Messa di comunità in diretta radio, streaming e facebook
f.u.
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Dal santuario di Loreto, la messa per l'Annunciazione del Signore. L'invito dei vescovi
Questa iniziativa dei Pastori vuole esprimere "condivisione - come scrivono in una nota - per il dolore che ha colpito e sta colpendo la nostra gente e soprattutto vuol essere un forte segno di comunione nella preghiera tra tutte le chiese che sono nelle Marche, le quali si affidano ancora una volta alla Beata Vergine di Loreto. Nella nostra preghiera - scrivono - siamo confortati dalle parole di Papa Francesco che proprio il 25 marzodell'anno scorso, venendo a Loreto, dichiarava il Santuario “Casa dei giovani”, “Casa della Famiglia” e “Casa dei malati”. Forti anche di queste indicazioni - proseguono i vescovi delle Marche - rivolgiamo la nostra preghiera a Maria “salute degli infermi”. Esprimiamo ancora una volta la gratitudine ai nostri sacerdoti, ai diaconi, alle religiose e religiosi e a tutti gli operatori pastorali impegnati, in vari modi, a sostenere la fede delle nostre comunità. Un apprezzamento particolare - concludeono - lo rivolgiamo a tutti gli operatori sanitari che nella nostra regione si stanno spendendo senza riserve per salvare tante vite umane. A loro ci è caro affidare il compito di essere portatori di un segno, di una benedizione, di una semplice preghiera nei confronti di coloro che sono sulla “soglia” e che non hanno altra possibilità per essere accompagnati all’incontro con il Signore".
GS
Messa di comunità in diretta radio, streaming e facebook
"Continuiamo a vivere questa esperienza di comunità insieme - le parole di don Marco Gentilucci - e crediamo sia questo un gesto importante pregare nel luogo in cui è conservata la memoria del patrono della diocesi. Questa quarta domenica di Quaresima è anche la domenica della gioia, che ci avvicina al tempo gioioso della Pasqua. Certamente sarà una Pasqua differente, ma non possiamo che affidarci ancora una volta al Signore con fede rinnovata. Guardiamo con speranza al futuro".
CoronArt, il video fuori concorso che arriva ai cuori della gente
Tra questi ne spicca uno, fuori concorso, che l'arcivescovo ha ritenuto però importante divulgare, perchè il messaggio che contiene e che è stato lanciato da Elena e Francesca, di 6 e 11 anni, di Fabriano, è un messaggio che deve arrivare al cuore di tutti, soprattutto in questo momento difficile.
Lo pubblichiamo in calce, cogliendo l'invito di Elena e Francesca a "lasciare che questo male risvegli le nostre coscienze, lasciando un semino di consapevolezza nei nostri cuori. Un seme che sta a noi far sbocciare".
Intanto il concorso prosegue e l'invito è quello di creare elaborati che, sottoposti alla valutazione finale di una giuria di esperti, potranno aggiudicarsi i 5 premi in palio da condividere in famiglia. C'è tempo fino al 3 aprile per partecipare al concorso, inviando il vostro materiale alla e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Condizione essenziale per la partecipazione è che gli elaborati sotto forma di disegni, poesie, brani musicali e video, traggano spunto dalle tre domande indicate dal vescovo. Se ne potrà scegliere una, due, oppure tutte e tre insieme:
1- Cosa vorresti dire o vorresti fare per chi sta lavorando per la salute e per il bene dell'italia? ( medici, infermieri, scienziati, forze di polizia).
2- Quale sarà la cosa che farai appena finisce questo momento dell'#iorestoacasa?
3- Cosa possiamo fare io, te e tutte le persone del mondo affinchè tutto questo non avvenga più?.
Disegno, poesia, brano musicale o video, dovranno concludersi con l'intima preghiera che in questa situazione di emergenza dell'#iorestoacasa, ogni bambino intende rivolgere a Gesù .
L'invito è a mettersi subito all'opera. Il giorno di Pasqua, sarà lo stesso Arcivescovo Francesco Massara a rendere pubblici i primi 5 classificati del concorso.
Chi avesse bisogno d'informazioni può scrivere un messaggio WhatsApp al numero 339 7325392
GS
VIDEO DISPONIBILE SOTTO
Massara: "Uniamoci con il papa per la preghiera"
SCARICA e VISUALIZZA qui IL SUSSIDIO DI PREGHIERA in pdf
Dalla Thailandia il pensiero delle Clarisse di Belforte del Chienti
"Un saluto a voi tutti in l’Italia dalle monache di Belforte - scrive - adesso siamo in Thailandia con due suore italiane di 86 e 88 anni. Preghiamo per voi tanto tantissimo. Noi ci troviamo nel Nord della Thailandia: anche qui la situazione è molto brutta però partecipiamo al vostro dolore! Coraggio e viva l’Italia".
