Nel periodo della seconda guerra mondiale L’Appennino Camerte ha fermato le sue uscite dall’11 settembre 1943 (data dell’ultimo numero) al 9 dicembre 1944 (quando è tornato nelle case degli abbonati e nelle edicole). Uno stop comprensibile che non è comunque riuscito a nascondere quanto era avvenuto nel territorio circostante in quei mesi senza stampa. 
Ne è l'esempio l’eccidio di Montalto, avvenuto il 22 marzo 1944 (oggi ne ricorre l'anniversario) nell’omonima località di Cessapalombo.
Un fatto che i nostri paesi conoscono bene e che ogni anno ricordano grazie all’impegno dei Comuni coinvolti e dell’Anpi.

Nel periodo della tragedia, che segnò la tragica fine di 32 giovani, non fu possibile per L’Appennino Camerte raccontare la vicenda, ritrovata però tra le pagine dell’edizione del settimanale pubblicata in quattro “puntate” a partire dal 10 marzo 1945, esattamente nel periodico di 76 anni fa.

Non appena il settimanale riprese la stampa, infatti, nel secondo numero partì un appuntamento dal titolo “Documentari de la tedesca rabbia” in cui, in ogni uscita, venivano raccontati i fatti accaduti nel territorio, durante il periodo silente.

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“Sotto questo titolo - si legge nella prima uscita della rubrica - presenteremo ai lettori, nella certezza di far cosa gradita, la relazione dei fatti più notevoli svoltisi negli ultimi mesi prima della liberazione. Gli avvenimenti saranno ricostruiti su fonti autorevoli e con spassionato criterio di oggettività”.

Interessante la premessa e come “il cronista” che firmerà ogni articolo sotto questo appellativo, senza mai rendere noto il suo nome, abbia voluto precisare il criterio di oggettività. Quasi una conferma di quanto fosse difficile all’epoca fare giornalismo e raccontare fatti. Ecco, quindi, la scelta di “nascondersi” dietro ad una qualifica, quella del cronista, che non ci permetterà mai di scoprire a chi appartenesse la penna che ha raccontato quelle tragedie. I racconti cominciano con l’eccidio di Morro, per passare al versante camerinese dei Sibillini, Macereto, Capriglia, fino al “tramonto di sangue del 24 giugno a Letegge, Pozzuolo e Capolapiaggia”. Solo nei numeri successivi si parla di Montalto e questo dimostra che nella linea stabilita per l’uscita dei fatti non è stato scelto il criterio temporale, bensì geografico.

“Dei fatti che prendiamo ora a raccontare - scrive il cronista - hanno dato resoconti, più o meno discordi ed esatti, periodici marchigiani ed un settimanale romano. Ci limiteremo - precisa - a un conguaglio sommario di quanto è già stato pubblicato, dando particolare rilievo a quanto informazioni dirette ci hanno precisato”.

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I nomi dei massacrati a Montalto

Una premessa che ci permette di percepire come il tempo sia trascorso tra le pagine di questo settimanale ed anche nella nostra memoria. Perchè se oggi, per noi, l’eccidio di Montalto è storia ed i fatti che lo caratterizzano sono arrivati fin qui tramite il passaggio di eredità tra più generazioni, il cronista di quell’Appennino Camerte potè trattare quella tragedia come noi oggi raccontiamo i fatti quotidiani di cronaca; erano contemporanei come per noi i racconti del sisma e della pandemia. Due guerre diverse rispetto a quella del 1944, ma che ci ricordano come potrebbero restare nella storia. E’ possibile che tra cento anni, qualche giornalista, riprenda le pagine di questo longevo settimanale per scoprire come i suoi predecessori hanno raccontato questi difficili momenti.

Tornando all’eccidio di Montalto, gli dedicarono più puntate 76 anni fa, noi continueremo a fare altrettanto nelle edizioni in uscita in questo periodo.

GS
"Babbo voleva tornare a Castello". Queste le prime parole del figlio Giovanni Lattanzi che per ricordare Giulio, dopo la sua morte avvenuta sabato 23 gennaio a Roma presso l’ospedale Sandro Pertini a seguito di una malattia, ha voluto portarlo a Castelsantangelo sul Nera, per un ultimo saluto. 
Un saluto in forma laica presso la sala “Amici del Trentino” con parole di ricordo pronunciate dalle istituzioni e da chi gli voleva bene e che ha potuto essere presente. Da un lato il feretro e dall'altra parte le immagini di Giulio, sorridente, insieme alla famiglia o sulle montagne che amava. Un sottofondo musicale accompagna quei volti, con le canzoni che piacevano a lui e sua moglie Angela, nata in questo paese, motivo fondante per Giulio per considerare Castello e le montagne dei Sibillini “casa”. 

Tutti i presenti hanno ricordato il rapporto forte del carrarese (Giulio era toscano di origini) con il nostro territorio, per cui si è battuto scrivendo e conducendo confronti politici anche aspri. 

"Desiderava essere ricordato come Sindacalista e Mazziniano" ha detto il figlio che ha parlato a nome della famiglia, citando anche le 2 bandiere presenti: quella del Movimento Federalista Europeo (Giulio era un europeista convinto) e l'altra dell'associazione Mazziniana di Camerino. 

