Sborgia, Piermattei e Saltamartini: fronte comune sulla sanità

Martedì, 22 Ottobre 2019 11:41 | Letto 1015 volte   Clicca per ascolare il testo Sborgia, Piermattei e Saltamartini: fronte comune sulla sanità “Crediamo che facendo fronte comune possiamo ottenere maggiori risultati”. La pensa così il vicepresidente del comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino, Marco Massei, e i tre amministratori locali presenti ieri sera ad una riunione organizzata dal comitato: Sandro Sborgia, sindaco di Camerino, Rosa Piermattei, sindaco di San Severino e Filippo Saltamartini, vicesindaco di Treia. Presenti anche diversi membri dell’amministrazione settempedana e tutti i gruppi di minoranza nonché l’assessore di Camerino Sfascia.  Il punto sarebbe l’inconsistenza del piano sanitario regionale al vaglio della commissione sanità e che presto approderà in consiglio regionale per l’approvazione definitiva. inoltre, i primi cittadini hanno lamentato il progressivo depauperamento delle rispettive strutture ospedaliere, mascherato dall’enfatizzazione degli investimenti o di quel poco che viene concesso. “Avere la presenza di questi sindaci - ha detto Massei in apertura - ci fa capire che forse credere che tutti insieme possiamo fare di più sia la strada giusta e possiamo quindi gettare un seme, due o tre punti comuni da portare nelle sedi opportune. Poi vorremmo organizzare un’assemblea più estesa per informare i cittadini sul futuro della nostra sanità”. Massei ha poi velocemente analizzato la bozza del piano sanitario che ha definito “una scatola vuota con errori enormi di metodo. Ad esempio la legge prevede che i sindaci, le associazioni e i comitati vadano ascoltati ma ciò non è accaduto. E nel merito, è solo aria fritta, addirittura si demanda alla giunta regionale man mano. È assurdo”. Quella di ieri è stata la prima riunione a cui dei primi cittadini hanno preso, segno forse che, benché si voglia far apparire altro, le scelte in materia di sanità che vengono portate avanti non stanno andando nella direzione più adeguata e necessaria al territorio.  “Prima del mio insediamento - ha raccontato Piermattei - erano già stati tolti servizi importanti come il punto nascite. Siamo a conoscenza delle problematiche e delle potenzialità delle nostre strutture ma fin ora non è valso a nulla”.  Quello di Camerino è un ospedale definito Dea di I livello, dipartimento di emergenza e accettazione, una struttura che dovrebbe assicurare funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza ma il nuovo sindaco Sborgia, appena eletto, si è trovato subito a fronteggiare una problematica: “Mi è subito arrivata una comunicazione con la quale mi si diceva che dall’1 luglio il reparto di cardiologia non avrebbe garantito il servizio h24 ma solo per 12 ore al giorno. Questo perché il reparto ha una situazione di grave deficit organico e quello era l’unico modo per permettere ai medici di andare in ferie”. Un punto fermo, secondo Sborgia, è che la politica dovrebbe garantire a tutti i cittadini, che siano sulla costa o in zona montana, lo stesso livello di prestazioni sanitarie, adattando le norme alle realtà territoriali: “Ti dicono che aggiungo macchinari, implementano servizi e quant’altro ma poi ti accorgi che manca sempre qualcosa, un pezzo alla volta viene tolto. Questo incontro è già un buon punto di partenza, è ora di iniziare a parlare di questi problemi, senza protestare in maniera scomposta ma bisogna che tutti conoscano il sistema”. Da parte sua il vicesindaco Saltamartini ha illustrato la situazione dell’Area Vasta 2 di cui Cingoli fa parte annunciando le prossime iniziative che i sindaci metteranno in campo: “Il diritto alla salute va difeso, non dobbiamo più delegare la politica ma scendere in campo. L’Area Vasta 3 ha scelto di avere un ospedale unico, quindi questo va in contrasto con il concetto degli ospedali locali, lArea Vasta 2 ha scelto invece di tenere tre strutture: Senigallia, Jesi e Fabriano. Il piano sanitario - ha sottolineato - per legge deve esse sottoposto ai sindaci che devono approvarlo e poi alla giunta. È importante che questo finalmente avvenga e che i sindaci rivendichino il loro diritto. La nostra Area Vasta intanto non approverà il piano e se non ripristineranno la situazione dell’ospedale di Cingoli a come era prima dell’estate andremo a protestare in Ancona e ricorreremo anche alle vie legali se necessario. Poi c’è da ragionare sul sistema: volete l’ospedale unico che ‘ammazza’ gli altri o meglio salvaguardare le specialità? I tagli sono ingiustificati anche perché la Regione ha avuto più soldi dal governo per la sanità e quindi anche le chiusure estive dei reparti non hanno alcuna ragion d’essere. Devono programmare”. La riunione, in cui si è fatto un po’ il punto della situazione è servita da punto di partenza con l’impegno di trovarsi di nuovo per cercare una “cura” che sia condivisa a cui aggiungere ognuno le proprie peculiari necessità.g.g.
“Crediamo che facendo fronte comune possiamo ottenere maggiori risultati”. La pensa così il vicepresidente del comitato per la difesa dell’ospedale di San Severino, Marco Massei, e i tre amministratori locali presenti ieri sera ad una riunione organizzata dal comitato: Sandro Sborgia, sindaco di Camerino, Rosa Piermattei, sindaco di San Severino e Filippo Saltamartini, vicesindaco di Treia. Presenti anche diversi membri dell’amministrazione settempedana e tutti i gruppi di minoranza nonché l’assessore di Camerino Sfascia. 

