«Sono entrato in questa scuola con la promessa che l’avrebbero ricostruita. Dopo cinque anni siamo ancora fermi». Sono le parole di Justin Janko, uno degli studenti dell’Itts “Divini” di San Severino che ha preso parte al sit in di fronte alla scuola. Gli studenti chiedono a gran voce che venga sbloccata l’ennesima impasse burocratica che riguarda il cantiere dell’istituto, fermo dallo scorso novembre e smobilitato dalla ditta vincitrice dell’appalto qualche giorno fa.
«Noi studenti abbiamo diritto a un ambiente adatto - continua Janko -. Provo rabbia e delusione, e soprattutto ci chiediamo il perché. È una situazione drammatica, una situazione all’italiana. Vogliamo questa nuova scuola, spero che venga ricostruita per mio fratello, mio cugino e per chi vorrà iscriversi».
A fargli eco è Giada Fiorini, presidente del comitato studentesco. «Non abbiamo spazi adeguati adesso - sottolinea -. Certo, non possiamo lamentarci, poteva andarci peggio, magari con i container, ma la Luzio non è la nostra sede. Sono entrata qui quattro anni fa, ci avevano promesso che la sistemazione alla Luzio era provvisoria e invece siamo ancora lì. Noi ragazzi siamo stanchi».
Dirigente e vicepreside erano assenti perché impegnati con gli esami di maturità, ma in rappresentanza degli insegnanti è intervenuta Paola Fiori, professoressa di scienze motorie e referente del comitato per la ricostruzione: «Avevamo visto i lavori procedere fino a novembre ed eravamo speranzosi - spiega -. Poi gli operai hanno lasciato il cantiere dell’edificio principale e si sono spostati nella palestra. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio prima concludere i lavori del plesso principale ma tutto sommato non ci siamo molto preoccupati, e speravamo che sarebbero poi tornati dall’altra parte. Invece c’è stato lo stop e un movimento sospetto degli operai: hanno iniziato a portare via i materiali. Abbiamo chiesto chiarimenti, abbiamo scritto ai presidenti di regione e provincia e al commissario Guido Castelli che ci ha rassicurato, così come ha fatto con il sindaco, ma siamo comunque preoccupati. Tutta la città ha preso a cuore questa situazione perché abbiamo più di 600 iscritti, il passaggio di studenti è importante per San Severino».
Ha parlato infine anche la presidente del consiglio di istituto, Roberta Ricci: «I ragazzi si sono adattati nella vecchia scuola elementare, dove però gli spazi non sono idonei. Ormai basta, hanno diritto alla scuola. Siamo tutti stanchi delle promesse. La nostra - ha sottolineato - non è una protesta politica, non ci interessa chi finirà le opere, ma che siano concluse. Ne fanno le spese gli studenti e i professori».
Sit in al cantiere del “Divini”: «Siamo stanchi, vogliamo la nostra scuola»
Lunedì, 03 Luglio 2023 14:31 | Letto 983 volte Clicca per ascolare il testo Sit in al cantiere del “Divini”: «Siamo stanchi, vogliamo la nostra scuola» «Sono entrato in questa scuola con la promessa che l’avrebbero ricostruita. Dopo cinque anni siamo ancora fermi». Sono le parole di Justin Janko, uno degli studenti dell’Itts “Divini” di San Severino che ha preso parte al sit in di fronte alla scuola. Gli studenti chiedono a gran voce che venga sbloccata l’ennesima impasse burocratica che riguarda il cantiere dell’istituto, fermo dallo scorso novembre e smobilitato dalla ditta vincitrice dell’appalto qualche giorno fa.«Noi studenti abbiamo diritto a un ambiente adatto - continua Janko -. Provo rabbia e delusione, e soprattutto ci chiediamo il perché. È una situazione drammatica, una situazione all’italiana. Vogliamo questa nuova scuola, spero che venga ricostruita per mio fratello, mio cugino e per chi vorrà iscriversi».A fargli eco è Giada Fiorini, presidente del comitato studentesco. «Non abbiamo spazi adeguati adesso - sottolinea -. Certo, non possiamo lamentarci, poteva andarci peggio, magari con i container, ma la Luzio non è la nostra sede. Sono entrata qui quattro anni fa, ci avevano promesso che la sistemazione alla Luzio era provvisoria e invece siamo ancora lì. Noi ragazzi siamo stanchi». Dirigente e vicepreside erano assenti perché impegnati con gli esami di maturità, ma in rappresentanza degli insegnanti è intervenuta Paola Fiori, professoressa di scienze motorie e referente del comitato per la ricostruzione: «Avevamo visto i lavori procedere fino a novembre ed eravamo speranzosi - spiega -. Poi gli operai hanno lasciato il cantiere dell’edificio principale e si sono spostati nella palestra. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio prima concludere i lavori del plesso principale ma tutto sommato non ci siamo molto preoccupati, e speravamo che sarebbero poi tornati dall’altra parte. Invece c’è stato lo stop e un movimento sospetto degli operai: hanno iniziato a portare via i materiali. Abbiamo chiesto chiarimenti, abbiamo scritto ai presidenti di regione e provincia e al commissario Guido Castelli che ci ha rassicurato, così come ha fatto con il sindaco, ma siamo comunque preoccupati. Tutta la città ha preso a cuore questa situazione perché abbiamo più di 600 iscritti, il passaggio di studenti è importante per San Severino».Ha parlato infine anche la presidente del consiglio di istituto, Roberta Ricci: «I ragazzi si sono adattati nella vecchia scuola elementare, dove però gli spazi non sono idonei. Ormai basta, hanno diritto alla scuola. Siamo tutti stanchi delle promesse. La nostra - ha sottolineato - non è una protesta politica, non ci interessa chi finirà le opere, ma che siano concluse. Ne fanno le spese gli studenti e i professori».
