Terremoto, la sequenza dell'Italia centrale un anno dopo

Venerdì, 03 Novembre 2017 10:47 | Letto 1467 volte   Clicca per ascolare il testo Terremoto, la sequenza dell'Italia centrale un anno dopo A 14 mesi dal terremoto del 24 Agosto dello scorso anno, di magnitudo M 6.0, che alle ore 1.36 (ora di Greenwich) ha colpito le province di Rieti e Ascoli Piceno, la sequenza sismica in Italia centrale ha superato i 70.000 eventi con magnitudo superiore a 1, interessando un’area estremamente vasta, compresa tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Nove gli eventi con magnitudo superiore a 5, di cui due aventi magnitudo superiore a 6. L’andamento della sequenza nel tempo può essere riassunto con un grafico che rappresenta il numero giornaliero di terremoti in funzione del tempo, espresso come numero di giorni a partire dal 24 Agosto 2016 (fonte: Bollettino INGV, http://cnt.rm.ingv.it). Il numero giornaliero di eventi con magnitudo superiore ad 1, in seguito ai terremoti del 24 Agosto e del 26 ottobre, ha superato anche le 500 unità. Solo a partire dal mese di Aprile il numero si è ridotto sotto la soglia dei 100 e, da circa due mesi, si verificano ogni giorno circa 45 eventi. La mappa ci mostra la distribuzione degli eventi sismici nello spazio. Sono in evidenza gli eventi con magnitudo compresa tra 4.5 e 5.5 (stelle arancioni) e con magnitudo superiore a 5.5 (stelle gialle), con epicentro nei pressi di Accumoli (sud), Norcia (centro) e Visso (nord). Il terremoto più forte della sequenza si è verificato il 30 Ottobre 2016 (magnitudo M = 6.5), con epicentro Norcia, inferiore per magnitudo solo al terremoto dell’Irpinia (M = 6.9), se si considerano gli ultimi 45 anni di storia sismica Italiana.       Colpisce la vastità dell’area danneggiata, che si estende per circa 75 km, da Campotosto a Camerino. 138 sono i comuni del cosiddetto “cratere” con la Regione Marche che detiene il triste primato dei comuni a forte danneggiamento, che rappresentano circa il 60% del totale. La sequenza di Colfiorito del 1997-1998 aveva avuto una durata di circa 6 mesi (Settembre 1997 – Marzo 1998), con un’area interessata di circa 30 x 15 km, pari alla metà della sequenza attuale. Il bollettino sismico dell’INGV riporta circa 4200 eventi per quel periodo (va tenuto conto però che la rete sismica nazionale non aveva una configurazione tale da localizzare eventi con magnitudo inferiore a 2). Nove erano stati gli eventi di magnitudo superiore a 5, con una massima magnitudo di 6.0. Lo scuotimento del terreno associato agli eventi del 2016 è stato di gran lunga più forte rispetto a venti anni fa. In figura le registrazioni accelerometriche (accelerazione del terreno in funzione del tempo) di 3 eventi alla stazione di Matelica, di proprietà del Dipartimento della Protezione Civile: a) 26 settembre 1997 alle 9:40:24, M = 6; b) 26 Ottobre 2016 alle 19:18:06, M = 5.9; c) 30 Ottobre 2016 alle 06:40:18, M = 6.5 (sempre considerando l’ora di Greenwich). Gli strumenti che registrano l’accelerazione del terreno hanno 3 componenti, due orizzontali e una verticale, è stata scelta la Nord-Sud, in quanto più rappresentativa.     La distanza (dall’epicentro del terremoto) della stazione di Matelica era di 27 km nel 1997, 39 km il 26 ottobre e 47 km il 30 Ottobre. Lo scuotimento più forte nel caso di Matelica, ma si può considerarlo rappresentativo anche per Camerino, è stato osservato il 26 Ottobre, quando il valore del picco di accelerazione (circa 250 cm/s2) ha raggiunto un valore doppio di quello dell’evento principale della sequenza del 1997 (circa 100 cm/s2). Ma perché l’area in cui viviamo è così frequentemente colpita dai terremoti? La teoria della tettonica a placche ci insegna che la crosta terrestre è frammentata in grandi placche in movimento relativo tra loro. In particolare l’Italia si trova proprio dove la placca Africana e la placca Eurasiatica convergono e questo ha portato nel tempo (geologico) alla formazione della catena Alpina e Appenninica. In tempi geologici relativamente recenti (circa 4 milioni di anni fa), la catena Appenninica è interessata da fenomeni di distensione della crosta terrestre, come mostrato in figura. La frattura che separa due bocchi, ribassando quello posto al di sopra della frattura, nel gergo geologico si chiama “faglia diretta” o “faglia normale”. La grande maggioranza dei terremoti in Italia centrale è causata da faglie di questo tipo. La natura distensiva delle faglie dirette può causare l’apertura di bacini intramontani, come ad esempio quelli di Gubbio, Colfiorito, Castelluccio o Norcia, i cui nomi evocano terremoti a noi ben noti.     Si possono prevedere i terremoti? I terremoti, allo stato delle attuali conoscenze, non si possono prevedere, se per previsione si intende indicare la data e il luogo esatto in cui avverrà un terremoto. Si può però stimare, in termini probabilistici, il superamento di un parametro di scuotimento del terreno in un intervallo temporale. E’ pratica comune rappresentare lo scuotimento in termini di accelerazione massima attesa in un dato intervallo di tempo (475 anni, che è l’intervallo fondamentale preso in considerazione dagli ingegneri). La rappresentazione nello spazio di tale concetto è la mappa di pericolosità sismica, che è la base delle attuali norme tecniche per le costruzioni. Per Camerino il valore atteso di accelerazione è nell’intervallo 0.2 g – 0.225 g (equivalente a 196.2 – 220.7 cm/s2), che è un valore medio alto per il territorio nazionale (per Novara si ha 0.025 g – 0.05 g, mentre per Reggio Calabria si ha 0.25 g – 0.275 g). Gli edifici moderni vengono progettati secondo tali norme, che rappresentano l’essenza delle conoscenze sismologiche e ingegneristiche più avanzate e hanno come obiettivo principale quello di garantire la sicurezza degli occupanti degli edifici sotto un qualsiasi livello di azione sismica (anche se non necessariamente quello di impedirne il danneggiamento delle parti non strutturali). Vivere ai confini tra placche litosferiche può non rappresentare un grosso problema, se si è adeguatamente preparati, e lo dimostrano paesi come il Giappone e il Cile, per cui un sisma di magnitudo 6 avviene almeno una volta all’anno, senza causare troppi danni e disagi alla popolazione. L’auspicio è che la ricostruzione post-sisma sia tale da permettere a Camerino di diventare il simbolo di un’attenta pianificazione territoriale e urbanistica, per convivere serenamente con i futuri eventi sismici.   Lucia Luzi Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Milano