"Il pensiero, l’operosità nella vita sociale, civile e familiare. Le parole di Mazzini babbo le portava avanti tutti i giorni". Quell’operosità che lo ha portato da sindacalista UIL in giro per l’Italia e a condurre iniziative sociali e civili.
Dopo il figlio si sono alternati i ricordi di chi ha conosciuto Giulio, in una sala in cui gli abitanti dell’Altonera non sono voluti mancare. Inizia il Rettore Unicam Claudio Pettinari, che definisce Giulio un “combattente” e ricorda come non si sia mai arreso alla situazione di stallo del periodo post terremoto. Dai temi dei diritti alla salute, a quelli del ritorno dei giornali, Lattanzi è stato “Un incredibile esempio per i giovani che continueranno a vivere in questo territorio”. 

Di “Esempio di coerenza e convinzione. Un compagno di viaggio importante.” parla Graziano Fioretti, ex segretario della UIL Marche, che saluta Giulio anche a nome dell’associazione mazziniana.
Poi il ricordo di un giovane amico che dice che la sua casa era aperta a chiunque per condividere una idea o un pasto. 
Francesco Rocchetti dell’Anpi ricorda il Giulio scrittore e dell’attesa di tanta gente di leggere il suo pensiero, le sue “lettere”, citando la canzone di De Gregori “La storia siamo noi”, sulle pagine de “L’Appennino Camerte” dove Lattanzi ha scritto per anni.

“Ho perso una persona che stimavo, un amico. Stimate sempre una persona che vi dice quando sbagliate.” Così Mauro Falcucci, Sindaco di Castelsantangelo sul Nera, ricorda il protagonista di un territorio, sempre pronto alla critica costruttiva, un uomo che ha amato e difeso questa terra.  

Poi c’è stato anche il ricordo di chi scrive. Ho parlato di Giulio come di una persona dal pensiero moderno, dai grandi valori civili da cui, da cittadini, dovremo prendere esempio. 
Fernando Pallocchini direttore de “La Rucola”, altro giornale con cui collaborava, ha citato la sua capacità di critica e analisi e ricordato l’uscita imminente del suo ultimo articolo.

Sono stati centinaia e da tutta Italia i messaggi di cordoglio giunti alla famiglia in questi giorni, alcuni anche in video come quello dell’ex Segretario Generale della UIL, Giorgio Benvenuto. “E’ stato un grande sindacalista. Avete avuto un padre di cui andare orgogliosi.” 

Il Direttore de Il Parco Nazionale della Pace di Sant'Anna di Stazzema, dice nel video “Chi combatte non perde mai”.

Grande commozione alla fine anche da parte della amata nipote Marta Cristianini, che ha ringraziato i presenti e ha parlato anche a nome di sua mamma Laura e di sua sorella Sara. “Tutti avete detto cose bellissime e vere. Anche solo l'aver ascoltato nonno per una volta, si riusciva a capire come immaginava il futuro per questo Paese. Per nonno la verità era importante.”

Giulio dopo la cremazione riposerà in un’urna nel cimitero di Castello vicino a sua moglie Angela. Poi nel tempo i suoi ideali e il suo pensiero verranno raccontati in un libro, quello che avrebbe dovuto scrivere con suo figlio Giovanni, testimone ed erede di future battaglie di cui il territorio ha estremo bisogno.

