Inizia domani, a Palazzo Claudi a Serrapetrona, il sesto Festival d'estate, a cura del direttore artistico Michele Torresetti e promosso dalla Fondazione Claudi. Tre le serate in programma, a partire da domani 1 agosto per poi proseguire con venerdì 3 e domenica 5. 

Il primo appuntamento, domani sera è con Alice Morzenti al flauto e Irene Veneziano al pianoforte, che eseguiranno “Joueurs de Flûte”, con brani di Bach, Roussel, Godard, Martin e Astor Piazzolla. 

Si prosegue venerdì 3  assieme al duo Massimo Mazzoni (sassofono) e Christian Riganelli (fisarmonica), con musiche legate alle tradizioni ebraiche, al pop e jazz, fino al soul e al tango. 

Infine, domenica, la serata conclusiva con le Cameriste Ambrosiane (Eleonora Matsuno e Katia Calabrese al violino, Claudia Brancaccio e Francesca Turcato alla viola, Ruta Tamutyte e Lucia Molinari al violoncello) che eseguiranno il sestetto per archi op. 36 di J. Brahms e Verklärte Nacht op. 4° di A.Schönberg. 

I concerti inizieranno alle 21.15 e saranno tutti a ingresso libero. Al termine, in giardino, seguirà un brindisi a base di Vernaccia e prodotti locali. Inoltre, in occasione delle tre serate, sarà possibile visitare le mostre attualmente allestite all'interno del Palazzo Claudi. 

La prima è la mostra paleontologica dal titolo “Attrezzi, ornamenti, armi e corazze”, che in un anno ha visto una notevole affluenza di pubblico per l’unicità degli esemplari esposti. 

La seconda è la mostra di libri d’artista CS-Contesti, curata dalla critica d’arte Stefania Severi e nata da un’idea di John David O’Brien, artista di Los Angeles, e Lydia Predominato, artista della Fiber Art. Sono state messe insieme opere di artisti italiani e americani, che declinano in modo diverso il libro d’artista. Si va dal libro a leporello od organetto al libro-oggetto non sfogliabile, dal libro realizzato con tecniche grafiche a quello dipinto, dal libro con immagini elaborate al computer a quello a rotolo. Vari i materiali: carta fatta a mano, metallo, ceramica, lastra radiografica. Tra le opere esposte anche un libro di Sante Monachesi (Macerata 1910 – Roma 1991), che giovanissimo aderì al “Gruppo Umberto Boccioni. Movimento Futurista delle Marche”. 

La terza mostra è biografica e dedicata al fondatore della Fondazione Claudi, Vittorio Claudi, e alla sua famiglia. Si ripercorrono le tappe della sua vita e il contesto, sia marchigiano che romano, in cui è cresciuto. Molto apprezzata è la rassegna fotografica della famiglia, riferita anche a varie località del maceratese dagli anni '20 agli anni '40-'50.

Gaia Gennaretti

(Alice Morzenti)

Alice Morzenti1

(Irene Veneziano)

Irene Veneziano

Ha appena concluso la sua esperienza al Cet, la rinomata scuola del maestro Mogol, il giovane settempedano Riccardo Brandi, 21 anni e studente alla facoltà di giurisprudenza e al conservatorio di Fermo, dove prende lezioni di clarinetto. “Un’esperienza fortissima - dice - quella del Cet”, una scuola che vanta molti docenti di fama e spessore. 

 

Riccardo Brandi, come è nata la possibilità di vivere l’esperienza alla scuola del maestro Mogol?

 

A gennaio scorso ho partecipato ad un bando di concorso dell’associazione di San Severino Help Sos Salute e Famiglia, in collaborazione con la Fondazione Claudi e il Centro culturale Tarkovsky. L’ho vinta e il 28 gennaio sono partito. 

 

riccardo brandi

 

Come si sono svolti i corsi?

 

Io ho frequentato il corso per interpreti di musica leggera, 15 lezioni suddivise in tre fasi. La prima, di conoscenza fra noi allievi e i docenti. Abbiamo cantato dei pezzi del nostro repertorio ed avuto un primo giudizio. Poi i docenti ci hanno affidato dei compiti da svolgere a casa e da preparare per la seconda fase. Questa è durata quattro giorni, abbiamo presentato i due brani che ci avevano assegnato, e poi siamo partiti con i laboratori, sopratutto riguardanti l’interpretazione. Dopo la seconda fase, ci sono stati assegnati altri due brani da studiare e, dopo i laboratori sull’interpretazione, ciascuna di noi allievi ha scelto quello da interpretare durante il saggio finale che c’è stato domenica scorsa. Abbiamo sostenuto anche una prova d’esame che consisteva nell’imparare un pezzo di Mogol in un giorno e registrarlo in studio in circa 40 minuti di tempo. Io avevo “L’Aquila”, di Mogol-Battisti.

  

Che sensazioni hai provato?

 

È stata sicuramente una fortissima esperienza. Fin dall’inizio le docenti ci hanno spronato a far nostro il motto di Mogol e della scuola “disarmati per disarmare”. Ho imparato a liberarmi di tutte le maschere e le costruzioni che solitamente impediscono ad un interprete di trasmettere emozioni. In questo senso, andando avanti, nel cantare sono arrivato anche alle lacrime. 

 

Quindi ti sei emozionato mentre cantavi? 

 

È successo sì. Dal punto di vista emotivo è stata un’esperienza importante, anche perché mi ha permesso di conoscere tante persone. Essere immersi per alcuni giorni nella musica, 24 ore su 24 è stato fantastico. Eravamo ospiti della struttura alberghiera di Mogol e quindi una volta terminate le lezioni (dalle 9 alle 19) ci ritrovavamo insieme per creare musica e cantare insieme intorno ad un pianoforte o una chitarra. È successo anche che il cantante Giovanni Caccamo ci abbia raggiunto e si sia esibito con i suoi brani più belli. 

 

E il ritorno a casa?

 

Traumatico. Si avverte un gran senso di vuoto. Già alla fine delle prime due fasi mi sentivo strano, ma al rientro dall’ultima fase è stato un misto di tanti stati d’animo. 

 

C’è nel tuo futuro il canto?

 

Io coltivo la passione del canto da quando avevo 10 anni. Studiavo musica nella scuola della banda di San Severino già da sei anni e mi fu regalato il famoso ‘Canta Tu’. Ho iniziato così ma non ho mai frequentato corsi di canto, adesso spero di iniziarne uno il prima possibile.
Gaia Gennaretti

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