Un messaggio che ci ha scaldato il cuore e che, dopo la nostra richiesta di poter pubblicare il pensiero per i belfortesi che le ricordano con affetto, ma anche per tutte le comunità vicine, ci soprende ancora di più. Suor Maria Chiara ci invia la sua storia e decine di foto che raccontano la sua vita oggi. Sì, perchè un anno fa, insieme alle altre sorelle, si è trasferita da Belforte tornando in Thailandia.
Ma suor Maria Chiara, come tutte le sue consorelle, grazie alla fede che le accompagna, sono andate avanti, senza dimenticare quel paesino incastonato nell'entroterra Maceratese che le aveva ospitate. Proprio a Belforte e all'Italia hanno pensato quando il pericolo del virus si è mostrato sempre più forte e la triste notizia della pandemia ha coinvolto anche il loro Paese.
"Sono arrivata in Italia nel 1990 - racconta - quando la comunità delle clarisse cominciò una relazione provvidenziale con la Thailandia. Fu allora che don Battista, missionario salesiano, mi invitò a conscere le Clarisse di Belforte del Chienti. La comunità, composta da dodici sorelle, fra i 55 e i 90 anni, conquistò ben presto il mio cuore di giovane thailandese nel lavoro, nella preghiera e nella vita fraterna".
Sono cariche d'amore le parole di suor Maria Rosa Chiara. Quell'amore di cui tutti abbiamo bisogno nelle difficoltà. Ed è per questo che abbiamo deciso di rendere pubblico il messaggio che lei stessa ha voluto arrivasse in Italia, nella "sua" Belforte che ora ha un motivo in più per continuare a sperare che #tuttoandràbene.
Giulia Sancricca
Sotto le foto di quando erano a Belforte del Chienti
Cremona, dimesso il vescovo Napolioni
"Napolioni sta bene - i legge in una nota della diocesi di Cremona - e torna dunque a casa, nel Palazzo Vescovile, dove trascorrerà i prossimi giorni di convalescenza in quarantena, come da protocollo sanitario. La sua salute resterà monitorata e tra 14 giorni sarà sottoposto a nuovo test del tampone per verificare la negatività dal coronavirus.
Tutta la Chiesa cremonese, mentre eleva la propria riconoscenza a Dio, si unisce nel caloroso ringraziamento allo staff sanitario guidato dal dottor Bosio, primario dell’Unità Operativa di Pneumologia, e a tutti gli operatori che si prodigano per il bene di tante persone sofferenti, e accoglie dunque con gioia la notizia della dimissione del vescovo Antonio e il suo ritorno a casa, augurandogli di proseguire con serenità il suo percorso di convalescenza nell’attesa di poterlo presto rivedere tra le nostre comunità al termine di questa dolorosa emergenza".
GS
Il commento al Vangelo di oggi dell'arcivescovo Massara
Crediamo che il compito dell'informazione, soprattutto in un momento come questo, sia anche e soprattutto quello di portare un servizio pubblico e di accorciare le distanze che l'emergenza sanitaria ha doverosamente fatto crescere. È per questo che di seguito pubblichiamo il commento al Vangelo che l'arcivescovo Francesco Massara ha tenuto questa mattina, nella basilica di San Venanzio, durante la funzione religiosa celebrata in diretta Facebook.
Cari fratelli e sorelle,
Stiamo vivendo giorni di forte preoccupazione e crescente inquietudine, giorni in cui la fragilità umana e la vulnerabilità della presunta sicurezza nella tecnica sono insidiate a livello mondiale dal Coronavirus (COVID-19)[1] una pandemia che ci sta rubando il presente, ma che se non combattuta con sacrificio e senso di responsabilità, rischia di cancellare anche il nostro futuro.
Pertanto come pastore di questa chiesa particolare, oggi ho sentito il bisogno di incontrare se pur attraverso questo spazio digitale ciascuno di voi; per esprimervi tutta la mia prossimità e solidarietà attraverso questa liturgia Eucaristica, senza popolo, ma offerta per il popolo.
Questa santa Messa, memoriale del sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo, è offerta come rendimento di grazie per il popolo che in questi giorni ed in queste ore soffre a causa del contagio del COVID-19, è celebrata per le vittime e le loro famiglie, nonché per tutti gli operatori sanitari, impegnati in prima linea, spendendo ogni energia nel curare le persone colpite e nel portare a queste sollievo.