«Sono entrato in questa scuola con la promessa che l’avrebbero ricostruita. Dopo cinque anni siamo ancora fermi». Sono le parole di Justin Janko, uno degli studenti dell’Itts “Divini” di San Severino che ha preso parte al sit in di fronte alla scuola. Gli studenti chiedono a gran voce che venga sbloccata l’ennesima impasse burocratica che riguarda il cantiere dell’istituto, fermo dallo scorso novembre e smobilitato dalla ditta vincitrice dell’appalto qualche giorno fa.
«Noi studenti abbiamo diritto a un ambiente adatto - continua Janko -. Provo rabbia e delusione, e soprattutto ci chiediamo il perché. È una situazione drammatica, una situazione all’italiana. Vogliamo questa nuova scuola, spero che venga ricostruita per mio fratello, mio cugino e per chi vorrà iscriversi».
A fargli eco è Giada Fiorini, presidente del comitato studentesco. «Non abbiamo spazi adeguati adesso - sottolinea -. Certo, non possiamo lamentarci, poteva andarci peggio, magari con i container, ma la Luzio non è la nostra sede. Sono entrata qui quattro anni fa, ci avevano promesso che la sistemazione alla Luzio era provvisoria e invece siamo ancora lì. Noi ragazzi siamo stanchi».
Dirigente e vicepreside erano assenti perché impegnati con gli esami di maturità, ma in rappresentanza degli insegnanti è intervenuta Paola Fiori, professoressa di scienze motorie e referente del comitato per la ricostruzione: «Avevamo visto i lavori procedere fino a novembre ed eravamo speranzosi - spiega -. Poi gli operai hanno lasciato il cantiere dell’edificio principale e si sono spostati nella palestra. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio prima concludere i lavori del plesso principale ma tutto sommato non ci siamo molto preoccupati, e speravamo che sarebbero poi tornati dall’altra parte. Invece c’è stato lo stop e un movimento sospetto degli operai: hanno iniziato a portare via i materiali. Abbiamo chiesto chiarimenti, abbiamo scritto ai presidenti di regione e provincia e al commissario Guido Castelli che ci ha rassicurato, così come ha fatto con il sindaco, ma siamo comunque preoccupati. Tutta la città ha preso a cuore questa situazione perché abbiamo più di 600 iscritti, il passaggio di studenti è importante per San Severino».
Ha parlato infine anche la presidente del consiglio di istituto, Roberta Ricci: «I ragazzi si sono adattati nella vecchia scuola elementare, dove però gli spazi non sono idonei. Ormai basta, hanno diritto alla scuola. Siamo tutti stanchi delle promesse. La nostra - ha sottolineato - non è una protesta politica, non ci interessa chi finirà le opere, ma che siano concluse. Ne fanno le spese gli studenti e i professori».
«Noi studenti abbiamo diritto a un ambiente adatto - continua Janko -. Provo rabbia e delusione, e soprattutto ci chiediamo il perché. È una situazione drammatica, una situazione all’italiana. Vogliamo questa nuova scuola, spero che venga ricostruita per mio fratello, mio cugino e per chi vorrà iscriversi».
A fargli eco è Giada Fiorini, presidente del comitato studentesco. «Non abbiamo spazi adeguati adesso - sottolinea -. Certo, non possiamo lamentarci, poteva andarci peggio, magari con i container, ma la Luzio non è la nostra sede. Sono entrata qui quattro anni fa, ci avevano promesso che la sistemazione alla Luzio era provvisoria e invece siamo ancora lì. Noi ragazzi siamo stanchi».
Dirigente e vicepreside erano assenti perché impegnati con gli esami di maturità, ma in rappresentanza degli insegnanti è intervenuta Paola Fiori, professoressa di scienze motorie e referente del comitato per la ricostruzione: «Avevamo visto i lavori procedere fino a novembre ed eravamo speranzosi - spiega -. Poi gli operai hanno lasciato il cantiere dell’edificio principale e si sono spostati nella palestra. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio prima concludere i lavori del plesso principale ma tutto sommato non ci siamo molto preoccupati, e speravamo che sarebbero poi tornati dall’altra parte. Invece c’è stato lo stop e un movimento sospetto degli operai: hanno iniziato a portare via i materiali. Abbiamo chiesto chiarimenti, abbiamo scritto ai presidenti di regione e provincia e al commissario Guido Castelli che ci ha rassicurato, così come ha fatto con il sindaco, ma siamo comunque preoccupati. Tutta la città ha preso a cuore questa situazione perché abbiamo più di 600 iscritti, il passaggio di studenti è importante per San Severino».
Ha parlato infine anche la presidente del consiglio di istituto, Roberta Ricci: «I ragazzi si sono adattati nella vecchia scuola elementare, dove però gli spazi non sono idonei. Ormai basta, hanno diritto alla scuola. Siamo tutti stanchi delle promesse. La nostra - ha sottolineato - non è una protesta politica, non ci interessa chi finirà le opere, ma che siano concluse. Ne fanno le spese gli studenti e i professori».
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