A 14 mesi dal terremoto del 24 Agosto dello scorso anno, di magnitudo M 6.0, che alle ore 1.36 (ora di Greenwich) ha colpito le province di Rieti e Ascoli Piceno, la sequenza sismica in Italia centrale ha superato i 70.000 eventi con magnitudo superiore a 1, interessando un’area estremamente vasta, compresa tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Nove gli eventi con magnitudo superiore a 5, di cui due aventi magnitudo superiore a 6.

L’andamento della sequenza nel tempo può essere riassunto con un grafico che rappresenta il numero giornaliero di terremoti in funzione del tempo, espresso come numero di giorni a partire dal 24 Agosto 2016 (fonte: Bollettino INGV, http://cnt.rm.ingv.it). Il numero giornaliero di eventi con magnitudo superiore ad 1, in seguito ai terremoti del 24 Agosto e del 26 ottobre, ha superato anche le 500 unità. Solo a partire dal mese di Aprile il numero si è ridotto sotto la soglia dei 100 e, da circa due mesi, si verificano ogni giorno circa 45 eventi. La mappa ci mostra la distribuzione degli eventi sismici nello spazio. Sono in evidenza gli eventi con magnitudo compresa tra 4.5 e 5.5 (stelle arancioni) e con magnitudo superiore a 5.5 (stelle gialle), con epicentro nei pressi di Accumoli (sud), Norcia (centro) e Visso (nord). Il terremoto più forte della sequenza si è verificato il 30 Ottobre 2016 (magnitudo M = 6.5), con epicentro Norcia, inferiore per magnitudo solo al terremoto dell’Irpinia (M = 6.9), se si considerano gli ultimi 45 anni di storia sismica Italiana.  

 

grafico

 

Colpisce la vastità dell’area danneggiata, che si estende per circa 75 km, da Campotosto a Camerino. 138 sono i comuni del cosiddetto “cratere” con la Regione Marche che detiene il triste primato dei comuni a forte danneggiamento, che rappresentano circa il 60% del totale.

La sequenza di Colfiorito del 1997-1998 aveva avuto una durata di circa 6 mesi (Settembre 1997 – Marzo 1998), con un’area interessata di circa 30 x 15 km, pari alla metà della sequenza attuale.

