L’Altonera, che comprende i comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera, prima del terremoto viveva principalmente di turismo e dell’indotto generato dal settore. Oggi nei tre comuni ci sono 2 alberghi delocalizzati, diversi bed & breakfast e poche altre opportunità di pernottare. Un problema questo che interessa non solo i turisti o i proprietari delle seconde case che per seguire i lavori di ricostruzione si devono recare sul posto ma anche le ditte che stanno pian piano arrivando su questi territori per la ricostruzione post terremoto e che si auspica nel prossimo futuro saranno sempre di più.

Nella frazione di Gualdo, a Castelsantangelo sul Nera, da agosto 2019 ha aperto la “Cascina dell'Orso, un b&b gestito da Stefania Servili che, oltre ai problemi causati dal sisma, ha dovuto fare i conti con i disagi causati dalla strada provinciale 136 Pian Perduto che da lì porta a Castelluccio di Norcia. Un lavoro il suo condizionato anche dalle aperture e chiusure di questa strada interessata dal ripristino post terremoto, una arteria molto transitata soprattutto d’estate, dai turisti che amano la montagna e la natura. “Questa estate dopo la riapertura della strada, io e le altre attività economiche abbiamo lavorato molto. E’ stato un lavoro molto intenso ma concentrato in due mesi”. Poi la strada il 30 agosto 2020 è stata di nuovo chiusa per riaprire definitivamente lo scorso 2 dicembre. Per Stefania e per le altre attività che vivono di turismo, settembre e ottobre potevano essere mesi di lavoro perché questi luoghi sono molto visitati ma purtroppo tra blocchi stradali e le restrizioni per la pandemia, tutto è complicato e per lei risulta anche più difficile- “Il bed and breakfast non è un un'attività di impresa, non c'è partita IVA e quindi non è compresa tra le attività che possono chiedere ristori”.

Ma Stefania, un passato da fotografa professionista, con la passione per la fotografia naturalistica, non si è data mai per vinta. La continua corsa ad ostacoli l’ha vissuta da anni, da quando ha deciso di delocalizzare la struttura dalla frazione di Vallinfante a Gualdo, un posto di frontiera. Nonostante tutto, lei ci crede ad un futuro da vivere in montagna e quando le chiedo la sua sensazione e la sua speranza lei dice “Il mio augurio è che finisca questa situazione critica pandemica. Adesso la strada finalmente è aperta e quindi dal momento che si ritornerà alla normalità sono sicura che si ricomincerà a lavorare.”

Barbara Olmai

Approfondimento su L’Appennino Camerte in uscita giovedì prossimo.

A due anni e mezzo dal sisma del 2016, una nuova questione intricata sta interessando i gestori terremotati di B&B dell’entroterra montano delle Marche, ai quali è stata recapitata una raccomandata che richiede indietro l’una tantum di 5000 euro, concessa a chi aveva fatto domanda di contributo. La Regione Marche ne chiede la restituzione in quanto i gestori di B&B ai quali è stata recapitata la lettera, non sono iscritti ad istituti di assistenza o previdenza. In pratica per ottenere il contributo una tantum, dall’inizio si sarebbe dovuto essere iscritti ad istituti di previdenza e assistenza, ma il contributo è stato concesso a chi ne ha fatto richiesta senza attivare alcun controllo preventivo delle situazioni. Il problema nasce da qui e, entro 10 giorni dal ricevimento della raccomandata i destinatari hanno la possibilità di produrre ogni elemento utile ai fini del procedimento.

Diversi i casi di professionisti interessati ad Ussita e Visso che, pur essendo tra i più colpiti dalla crisi sismica, lamentano di non avere l’obbligo di iscrizione alla previdenza per esercitare la loro attività. Una questione spinosa che sta sollevando grande preoccupazione tra i diversi titolari di B&B le cui aspettative all’inizio sono state rispettate con la conferma dell’arrivo dei fondi a ristoro per il mancato guadagno, salvo ora vedersene richiedere la restituzione. Già nel dicembre scorso erano stati denunciati casi simili, ma evidentemente la questione ancora non è stata ben dipanata.