Il punto sarebbe l’inconsistenza del piano sanitario regionale al vaglio della commissione sanità e che presto approderà in consiglio regionale per l’approvazione definitiva. inoltre, i primi cittadini hanno lamentato il progressivo depauperamento delle rispettive strutture ospedaliere, mascherato dall’enfatizzazione degli investimenti o di quel poco che viene concesso.

“Avere la presenza di questi sindaci - ha detto Massei in apertura - ci fa capire che forse credere che tutti insieme possiamo fare di più sia la strada giusta e possiamo quindi gettare un seme, due o tre punti comuni da portare nelle sedi opportune. Poi vorremmo organizzare un’assemblea più estesa per informare i cittadini sul futuro della nostra sanità”. Massei ha poi velocemente analizzato la bozza del piano sanitario che ha definito “una scatola vuota con errori enormi di metodo. Ad esempio la legge prevede che i sindaci, le associazioni e i comitati vadano ascoltati ma ciò non è accaduto. E nel merito, è solo aria fritta, addirittura si demanda alla giunta regionale man mano. È assurdo”.

Quella di ieri è stata la prima riunione a cui dei primi cittadini hanno preso, segno forse che, benché si voglia far apparire altro, le scelte in materia di sanità che vengono portate avanti non stanno andando nella direzione più adeguata e necessaria al territorio. 

“Prima del mio insediamento - ha raccontato Piermattei - erano già stati tolti servizi importanti come il punto nascite. Siamo a conoscenza delle problematiche e delle potenzialità delle nostre strutture ma fin ora non è valso a nulla”. 

Quello di Camerino è un ospedale definito Dea di I livello, dipartimento di emergenza e accettazione, una struttura che dovrebbe assicurare funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza ma il nuovo sindaco Sborgia, appena eletto, si è trovato subito a fronteggiare una problematica: “Mi è subito arrivata una comunicazione con la quale mi si diceva che dall’1 luglio il reparto di cardiologia non avrebbe garantito il servizio h24 ma solo per 12 ore al giorno. Questo perché il reparto ha una situazione di grave deficit organico e quello era l’unico modo per permettere ai medici di andare in ferie”. Un punto fermo, secondo Sborgia, è che la politica dovrebbe garantire a tutti i cittadini, che siano sulla costa o in zona montana, lo stesso livello di prestazioni sanitarie, adattando le norme alle realtà territoriali: “Ti dicono che aggiungo macchinari, implementano servizi e quant’altro ma poi ti accorgi che manca sempre qualcosa, un pezzo alla volta viene tolto. Questo incontro è già un buon punto di partenza, è ora di iniziare a parlare di questi problemi, senza protestare in maniera scomposta ma bisogna che tutti conoscano il sistema”.

Da parte sua il vicesindaco Saltamartini ha illustrato la situazione dell’Area Vasta 2 di cui Cingoli fa parte annunciando le prossime iniziative che i sindaci metteranno in campo: “Il diritto alla salute va difeso, non dobbiamo più delegare la politica ma scendere in campo. L’Area Vasta 3 ha scelto di avere un ospedale unico, quindi questo va in contrasto con il concetto degli ospedali locali, l'Area Vasta 2 ha scelto invece di tenere tre strutture: Senigallia, Jesi e Fabriano. Il piano sanitario - ha sottolineato - per legge deve esse sottoposto ai sindaci che devono approvarlo e poi alla giunta. È importante che questo finalmente avvenga e che i sindaci rivendichino il loro diritto. La nostra Area Vasta intanto non approverà il piano e se non ripristineranno la situazione dell’ospedale di Cingoli a come era prima dell’estate andremo a protestare in Ancona e ricorreremo anche alle vie legali se necessario. Poi c’è da ragionare sul sistema: volete l’ospedale unico che ‘ammazza’ gli altri o meglio salvaguardare le specialità? I tagli sono ingiustificati anche perché la Regione ha avuto più soldi dal governo per la sanità e quindi anche le chiusure estive dei reparti non hanno alcuna ragion d’essere. Devono programmare”.

La riunione, in cui si è fatto un po’ il punto della situazione è servita da punto di partenza con l’impegno di trovarsi di nuovo per cercare una “cura” che sia condivisa a cui aggiungere ognuno le proprie peculiari necessità.
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