In questa Quaresima, dove ci è chiesto di astenerci da ogni forma di contatto sociale, il Vangelo di oggi ci riporta il dialogo tra Gesù e la Samaritana al pozzo come uno degli incontri più belli e simbolici di sempre.
Come prima cosa mi ha subito colpito il fatto che non si tratta di un incontro casuale; infatti, il versetto precedente a quello iniziale del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, ci informa che «Doveva perciò attraversare la Samaria» (Gv 4,4). Questo “bisogno” torna più volte nel Vangelo ed è quasi sempre in riferimento a Gesù che sente la necessità di incontrare i lontani per riportarli all’unica famiglia del Padre. Per questo l’incontro con la Samaritana – è paradigma dell’incontro con tutti quelli che vivono o si sentono lontani da Dio.
Oggi in questo brano è significato l’incontro con ciascuno di noi, che oppressi dalla paura per questo virus, viviamo come se ci sentissimo abbandonati da Dio e lontani da lui.
Ed eccolo qui Gesù; solo, affaticato dal viaggio e seduto, vicino al pozzo. Stanco e assetato. Non è così che siamo abituati a pensarlo, e non è così che ci piace pensarlo. Però l'evangelista ce lo presenta così. E non dobbiamo temere di pensarlo così; perché pur di incontrarci, Gesù è disposto a farsi povero e mendicante davanti a noi. Si fa maestro di dialogo, per insegarci che a volte per raggiungere il cuore di una persona, è necessario farsi vedere bisognoso.
L’incontro avviene in un luogo isolato, in uno spazio di solitudine in quel segreto del cuore dove Dio vede, in quell’abisso che ci portiamo dentro e che è richiamato dall’immagine del pozzo.
Oggi quel pozzo sono le nostre case, dove siamo isolati e Gesù per incontrarci non sceglie una cattedra, un pulpito, ma il muretto di un pozzo, le nostre mura domestiche, perché per Lui ogni luogo è occasione per essere raggiunti dal bisogno di Dio che dona se stesso per noi per la nostra necessità di sentirci accolti ed amati.
Per Gesù ogni luogo è appropriato per mettere in evidenza il suo inerme desiderio: ho sete! Sì, Gesù ha sete della salvezza di questa donna, ha sete della felicità di ciascuno di noi. Vuole dare risposta a quel desiderio di vita piena che ciascuno di noi si porta nel cuore, dentro quel cuore che a volte è proprio un abisso come un pozzo, dal quale non riusciamo più a tirar fuori l’acqua che dà vita.
In quel luogo, arriva la Samaritana, simbolo del mondo di oggi, che come lei non ha regole da seguire, ma desideri da soddisfare e opportunità da prendere e lasciare. E non ha convinzioni religiose assodate, se non il culto della propria immagine e il timore del giudizio altrui; Ecco perché, per andare a prendere l’acqua al pozzo, sfrutta un orario nel quale può sfuggire a occhi indiscreti. Sa che nessuno l’aspetta. Invece Gesù aspetta proprio lei. Aspetta ciascuno di noi.
Gesù che attende, sembra l'immagine della Chiesa di oggi. Di ogni comunità cristiana di oggi. Di ogni cristiano singolo. Tutti stanchi e poveri di potere e strumenti. Verrebbe da scoraggiarsi, o addirittura da lamentarsi come gli Ebrei a Massa e Meriba: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Es 17,3-7).
Invece cosa fa Gesù? Appena gli si offre la possibilità di dare l'"acqua viva" alla donna, dimentica la stanchezza, la sete e la fame, e le offre ciò di cui ha realmente bisogno cioè essere voluta bene.
Niente scoraggiamento, perciò, e nessuna resa alla stanchezza. Niente paura in questo delicato momento di difficoltà e di smarrimento. E' proprio dalle difficoltà che devono nascere nuove energie. E se "il mondo" alza sempre nuovi ostacoli, la fede ha sempre nuova forza per superarli, perché questa forza non la si deve trovare chissà in quali pozzi profondi. Ci viene donata: è la grazia che ci è stata data nel battesimo per mezzo di Gesù Cristo. E in lui la speranza non delude.
In questi nostri giorni “senza” celebrazioni, senza liturgie, senza incontri, sentiamo inoltre, più che mai attuale la domanda della Samaritana: Dove andremo per adorare Dio? Sul monte o nel tempio? La risposta è diritta come un raggio di luce: non su un monte, non in un tempio, ma dentro. In spirito e verità.
