseppe Marseglia, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, del dott. Alessandro Marchi, storico dellarte e ispettore di zona della Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio, del direttore della rete museale arcidiocesana, prof. Luigi Falaschi, dellarchitetto Luca Maria Cristini, direttore dellufficio arcidiocesano Beni Culturali, della dott.ssa Barbara Mastrocola, direttore del museo “G. Boccanera”, del sindaco e del parroco di Visso, Giuliano Pazzaglini e don Gilberto Spurio, nonché del luogotenente Franceso Bonu, comandante della stazione carabinieri di Visso, che ha fornito il proprio contributo nella fase delle indagini. La scultura della “Madonna delle Grazie”, come detto, fu trafugata dalla chiesa di Riofreddo nel 1984, come ricorda Lorenzo Albani, 90 anni nel prossimo mese di settembre, che fu quasi testimone oculare della sottrazione. “Una mattina – così racconta Albani con gli occhi che brillano dalla commozione – mi stavo recando ad accudire gli animali quando, proprio nelle vicinanze della chiesa di san Lorenzo, vidi due uomini che si aggiravano con fare sospetto. Raccontai lepisodio a mia moglie e poco dopo si seppe del furto della statua della Madonna. Oggi, giorno della restituzione, provo una grande gioia e mi sento ringiovanito, come se avessi ancora 20 anni”. Nei mesi scorsi, al termine di una lunga attività di indagine, la scultura è stata sequestrata dai carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Venezia in un negozio di antiquariato di Padova, ma lunga è stata la procedura per il riconoscimento, il dissequestro e la restituzione dellopera. Tra i problemi maggiori quello relativo allidentificazione della scultura, dal momento che non esisteva nella diocesi di Camerino – San Severino Marche alcuna documentazione fotografica precedente al furto, essendo stati i comuni di Visso, Ussita, Castelsantengelo sul Nera trasferiti soltanto pochi mesi prima dalla diocesi di Norcia a quella camerte. A Norcia, fortunatamente, un sacerdote, don Ansano Fabbri, aveva scattato molte foto nelle chiese a corredo del suo libro “Visso e le sue valli”, edito nel 1965, dove trattava in maniera sommaria anche della chiesa di Riofreddo, descrivendo la scultura e pubblicandone una fotografia. E proprio tale immagine è stata elemento fondamentale per la riacquisizione dellopera. “Si è trattato – spiega il maggiore Marseglia, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia – di una ricerca durata 30 anni, ma mai interrotta. Questo grazie ai nostri sistemi di indagine che si basano sullutilizzo di strumenti informatici di avanguardia che conservano una memoria fisica dei reati che colpiscono il nostro patrimonio culturale. Nello specifico i passaggi di mano della scultura sono stati quelli dettati dal mercato. E chiaro che subito dopo il furto cè stata limmissione di questopera darte nel mercato clandestino, dove poi ha continuato a girare. Ed è proprio attraverso il monitoraggio quotidiano, costante che i nostri uomini fanno sul mercato antiquario che abbiamo rintracciato la scultura, riuscendo nel felice esito del sequestro e della restituzione alla collettività di questa importante opera darte. Passaggio cruciale è stato sicuramente quello dellindividuazione della statua lignea presso una fiera antiquaria di Padova dove abbiamo potuto scattare la prima fotografia che è stata basilare per il confronto con quella che era la nostra memoria preesistente”. Limportanza del ritrovamento e della restituzione del manufatto artistico, ma soprattutto limportanza di custodire e rendere fruibile quel patrimonio di fede e cultura di cui il territorio è ricco è stata sottolineata dallarcivescovo Francesco Giovanni. “Recuperare quella memoria storica che non è passatista, ma presenza è ciò che continuamente chiedo ai sacerdoti e soprattutto insegno ai giovani che incontro nella varie associazioni – le parole di mons. Brugnaro – Innanzitutto per la bellezza che noi abbiamo nelle sue varie forme. In secondo luogo perchè il veicolo che le fa portare fino ad oggi è lesperienza della fede non di comunità morte, ma di comunità vive di unantica memoria che continua ad essere segno per la vita. Ecco, allora, che anche il ritrovamento di un patrimonio rubato è una bellissima forma di collaborazione tra la responsabilità dello stato, cui compete lopera di ritrovamento, e la comunità cristiana che, attraverso idonee strutture quali possono essere i musei diocesani, ne deve permettere la continuità, la garanzia, ma anche una duplice fruibilità: il godimento di chi viene per visitare un museo, ma anche il godimento della memoria dei fedeli che vedono ritornare la loro statua allinterno della comunità per quegli eventi religiosi che appartengono alla loro tradizione”.