Il bollettino sismico dell’INGV riporta circa 4200 eventi per quel periodo (va tenuto conto però che la rete sismica nazionale non aveva una configurazione tale da localizzare eventi con magnitudo inferiore a 2). Nove erano stati gli eventi di magnitudo superiore a 5, con una massima magnitudo di 6.0.

Lo scuotimento del terreno associato agli eventi del 2016 è stato di gran lunga più forte rispetto a venti anni fa. In figura le registrazioni accelerometriche (accelerazione del terreno in funzione del tempo) di 3 eventi alla stazione di Matelica, di proprietà del Dipartimento della Protezione Civile: a) 26 settembre 1997 alle 9:40:24, M = 6; b) 26 Ottobre 2016 alle 19:18:06, M = 5.9; c) 30 Ottobre 2016 alle 06:40:18, M = 6.5 (sempre considerando l’ora di Greenwich). Gli strumenti che registrano l’accelerazione del terreno hanno 3 componenti, due orizzontali e una verticale, è stata scelta la Nord-Sud, in quanto più rappresentativa.

 

sequenza terremoti

 

La distanza (dall’epicentro del terremoto) della stazione di Matelica era di 27 km nel 1997, 39 km il 26 ottobre e 47 km il 30 Ottobre. Lo scuotimento più forte nel caso di Matelica, ma si può considerarlo rappresentativo anche per Camerino, è stato osservato il 26 Ottobre, quando il valore del picco di accelerazione (circa 250 cm/s2) ha raggiunto un valore doppio di quello dell’evento principale della sequenza del 1997 (circa 100 cm/s2).

Ma perché l’area in cui viviamo è così frequentemente colpita dai terremoti?

La teoria della tettonica a placche ci insegna che la crosta terrestre è frammentata in grandi placche in movimento relativo tra loro. In particolare l’Italia si trova proprio dove la placca Africana e la placca Eurasiatica convergono e questo ha portato nel tempo (geologico) alla formazione della catena Alpina e Appenninica. In tempi geologici relativamente recenti (circa 4 milioni di anni fa), la catena Appenninica è interessata da fenomeni di distensione della crosta terrestre, come mostrato in figura. La frattura che separa due bocchi, ribassando quello posto al di sopra della frattura, nel gergo geologico si chiama “faglia diretta” o “faglia normale”. La grande maggioranza dei terremoti in Italia centrale è causata da faglie di questo tipo.

La natura distensiva delle faglie dirette può causare l’apertura di bacini intramontani, come ad esempio quelli di Gubbio, Colfiorito, Castelluccio o Norcia, i cui nomi evocano terremoti a noi ben noti.  

faglia

 

Si possono prevedere i terremoti? I terremoti, allo stato delle attuali conoscenze, non si possono prevedere, se per previsione si intende indicare la data e il luogo esatto in cui avverrà un terremoto. Si può però stimare, in termini probabilistici, il superamento di un parametro di scuotimento del terreno in un intervallo temporale. E’ pratica comune rappresentare lo scuotimento in termini di accelerazione massima attesa in un dato intervallo di tempo (475 anni, che è l’intervallo fondamentale preso in considerazione dagli ingegneri). La rappresentazione nello spazio di tale concetto è la mappa di pericolosità sismica, che è la base delle attuali norme tecniche per le costruzioni. Per Camerino il valore atteso di accelerazione è nell’intervallo 0.2 g – 0.225 g (equivalente a 196.2 – 220.7 cm/s2), che è un valore medio alto per il territorio nazionale (per Novara si ha 0.025 g – 0.05 g, mentre per Reggio Calabria si ha 0.25 g – 0.275 g). Gli edifici moderni vengono progettati secondo tali norme, che rappresentano l’essenza delle conoscenze sismologiche e ingegneristiche più avanzate e hanno come obiettivo principale quello di garantire la sicurezza degli occupanti degli edifici sotto un qualsiasi livello di azione sismica (anche se non necessariamente quello di impedirne il danneggiamento delle parti non strutturali).

Vivere ai confini tra placche litosferiche può non rappresentare un grosso problema, se si è adeguatamente preparati, e lo dimostrano paesi come il Giappone e il Cile, per cui un sisma di magnitudo 6 avviene almeno una volta all’anno, senza causare troppi danni e disagi alla popolazione. L’auspicio è che la ricostruzione post-sisma sia tale da permettere a Camerino di diventare il simbolo di un’attenta pianificazione territoriale e urbanistica, per convivere serenamente con i futuri eventi sismici.

 

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