Barbara Olmai

Altri approfondimenti sul prossimo numero de “L’Appennino Camerte”
Non sono passate inosservate, ad alcuni cittadini, le dichiarazioni che il senatore Giuliano Pazzaglini ha diffuso sul suo profilo social in riferimento al 25 aprile e alle celebrazioni partigiane
Incredibile - ha scritto Pazzaglini - Pur di perpetrare la loro politica partigiana e di sinistra, consentono non solo lo svolgimento della celebrazione, ma anche la partecipazione delle associazioni alla stessa".
Come noto, dopo lo scontro fra l'Anpi (l'Associazione nazionale partigiani italiani) e il governo in merito alla circolare del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro che, a motivo di evitare assembramenti data la situazione d’emergenza sanitaria, avrebbe di fatto impedito ai rappresentanti dell’Anpi di essere presenti alle celebrazioni, Palazzo Chigi ha chiarito che la circolare inviata dalla Presidenza del Consiglio "non esclude in alcun modo l'Anpi dalle celebrazioni del 25 aprile. E’ stato dunque spiegato che la circolare è indirizzata alle sole autorità pubbliche e, in ragione dei provvedimenti restrittivi legati al Covid-19, intende semplicemente limitare la partecipazione delle autorità ed escludere assembramenti". Le associazioni partigiane e combattentistiche potranno quindi partecipare alle celebrazioni per il 75esmimo anniversario della Liberazione, in forme compatibili con l'attuale situazione di emergenza e indicazioni verranno date in tal senso ai prefetti, “con la consapevolezza- chiude la nota di Palazzo Chigi - del valore che questo anniversario ricopre per l'Italia e dell'importanza di difendere la memoria democratica del Paese".
"Da sindaco - dichiara il senatore leghista - una delle prime cose che ho fatto è stato escludere l'Anpi dall'organizzazione di ogni evento/celebrazione. Raramente sono stato così convinto da una decisione.
Sicuramente anche in considerazione di chi fa parte di tale associazione a livello locale, ma in generale perché le feste nazionali sono di tutti. Non di una parte, non di quella parte. Ora invece, di nuovo, il Governo getta la maschera e si mostra per quello che è.
Per loro era normale imporre il proprio pensiero, etichettano gli altri ed escludendoli da diritti che dovrebbero essere di tutti se non si dichiarano antifascisti (ricordo Parma ma anche decine di comuni che per farti fare una manifestazione chiedono analoga dichiarazione).
Per loro - continua Pazzaglini - è normale che non si possa dire addio ad un genitore in punto di morte ma si possa fare propaganda politica durante un periodo di emergenza nazionale”.
Parole  che non sono andate giù all’ottantaduenne Giulio Lattanzi di Castelsantangelo sul Nera, il quale le definisce un "vergognoso attacco a partigiani e antifascismo".  
“Il senatore leghista Giuliano Pazzaglini - scrive Lattanzi - declama come suo grande merito da sindaco di Visso l’aver escluso l’ANPI dall’organizzazione di ogni evento e celebrazione. Ai tempi ero Presidente ANPI per la sezione dell’Altonera - dichiara - e non condivisi l’assurda posizione. Oggi dico al senatore Pazzaglini che non può permettersi di attaccare il riconoscimento dell’ANPI come strumento della memoria e della libertà. Si deve ricordare che può sedere nello scranno di Senatore perché la democrazia glielo permette grazie alle lotte per la libertà dei Partigiani, di tutti gli antifascisti, che il 25 aprile ricordano il sacrificio di molti per la cacciata della dittatura fascista e la vittoria della democrazia. Definendo come di una sola parte politica il movimento antifascista - caratterizzato da un larghissimo fronte popolare in cui trovarono spazio tutte le sensibilità dell’Italia occupata- conclude Lattanzi- Pazzaglini denuncia di appartenere all’unica parte politica non inclusa: quella fascista".

C.C.

Ha riunito a Camerino autorità, cittadini, famiglie intere e tanti ragazzi, la Festa della Liberazione celebrata in viale Oberdan e al Monumento ai caduti di viale Giacomo Leopardi. Valori che andrebbero celebrati ogni giorno, sono risuonati in tutti gli interventi, a partire dalle parole introduttive della vicepresidente ANPI Rosella Paggio, nel sottolineare il significato di una festa che mai deve dividere anzi riunire tutti sotto la bandiera di una libertà conquistata a prezzo del sacrificio e del sangue. A 74 anni dalla nascita della Costituzione, la memoria è un dovere, per ribadire i principi della democrazie e della libertà; lo ha ricordato anche Mario Mosciatti, presidente della locale sezione ANPI, da sempre impegnata nel perpetuare i valori del 25 aprile 1945, e trasmetterli nella loro attualità alle nuove generazioni.

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 Alla cerimonia, conclusasi con la deposizione della corona, hanno preso parte numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine, Carabinieri, Finanza, Polizia. I vari momenti della manifestazione sono stati sottolineati dalle note della banda musicale di Camerino, diretta dal M° Vincenzo Correnti, presenti labari e gonfaloni dell’Anpi, dei Carabinieri in Congedo e dell’associazione Nazionale Combattenti e Reduci.

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In rappresentanza del Comune, l’assessore al bilancio Roberto Mancinelli, ha inteso evidenziare l’attualità di una ricorrenza che è festa di tutti, festa di resistenza, di libertà e democrazia, da ricordare sempre, per continuare a difendere i valori della nostra Costituzione. Nella lotta di liberazione, Camerino ha pagato un altissimo numero di vittime.

Toccante l’orazione del dottor Enrico Verdolini, incentrata sulla figura di Lelio Basso, padre dell’articolo 3 della Costituzione, per le sue idee antifasciste, confinato nel campo di concentramento dell'Altopiano di Colfiorito.MNT 0483 1

 Frasi tratte dal discorso di Piero Calamandrei tenuto all'Università di Milano nel 1955, sono state riportate anche dai ragazzi dell’Istituto Betti- Boccati, che hanno partecipato alla cerimonia con i loro insegnanti. Ai loro pensieri, i ragazzi delle scuole medie di Camerino hanno aggiunto anche la lettura di brani di autori vari. Emozionante il momento dedicato alle lettere scritte da Achille Barilatti, partigiano e martire della Resistenza e quelle indirizzate ai loro familiari da altri partigiani e militari antifascisti condannati a morteLa Costituzione, “non è una carta morta- scriveva Calamandrei - è un testamento, un testamento di centomila morti”, perché si muova, è necessario metterci dentro ogni giorno l’impegno, lo spirito e la volontà di mantenere le promesse che sono state fatte.

C.C.

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Sotto, l'intervento della vice presidente ANPI Camerino, Rosella Paggio

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