Del confusionario vortice normativo, si trova a fare le spese un numero ancora indefinito di gestori di strutture che rappresentano un settore strategico delle aree montane interne, ritrovatisi in un attimo senza casa e senza lavoro e che peraltro avrebbero anche grosse difficoltà a delocalizzare le proprie strutture. Scegliendo questa strada comunque complicata, per la quale dovrebbero far fronte a gravosi impegni finanziari, perderebbero infatti il diritto di accedere alle SAE e al CAS.

Una situazione definita  paradossale da Patrizia Vita, titolare di un Bed and Breakfast nella frazione di Sorbo di Ussita.

"Quando oltre un anno e mezzo fa ho fatto delle ricerche tramite il mio commercialista per capire se effettivamente presentare o meno la domanda- afferma Patrizia Vita-  chiedendo spiegazioni in Regione, a lui fu detto che avrei potuto comunque inoltrare domanda per l'una tantum.  La domanda è stata fatta e, paradossalmente, il contributo è stato erogato anche abbastanza velocemente. Ora a distanza di quasi un anno e mezzo dalla concessione del contributo,  qualche mese fa ci è stato richiesto di presentare la posizione INPS che i bed and breakfast e anche degli altri piccoli Agricoltori non sono obbligati ad avere.  Voglio precisare- aggiunge- che comunque le nostre sono delle attività commerciali a tutti gli effetti, dovendo noi emettere delle ricevute e i nostri introiti essere regolarmente inseriti all'interno del 730, sui quali ci paghiamo le tasse.Oltretutto, siamo anche penalizzati sul fatto della delocalizzazione perché dal momento in cui la delocalizzazione di un b&b viene accettata, automaticamente il proprietario si trova a perdere la SAE e il contributo di autonoma sistemazione. Ciò significherebbe che- continua Patrizia Vita-  se per consentire di  fare lavori ci vuole un anno e mezzo, per un anno e mezzo questa persona deve trovare una sistemazione che sia diversa e soprattutto pagare a sue spese;  io credo che queste piccole attività, che dovrebbero essere un po' anche il cuore delle nostre aree interne degli Appennini,  sono quelle di fatto più penalizzate e noi paradossalmente non abbiamo perso soltanto una casa  ma anche il lavoro  e ci ritroviamo a vivere , mi passi il termine, la beffa di questa operazione. Adesso, - prosegue -  io insieme ad altri colleghi di Visso e Ussita  che si trovano nella mia stessa situazione, stiamo cercando di capire quanti altri gestori abbiano ricevuto questo tipo di comunicazione, per chiarire  se dobbiamo muoverci ognuno per proprio conto,  se dobbiamo mettere degli avvocati. Di certo dobbiamo andare fino in fondo  perché quell'una tantum,  di fatto è l'unico contributo a copertura di una perdita effettivadi una casa e di un lavoro.  L' attività di b&b è legiferata a livello regionale dal bollettino per le attività ricettive; si tratta dunque di attività  registrate a livello regionale, non esistendo in Italia una legge quadro nazionale alla quale poter fare riferimento. 

 La nostra - spiega Patrizia Vita- è un'attività che si può svolgere con il codice fiscale e che non ha una sua dichiarazione dei redditi specifica.  Costi e ricavi che riguardano l'attività del b&b vanno infatti inseriti in una parte del 730 che sono crediti e debiti diversi, per cui comunque noi paghiamo regolarmente le tasse su quello che guadagniamo e non è colpa nostra  se la regione Marche prevede che non ci sia la copertura di una posizione INPS per il b&b. Il documento per accedere al contributo io l'ho madato, controllo preventivo non c'è stato, i fondi sono arrivati  e allora, se io non avessi avuto le caratteristiche tali da potervi accedere non avrebbero dovuto erogarmi i 5000 euro. Richiederli indietro dopo un anno e mezzo che noi non stiamo ancora lavorando-conclude-  è una spada di Damocle, ma forse il termine giusto è beffa"

C.C.

 

 

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