Allora dentro le nostre case care famiglie ritroviamoci per meditare le letture della domenica, recitare il Padre nostro e una preghiera. Riprendiamo in mano il rosario e consegniamo la nostra fiducia in Maria, Madre vicina a tutti i suoi figli. Offriamo il dono di una parola buona, magari di una telefonata, di un atto di perdono, di segni concreti di carità e di servizio. Preghiamo per chi si prodiga per le cure, per la ricerca, per i servizi pubblici essenziali.
La sofferenza di questo momento per contenere la diffusione del Coronavirus sia accompagnato dall’impegno di ogni singolo fedele per il bene più grande: la riconquista della vita, la sconfitta della paura, il trionfo della speranza.
Concludo rivolgendo il mio pensiero a tutto il personale sanitario che sta operando sul territorio della nostra Diocesi ed in Italia. Esprimo a loro la nostra riconoscenza, la nostra stima e il nostro affetto. Voi, cari operatori sanitari, siete in trincea. I nostri malati sono prima di tutto nelle mani di Dio e poi nelle vostre. Cari fratelli e sorelle grazie perché con in dosso il camice della solidarietà vivete e ci indicate il senso del mistero della Pasqua come donazione e servizio.
In questi giorni, cosi faticosi, mi stringo idealmente vicino a chi è ammalato e solo; a chi non può lavorare, a chi deve inventare ogni giorno qualcosa di nuovo per stare insieme ai figli o ai nipoti rimasti a casa da scuola, a chi non vede prospettive per la propria attività economica. Mi avvicino a voi e vi dico, senza retorica, ma con tanta speranza coraggio il Signore è con noi!
A voi giovani chiedo di compiere scelte coraggiose, perché questo non è il tempo di mostrare il vostro impegno sociale e per il mondo solo attraverso slogan di passaggio e parole vuote, ma mettendo in campo con la vostra determinazione scelte ed azioni responsabili, insegnateci a tutelare il vostro futuro “amando non a parole, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18).
Lo so benissimo è un sacrificio enorme rinunciare a tante belle cose della vostra giovinezza, ma se anche la vita oggi ci chiede di astenerci dagli abbracci, non ci impedisce di moltiplicare il modo di pensarci e di farcelo sapere pur rimanendo a casa.
Usiamo allora questo tempo per riscoprire l’essenziale: cioè che la nostra vita è nelle mani di Dio e a servizio dei fratelli.
Vergine Maria, Madre della Speranza, sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
+ Francesco Massara
Arcivescovo
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La fede ai tempi del virus. Belforte e Caldarola all'avanguardia
Questo lo ha capito bene don Giuseppe Scuppa, parroco di Belforte del Chienti, che questa mattina ha creato il gruppo dei suoi parrocchiani.
"Parrocchia di Belforte" è il nome della "nuova" comunità che ora può sentirsi riunita sotto l'immagine del polittico di Giovanni Boccati. Subito sono arrivati i ringraziamenti al sacerdote che nell'attuale periodo di emergenza sanitaria ha dimostrato di essere al passo coi tempi, adeguando la fede della sua parrocchia all'epoca del web.
Non è da meno il parroco di Caldarola, don Vincenzo Finocchio, che da martedì scorso ha creato una "stanza" così si chiama nel gergo dell'applicazione Jitsi, nominata "Parrocchia Caldarola". Attraverso questa applicazione, il sacerdote trasmette le funzioni religiose in video conferenza e, negli ultimi giorni, ha coinvolto anche i catechisti che si stanno preprando per inviare materiale alle famiglie dei bambini e dei ragazzi della prima Comunione e della santa Cresima. E non è detto che, in quella "stanza" multimediale, non creino presto dei veri e propri incontri di catechismo. "Questo pomeriggio alle 17 - dice don Vincenzo Finocchio - i fedeli si potranno collegare per partecipare alla santa messa celebrata nella strutture delle monache; alle 21.30 trasmetterò il rosario dalla mia SAE e domattina alle 9.30 un'altra funzione religiosa dalle monache".
Uno momento di riscatto per i social, quindi. Quegli spauracchi di cui fino a poco tempo fa emergeva solo il lato negativo.
Quando potevamo restare insieme la tecnologia ci isolava nella stessa stanza; oggi crea i legami che altrimenti non potrebbero esserci. Basterebbe solo ricordarsi di questo quando si potrà di nuovo tornare a stare insieme, senza schermi.
Giulia Sancricca
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Dalla basilica che contiene l'urna del patrono della diocesi il pastore della chiesa camerte-settempedana invita tutti i fedeli ad unirsi nella celebrazione comune e a pregare insieme in questo momento così drammatico per la nostra nazione.
f.u.
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