Dopo 31 anni la diocesi di Camerino – San Severino Marche e, in particolare, la comunità vissana rientra in possesso della “Madonna delle Grazie”, la scultura lignea policroma rubata nell'ottobre del lontano 1984 dalla chiesa di san Lorenzo in Riofreddo di Visso. La cerimonia di riconsegna si è svolta venerdì 29 maggio presso il museo arcidiocesano “G. Boccanera” di Camerino, dove la scultura resterà provvisoriamente prima di essere trasferita al museo di Visso, alla presenza dell'arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro, del maggiore Giuseppe Marseglia, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, del dott. Alessandro Marchi, storico dell'arte e ispettore di zona della Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio, del direttore della rete museale arcidiocesana, prof. Luigi Falaschi, dell'architetto Luca Maria Cristini, direttore dell'ufficio arcidiocesano Beni Culturali, della dott.ssa Barbara Mastrocola, direttore del museo “G. Boccanera”, del sindaco e del parroco di Visso, Giuliano Pazzaglini e don Gilberto Spurio, nonché del luogotenente Franceso Bonu, comandante della stazione carabinieri di Visso, che ha fornito il proprio contributo nella fase delle indagini. La scultura della “Madonna delle Grazie”, come detto, fu trafugata dalla chiesa di Riofreddo nel 1984, come ricorda Lorenzo Albani, 90 anni nel prossimo mese di settembre, che fu quasi testimone oculare della sottrazione. “Una mattina – così racconta Albani con gli occhi che brillano dalla commozione – mi stavo recando ad accudire gli animali quando, proprio nelle vicinanze della chiesa di san Lorenzo, vidi due uomini che si aggiravano con fare sospetto. Raccontai l'episodio a mia moglie e poco dopo si seppe del furto della statua della Madonna. Oggi, giorno della restituzione, provo una grande gioia e mi sento ringiovanito, come se avessi ancora 20 anni”. Nei mesi scorsi, al termine di una lunga attività di indagine, la scultura è stata sequestrata dai carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Venezia in un negozio di antiquariato di Padova, ma lunga è stata la procedura per il riconoscimento, il dissequestro e la restituzione dell'opera. Tra i problemi maggiori quello relativo all'identificazione della scultura, dal momento che non esisteva nella diocesi di Camerino – San Severino Marche alcuna documentazione fotografica precedente al furto, essendo stati i comuni di Visso, Ussita, Castelsantengelo sul Nera trasferiti soltanto pochi mesi prima dalla diocesi di Norcia a quella camerte. A Norcia, fortunatamente, un sacerdote, don Ansano Fabbri, aveva scattato molte foto nelle chiese a corredo del suo libro “Visso e le sue valli”, edito nel 1965, dove trattava in maniera sommaria anche della chiesa di Riofreddo, descrivendo la scultura e pubblicandone una fotografia. E proprio tale immagine è stata elemento fondamentale per la riacquisizione dell'opera. “Si è trattato – spiega il maggiore Marseglia, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia – di una ricerca durata 30 anni, ma mai interrotta. Questo grazie ai nostri sistemi di indagine che si basano sull'utilizzo di strumenti informatici di avanguardia che conservano una memoria fisica dei reati che colpiscono il nostro patrimonio culturale. Nello specifico i passaggi di mano della scultura sono stati quelli dettati dal mercato. E' chiaro che subito dopo il furto c'è stata l'immissione di quest'opera d'arte nel mercato clandestino, dove poi ha continuato a girare. Ed è proprio attraverso il monitoraggio quotidiano, costante che i nostri uomini fanno sul mercato antiquario che abbiamo rintracciato la scultura, riuscendo nel felice esito del sequestro e della restituzione alla collettività di questa importante opera d'arte. Passaggio cruciale è stato sicuramente quello dell'individuazione della statua lignea presso una fiera antiquaria di Padova dove abbiamo potuto scattare la prima fotografia che è stata basilare per il confronto con quella che era la nostra memoria preesistente”. L'importanza del ritrovamento e della restituzione del manufatto artistico, ma soprattutto l'importanza di custodire e rendere fruibile quel patrimonio di fede e cultura di cui il territorio è ricco è stata sottolineata dall'arcivescovo Francesco Giovanni. “Recuperare quella memoria storica che non è passatista, ma presenza è ciò che continuamente chiedo ai sacerdoti e soprattutto insegno ai giovani che incontro nella varie associazioni – le parole di mons. Brugnaro – Innanzitutto per la bellezza che noi abbiamo nelle sue varie forme. In secondo luogo perchè il veicolo che le fa portare fino ad oggi è l'esperienza della fede non di comunità morte, ma di comunità vive di un'antica memoria che continua ad essere segno per la vita. Ecco, allora, che anche il ritrovamento di un patrimonio rubato è una bellissima forma di collaborazione tra la responsabilità dello stato, cui compete l'opera di ritrovamento, e la comunità cristiana che, attraverso idonee strutture quali possono essere i musei diocesani, ne deve permettere la continuità, la garanzia, ma anche una duplice fruibilità: il godimento di chi viene per visitare un museo, ma anche il godimento della memoria dei fedeli che vedono ritornare la loro statua all'interno della comunità per quegli eventi religiosi che appartengono alla loro tradizione”.

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